di Antonia Colamonico
Abstract: intervento Convegno Nazionale Associazione Insegnanti Italiani di Geografia “Terre di mazzo: La Basilicata, tra costruzione regionale e proiezioni esterne”. Sez. Carte Geografiche. Palazzo Ateneo, Potenza 19-22 ottobre 2007.
Intorno agli anni ’80, i cultori della Complessità hanno posto l’attenzione più che sugli oggetti di osservazione, sulle relazioni tra oggetti-osservatore, quali campi di perturbazione reciproca. E Morin parlando della relazione individuo-campo ha definito la dialogica della vita, come una dinamica di lettura a fedd-back tra causa/effetto che rende le risposte dell’io e del campo autoreferenziali e vincolate. Ma a guardar bene, cosa si intende per autoreferenzialità nei processi se non la capacità d’apprendimento continuo!
Si può comprendere come l’apprendimento da fatto scolastico si sia evoluto in principio costitutivo dell’organizzazione cosmica. A tale riguardo importanti sono stati gli studi di K. R. Popper, che hanno sottolineato la differenza tra un sistema ad orologio e uno a nube; nel primo si parla di un già costruito nel tempo; nel secondo di un costruito in costruzione, nel tempo. Quel in costruzione crea la differenza tra un processo determinista ed uno indeterminista, soggetto alle alee di campo. Ed è proprio studiando il campo, come fattore inalienabile nella costruzione dei processi, che I Progogine ha posto l’irreversibilità della freccia del tempo che procede verso l’infinito futuro, ridimensionando la fisica classica.
L’autoreferenzialità dei processi si pone come una forza propulsiva che autoalimenta la dinamica vitale, rendendola creativa, cioè aperta al futuro. Un futuro tutto da giocare che, di rimando, riporta al valore del presente, quale unica dimensione di realtà che imponendo delle scelte di risposta, azione per azione, apre a una data direzione o trama di futuro. Gli studi sull’effetto farfalla di Lorenz dimostrano come i processi, vincolati alle variazioni minime, si biforchino, moltiplicandosi. Le biforcazioni rendono la struttura della storia frattale, a spugna.
Biostoria, come scienza/metodo che disegna la dinamica della vita, ha preso corpo in tale humus culturale. In biostoria sono disegnate le nuove mappe storiografiche che presentano la dinamica vitale come una rete uno-tutto che si presta ad essere letta a maglie-finestre.
Il punto di partenza della nuova lettura è stata la finestra storiografica che aprendo alla dimensione spaziale, ha stravolto l’architettura storica. La carta tradizionale del Cellario del 1600 poneva gli eventi sulla linea del tempo e distribuiva le informazioni in tre grandi periodi: età antica, medioevo, età moderna; è stato aggiunto, poi, erroneamente, mondo contemporaneo. Si rifletta, ad esempio, su quale senso abbia unire nella categoria contemporaneo: la prima guerra mondiale, il crollo delle torri gemelle, il 1848 in Italia.
La costruzione di una carta storiografica organizzata su assi cartesiani ha implicato una mappatura a rete-nodi di tipo geografico, come il risultato del sistema di coordinate. I nodi potevano essere letti in finestre tematiche, quali campi di lettura, delimitati in uno spazio-tempo. La scoperta di una sì fatta organizzazione è stata che la finestra si prestava ad essere slabbrata, allargando o rimpicciolendo il campo d’osservazione, effetto a zoom. Tale possibilità di mutamento determinava una relativa possibilità di cambiamento delle relazioni di evento, in quando si introduceva, nella lettura, un gioco di ombra/luce che poneva in rete i fatti, in funzione delle ampiezze d’osservazione. Nascevano, così, le visualizzazioni caleidoscopiche che hanno introdotto la complessità e la plasticità nella lettura, con relativa plasticità dell’occhio-mente osservatore.
Con Biostoria si è iniziato a tracciare la topologia della conoscenza, come un’organizzazione del sapere a vincolo osservatore/osservato/osservazione, per cui mutando un fattore in uno dei tre sistemi, automaticamente muta tutto l’insieme. Gli effetti di ricaduta della nuova visione sono il crollo del paradigma dello storicismo, la nascita della geografia del pensiero, la creazione di palestre della mente.
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