Boston, USA

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Natale 2007

mercoledì 1 dicembre 2010

Esempio di costruzione complessa di racconto


Da Le filastrocche di Spazioliberina in A. Colamonico, Fatto Tempo Spazio. Premesse per una didattica sistemica della Storia. pp. 34-36. Oppi, Milano 1993.





... recuperare nella costruzione del significato non solo la parte emergente di sensi-segni-parole che strutturati in periodi danno il pieno di significato, ma anche l'area del vuoto di parola come lo scarto poetico che riempe di sensi latenti e sottintesi il racconto, aprendolo alla profondità dell'occhio-mente lettore:

  • In tale libertà di lettura e di interpretazione si crea l'intrigo-legame Osservato-Osservatore...

Buona lettura, Antonia Colamonico (biostorica).





martedì 9 novembre 2010

L'INTRECCIO QUANTISTICO TRA ORDINE E CAOS


Gruppo di Arte Quantistica

a cura di Roberto Denti

Sabato 20 novembre 2010

dalle ore 18.30

Performance inaugurale di danza, poesia, musica e video con la presenza di tutti gli artisti e le danzatrici :

F.CARLUCCI - A.P. DESIDERIO - L.SACCHELLI - P. SAVINO - P. ZAMPARUTTI

Artisti Partecipanti:


Carmen Basile Pietro Antonio Bernabei Daniela Biganzoli Donadella Casolari
Antonia Colamonico Elisabetta Denti Roberto Denti Anna Paola Desiderio
Matteo Ghigo Bruno e Iacopo Lastrucci Luca Navarri Massimo Pregnolato





"Solo un enorme Caos dentro di noi può generare una stella danzante"

( Nietzsche )



Da un'idea di Roberto Denti, danza, musica, poesia, scritti, fotografia, filmati, quadri e sculture vengono miscelati in uno spazio unico dove attori e spettatori partecipano alla danza dei "quanti" che si attraggono e respingono, dove il caos è il preludio al cambiamento e all'innovazione che, partendo dall'individuo, dalla propria mente e dal proprio cuore, arriva alla ricerca di una realtà diversa, più attenta alle cose e alle persone, in perfetta armonia con il creato.

giovedì 4 novembre 2010

Evoluzione di un Paese: da Servo dello straniero a bordello di rango


di Antonia Colamonico (biostorica)

La pioggia con la sua copiosa eccedenza ha inondato le case degli italiani, da nord a sud, rendendo unito lo stivale. Le poche immagini veicolate dai telegiornali, presi da altri discorsi più ammiccanti, hanno mostrato la disperazione di chi o nel Salento o in Toscana o in Veneto o in Sicilia, in Campania… ha visto la propria casa trasformarsi in un torrente in piena:

  • Occhi pieni di pianto hanno narrato la paura provata di fronte ad una forza della natura che non distingue e non risparmia.

Un’amarezza ha invaso il cuore di quella gente comune che si è identificata in quelle lacrime e con il pensiero è corsa alla propria abitazione, chiedendosi come trovare la forza interiore per ricominciare.

Questa è l’Italia reale, quella che ogni mattina, sempre alla stessa ora, si alza e va a lavorare, se ha un lavoro; che ogni giorno ripete tutti quei gesti anch’essi comuni che rendono economico il Paese:

  • è il lavoro che, sancito come un diritto di emancipazione dalla carta costituzionale, fa dell’individuo l’ossatura della civiltà.
  • Mai questa parte silenziosa e laboriosa, questo popolo di formiche, è stata così sola!

Nessuno che parli più dei problemi, della fatica per arrivare a fine mese con un salario o uno stipendio che è fermo ai tempi della lira.

Nessuno che si occupi del dramma dei giovani che, come bastoncini di pesce, vengono congelati nella fascia adolescenziale sino ai 38 anni, poiché non gli è riconosciuto il diritto al lavoro. Eterni bambini che devono fare corsi su corsi per dimostrare che hanno le competenze per un lavoro che non gli verrà mai offerto, imparando a rinunciare al sognare una famiglia, ad essere madri o padri, al costruire un progetto di vita... per, poi, piano, piano cadere in una forma di depressione che attanagliando il sogno, li rende ombre, come quella moltitudine di anime vaganti, incontrate da Dante sulla collinetta del purgatorio.

  • Purgatorio che non lascia intravedere una resurrezione che renda cittadini a pieno titolo.

A questa Italia così umiliata, oggi si vuol far interiorizzare da parte dei mass-media una nuova formula di umanità che sappia scindere la vita pubblica della gente di Palazzo dalla vita privata, come se il pubblico e il privato non riguardassero una medesima identità, come se si desse l’autorizzazione, a tutti, di essere doppi:

  • fuori casa siate persone perbene, rispettose dei codici, come ad esempio della strada; riguardosi delle gerarchie e delle differenze di ruoli e di funzioni;
  • in casa picchiate pure vostra moglie, violentate le vostre figlie, perché siete i padroni della vostra intimità.

Nel Medioevo si parlava della moltiplicazione e della divisione come di due logiche, quella del Cristo, la moltiplicazione dei pani, del vino… e quella che scinde e separa dell’anticristo che Paolo chiama, anche, logica del Mondo, dando al mondo una connotazione di potere e dominio.

La logica della condivisione, dunque è quella attitudine del pensiero che fa nascere nella geografia mentale di un soggetto storico i legami di fratellanza, di generosità, di accoglienza dell’altro… mentre quella che scompone, divide è la logica dell’egoismo che rende indifferenti, cinici di fronte alla sofferenza, al dolore.

In Italia si assiste ad un operato, molto strano a prima vista ma che è una consuetudine che si perde nella notte dei tempi, di diffusa corruzione di una classe dirigente, ingorda come quella lupa dell’inferno dantesco che con tutti si ammoglia e che tutti tradisce.

Esiste probabilmente nel cervello del maschio del governamento italiano, dal gradino più basso a quello più alto, una forma di sofferenza cerebrale che non gli permette di fare un salto logico verso un piano più umano di pensiero. C’è una certa sofferenza evolutiva che rende, chi si avvicina alla gestione del Paese, incapace a farsi garante della giustizia e del diritto di tutti.

Si legge nella classe dirigente italiana, come sottolinearono Dante, Manzoni, in parte lo stesso Machiavelli, una forma di prostituzione mentale che fa del casino politico una virtù di costume, tanto da arrivare a chiedere a quel uomo comune che tutti i giorni si alza per un pane salato, di non giudicarla se, per spendere l’eccedenza di moneta che ha accumulato, si prende la libertà di giocare con ragazzine che hanno scoperto il potere della seduzione:

  • Danzatrici che come l’antica Salomè, non esitano a chiedere la testa di Giovanni su un piatto d’argento; la testa di quella massa di uomini e donne comuni che resta in silenzio, aspettando che finiscano i giochi e si inizi a dare mano alle riforme e alle azioni storiche in grado di frenare la discesa nel buio degli inferi e di invertire il processo, in un salto di risalita.
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http://biostoria.blogspot.com/2008/06/la-democrazia-bloccata-e-la-crisi.html
http://biostoria.blogspot.com/2008/05/il-salto-epocale-la-societ-della.html
http://biostoria.blogspot.com/2008/05/la-fuga-dei-giovani-cervelli-il-salto.html
http://occhiobiostorico.blogspot.com/2008/10/una-catastrofe-annunciata-il-crollo.html
http://occhiobiostorico.blogspot.com/2009/01/quale-logica-per-un-reale-cambiamento.html
http://biostoria.blogspot.com/2008/12/la-dinamica-organizzativa-delle-societ.html
http://biostoria.blogspot.com/2009/03/la-crisi-finanziaria-e-le-risposte.html

domenica 17 ottobre 2010

la Rete delle Conoscenze in Biostoria.







La realtà è una costruzione della mente che
traduce le percezioni sensoriali in sistemi informativi per saper rispondere alla dinamica vitale, in tale azione organizzativa si esplica la funzione multi-proiettiva del cervello. Non tutti i cervelli costruiscono le stesse qualità di carte storiografiche e di conseguenza di risposte storiche:
  • aprire una finestra di riflessione sul modo come ogni coscienza trascriva la vita, diviene un ottimo "tornasole" storico-sociale, oltre che ottimo strumento di democrazia.
Buona lettura.
Antonia Colamonico (biostorica)

domenica 6 giugno 2010

L'occhio biostorico: L’intervento di Dio nella storia secondo la visione profetica di Isaia

Il precipizio apre: o al nulla o al tutto...
Solo il volo può dare la risposta.

Da: PDF - Antonia Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. Il Filo, 2006.

Isaia non si limita ad introdurre il futuro come la nuova linea d’indirizzo della storia che apre all’occhio utopico, come quella capacità più ampia di lettura che schiude la coscienza alle ideazioni di futuro; egli va ben oltre, introducendo nella dialogica io/campo, l’azione di Dio.


Il rapporto comunicativo di costruzione della vita, così, si fa dialogica a tre con-soggetti. In tale costruzione tridimensionale il mondo del visibile o dello sperimentabile si intreccia con quello del non visibile o non sperimentabile. In tal modo il profeta introduce nella storia l’ignoto, quel quid che aprendo all’imprevisto rende nuova la vita; quella zona dell’indefinito che si lascia tuttavia intravedere[1].


Uno degli errori storici delle religioni è stato, ed è ancora oggi, quello di aver voluto a tutti i costi definire gli attributi di Dio, aprendo ai dualismi che dividono e implementano le guerre di religione.


Isaia è chiaro la logica di Dio è lontana anni luce da quella del mondo. Il giudizio di Dio, nasce da uno sguardo profondo che vede la contemporaneità del passato-futuro, come il tutto presente. In tale capacità di lettura, a occhio universo, le elaborazioni si fanno così profonde e nel contempo così lontane dalla mente umana. La cecità è la condizione dell’uomo che non sa dare il vero valore alle azioni, per cui non gli resta che affidarsi all’azione di Dio.


Si introduce così l’intervento di Dio nella storia che evolve le dinamiche al bene dell’umanità.

Isaia di fronte alla morte che ha colpito Israele, che le fa sperimentare il piano della sofferenza, del dolore che conduce il significato della vita al limite del non-senso, ha due possibilità di costruzione:


  • aprirsi al nulla eterno, come il vuoto informativo, rafforzando in tal modo il grado d’entropia con l’etica del nichilismo che frantuma la coscienza nei rigagnoli delle perdite di senso.

  • Oppure al tutto eterno, come il pieno informativo, che fa dello smarrito, cioè colui che ha perso la strada di fronte al dolore della storia, un credente che sa intravedere nel buio, il filo di luce che lo terrà unito, nonostante l’indeterminatezza del tempo che tende a scinderlo… frantumarlo.

Isaia, introducendo Dio, contrappone alla logica del niente, l’etica della vita che si apre alla sintropia del Caos, come l’ordine delle diversità. È questo il mondo nuovo in cui il leone e l’agnello pasceranno insieme.


Dio è colui che dà l’input informativo e organizzativo alla dinamica del divenire. È quel quid d’evento che si pone come il pro-motore di vita. Tempo 0 presente che imprime il là alle organizzazioni spazio-temporali topiche e atopiche della realtà, lasciando una traccia-eco di sé nelle coscienze-memorie dell’io e del campo.

Egli è, con una lettura biostorica, il quanto storico che imprime l’ordine evolutivo agli spazi. È la bios (vita) come informazione allo stato puro.


L’azione di Dio, per Isaia, non si limita ad essere il creatore e il garante della vita, va ben oltre, egli invierà il messia, colui che saprà indicare la strada per imparare a leggere la complessità democratica della vita, capovolgendo la scala umana di riferimento, nella costruzione e nella valutazione della storia.


Il messia, l’inviato da Dio, permetterà il salto di paradigma con l’azzeramento del nichilismo privato e storico: la morte dell’uomo vecchio e la nascita dell’uomo nuovo.


Isaia introduce, così facendo, la plasticità nella costruzione storica, che fa saltare il parametro di sistema a campo chiuso nella costruzione della vita. Egli aprendo al dinamismo di costruzione dell’io-campo, decreta di fatto la morte del passato e la nascita del futuro. La morte delle tirannie pietrificate irrigidite sul culto di un passato che si ripropone all’infinito sempre identico a sé.


Il salto di prospettiva presuppone la frattura tra la vecchia alleanza, basata sull’osservanza della legge, e la nuova, in cui Dio stesso imprimerà come l’alito-eco di vita, nella mente di ogni uomo e di ogni creatura, l’eticità della vita.


Isaia si pone come uno dei massimi osservatori della storia, riuscendo ad isolare nella realtà i segni-echi informativi, a decodificarli in significati e a disegnarli in proiezioni di futuro.


Nella triade, distanza - nuova alleanza - messia, egli vincola la tirannia della tradizione, fortemente voluta da una società che fermando in un fotogramma statico nel tempo la realtà, vuole porgersi ad artefice-garante della storia.


Si pensi a tutte le pulizie etniche o ideologiche. In tale vincolo egli chiude definitivamente alle ideologie totalizzanti degli ipocriti di ogni tempo che nascondono dietro il paravento del culto del passato, il personale e privato culto del potere.


La nuova Società intravista da Isaia è dialogica con l’infinito, con il campo e con l’io. È una nuova alleanza, un nuovo paradigma di lettura che apre alla democrazia di Dio, dell’umanità, della natura, quindi, della Storia.


Il messia insegnerà come costruire la dialogica dell’amore che si organizza in un processo continuo di esclusione/inclusione insieme.


Interessante è constatare come in una tale visione di storia, l’umanità non si sia ancora identificata pienamente; forse perché, l’identificarsi richiede l’elaborazione di occhio di lettura nuovo, che sappia strutturarsi su più dimensioni: tale occhio è presente nella topologia mentale del Cristo. L’uomo chiamato Dio.


Non interessa in tale contesto dimostrare la verità storica di tale affermazione; non interessa creare una logica della divisione, ma vedere come nell’eccezionalità della figura storica del Cristo, si possano rintracciare elementi di possibile costruzione della topologia mentale di ogni soggetto della famiglia Uomo.


Lo studio sin qui tracciato vuole andare oltre il confine delle religioni e aprire ad una cristologia dell’umanità, in cui con un salto d’insieme si possano accettare le diversità di fratellanze, quale frattale dell’Umanità, rispettando le particolarità storiche, allo stesso modo delle dita che nonostante le differenze, costituiscono la funzionalità della mano.


Lo scopo dell’indagine sin qui condotta è quello di trovare un filo d’intesa che faccia sentire l’appartenenza ad una sola figliolanza che si fa universale, come avvenne nell’incontro di Assisi del 1986, che vide tutte le religioni, fatto primo nella storia, unite in una unica preghiera, corale.


È quella sintropia del Caos [Colamonico, A. 1998], che trasforma il disordine in ordine della complessità; complessità che apre la vita alla bellezza dell’esserci del Creatore e di tutte le sue creature.


Biostoria come studio e lettura della dinamica organizzativa della vita, vuole porre in luce il processo di democratizzazione della Storia...


[1] Intravedere, come l’azione del vedere dentro il finito l’azione dell’infinito; il cogliere nel creato la presenza del suo creatore che come un occhio vigile controlla che tutto si compia secondo il processo salvifico.


________

I Licata. Dio, Linguaggio e Logica.

A Colamonico. Che cosa è il tempo nella struttura a spugna della Storia.

A Colamonico. Oltre Edagar Morin: L'intreccio vitale nella dinamica biostorica tra entropia, sintropia e neghentropia.


giovedì 20 maggio 2010

Occhio biostorico: Che cosa è il tempo nella struttura a spugna della storia? - Commenti in Facebook -

(Manichino del tempo)


"Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta... Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l'esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo. Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell'Amore." Papa Giovanni XXIII


Da Facebook: Alcuni commenti alla riflessione sul "Tempo biostorico" come tempo 0 (il Presente). http://occhiobiostorico.blogspot.com/2010/05/occhio-biostorico-che-cosa-e-il-tempo.html







  • Commenti:

Sergio Stagnaro
Paradigma biostorico e diabete mellito. Direte: Cosa c'entra?
Medico Pratico per vocazione e scelta da 54 anni, in tutta la mia attività di ricercatore ho tentato, e tento, di far emergere l'aspetto pratico, concreto, delle TEORIE: se è vero che la mappa non è il territorio, è pure vero che la mappa deve in-formare sul territorio... altrimenti, non possiamo parlare di conoscenza. Fino alla Biostoria di Antonia, l'osservatore si limitava ad osservare fatti (= i mutamenti della glicemia, ecc.) che nel momento stesso in cui si realizzano, muoiono, nel tempo e nello spazio, secondo una descrizione storiografica. Al contrario, con una lettura "storica" della realtà, il medico, grazie alla Biostoria, può osservare (aprire finestre su) il passato (= reale rischio CONGENITO di diabete, dipendente dalle Costituzioni diabetica "e" dislipidemica), il presente (= modificazioni microvascolari ingravescenti nell'unità microvascolotessutale delle isole di Langherans, che in-formano sul modo di essere e funzionare del locale parenchima, cellule beta, secondo la teoria dell'Angiobiopatia) e proiettare la sua osservazione sul futuro, cogliendo non solo l'evento ma anche la sua proiezione "pirotecnica", l'eventarsi dell'evento diabetico in un dato sotto spazio, contenuto però nel campo unico. Conclusione: lotta al diabete intervenendo prima dell'eventarsi dell'evento (quanto biostorico) sulla base di informazioni ottenute con una visione allargata sulla realtà, e non limitata al solo evento che vive/muore sotto una osservazione ristretta, riduttiva, inefficace ai fini della lotta al diabete.

MarioEsposito
Grazie Antonia!
E' possibile trasporre il tuo linguaggio anche in simboli matematici? ...

Claudio Canella
... anche quella aritmetica avrebbe bisogno di essere spiegata , come le cosmologie gruppali e la teoria delle superstringhe ... e il punto è che richiedono la disponibilità ad allargare non tanto il campo visivo (non basta la fotografia da aerei in quota o satelliti, e nemmeno gli effetti semplicemente frattali di goggle earth anche se aiutano a sospettare coserelline) quanto la modalità di costruzione dell'immagine/percezione e quella che la "metabolizza" a conoscenza
senza perdere di vista IL FATTO che se l'evento sprigiona un numero sufficiente di quanti - informazione dopo questi si possono ricombinare e produrre nuovi eventi o [se si ricombinano verso il "prima"] nuove conoscenze ...


Antonia Colamonico
Da un punto di vista matematico c'è già molto... solo che non è stata costruite la relazione, ad esempio molti dei discorsi fisici di I Licata sono già ad occhio biostorico, come pure quelli bio-medici di S Stagnaro, di M Pregnolato o bio-fisici di P Manzelli o matematici di Luigi Fantappié... necessiterebbe creare un gruppo con differenti competenze per tracciare le reti disciplinari, biostoriche.
  • Personalmente credo di aver creato il contorno-membrana di una struttura pluri-reticolare, vitale, che andrebbe mappata.
Bella osservazione Claudio, infatti nell'articolo americano, pubblicatomi da A. Montuori, parlo di "scienza dello sguardo", come la nuova visione del sapere scientifico, che non può essere + statico nell'elaborare una volta per sempre le sue carte, ma dinamico, plastico, cinetico... appunto Scienza dallo sguardo Biostorico, che si pone come il nuovo paradigma del 3° millennio!

Diletta Morgan
Assisto al fatto che esiste solo il tempo presente (zero) che comprende il futuro e il passato. In una finestra di tempo piccolissima, che traduce l'azione nel suo significato, in base all'osservatore, ognuno dà la propria direzione.
Concordo sul fatto che osserviamo tutti il medesimo campo, la sua interpretazione è soggettiva e l'impulso dato da chi osserva, modifica la lettura e il comportamento delle particelle. C'è chi sostiene che ciò che sentiamo, le emozioni e la nostra percezione, crei le condizioni per modificare il campo.
Il tempo ha una dimensione circolare. La nostra interpretazione dei fatti storici e la proiezione dell'intenzione, crea la materia osservata. Dunque ribaltando la situazione, si potrebbe leggere il presente non solo come il risultato delle azioni passate, ma come proiezione delle nostre intuizioni/intenzioni future, ben sapendo che esiste solo il tempo zero, ovvero il presente. L'intenzione, l'immaginazione orchestrano l'attività nel regno non locale e hanno un notevole impatto sulla realtà osservata. Nel regno universale ogni cosa possibile è già esistente ed ha bisogno dell'intenzione per precipitare nel mondo fisico. L'osservazione trasforma la possibilità in realtà. Mi piace ricordare un semplice esempio per collegarmi all'idea che ci sia un campo solo e che ognuno ha solo una visione parziale di questa. Di seguito riporto una storia che spiega meglio il concetto:

Immaginate un pesce in una vasca,con due telecamere posizionate ad angolo retto tra loro che riprendono le sue mosse, trasmettendo poi le immagini su due schermi. Seduti in questa stanza voi guardate i due pesci diversi , meravigliandovi perché quando uno di loro cambia direzione , il suo comportamento risulta immediatamente connesso a quello dell'altro pesce. Naturalmente voi ignorate come stanno le cose,perché altrimenti sapreste che in realtà c'è un solo pesce.
Se poi piazzassimo numerose telecamere in molti angoli diversi e le immagini giungessero sugli schermi nella stessa stanza, rimarreste sbalorditi dal modo in cui tutti i pesci che vedete siano in immediata relazione fra di loro.
Ciò a significare che nel regno profondo, facciamo tutti parte di un medesimo corpo, e quando un suo componente si muove anche tutti gli altri vengono subito coinvolti. Senza una coscienza che osserva, ogni cosa esisterebbe come semplice potenziale. Il puro potenziale è dunque il punto di svolta per la lettura del tempo e dello spazio. E' abbastanza consolidata l'idea che si possa influire sulla forma di una serie di particelle-onda con la semplice osservazione /intenzione.
Da qui discende la possibilità di guarire dalle malattie e ogni sorta di creazione /immaginazione come binomio reale , che si traduce sull'asse del tempo e dello spazio. Premetto fin da ora che le mie sono conoscenze sono limitate al campo spirituale,è una passione che ho sviluppato con il tempo.


Antonia Colamonico
@ Diletta... hai perfettamente dimostrato con il tuo esempio "l'occhio di mosca" di cui parlo in biostoria, siamo tutti in tutto e questa "grande placenta" che ci contiene è Il Dio-mamma... sempre nell'articolo americano parlo del rapporto uno/tutto, come un rapporto "utero/feto" siamo legati da un "filo/cordone" invisibile che rende noi tutti parte del tutto, ma in tale tutto, ognuno ha la sua particolarità che lo rende unico, prezioso... poiché titolare del suo spazio-tempo che lo distingue e lo rende irripetibile, in tutti gli spazzi-tempi all'in/finito!
Mi sono spesso chiesta perché sia stata data a me la visione di una simile mega-struttura biostorica e la risposta che mi sono date è perchè donna!
Solo una donna può sapere cosa significhi essere un due/insieme... nell'istante in cui il feto inizia a muoversi nel grembo, in quel istante, proprio quello, si percepisce la libertà delle essere in due/insieme... ricordo quando aspettavo Marcello fu così forte la mia sensazione nel sentirlo indipendente da me, in me... che quando lui nacque la prima esclamazione mia fu: è nato un uomo libero che è parte integrante di me, come la mia mano o il mio braccio!
In questo è la continuità della vita che rende sempre presente la storia!!!


Daniela Biganzoli
Commenti interessanti! Cara Antonia, sai che condivido il tuo pensiero; posso solo aggiungere, visto che hai citato la mia relazione sulla memoria dell'acqua( al Convegno di Firenze)il link per chi fosse interessato: http://www.descrittiva.it/calip/dna/Biganzoli-acqua-come-medicina.pdf .

Rita Benigno
Cara Antonia, mi piace molto questa realtà che prende forma nello stato di presente e che quindi implica la presenza nella vita. Significa, dal mio punto di vista, assumersi la responsabilità di questa stessa vita, vivere... La vera rivoluzione, forse, è proprio riuscire a passare da Chrónos che divora i suoi figli al più amabile kairós. La libertà di essere se stessi...

In questo senso il tempo può rappresentare il nostro avere come dimora la vita: " L'orologio lo ebbi e assai presto. Me lo regalò la mia madrina di battesimo, che stava a Lugano. […] dopo un paio di settimane l'orologio, che chissà quali colpi aveva preso in guerra, con altri colpi che gli diedi io, si fermò. […] Ereditai altri orologi in seguito, di poco prezzo, finché a trent'anni ne comperai uno d'oro molto elegante, ma con una cassa leggerissima, proprio un velo di metallo, che finì col consumarsi e bucarsi come una calza. Dal buco entrò la polvere, e forse l'acqua, che lo guastò.
Da allora ne ebbi degli ottimi, d'ogni qualità, sempre in regalo, più che graditi, ma arrivati tardi, quando il tempo da misurare non era più quello degli anni felici e spensierati” (Piero Chiara)

Daniele Berti
ma se l'unica finestra disponibile è quella dello spazio-tempo 0 perché non approfittarne per contemplare lo splendore dell'universo nello straordinario qui e ora dell'unico spazio-tempo che abbiamo la possibilità di conoscere nel momento in cui è?
credo sia l'unica modalità di vivere l'eternità nella sua immensa totalità spazio-temporale.

Marcello Mastroleo
Grazie per il tag...
@Mario, grazie per avermi pensato. Sono anni che interagendo con mamma si parla di queste cose e, personalmente, sono 10 anni che filtro i miei studi matematici alla luce di biostoria e del suo occhio.
Per quanto è vero che ci sono degli studi in vari campi che tendono verso una visione di tempo biostorico, è anche vero che, citando mamma, bisogna compiere anche qui un salto di paradigma.
Nella matematica di largo consumo, il tempo risente della gabbia mentale derivante dalla percezione dello spazio e dal concetto di dimensione.
Mi spiego meglio, matematicamente parlando, spazio e tempo sono lo stesso oggetto astratto: una dimensione. Un susseguirsi archimedeo di punti allineati.
La distinzione sta nel nome, ma non nell'uso che se ne fa ne di come vengono manipolati. Il tempo può essere percorso come lo spazio.
In questa visione, banalmente, il tempo 0 - presente - coincide con tutti i punti che hanno coordinata temporale 0 (T0), il passato sono i punti con coordinata temporale negativa e il futuro i positivi.
Quando si fa un modello di evoluzione temporale (un modello differenziale come lo sono i sistemi complessi e anche il caos deterministico sopracitato), i valori al contorno (che determinano l'evoluzione del sistema), si riferiscono al presente, l'istante T0 in cui si osserva il sistema, e tutti i teoremi che regolano l'andamento di tali oggetti parlano al futuro e raramente al passato. Sapendo come il sistema è adesso posso capire come sarà tra un po' ma non capire come è arrivato ad essere quello che è!
Sulla base di ciò, il framework in cui vivono anche i sistemi non lineari (attrattore di Lorentz, equazioni logistiche, ...) risente dell'impossibilità di guardare il passato.
Bisogna notare, che non vi è nulla di sbagliato in tale concezione/uso di tempo e che tale visione ci permette ad esempio di trovarci qui a scrivere, visto che tutta la nostra tecnologia è stata sviluppata considerando il tempo in questo modo.
Detto ciò, per trattare matematicamente il tempo biostorico è necessario fare un piccolo cambiamento di rotta (salto di paradigma), includendo nelle equazioni che descrivono un sistema una sorta di "memoria". [Potete leggere qualcosa sulle Reti Neurali Ricorrenti che sono un esempio di sistema con feedback che ne determina una breve memoria cumulativa].
Ma richiedere che una particella in moto abbia "memoria di sé" suona come richiedere che una particella abbia "coscienza di sé" (come la particella di sodio della pubblicità). A mio parere (per quello che vale) è più plausibile che il campo registri gli echi storici del passato della particella (la spugna storica di mamma). Si pensi al sole che a seconda della distanza dalla quale lo si osserva offre una visione temporale di se diversa.

Sergio Stagnaro
Daniele si chiede perché non approfittarne per contemplare lo splendore dell'universo nello straordinario qui e ora dell'unico spazio-tempo se l'unica finestra disponibile è quella dello spazio-tempo 0? Purtroppo, in Medicina, è sempre stato così, con evidenti conseguenze desolanti: diabete, cancro, Cardiopatia ischemica sono epidemie in continuo aumento! Screening al posto della prevenzione primaria. Alla visione storiografica, bisogna sostituire quella bio-storica, traendo benefici dalla interdisciplinarità: biologia, Caos Deterministico, meccanica quantistica..... In altre parole, bisogna porre l'Amore non solo alla fine, come sublimazione della conoscenza (San Gregorio Nisseno, V sec.), ma all'INIZIO del processo noetico.

Antonia Colamonico
Grazie amici dei vostri interventi. Accettare il tempo 0 come unica "cella" di realtà implica l'assunzione, come dice Rita, della responsabilità storica.
In ogni attimo 0 di realtà s'imprime il grado di curvatura alla cresta storica che porterà al pieno-vuoto di spugna. Se si pensano ad esempio alle scelte storiche del risorgimento, concluse con l'incontro farsa di Teano, si possono capire i vuoti del Sud e i pieni del Nord, con la conseguente migrazione di massa che non ha ancora tregua.
Ogni scelta è a tempo 0, ma per uscire dalla cecità del presente, necessita sviluppare un occhio-mente in grado di proiettarsi nei passati-futuri, come agevolezza, plasticità e in ciò è l'occhio biostorico che grazie ad un gioco di finestre (quinta dimensione di lettura descritta in Ordini complessi) crea una struttura mentale a + linee evolutive in simultaneità.
Quando introduco la mappa del pensiero complesso... molti smettono di ascoltare, ma la nostra mente è in grado di gestire in simultanea + livelli ed ordini informativi... è quel fenomeno di Entanglement di comincia a parlare la fisica quantistica.
Quando nel 1994 fini di scrivere Ordini complessi, io stessa mi spaventai di quello che ero riuscita a definire ed ebbi paura di essere presa per pazza, allora presi il manoscritto, lo chiusi in una busta e me lo spedii a casa, e lo nascosi infondo ad un armadio e lo tenni lì celato, per codardia!
Solo nel 2002 ho trovato il coraggio, tra le risate di mio figlio, di farlo stampare!

Daniele Berti
Sono assolutamente d'accordo con Sergio sul fatto di mettere l'Amore come motore del divenire e a mio avviso è proprio quello che non ha fatto la medicina. E cerco di spiegarne il perché.
Il suo qui e ora non è fatto di compassione ed accettazione incondizionata che è alla base dell'Amore ma di giudizio sul qui e ora, e il giudizio rimanda sempre ad una causa, e la causa ti porta al di fuori dello spazio tempo 0 e così ti dai la zappa sui piedi :-) da cui tutte le cause nefaste della medicina.
Da qualche tempo ho conosciuto una cosa che ho cominciato a praticare; una cosa che si chiama Yoga della Risata che nonostante il nome abbastanza curioso e dissacrante, ritengo sia la più sofisticata tecnica di benessere e di consapevolezza creata dall'essere umano.
Con lo Yoga della Risata raggiungere lo spazio-tempo 0 è ... un gioco da bambini.
Il fatto che questa tecnica sia estremamente efficiente e che convalida la tesi di Antonia sulla importanza strategica dello spazio tempo 0 confermando così anche le le teorie quantiche risulta dalle testimonianze, che si stanno facendo sempre più numerose, dei benefici fisici, psicologi e cognitivi ottenuti da chi pratica "seriamente" lo Yoga della Risata.
E dato che lo Yoga della Risata consente di accedere e vivere lo spazio-tempo 0, risulta evidente come pur potendo descriverne minuziosamente i diversi aspetti, solo il suo esperirlo praticamente consente di con-prenderne il valore; lo diceva anche Einstein "Solo l'esperienza da la conoscenza, tutto il resto sono solo informazioni" che parafrasato negli slogan pubblicitari è diventato "Provare per Credere" e se qualcuno è particolarmente interessato a provare lo Yoga della Risata, nulla di meglio che il training intensivo di Yoga della Risata che si terrà il 22 e 23 maggio a Vittorio Veneto.
Se vuoi saperne di più su questo training e sullo Yoga della risata puoi andare a questo link http://lapalestradellafelicita.com/eventi-2/yoga-risata-intensivo/
Porta il tuo copro a ridere e la tua mente riderà con lui.
a presto con tanta felicità

Massimo Zaccaria
..se è vero che il passato non esiste perchè non è più...e che il futuro non esiste perchè non è ancora...come fa ad esistere il presente se è solo una separazione tra due cose che non esistono? (Sant'Agostino)

Adriana Gloria Marigo
All'Università feci l'esame di Filosofia della Storia e appresi tutto quello che c'era d'apprendere sulla nozione di tempo nel pensiero greco che Virgilio Melchiorre -nel suo eloquio ricco e semplice - rendeva comprensibile. Nel tempo la nozione di tempo si arricchì di altri connotati.
Ora conosco anche il pensiero di Antonia e lo trovo per un verso legato al sentimento ( contiene una parte attinente all'affettività e alle sue implicazioni con la psiche ) e per un altro razionale ( derivante dalle implicazioni scientifiche ). E', il tuo lavoro, Antonia, della bellezza visionaria e vasta: mi vengono in mente certe rassomiglianze con il pensiero di Kant, colui che cercò di far incontrare idealismo ed empirismo.

Antonia Colamonico
@ Grazie Adriana del tuo affetto, noi siamo mente/cuore, emotività e razionalità in tale equilibrio fragile ma essenziale c'è la chiave della saggia cognitiva e relazionale!
@ Massimo ben venuto tra noi, la tua osservazione è in linea con il tempo biostorico, tempo 0, che è a guardar bene un "non tempo" da cui prende corpo la vita come effetto di una perturbazione quantica (incognita vitale, vuoto quantico) che fa gemmare il campo; noi lo leggiamo solo perché abbiamo memoria del cambiamento del campo-spazio.
Ad esempio ricordiamo che in primavera la natura si risveglia e registriamo puntualmente il cambiamento delle forme.
"Fatto-tempo-spazio" è un uno/tutto inscindibile che separiamo per attuare la lettura, come quanto storico si annoda insieme nella Rete della Vita, poi noi lo scindiamo e distinguiamo, per poter narrare il mutamento.
Spero di essere stata chiara! :)))


Attilio Loiacono De Alberi
Grazie per i tuoi stimoli, Antonia... Eh, sì, la presunzione antropocentrica è una gran brutta malattia, e tutti ne possiamo vedere le conseguenze! Quand'è che ci decideremo a uscire da questa il-lusione, da questo folle gioco?

Calogero Gallo
Mirabile sintesi di una rivoluzionaria visione storica :-) sembra un file .Rar compresso che necessita tempo per essere adeguatamente decompattato! :-)
spugna della storia: quanto è vero... la "porosità" storica è evidente nei "buchi" o peggio "black hole" storici, formati da carenze di dati o alterazione degli eventi per errore o dolo umano... tali "mancanze" secondo me provocano anche le "perturbazioni storiche"...

Credo a questo punto di poter distinguere due "storie" parallele ma molto diverse:

- la vera STORIA, cioè i fatti e gli accadimenti realmente avvenuti nel suo complesso totale, dinamico e relazionale, compresi quegli avvenimenti che la storia "disciplina" considera irrilevanti (invece sappiamo benissimo che in un sistema di sistemi "storici" nulla è irrilevante, neanche i periodi di "quiete"), per sua natura unica e infinitamente densa, senza discontinuità spaziali e temporali...

-la "Storia" documentata" e "raccontata" dagli uomini... discontinua, carente, faziosa, frammentata in molte sotto-discipline e rami...

nella prima, si ha una diramazione frattale, dove tutto è collegato, nella seconda si ha una frammentazione, dove vi sono gravi carenze di collegamenti...
Si potrebbe scrivere molto, e molto ancora, ma fino alla fine di luglio non posso adeguatamente approfondire perché oberato dagli impegni :-( è brutto essere obbligati a "conoscere" ciò che non ci piace ma che la vita ci richiede di sapere, e in tempi brevi... ma la vita va così purtroppo

Antonia Colamonico
...
Hai perfettamente introdotto la distinzione tra bio-storia e storio-grafia, la prima è la mappatura del processo vitale, la seconda è la giustificazione retorica e anche faziosa del proprio verso-tornaconto di realtà. La prima è scientificamente neutra, la seconda politicamente di parte!

Marcello poi ha parlato di "memoria" nella particella in moto che apre a nuove geometrie e matematiche... proprio in questo cambio di rotta si concretizzerà il salto di paradigma storico.

Calogero Gallo
ma visto che disponiamo solo di "fonti" storiche "umane", che, per quanto accurate e neutre possano essere, sono sempre faziose, incomplete e distorte... "l'ideale" Bio-storico è destinato a rimanere tale?

Antonia Colamonico
No, Calogero si tratta solo di spostare lo sguardo dai fatti narrati ai processi dinamici, se tutti acquisiranno le dinamiche evolutive, barare sarà + difficile.

Calogero Gallo
ma questo si potrà solo sviluppare per il futuro?
ma il passato già è stato "documentato" e "narrato" in modo inesatto ed erroneo... e per quanto si possa "ri-sistema-re" la storia passata, o considerarla come estensione del presente, si dovrà necessità-causa fare i conti con le fonti che già disponiamo...
(assumendo per assurdo di riuscire ad avere accesso a tutte le fonti storiche, disseminate nelle più remote biblioteche o archivi virtuali o cartacei, in modo da averne una visione a "occhio di mosca", più completa e neutra possibile)

Antonia Colamonico
Diceva C M Cipolla: il passato è morto! Noi abbiamo bisogno di volgere lo sguardo al futuro ed è questo il compito vitale, far si che la vita non si spezzi! Acquisire i processi implica acquisire le regole del gioco come in una partita di carte che si attualizza nel momento in cui si gioca... oggi abbiamo una sperequazione tra chi possiede le regole del gioco e chi ne è completamente privo... in questa sperequazione informativa consiste il "dominio" !

Claudio Canella
Verso il poi probabilmente no Calogero , ma verso indietro , nella propagazione dell'onda/quanto di informazione dobbiamo fare sempre i conti tanto con il "rumore bianco" quanto con l'attenuazione di tratta , che in questo caso è determinata dalla morte di chi ha visto e potrebbe raccontare e quindi dal desiderio IDEOLOGICO o RELIGIOSO di imporre ... Mostra tuttoo sopprimere certe verità realmente accadute
[in certi casi vengono riesumate per l'opposta fazione ma anche in quel caso distorte
e smpre c'è il rumore bianco di tanti microeventi , storicamente non rilevanti su scala più che individuale ma comunque consimatisi e quindi apportatori di nuovi "quanti/onde " e suscettibili di ricombinazioni in ulteriori eventi

Paola Conti
S'accorge il tempo
della sua furtività, tradisce
un soprassalto l'uomo.
Tempo, l'uomo,
che s'allarma
dentro il tempo fermo
insediato nella sua durata,
immobile nel suo trascorrimento.
Tempo dell'uomo
nel paragone con il tempo -
leva esso il suo
pugno d'istanti, d'illusorie
perennità - persi quelli
e queste rapite in quel certame...
ma eccolo, s'infiamma
in cima alla collina,
lo sfiora
il vento nuovo,
lui salpa,
nell'azzurro
e nell'oro si sfarina,
tempo dolente
nella carne, nella storia.

Mario Luzi

..... e nella biostoria il tempo non si sfarina più.



  • Ringrazio tutti gli amici di FB intervenuti nella conversazione (16, 17 maggio 2010) e mi scuso per non aver riportato tutti i commenti, ma ho scelto e anche tagliato periodi per etica, tralasciare gli interventi che ponevano la sfera personale! Un abbraccio Antonia.

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http://biostoria.blogspot.com/2010/05/oltre-edagar-morin-lintreccio-vitale.html

http://palestredellamente.blogspot.com/2010/05/comunicazione-emergenza-apertura-logica.html
http://occhiobiostorico.blogspot.com/2010/05/i-tempi-del-tempo.html


sabato 1 maggio 2010

Oltre Edagar Morin: l’intreccio vitale nella dinamica biostorica tra entropia, sintropia e neghentropia.




(Octavio Ocampo)


La ricerca scientifica si evolve sull’individuazione di un limite cognitivo, per quanto si possa essere rigorosi nell’indagine c’è sempre una maglia che sfugge e rende lacunosa, se non errata, l’interpretazione della realtà, proprio da tale smagliatura dell’intreccio argomentato parte il nuovo verso-direzione della Conoscenza che dà a questa una struttura frattale a spugna con trame, nicchie e chioma (A. Colamonico Le carte biostoriche e la geografia del pensiero complesso. 2007).

Importante è parlare d’interpretazione, poiché la mente umana nell’organizzare la realtà di fatto la delimita e la riduce al modo privato d’osservare, chiamare, giustificare, interpretare l’oggetto che le è di fronte.

Il legame osservato/osservatore è il vincolo che rende le visioni con le relative carte di lettura e linguaggi delle semplici modificazioni di una realtà che trasborda il limite, cioè va oltre i bordi-confini che l’uomo assegna nella sua azione esplorativa.

La conoscenza procede per campi-finestre d’interesse e d’osservazione e come ho più volte sostenuto nei miei scritti, il campo-finestra è uno spazio-lente limitante e deformante, che assegna un perimetro ad una porzione di campo storico che presenta una struttura a uno/tutto:
  • L’essere l’uno/tutto della vita fa sì che, quando si vanno a creare dei campi ristretti d’osservazione, si neghino i legami fattuali posti oltre la frontiera cognitiva, per cui si dà origine nella lettura a una dualità di ombra/luce.

La finestra storiografica come lente cognitiva


L’assegnare il confine è come se si accendesse un riflettore su una porzione di realtà che, messa in luce, si svela all’occhio osservatore; ma la linea di confine crea, in simultanea, una zona d’ombra tutto intorno al campo di lettura che cela le altre porzioni di spazio: il celare è la messa in oscurità di realtà che diventa lo spazio dell’indifferenza cognitiva.

L’indifferenza-buio, è bene precisare, non è una proprietà della realtà, ma il limite cognitivo umano, per cui le osservazioni sono sempre circoscritte e soggette ad essere superate.

La realtà isolata e poi letta, resta fortemente vincolata alla ampiezza di lettura. Come sottolineai in Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della storia (1993), se si amplifica o si riduce il diametro della finestra, effetto zoom, automaticamente cambiano le visualizzazioni delle relazioni nodali tra gli osservati e di qui, per effetto di ricaduta, degli stessi significati.

Ogni lettura produce una carta interpretativa o modello che non può considerarsi definitivo, ma soggetto a continue ridefinizione in relazione al variare della lente/finestra cognitiva, utilizzata: plasticità della conoscenza e dello stesso occhio-mente.

Per comprendere tale dipendenza tra l’ampiezza della finestra e la visione delle relazioni vitali, necessita acquisire un occhio sistemico che pone la realtà come un unico universo in sottouniversi tutti eco-interdipendenti, a più livelli e strati organizzativi. Tale megastruttura è fortemente dinamica, poiché una perturbazione in un punto x di un sotto-sistema y, determina un effetto di ricaduta, nel tempo, in tutti quanti i sistemi del sistema allargato: effetto farfalla.

Si può comprendere come l’andamento storico, inteso come il processo vitale a livello cosmico, si evolva non secondo una singola dinamica che mette in atto una singola linea evolutiva, ma una molteplicità di dinamiche che rendono pluridimensionale l’intero sistema universo, come una Rete in reti di entropie/sintropie a livello di tutti i sotto sistemi. La realtà si presenta come un corpo unico, quale grande cuore che pulsa, in tale pulsare consiste la Vita storica.
  • Tale premessa serve a comprendere il perché dell’Oltre Edgar Morin.
Nel 2003 ebbi l’opportunità di conoscere Morin, l’epistemologo della Complessità e ne ricordo ancora la grande disponibilità al dialogo e la forte capacità d’ascolto, nonostante l’età. Leggendo i sui libri sul Metodo isolai un limite concettuale, cioè quello di definire la dinamica vitale come un processo duale di entropia/neghentropia (A. Colamonico Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity . 2005).

Nei miei studi, essendo partita dalla teoria del Caos, avevo focalizzato il processo storico come una gemmazione-fioritura di eventi che fanno della vita una megastruttura ramificata a spugna, con nicchie di pieno/vuoti.


La Spugna Storica (M Mastroleo)

Il pieno, dato dagli eventi che hanno preso spazio-tempo, sono le creste storiche; il vuoto, le cavità della spugna storica generate dagli eventi che non hanno preso forma o hanno perso spazio-tempo, si pensi agli effetti di una guerra o di un terremoto, ad esempio il vuoto architettonico creatosi con i crolli aquilani.

Ora essendo la spugna un oggetto reale, fisico, che può essere esaminato, ruotato, sezionato, smembrato… veniva fuori che le letture, variavano in relazione alla lente-operatore-registro di conoscenza, dando origine, così, a carte diversificate: una lettura sul tempo dava una visione a echi storici; una spaziale a gemmazione di vuoti/pieni, come un sistema poroso e lacunoso.


Mappa biostorica di lettura di cresta di evento:
Porosità della Vita (Marcello Mastroleo)


Ogni carta-lettura, indi svelava/velava una parte di verità e questa stessa, a sua volta, assumeva una forma frattale, a spugna.

Da una simile architettura, porosa, veniva fuori che la vita, come il sistema universo è il risultato di un processo entropico/sintropico che, secondo una dinamica a uno/tutto, determina i pieni/vuoti di vita/morte: gli sdoppiamenti dei sistemi, le ramificazioni della vita, la complessità come una unica coabitazione.

La realtà, vista come una megastruttura a uno/tutto, comporta un occupare e un perdere spazio-tempo, in questo gioco di vita e di morte entra sia un processo d’erosione, visto come la perdita di organizzazione, processo entropico; e sia uno d’acquisto di nuova organizzazione, processo sintropico. Per cui la dinamica vitale non si può più porla tra entropia/neghentropia, ma necessariamente tra entropia/sintropia.

Proprio la sintropia svolge la funzione di attrattore nella costruzione della vita, dando l’ordine-indirizzo nuovo, altrimenti non si spiegherebbe come mai tutto il sistema universo, soggetto all’erosione del tempo, si tenga ancora oggi coeso.
  • Se la neghentropia non era la seconda fase del processo vitale su quale piano si poneva?
La neghentropia non è relativa alla dinamica vitale in sé, come oggetto tutto, ma come capacità di lettura del soggetto osservatore-attore-abitante storico che leggendo, interpretando la dialogica vitale, può rispondere alla vita, quale secondo giocatore.

Credo che a molti, in questi anni d’abbondante silenzio intorno al mio pensiero, sia sfuggito un particolare molto significativo della mia architettura: non ho definito la Storia-vita come un sistema Tutto, bensì come un sistema Uno/Tutto.

In questo essere l’uno e il tutto di(a)logicamente insieme, si costruisce la relazione individuo/campo come scambio informativo che rende ogni soggetto il coattore del tutto vitale, è qui si pone la neghentropia, poiché interpretando, comprendendo, il soggetto può ridurre o accelerare l’erosione/esplosione storica, rendendo non scontata la dinamica evolutiva.

In cosa consisteva il limite dell’architettura di Morin, in parte derivato da alcune letture dei fisici, nell’aver unificato l’oggetto e il soggetto storico, ponendoli come una realtà lineare, a uni-forma. Egli aveva trascurato di leggere con occhio scisso il dentro/fuori della vita che pone una struttura duale, topologica, di individuo/campo, in cui c'è un gioco vicendevole di scambio emittente/destinatario.

Nella visione di una megastruttura ad uno/tutto, l’uno e il tutto non s’identificano, sono due distinti che interagiscono, essendo in relazione dialogica di nodo/rete che produce gli eventi: tutto è storia!

Ogni evento è causa/effetto di una risposta storica che può assume differenti nomi in relazione alle scienze che l’indagano:
  • l’individuo perturba il campo-nicchia; la nicchia perturba l’individuo-uno, da qui la visualizzazione del processo storico non più a linee, ma a cerchi sintropici che nel tempo danno luogo a delle spirali fattuali, per averne un’idea si pensi ai cieli di Van Gogh (A Colamonico, Fatto tempo spazio, 1993).
L’aver letto il dentro/fuori della vita come identità, aveva portato a trascurare la differenza posta già da Maturana e Varela in L’albero della conoscenza (1992) tra rete e mappa. Essi, infatti, distinguono la rete dalla mappa-carta, dicendo che nella conoscenza noi elaboriamo le mappe di lettura intorno ad una dinamica che ha una struttura a rete che resta, nella sua vitalità, fuori dalla mappa che si ferma alla membrana che rende isolato l’oggetto vitale, si riferivano alla cellula.

La rete è il processo vitale, la mappa-carta è la conoscenza come riduzione della vita all’occhio osservatore, alla maniera di un piegare a sé la realtà: se quindi la carta di lettura è legata all’osservatore, la neghentropia, come lettura, non è intrinseca al processo vitale in sé, ma è su un altro piano di realtà.

In biostoria, infatti posi una mappatura del tempo diversificata e definii il tempo entropico come una fuga verso l’esterno, effetto disgregante del sistema e il tempo sintropico come una fuga verso l’interno, effetto aggregante del sistema; tale dualità rende il processo vitale, pulsante, cioè vivo.

Morin, scrive che la dinamica storica procede attraverso un processo di sintropia/neghentropia, come un’alternanza di perdita di energia-informazione e riduzione della perdita di energia-informazione, a seguito di conoscenza. Secondo i fisici la neghentropia permette di rallentare i processi degenerativi, non di bloccarli, infatti, per alcuni, si procede inesorabilmente verso un’entropia totale: di qui il nichilismo storico.

Ora analizzando la dinamica biostorica così come l’avevo interpretata nei miei scritti si evinceva il limite concettuale che andava ad inficiare in parte l’architettura della conoscenza storica posta, poiché le si assegnava un tempo a tempo, mi spiego meglio, un tempo che procedendo verso un’entropia era destinato a morire. La mia architettura a più gradi di dinamiche Entropia/sintropia/neghentropia, aveva introdotto la vita nel sistema storico come processo rigenerativo e riequilibrante delle forze che nel gioco di vuoti/pieni aprivano alle Novelle Sintropie del Caos, gli ordini della diversità, con il relativo passaggio dal pessimismo, all’ottimismo storico:
  • la Vita è più forte della morte!
Delle carte biostoriche si evince che non ha importanza quale cresta il processo vitale potrà assumere nel tempo, ma continuerà, per sempre, ad erodere spazio-tempo alla morte.

Dedico questa pagina a tutti quegli accademici incontrati che mi hanno dato il silenzio, vorrei far notare loro che nel silenzio nasce il nuovo:
  • Il silenzio non è un vuoto-vuoto, ma un vuoto quantico (I. Licata La logica aperta della mente, 2008) pieno di fremiti, di palpiti, di pulsazioni che una volta decifrati, chiamati, ordinati… danno forma al nuovo verso dei realtà!
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Bibliografia:
  • Arcidiacono G. e S. Sintropia, entropia, informazione. Una nuova teoria unitaria della fisica, chimica, biologia. Di Renzo Editore. Roma, 2006.
  • Colamonico, A. Biostoria. Verso la formazione di una nuova scienza. Campi, metodi, prospettive. Bari: il Filo, 1998.
  • Colamonico A. Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma. Ed Cacucci -Bari 2006.
  • Colamonico, A. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A. Montuori. Routledge, part of the Taylor & Francis Group. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, August 2005.
  • Colamonico, A. Fatto tempo spazio. Premesse per una didattica sistemica della storia. Milano: OPPI, 1993.
  • Colamonico A. Le carte biostoriche e la geografia del pensiero complesso in Atti del 50° Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, 2007. http://www.aiig.it/Testi%20.pdf/CONVEGNI/Atti%2050%C2%B0%20AIIG.pdf
  • Colamonico, A. Ordini complessi. Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Bari: il Filo, 2002.
  • Cleick, J. Caos. La nascita di una nuova scienza. Milano: Rizzoli, 1989.
  • Maturana, H. Varela, F. L’albero della conoscenza. Milano: Garzanti, 1992.
  • Morin, E. Introduzione al pensiero complesso. Milano: Sperling & Kupfer, 1993.
  • Morin, E. La Méthode 5. l’humanité de l’humanité. L’identité humaine. Paris : Seuil, 2001.
  • Licata I. La logica aperta della mente. Ed. Codice Edizioni: Torino 2008.
  • Licata I. Teoria degli Universi e Sintropia. Luigi Fantappié, ricordo di un matematico. http://www.fantappie.it/licata.htm#1
  • Prigogine, I. Le leggi del Caos. Bari: Laterza, 1993.
  • Putnam, H. Rappresentazione e realtà. Milano: Garzanti, 1993.
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mercoledì 14 aprile 2010

L'occhio biostorico: Lo spazio utopico e il campo dell’infinito


PDF - Antonia Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. Il Filo, 2006.


Dal greco u topos (= non luogo), esso è lo spazio definito da T. Moro nel 1516, quando scrisse Utopia con il significato del luogo che non c’è, per poter ipotizzare un modello di una società perfetta. Prescindendo dal valore della sua opera, la posizione utopica appartiene ad ogni uomo e a ogni Società, ogni istante in cui l’azione tende al miglioramento della società.

Essendo l’ipotesi e non lo stato di realtà l’area utopica rientra nel campo dell’immaginazione-visione[1] e non in quello del reale; l’utopia apre alle probabilità ampie di costruzioni, che rendono le progettazioni del futuro aperte a più linee evolutive che daranno le particolari forme alle nicchie della spugna storica.

Nello spazio utopico l’io si pone nella condizione di egli; cioè del terzo occhio di lettura che non si limita ad osservare gli stati dell’io o quelli del tu come processi indipendenti; ma, sa elaborare le ricadute storiche degli eventi, come il gioco dialogico di un io e di un tu che insieme si vincolano.

Tale capacità della mente a costruirsi come terzo occhio, presuppone un salto di livello di conoscenza in cui la dialogica io/tu si dilata in un tempo infinito, qui le opposizioni si stemprano nei dialoghi tra un io/tu, senza tempo, senza fine, senza età, che ingloba tutta quanta l’umanità.

Il concetto di umanità nasce da tale disposizione di lettura che permette il passaggio da una lettura immanentista ad una illimitata, cioè che va oltre il piano di realtà e si apre a quello di universalità.

Per essere più espliciti, l’osservatore in una tale posizione di lettura, si pone come un occhio neutro, sereno, perché esterno alla dinamica e guarda l’organizzazione delle risposte emittente/destinatario nella comunicazione non circoscritte ad un tempo-spazio limitato, bensì proiettate verso uno spazio-tempo infinito. È la linea della saggezza che apre alle verità comuni della storia. È la posizione che lo fa essere Isaia il profeta del Regno di Dio.

Le tre zone di lettura fanno assumere al pensiero una triplice responsabilità storica nei confronti di se stesso, del mondo e di Dio:

  • Il soggetto osservatore-attore-abitante della scena storica, con lo spazio topico, si pone nella vita e apprende le ragioni e le emozioni intorno al sé, come un io in grado di sentire, agire, pensare… In tale fase si costruisce come un’identità svincolata dal campo-habitat che costituisce la sua nicchia storica di libertà. Elabora la visione intorno a se stesso, imparando a rispondere in funzione delle sue ragioni e delle sue emozioni.

  • Nello spazio atopico, egli inizia ad elaborare la realtà del fuori-io, come quello spazio di osservazione che è posto di fronte e che si presenta come un diverso dall’io che lo limita e lo condiziona, creandogli gli stati di ansia e di gioia. L’altro è visto come il co-attore della sua stessa nicchia storica. Si pensi ad un rapporto di coppia, marito/moglie in una nicchia-casa. Il marito nell’azione vitale perturba la moglie e questa si adegua, perturbando a sua volta come effetto di ricaduta del suo agire, il marito. In tale vincolarsi, essi si annodano come in un abbraccio amoroso, elaborando di volta in volta le risposte alle provocazioni, in tempo reale.

  • Il terzo occhio, posizione utopica, si pone come l’uscita dal campo relazionale ristretto, ad esempio marito↔moglie reale per aprire lo sguardo ad uno spazio-tempo allargato, in cui si elabora il significato paradigmatico di rapporto marito/moglie. È la visione del campo Tutto, come campo infinito, che pone le categorie concettuali da cui nascono i modi condivisi di marito e di moglie, che permettono le astrazioni concettuali[2] e i giudizi locali.


Il vivere impone al soggetto osservatore-attore-abitante di dover rispondere alle perturbazione di eventi. Le risposte, essendo complessa la vita, rendono i giochi di costruzione complessi (spugna storica), poiché portano ad esercitare una pluralità di ruoli, in una varietà di nicchie storiche.

Si pensi alla molteplicità di ruoli che un uomo può assumere, ad esempio, di padre nella nicchia casa; di impiegato in quella ufficio; di sportivo in quella club di squadra, di fedele in quello di parrocchia e poi nello stesso ambiente si apre ad una molteplicità di sfaccettature di ruolo, ad esempio nello spazio famiglia di marito, genitore, fratello, cognato, figlio, genero...

Ogni soggetto in tali diversità di funzioni si elabora in un io-multiplo che si pone su un piano cognitivo complesso, lontano dall’io frantumato e scisso, precedentemente definito.

Il soggetto io, sa di essere un uno (posizione topica) insieme a dei tu (posizione atopica) in un tutto(posizione utopica). È questa la consapevolezza che porta a sapere di essere un finito in un infinito. In tale prospettiva dialogica a campo profondo, l’io sa che la sua azione è vincolante dal tu che cade sotto i suoi occhi e dai tu che verranno dopo di lui, di cui ne sente la responsabilità e la paternità storica.

È il terzo occhio che permette alla coscienza di comprendere come l’azione attuata in ogni tempo 0 di presente avrà una ricaduta che si perderà nel tempo infinito della storia.

Tale dilatazione della coscienza è importantissima nella costruzione di futuro, oggi si è ad un livello di conoscenza così elevato, poiché gli uomini e le donne che ci hanno preceduto, hanno elaborato e astratto modelli di Società che costituiscono la realtà di questo tempo presente. Senza la terza posizione di lettura non può esserci il mutamento nella Storia.

Il terzo livello di pensiero è lo spazio mentale in cui, nel gioco comunicativo, si attua il passaggio da una struttura di coscienza piana, ad una tridimensionale a campo profondo. Riflettendo su tali tipologie di spazi si può comprendere che in uno spazio bidimensionale si può procedere solo in avanti e in dietro, a destra o a sinistra come le due dimensioni della larghezza e della lunghezza; mentre in uno spazio tridimensionale si abbina la profondità con il poter andare in su e in giù.

Il poter cambiare l’asse del movimento, permette il ribaltamento della posizione di lettura, il rovesciamento dell’occhio, poiché si può osservare dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso, oltre che a destra e a sinistra, in aventi e indietro.

Il gioco delle angolazioni descritto rende il pensiero aperto ai differenti punti di vista. Si pensi alla dinamica del volo, che è un livello più complesso della dinamica del camminare.

Se si osserva un gabbiano, alto in cielo, quello che colpisce è la libertà del movimento che gli permette di planare nell’aria. Dal volteggiare degli uccelli è nato nell’uomo lo studio del volo che ha portato a viaggiare nello spazio, si pensi agli studi di Leonardo da Vinci. L’occhio-egli come dimensione del volo è quello della libertà della coscienza che permette di librarsi nello spazio-tempo infinito. Il planare è lo stato di serenità che fa guardare con occhio compassionevole le singole problematiche dell’io e del tu nella quotidianità della vita.

È la dimensione che fa intendere la grandezza cosmica del vivere. È l’occhio della leggerezza dell’essere che fa sentire l’io una particella di infinito, disinteressata e aliena nei confronti delle logiche politico-economiche del tempo 0 che tendono ad ingabbiare nei conformismi.

L’elaborazione di un pensiero a simile struttura complessa implica, nell’azione d’esplorazione della realtà, la facoltà del ribaltare i significati e del dissolvere le opposizioni dialettiche, in quanto è la condizione in cui si sviluppa a logica connettiva in cui si annullano le differenze dicotomiche dei significati: entrare o uscire… salire o scendere… causa o caso…

Per poter comprendere l’elaborazione del pensiero connettivo che sostituisce i connettivi disgiuntivi con i coordinativi (e…e, sia…sia…), necessita riflettere sul legame osservato-osservatore e sul rapporto definizione-posizione di lettura.

I significati si sviluppano in rapporto alla tipologia di spazio mentale in cui la mente si muove. Le parole assumono espressioni differenti in funzione della struttura mentale edificata dal soggetto osservatore:

  • se ci si muove in uno campo mente a struttura piana, come potrebbe essere un cerchio, ad esempio entrare e uscire sono letti come due azioni in antitesi l’una dell’altra.
  • se osservati in uno spazio mente a campo profondo sono sinonimi, poiché non è in loro la differenza di valore essendo l’azione neutra, ma nella posizione dell’occhio letture che in rapporto al punto-luogo di osservazione, attribuisce il significato. Ad esempio se Giovanni varca la soglia dell’aula, per chi è nell’aula lo vedrà entrare nella propria stanza, per chi è fuori dall’aula lo vedrà uscire dalla propria stanza. Quindi la differenza non sta nell’azione che è unica, ma nella posizione dell’osservatore che va a definire l’entrare e l’uscire di Giovanni, in relazione alla sua collocazione nello spazio. La diversità entrare/uscire nasce solo dal punto di posizione da cui si osserva il movimento di Giovanni.


Il punto-luogo di posizione dell’osservazione si chiama paradigma. Il paradigma svolge il compito storico di tenere coeso l’io nella coscienza. Esso si può paragonare alla cerniera-cardine di una parta che le permette il movimento di aperto/chiuso.

Il paradigma è il principio sovra-logico che fa da sfondo all’azione storica, indirizzandola ai si e ai no, dei significati e delle conseguenti azioni.

Questa, fin qui tracciata, è la topologica della mente a campo profondo, in una geografia di Pensiero complesso.

Imparare a leggere sulle diverse posizioni permette di comprendere le differenze delle valutazioni storiche. Se io, ad esempio, sono il campo Penisola Italica e ricevo l’azione di Annibale, questa invasione è un caso aleatorio che sconvolge la mia realtà, invadendo il mio spazio vitale, quindi è un male. Viceversa se sono Annibale che vuole invadere Penisola Italica, l’azione è una causa che prende corpo da una determinata visione di futuro, è un bene. Si deduce che il bene/male non constata nell’invasione, che è un’azione neutra. L’incomprensione nasce semplicemente dalle linee di futuro dei soggetti che aprono ai paradigmi storici differenti che fanno da sfondo all’azione.

Il paradigma si pone come lo spazio etico d’azione, registrato nella memoria: l’eco-storico. L’eco è la rete informativa in cui ogni evento-risposta alla vita va ad annodarsi, ora l’attribuzione del significato che, evento per evento, viene codificato, si misura costantemente con tutto l’insieme registrato nella memoria ed è da quanta che nasce l’elaborazione del significato storico, quale giudizio di valore.

Ogni azione nel suo attualizzarsi ha in sé un’informazione-emozione che si deposita nella memoria storica, da tale deposito, quale patrimonio di significati, prende spazio la posizione di lettura. Se la mia mente personale e sociale è piena di vuoti di fame, quali aspettative non realizzate, io darò una risposta positiva alla definizione di invasione; se al contrario la mia spugna è ricca di creste di attuati, compiuti, saziati, l’invasione è un male che perturba lo stato d’equilibrio. Se l’invasione come azione limita il campo Penisola Italica, il campo a sua volta limita Annibale e di qui la guerra.

La logica d’infinito, come occhio di Dio, legge il ribaltamento delle risposte e in tale azione, lega le responsabilità in un rapporto duale, non oppositivo, bensì collaborativo, in cui l’io è ridimensionato e alleggerito del peso storico; così pure il tu. Ma l’essere alleggerito non vuol dire essere svincolato dalla responsabilità storica.

L’uomo egocentrico dell’Umanesimo-Rinascimento, considerandosi centro della Storia, ha nel tempo perso la misura del campo, che non avendo valore in sé, ha finito col divenire il luogo dell’indifferenza e dello scarto. Si pensi alle differenti forme di inquinamenti, come cattiva attenzione per il campo-habitat nelle azioni.

L’uomo eco-biostorico, secondo un paradigma di complessità, si sentirà ego-con-partecipe, ego-con-responsabile della vita, poiché saprà che ogni sua azione, metterà in moto un effetto di ritorno di evento, quale risposta alla sua azione.

La ricaduta dell’effetto sulla causa, limita l’azione e nel limitarla la indirizza verso una scelta di più vita. Forse se Annibale avesse avuto un simile occhio, avrebbe compreso in anticipo il prezzo che la storia gli avrebbe fatto pagare, e forse avrebbe desistito dall’invasione. Il forse è d’obbligo, in quanto indagando sui vuoti di spugna, quali stati immaginativi, le reali dinamiche emotive e cognitive, sono ignote ed essendo tali non possono essere chiuse e assolute le letture.


[1] Il termine immaginazione non è qui usato nel senso di fantasioso o di fantastico, ma nel senso di forma, come acquisizione di un’immagine che si presta a diventare realtà. Le stesse scienze sono il risultato di immaginazioni che hanno finito col dare corpo alla realtà. Se non c’è immaginazione non può avvenire l’appropriazione del mondo nella conoscenza; è quella dialogica dell’universo nell’Io e dell’io nell’Universo di cui parlano i teorici della complessità. E. Morin, Verso il pensiero complesso, op. cit.

[2] L’astrazione permette di elaborare una serie di discorsi che vanno altre il piano della concretezza: se bevo una tazza di latte freddo, sto compiendo un’azione concreta, se invece elaboro le proprietà del latte contenute in una tazza, sto andando altre il piano del concreto e sto analizzando una serie complessa di relazioni che mi permette di parlare di lattosio, di glucosio… La capacità ad andare oltre il piano del vedere è stato possibile perché c’è stata un’elaborazione che ha fatto astrarre la realtà, dandole una veste concettuale. Le astrazioni aprono alle nuove visioni della stessa realtà.


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Boston, USA

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Visita al MIT, il tempio della Nuova Era

Pubblicazioni e inediti - Antonia Colamonico -

Le Filastrocche di Spazioliberina - Raccolta di poesie, 1992, nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della Storia. OPPI – Milano 1993.

Storia - Nuova Secondaria, 15 settembre, pagg. 69-71. Editrice La Scuola- Brescia,1994.

Ed altro – Raccolta di racconti brevi 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Il Filo - Raccolta di poesie, 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Corso modulare di aggiornamento transdisciplinare. Pagg. 31-33, Oppi Informazione, Milano. Sett.- dic. 1995.

Biostoria scienza e metodo per un pensiero al plurale. Prime carte di viaggio, in collaborazione con lo studio Lananna - Art. Direction Carlo Curci. Ed. Pubblicità e Stampa. Bari, 1997.

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Metacognizione e multimedialità: dalla storia alla biostoria. http://www.internetestoria.it - 2008