Boston, USA

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Natale 2007

lunedì 17 ottobre 2016

Il piglio eco-biostorico. Il territorio mentale e le angolazioni di lettura: Premessa






Il piglio eco-biostorico

- Verso una scienza & metodo dello sguardo -

Il territorio mentale e le angolazioni di lettura

Acquaviva delle Fonti (BA), Italy- La Cattedrale.

Cartografie di spazi naturali in Scenari immaginativi e attuativi


Le regole del gioco nel paradigma biostorico



"Le tessiture storiche danno il volto alla realtà che resterebbe un non conosciuto e un non dicibile, se privata dallo sguardo-mente dell'osservatore che, intessendo gli echi informativi in narrati disciplinati, dà tracciabilità al suo avvistato-compreso-affermato-trasmesso. In un simile gioco intricato multi-prospettico, l'accesso alla realtà è vincolato alla capacità cognitiva ed espositiva dell'osservatore (ogni uomo) che veste di senso-direzione dei quid informativi che da incognite si fanno res note (cose conosciute). ... da Nota " Antonia Colamonico 




PREMESSA

Gioco di posizioni nelle proiezioni storiche

Aspetto Autoreferenziale nelle Osservazioni - Il soggettivismo nelle Scienze-Metodi di Ricerca


L'osservatore è il decisore che dà la piega, con relativa inclinazione di significato, alla forma del suo osservato, il quale resterà incastonato, come una gemma in un anello, nel modo organizzativo del decisore stesso che tra una molteplicità di significati possibili seleziona quello funzionale alla sua stessa rilevazione-narrazione. In tale relazione incarnata di osservato-osservatore-osservazione, a sistema unico, ogni scienza o ogni scrittura-opera è un evento al singolare che si porge come ordito per gli ulteriori intrecci dei nuovi osservatori-creatori di significati storici, spendibili negli eventi che verranno.
Ogni rilevazione è il risultato di uno sguardo-lente lettore che si è misurato con un complesso sistema ordinato, ne ha isolato delle tracce e su quelle intuizioni informative ha imparato ad organizzare il suo sistema ordinato di lettura significativa. Nella relazione lettura-vita è l'osservatore stesso, quale negoziatore di significati, ad assumere la funzione di ordinatore di senso-valore storico.
La vita non è né ordinata, né disordinata. Ordine e disordine sono solo i due poli di organizzazione in cui l'individuo-lettore si muove in relazione alla sua capacità di lettura che gli dà una molteplicità di sfumature di sguardi. 
  • Ogni sguardo è un livello più o meno chiaro di comprensione. Non tutti gli individui storici presentano le medesime competenze osservative e organizzative, quello che per alcuni è chiaro, per altri confuso e viceversa, per cui si può parlare di ricchezza di sguardi che danno una forma a multi-sfaccettatura alla realtà.  
  • Ogni faccia è un modo particolare di leggere con relativa possibilità di rispondere alla vita; più saranno le ipotesi di risposta e più saranno amplificate le probabilità di restare nella storia. In una scienza dello sguardo necessita apprendere il come diversificare le letture per rendere l'osservatore mentalmente attrezzato a rispondere, sviluppando modelli diversificati di costruzione di realtà.


(da A. Colamonico. IL filo in Le stagioni delle Parole. 1994)

 



 Scenari immaginativi


In questa breve riflessione vorrei porre l'attenzione sull'aspetto immaginativo che apre i nuovi campi di ricerca, quali percorsi d'approfondimento su una natura che si svela sempre più intricata allo sguardo dell'osservatore.
Biostoria, scienza & metodo, come carta-lettura interpretativa di una realtà a spugna a uno-tutto con vuoti e trame, nicchie e creste evolutive che rendono porosa la sua chioma, si presta quale esempio concreto per comprendere l'aspetto autoreferenziale, presente in ogni azione di ricerca. Per essere più esplicita:

  • Ogni scrittura, a prescindere dalla sua tipologia, è un lavoro di riordino e di ricostruzione immaginativa, privatissimo, di un quid che si è mostrato all'occhio-lettore. Ogni definizione-lettura è un fatto unico, anche se avvallata da riferimenti bibliografici ad altri ricercatori o scrittori che di fatto rientrano solo a margine nel lavoro stesso di stesura.
Per comprendere tale aspetto individualistico presente in ogni organizzazione informativa necessità porre l'attenzione sulla geografia mentale del ricercatore stesso, che immaginando, rilevando e organizzando,  collega e tesse il filo del suo ragionamento in una successione spazio-temporale di approdi informativi, a cui giunge il suo pensiero, prendendo, a sua volta, una forma sempre più complessa, similare all'oggetto stesso della sua rappresentazione (topologia a corpo uno tutto individuo-campo-habitat). Ogni rilevazione si interconnette più con gli scritti precedenti dell'osservatore, che con la realtà in sé. Nell'universo epistemologico di biostoria che, come spesso dichiarato iniziò a prendere forma e nome nell'agosto del 1992, a guardar bene ho descritto non tanto la vita quanto la capacità comprensiva di Antonia stessa che con un gioco di riflessioni e di osservazioni, dilazionate nel tempo, ha costruito un modello spugnoso di realtà storica.

Premesso che, per giungere ad un livello così organizzato di pensiero necessita una buona consapevolezza degli scritti di altri pensatori che si pongono a orditi informativi funzionali alla tessitura - valore economico della cultura - (si vedano ad esempio le note e le bibliografie dei quaderni che danno la visione allargata e multidisciplinare degli altri sguardi che hanno fatto da sfondo paradigmatico alla ricercazione biostorica); va tuttavia puntualizzato che la nascita di un nuovo tracciato, implica sempre una fase creatrice che apra dapprima gli scenari ideativi nella mente stessa dell'osservatore che, singolarmente, contempla la nuova cresta di immaginati che, prendendo forma-casa nel suo pensiero, solo dopo si faranno dei tracciati narrativi da comunicare. E, solo ancora dopo, quegli immaginati si evolveranno in condivisi da altri osservatori che leggendoli come orditi altri, decideranno se renderli sotto-strato del loro racconto altro.

Per cui l'ideatore-scrittore essendo il primo a visualizzare non ha riferimenti a cui appigliarsi se non le sue medesime intuizioni e di fatto l'unica presa di realtà è la medesima immaginazione che gli ha svelato la nuova creaturai, mentre solo come contorno echeggeranno nel lavoro i riferimenti ad altri scrittori.

  • Si pensi ad un Michelangelo che nel momento di creare l'affresco della Cappella Sistina, si fermasse a dire questo braccio è ripreso da quel pittore, quel sorriso da quell'altro, il dito da una sintesi di altre dita di quei tre pittori altri e così ogni chioma, volto, paesaggio... Certamente con un simile approccio la Cappella Sistina non sarebbe divenuta il capolavoro che noi contempliamo. Capolavoro che ha richiesto una fluidità immaginativa nello spazio mente di Michelangelo, quale gioco autonomo di accoppiamenti strutturali tra immagini-proiezioni di significati-scelte di colore-armonia di forme. Certo il suo sguardo aveva fissato altre raffigurazioni, ma la dinamica della visione-pensiero in lui ha saputo trovare delle differenti collocazioni spazio-semantiche nella volta della cappella, divenendo questa un unicum di immensa bellezza. Lo stesso discorso vale per la Divina Commedia, per la Teoria della Relatività Generale, per l'invenzione del cannocchiale... Tutte chiarezze informative che hanno preso casa nella mente di un databile e appellabile individuo storico che con un atto decisorio ha scelto come incanalare e rendere visibile la sua intuizione di guizzo informativo. Ogni pensiero-mente si fa nicchia di una particolarissima angolazione di realtà che assume identità grazie al contributo di quel pensiero, funzionale con il suo sguardo particolare a quella lettura-sfumatura di verità.

Lo sguardo fratto


Ritornando a Biostoria, personalmente non sono un'accademicaii, abbandonai l'idea di una simile carriera inizialmente intrapresa, quando scoprii la mia allergia alla polvere che mi rende le biblioteche luoghi soffocantiiii. Sono stata, per circa 38 anni, un'insegnate di scuola superiore con uno sguardo duplice, attento alle discipline-grammatiche che insegnavo e alle ricadute mentali sulla psiche dei miei alunni che erano il termometro del valore della mia azione educativa (processo a feedback).

Nell'esigenza di pragmatismo che guidava la mia azione nella vita-classe, ho sviluppato un occhio-lente e di riflesso una conoscenza più sul come fare, che sul come dire:

  • non mi interessavano tanto i discorsi, a volte cavillosi, delle critiche alle scuole di pensiero che fanno discutere per ore, come a volte accade nei forum o negli speciali televisivi, tra un costruttivismo e un cognitivismo, tra un è più giusto dire o un è meglio dire... quanto gli aspetti strutturali della loro incidenza costruttiva di realtà.
Ricordo ancora, ad esempio, nei miei anni giovanili le lunghe diatribe nei collettivi se Mazzini fosse stato più democratico o più conservatore, dispute che rendevano stressanti le conversazioni e fortemente avvitate su prese di posizione faziose che finivano col dare alle parole e ai loro significati un'assolutezza da vera gabbia concettuale. Odio le gabbie che mi riportano a quella sensazione di soffocamento della mia allergia!
  • non mi soffermavo tanto a studiare le teorie intorno alla validità discorsiva e argomentativa dei detti e giustificati, ma essenzialmente in relazione alla loro applicabilità pedagogica che rende il valore funzionale delle teorie stesse; per cui ogni studio nella mia ricercazione didattica non è mai stato visto come un isolato confinato in una pagina di libro o quale re arroccato all'interno di una proposizione, ma come uno strumento di sperimentazione per rendere il mio fare educativo più opportuno allo sviluppo dell'autonomia cognitiva e operativa degli studenti.
Essi sono sempre stati il vero oggetto della mia attenzione-osservazione! Essere approdata a Biostoria è stato solo un caso, non un'azione premeditata, in questo senso la leggo come un dono amorevole per aver creduto nei ragazzi e nella loto possibilità di libertà. Spesso mi sono interrogata sul perché proprio io avessi avvistato tale complesso sistema ad ordine multiplo che ha richiesto un immenso sacrificio per tradurre quell'avvistato in discorso trasferibile

Il pragmatismo storico-vitale

L'azione pedagogica in una classe reale è altra cosa dalla lettura di una teoria sulla classe, così pure l'azione dell'apprendere, dalle teorie d'apprendimento; oppure la storia-vita (biostoria) dalla pagina del racconto storiografico (la storia nel senso tradizionale), come scrissi in Fatto tempo spazio (Oppi Milano, 1993) esiste uno scarto spazio-temporale tra la storia-vita e la storia-carta di realtà.
Il modello-carta è un'astrazione che va poi calata nella realtà operativa ed è in tale prova del fuoco che si rivela il suo limite funzionale che richiede delle perenni azioni d'adeguamento; infatti in biostoria parlo di scienza di processo e non di stato, parlo di scienza-sguardo in eterno ri-modellamento e non di legge o di teorema o di soluzione finale:

  • in una lettura di realtà multi-proiettiva ogni legge, ogni teorema e ogni risoluzione è funzionale al particolare e circoscritto campo di riflessione-osservazione, in cui l'osservato-osservatore costituiscono un unico sistemaiv.

Necessita, per entrare in un sì fatto panorama epistemologico, fare un salto concettuale che porti oltre l'idea settecentesca di scienza come studio delle leggi oggettive di una realtà indipendente dall'osservatore che si rivela nella sua interezza organizzativa.

Già dagli anni '80 gli studi sull'Ecologia della mentev e sull'occhio-visionevi hanno rivelando come la lettura dello spazio con quella che chiamiamo realtà sia una forma di compromesso tra l'osservatore-mente e il campo-osservato, essendo il modo di elaborare del cervello con la stessa capacità immaginativa della mente un fattore non neutro nella costruzione della visione. Biostoricamente parlando quella che si chiama realtà è solo il punto 0 d'incontrovii tra un movimento e un'elaborazione immaginativa di tale movimento che abilita l'occhio-sguardo a vedere:


  • in tale dinamismo immaginativo-esperienziale, infatti, in biostoria parlo di parola-guantoviii e non di parola-gabbia; parlo di senso-confine dai contorni slabbrati a fiocco di neveix e non di frontiere uni-definite invalicabili... Di creazione divenientex e non di realtà conclusasi... di sguardo indirizzato dal futuro e non dal passato...

Smitizzare le scritture con le relative affermazioni non è un atto irriverente, ma la presa di consapevolezza che il nostro accesso alla realtà è veicolato dalle carte-modelli-narrazioni che danno alla verità esperita una particolare inclinazione, come in un gioco di specchi che de-formano l'immagine riflessa:

  • Allora se la verità assume la forma-veste che lo stesso occhio-lettore imprime alle curvature e alle gerarchie dei perché-come-in quanto ché-dato che... con le derivanti tipologie di variazioni, basterà mutare la curvatura con la gerarchia per produrre delle nuove sfumature di quella stessa verità dai mille e mille vestiti. Ogni sfumatura non è un atto d'irriverenza nei confronti degli ordinamenti precedenti, ma un livello più raffinato di conoscenza,con un grado di maggiore aderenza ad una realtà che tende a sfuggire, facendo resistenza ai contorni delle determinazioni che sono semplici riduzioni soggettivexi, localmente applicabili.




Carta osservativa sul Clima di una Classe scolastica
La plasticità osservativa-esperienziale

https://sites.google.com/site/lamentemultiproiettiva/_/rsrc/1386602542918/aaa/angolo-riflesso/clima%20classi.png?height=249&width=320La plasticità osservativa è quello che la classe scolastica ti permette di sperimentare, quando scopri che ogni alunno ha compreso a modo suo il tuo dire e il tuo affermare, non perché poco attento o mentalmente poco dotato, ma solo perché il suo bagaglio di conoscenze ha aperto in lui scenari altri, con sviluppi altri che a te erano completamente sfuggiti e quell'esserti sfuggito non inficia il tuo valore di osservatore, ma semplicemente arricchisce la tua consapevolezza, dilatando il tuo sguardo-orizzonte con i modi altri che rendono frattale la tua stessa preparazione:


  • Sperimentare l'essere frattale della vita-conoscenza è l'essenza stessa dell'insegnamento, per chi ha voglia di apprendere dall'alunno che ha in sé il seme della conoscenza che non chiede altro se non di farsi quercia di consapevolezze




Il dinamismo vitale di una classe scolastica, infatti, è un'eccellente palestra di vita, in quanto permette di sperimentare una mente complessa, se letta come unica unità-insieme, con tanti sguardi che aprono a tanti orizzonti immaginativi ed attuativi e ogni sguardo è un grado di profondità, una curvatura di bellezza, una inclinazione di una verità incarnata e non astratta, rigidamente bloccata in una pagina. Infatti è proprio su tali differenze che nascono le gemmazioni ideative che evolvono lo stesso processo di conoscenzaxii, letto come un insieme, a corpo unico, che trasla ogni singolarità, quale complesso patrimonio dell'intera umanità:


  • se ogni lettura ha come nodo nevralgico intorno a cui si avvolge e svolge l'azione stessa di lettura, il medesimo osservatore storico che attua l'azione, allora tutte le letture sono un fatto individuale e auto-referenziale che danno i vestiti alla verità che così interpretata, riflette delle particolari geografie mentali. Negare questo processo naturale di appropriazione della realtà, significa avere una visione statica di realtà, fissa e immobile, come se fosse fatta da tante biglie che se ne stanno immobili sul ripiano verde di un biliardo, denaturate dall'occhio-colpo del giocatore e, in quanto tali, prive di un significato storico.


Dissodare le parole

La stessa parola auto-referenziale perde, così, l'intonazione negativa che fa facilmente gridare allo scandalo, per farsi ricchezza immaginativa ed ideativa di cosa viva, aperta a mille e mille modi altri (effetto guanto).

Il non essere un'accademica mi ha:

  • da un lato precluso una molteplicità di possibilità divulgative della mia idea, ricordo ancora quell'editore barese che rimase affascinato dalle carte dei miei appunti di biostoria nel 1994, ma non volle pubblicarle, poiché non essendo una docente universitaria era economicamente rischioso investire nella mia teoria;
  • dall'altro mi ha dato una tale libertà di movimento e di sperimentazione nella realtà-classe, come mi fece notare anni fa l'amico prof. Maurizio Gusso, da essere, oggi, libera dagli schemi mentali generalizzanti, legati all'appartenenza a scuole di pensiero. La mia carriera di docente è stata fortemente pilotata da quei guizzi negli occhi degli alunni, che ogni volta mi informavano che si era attuato un compreso, in quel databile tempo 0 di presente, unica dimensione di realtà.


Ordinate visioni. Non esistono santoni del sapere e della verità, come sosteneva Socrate il sapere e la verità sono dentro di noi, come un punto-spazio che non chiede altro che di esplodere e diventare il "frattale" della nostra mente/cuore. Ac 11Quando ritorno, ad esempio, a quella porta che mi fu chiusa in faccia dall'editore, rido perché sono le porte che ti sbarrano la strada, le vere opportunità che danno forza alla ricchezza naturale della tua immaginazione e realizzazione. Il buffo è che biostoria, a distanza di 20 anni, resiste, tanto da essere oggetto di riflessione per tesi di laurea e di confronto nei forum, mentre quella casa editrice è morta. Certo quell'editore investendo in essa, forse, avrebbe potuto dare una difforme inclinazione evolutiva all'azienda e al mio pensiero, ma purtroppo si è perso quello spirito mecenate che fece grandi gli editori del passato, governati più che dal mercato, dall'idea di nazionalità e di umanità in cammino. La sua ristrettezza di orizzonte si è fatta gabbia cognitiva, rendendo scontate e ridondanti le sue offerte editoriali, tanto da fallire.

Oggi vedendo i miei siti che mi hanno resa in parte autonoma dagli editori sono felice per quel diniego che mi ha permesso di essere pioniera nell'ideazione delle nicchie-saggi, offerti gratuitamente grazie alla rete e a Google in particolare, come uno spezzare il pane della conoscenza con chi ha voglia di apprendere, in un momento storico in cui la Cultura sta divenendo un bene di pochi.

La mia allergia, ad esempio, mi svincolò dall'esercitare la carriera di accademico, dandomi uno spazio più dinamico d'osservazione, la classe. Ricordo ancora il viso meravigliato del professore di Pedagogia 3, quando vide la bozza del quaderno di biostoria nel 1998:

  • parlare di complessità negli anni novanta, in Italia, era quasi una forma di irriverenza; la teoria del caos era pressoché sconosciuta, ricordo ancora lo sconcerto che suscitai quando ai convegni sui nuovi programmi di storia nel 1991-1994, a Bellaria, presentai le mie mappe evolutive a biforcazioni, introducendo lo spazio-finestra a campo uno-infinito nell'architettura della disciplina. Solo dopo il film Jurassic Park ai loro occhi persi quell'alone di stranezza.

Il valore del dialogare

Aprirsi al dialogo chiedendosi spiegazioni sui significati celati in una mappa, in una poesia, in un concetto  - il carsismo della parola - è una palestra funzionale al non rendere stantio il personale sapere. Come scrissi nell'introduzione ad Ordini Complessi (Il Filo, 2002), ogni scrittura è solo un approdo di una complesso viaggio di riflessione-osservazione-immaginazione che resta celato nell'intreccio narrativo, ed è intorno a tale spazio del taciuto, del vuoto-silenzio comunicativo che un interlocutore può aprire una finestra di dialogo, per intravedere dei significati nuovi che la sua mente sola potrà intravedere. In tale univocità si gioca il ruolo di vivente che partecipa alla vita con il suo contributo personalissimo.

Imparare a dialogare con le parti di sé e con gli sguardi degli altri, ti fa confrontare con i sensi comuni, le frasi fatte, le verità scontate ma svuotate di significato. Insegnandoti a saper prendere le distanze, imparando ad esercitare quella libertà di posizione che solamente può farti approdare, ad esempio, all'occhio eco-biostorico dallo sguardo-mente a punto infinitoxiii che ti proietta oltre gli scenari comuni, in quel piano dell'utopia che porta a spingere l'occhio-mente sino al limite-frontiera del non ancora visibile.

La gemmazione del pensiero

 


Nelle mie ricerche con un approccio auto-propulsivo di costante rilettura (azione dell'avvolgere) sono approdata all'osservatore storico (ogni uomo) come lente-bussola cognitiva che intesse la realtà così come fa il ragno con la tela.
In tale costante messa in discussione dei miei approdi di acquisizioni ho potuto isolare il processo di gemmazione del pensiero con la struttura a spugna della mente-habitat proprio perché ho riposto l'uomo con la sua interezza intellettiva ed emotiva al centro della stessa azione immaginativa ed ideativa che fa da campo-utero alla gestazione dei fatti.

Fatti che non sono frutto di un caso ma diramazioni-trame di scelte che hanno trovato spazio-casa nella geografia mentale dell'osservatore-agente-abitante che ha agito, facendosi così co-creatore della dialogica del divenire e non, come in molti vorrebbero, semplice fruitore di beni voluti e definiti in alti luoghi.

Un tale esercizio della libertà è scaturito, per esempio con biostoria, semplicemente dall'aver inseguito lo stesso evolversi del mio pensiero, in relazione alle molteplici rilevazioni pedagogiche in campo-classe e così facendo ho di fatto acceso un grande riflettore sulla mia stessa mente e ho osservato da altre postazioni, come un osservatore neutro a cento occhi, quello che in essa accadeva, inseguendo le tendenze, le ideazioni, le perplessità, le novità...
Tutto quel processo auto-referenziale che si fa vera ricchezza mentale ed emozionale che distingue e rende liberi e consapevoli di essere un abitante della vita, unica dimensione degna di essere difesa e salvaguardata, non in nome di un bio-potere come tal altri vorrebbero far passare, de-storicizzando la teoria di M. Foucault, ma poiché essa, vita, è la sola dimensione che ci rende:

  • presenti, osservanti, agenti, sognanti, amanti... in ogni tempo 0 di presente, unica dimensione di realtà ritmata da un respiro.

Il 2° livello della coscienza

Essere osservatori dell'osservatorexiv medesimo è la condizione che apre al 2° livello della coscienzaxv come ben seppero e sanno i grandi maestri, allenati a cogliere le ricadute cognitive ed emozionali del loro fare nella mente-sguardo degli alunni, e sono questi ultimi che aprono con la loro diversità alla dialogica comunicativa con le molteplicità immaginative, attuative che rendono sempre nuove le comprensioni.
I grandi filosofi dell'antichità non se ne stavano nel chiuso delle biblioteche a leggere e a razionalizzare teorie su teorie, ma erano mediatori di comunicazione, essi piegavano (azione del flettere) in uno scambio informativo costante e fluido con i loro discepoli le teorie e le stesse riflessioni che aprono i nuovi scenari immaginativi con le nuove molteplici possibilità attuative.
Socrate volutamente non ha lasciato scritti, ritenendo la scrittura un dopo la parola e, essendoci uno scarto spazio-temporale, una manipolazione del suo valore-gestazione-fioritura.

Il termine gestazione è voluto, poiché ogni compreso è un fatto unico, una nascita che richiede un prima e un utero-mente, cioè il tempo d'elaborazione e la geografia mentale che aprono gli spaccati di verità che si prestano a farsi cosa-nota, in un tempo 0 di presente.

(Carta sull'organizzazione a Sistema unico)

 Il gioco di visione-proiezione-collocazione-narrazione permette alla conoscenza di essere cardata e tramandata di uomo in uomo, di società in società, di era in era. Ogni passaggio implica una presa di realtà da parte di un osservatore e una trasmissione di eco-informativo, evolutosi:
  • la presa è l'atto di nascita di un compreso che si fa presente in uno spazio-tempo-mente collocabile, databile e definibile;
  • mentre l'eco è un vuoto informativo, semplice segno di quel passaggio, che si lascia rivestire da un osservatore altro disposto a leggerlo e ammodernarlo come cosa viva.

La vita e la morte sono due spazi coesistenti che danno forma a vuoto/pieno alla spugna storica in tale bivalente possibilità evolutiva, l'osservatore tesse, azione per azione, le sue proiezioni fattuali-fattibili che aprono alle realizzazioni storiche dei fatti.
Ogni realizzazione si combina con i vari campi degli immaginati che si fanno il campo silente dello strato ideativo-emozionale in cui ha preso forma quello schizzo-informativo vitale che si fa azione storica.

Ogni azione-fatto è una presa di posizione, auto-referenziale, che lega per sempre l'osservatore a quella scelta-testimonianza di quel particolare compreso, per cui ad esempio snaturare Biostoria dallo sguardo-mente di Antonia, significa ridurre Antonia a un cervello-pensiero senza storia-identità e Biostoria ad un intreccio di parole prive di quella coscienza che ha vagliato, posizionato, scalato, intrecciato con atti decisionali, fortemente consapevoli, tutto quell'insieme sistemico di significati e di fonemi. 


Valore operazionale di uno studio sulle geografie mentali

Ogni scelta di parola, di punteggiatura, di detto o taciuto si fa un'assunzione di angolazione storica che imprime una piega alla dinamica del divenire che così modificata si fa casa imprevista e innovativa:

  • Questo è l'errore metodologico nell'insegnamento di alcune discipline, come la matematica o la fisica, che solitamente si studiano come teorie astratte, delegittimate dallo spazio-mente dell'osservatore che le ha prodotte, con un tecnicismo operazionale che fa assumere ad una legge-proprietà un valore scisso, chiuso in una gabbia rigida di senso direzionale e non un valore relativo multi-proiettivo, legato allo sguardo-campo-nicchia di quel particolare sguardo-mente che ha saputo intesserlo nel campo storico, dando così forma-parola prima di tutto alla sua geografia di verità.

Entrare nella geografia mentale degli scenari immaginativi di uno scrittore o scienziato o artista o artigiano o operaio o scolaro o mamma o innamorato... è un imparare a leggere/leggersi come un uno-tutto multi-prospettico, inter-coeso, per sempre.

In tale univocità si gioca il valore inalienabile della complessità del divenire che assegna ad ogni individuo una funzione partecipativa singolare ad una creazione, non tracciata e non costruita, ma in continua ricollocazione e ricomposizione che si apre al non ancora immaginato, al non ancora pensato, al non ancora previsto...
Tutte quelle novità che rendono moltiplicativa la vita, letta come spugna a corpo a uno-tutto eco-biostorico.
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i Biostoria la definisco spesso come la mia creatura, meglio la mia bambina, essendo uno sguardo mente al femminile. A. Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6. Taylor & Francis Group - Routledge, August 2005. pp. 441-469.

ii Ricordo quando ebbi modo di incontrare Edgar Morin, nel 2003, egli ci tenne a puntualizzare il suo non essere un accademico. Mi colpi in quell'incontro la sua affabilità comunicativa con l'attenzione prestata a tutti gli interlocutori, tessendo delle relazioni comunicative efficaci, attente alla dinamica delle parole. Per questo ho voluto dedicargli il mio lavoro: Costellazioni di significati per una topologia del Pensiero Complesso. https://sites.google.com/site/biostoriaspugna/a-biostoria-quaderni/bibliografia

iii Essere allergici alla polvere rende attenti al respiro che si fa il vero valore, per questo ne Il Grido - Folata di pensieri in forma scomposta (© 2011) ne ho fatto la chiave di lettura che cuce in un insieme le narrazioni: “La chiave di lettura: Il grido è l'effetto 1 che attesta l'atto di nascita, aprendo al respiro quale presa storica del ritmo vitale di abitante della Vita.” https://sites.google.com/site/ilgridoantoniacolamonico/

ivA Colamonico, M Mastroleo. Verso una geometria multi-proiettiva della mente. © Il Filo Bari, 2010.

v G. Bateson. Verso un'ecologia della mente. Adelphi, 1977. - G. Kelly. La psicologia dei costrutti personali. Raffaello Cortina, 2004

vi D. H. Hubel. Occhio, cervello, visione. Zanichelli, 1988. - T. F. Banchoff. Oltre la terza dimensione. Zanichelli, 1993.- R. Rucher. La quarta dimensione: un viaggio guidato negli universi di ordini superiori. Adelphi, 1994.

vii A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0. © Il Filo Bari, 2012

viii A. Colamonico. Biostoria. Verso la formulazione di una nuova Scienza. Campi, metodi, prospettive. Il Filo, Bari 1998.

ix A. Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. ©Il Filo, Bari 2006.

x A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0. © Il Filo Bari, 2012

xi B. de Finetti, Filosofia della probabilità. il Saggiatore, 1995

xii La conoscenza come il complesso architettonico-operativo dello stesso sapere umano è il vero patrimonio di una Società, fatto di informazioni-trasferibili che possono rendere sfumate e molteplici le realizzazioni dei fatti-risposte storici. Ogni conoscenza è un approdo ed un ordito, insieme, da un lato risolve una situazione e dall'altro porge un eco-appiglio agli ulteriori sviluppi dello stesso abitare nella storia. Sviluppare uno sguardo allargato apre la mente alle proiezioni a tempi variabili (a breve-medio-lungo termine) con le letture non solo a nodi-punti ma anche a creste-maglie. Per chi è esperto di organizzazioni a nodi-rete si rammenta che si possono definire come unità-chiave: i nodi, la rete, i legamenti che possono essere letti singolarmente, ad uno a uno, o in maglie-finestre che creano dei piccoli insiemi sistemici di visione-realtà. A. Colamonico. Fatto tempo spazio. Oppi, 1993.

xiii A. Colamonico, M. Mastroleo op. cit. 2010.

xiv H. von Foerster. Sistemi che osservano. Astrolabio, Roma 1987.

xv E. Morin I miei demoni. Meltemi Editore, 2004.


© 9 agosto 2013 - Antonia Colamonico - Tutti i diritti sono riservati.
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Quaderno di Biostoria n° 8


Il piglio eco-biostorico
Verso una scienza & metodo dello sguardo
Saggio nido-nicchia

mercoledì 11 maggio 2016

Biostoria. Verso la formulazione di una scienza nuova. Campi, metodi, prospettive.





Antonia Colamonico

Biostoria

Verso la formulazione di una scienza nuova. Campi, metodi, prospettive.
Il Filo. Bari, 1998

Dall'Introduzione

Studiando in California l'evoluzione meteorologica, nel 1960, E. Lorenz scoprì per caso, quello che è chiamato l'effetto farfalla. Lo studioso americano aveva messo a punto un modello-giocattolo con il quale al computer studiava la dinamica dei venti e in uno di questi giochi si rese conto che due processi simili potevano differenziarsi e non conservare più alcuna affinità, se una variazione minima, come fattore aleatorio, subentrava a mutarne in uno dei due il percorso. La scoperta fu che quella che noi comunemente chiamiamo deviazione è l'elemento innovatore e scatenante (farfalla) che permette l'evolversi di un processo, come sdoppiamento. La dimostrazione della dipendenza dei sistemi reali dalle condizioni iniziali dei fenomeni, calata nella mia esperienza di ricerca epistemologica e metodologica nella storia, mi trova pienamente concorde.

Il nostro sapere si evolve sull'errore ed è proprio dalla rilevazione di due limiti strutturali interni alla ricerca storica che si può iniziare il viaggio di esplorazione nel universo biostoria. Leggendo i vari studi che illustrano il quadro complesso dei campi della ricerca storiografica, si possono individuare due nodi di fondo da sciogliere per una maggiore chiarezza metodologica:


  • 1. Il ritenere il futuro un campo poco interessante.
  • 2. L'utilizzare un'organizzazione delle informazioni obsoleta e frenante per una società che si evolve a tempo reale.
https://sites.google.com/site/biostoriaspugna/home/struttura/assorbire/tempo%200.png 
  • Il primo limite nasce dalla domanda: perché lo storico ritiene il futuro un campo non storico? 
Osservando il quadro delle tendenze di ricerca, gli storici sono soliti parlare sempre di passato, solo ora si comincia a porre l'attenzione al presente e si avverte l'esigenza di un campo di lettura "oggi" da affiancare a quello "ieri"; ma la dimensione storica dell'uomo si struttura su tre piani che sono passato-presente-futuro; ed è proprio quest'ultimo l'elemento scatenante che dirige l'azione. Sono le linee progettuali di immagini future infatti che guidano i soggetti-società nella scelta delle azioni-risposte in tempo presente. In tale visione tridimensionale, inoltre non tutte le azioni possono assumere lo stesso peso storico: una scelta "a" non equivale  a  una scelta "b". Ogni linea di futuro si pone in rapporto soggettivo di interdipendenza con la stessa azione che l'ha tracciata in un dato tempo-spazio passato. Sono le linee o i fili, quali echi storici, le trame sottili del vivere che rendono rete il passato-futuro; mentre l'evento-fatto è il nodo-scaglia che concretizza la vita. Tale campo infinito-uno è lo spazio di lettura dello studio biostorico.  
  • Il secondo limite è di tipo architettonico. Sono stati ampliati i campi della ricerca e come conseguenza le informazioni si sono più che quintuplicate, ma si continua a gestirle con la vecchia organizzazione del sapere. 
Il mutamento prodotto dal take-off delle conoscenze non è più leggibile con le sole strutture lineari, tipiche del taylorismo, elaborato dal sistema industriale. Provando ad effettuare una lettura di realtà con occhio eco-sistemico, si può constatare che in natura non esistono sistemi isolati, ma solo sistemi in sistemi più ampi. Ogni sistema-organizzazione, a sua volta, come insieme di elementi co-agenti, produce nel suo interno una forza di coesione, quale campo di attrazione, che gli permette di sopravvivere. Il campo trasborda il confine in senso stretto e tale andare oltre si traduce in bacino di attrazione per altri sistemi. Il sistema industriale, alla luce di tale visualizzazione, non è solo un'organizzazione socio-produttiva, ma anche politica, sociale, culturale, mentale, linguistica, metodologica, scolastica... Dato che quando si attua una perturbazione in un punto x in uno dei sistemi di appartenenza, inevitabilmente e irreversibilmente si determina un mutamento in tutto l'insieme sistemico (effetto farfalla), la crisi del nostro sistema di lettura-gestione delle informazioni storiografiche è dunque qualcosa di molto più profondo della semplice incapacità a sintetizzare l'enorme quantità informativa. Siamo di fronte alla revisione di tutto l'universo industriale.

Indice quaderno

Si può parlare di un vero e proprio collassamento di tutto il paradigma di conoscenza e di rappresentazione non solo della disciplina storica, ma di tutta la situazione storica, in cui essa si è definita. Bisogna scoprire un nuovo modo di osservare, di leggere, di muoversi nelle informazioni, di organizzare, superando i tetti-limiti di conoscenza che la riducono a linee uni-dimensionali di lettura, appena sufficienti per un sistema industriale, insufficienti per uno informatico. Occorre attuare un salto gnoseologico che, inevitabilmente, produrrà un ordine diverso di catalogazione-gestione del sapere storico con effetto di ricaduta su tutti gli altri campi disciplinari. Necessita una rivoluzione prima di tutto utopica e poi topica della rappresentazione della realtà...

Biostoria come oggetto cognitivo, iniziò a porgersi nel 1992, quando in Fatto Tempo Spazio fu disegnata un'ipotesi di nuova architettura a rete-finestre del Sapere storiografico, a superamento della vecchia periodizzazione (Antichità-Medioevo-Età moderna) di C Cellario (1634-1707). In tale studio la storia acquisì il significato di vita come fatti o eventi o atti o azioni che si compiono e prendono corpo in uno spazio 0 di presente. La storia così rivisitata, si poneva come la vita che si realizza o si fa, a tempo 0, in tutti gli spazi universo; mentre la conoscenza prendeva il significato di immagine-costruzione dei fatti di vita. E che cosa è la vita se non il susseguirsi di eventi, quali, quid o quanti che si attualizzano per poi perdersi nello spazio universo! La conoscenza a sua volta è un risalire quelle perdite, ordinandole, delimitandole, catalogandole... Essa come un fattore a posteriore non riproduce gli eventi, bensì le immagini discrete di essi, soggettivamente ponderati...


La scienza biostorica, quale campo infinito-1, si pone come un nuovo paradigma di conoscenza che potrà nel tempo insegnare a rispondere a molte domande sulla produzione di futuro e questo è forse l'aspetto più interessante di tale cosmologia...
Antonia Colamonico



https://sites.google.com/site/biohistoryepistemology/_/rsrc/1390391023815/home/Antonia%20colamonico%20pp.png
Antonia Colamonico, biostorica
Nella dinamica della vita esiste una sola forma di bellezza, che si acquisisce con l’atto della nascita:  - La bellezza data non dall’appartenenza ad una categoria, ma dal semplice essere la categoria! ... Occupare uno spazio, consumare un tempo, esprimere una forma… sono queste le qualità che fanno di ogni essere vivente un cittadino della storia. Da Antonia Colamonico. Quale logica per un reale cambiamento in una Società a dimensione Planetaria? 2009.


lenti di lettura

Proiezione di lettura, a occhio oggi

Il quaderno n° 2 - Biostoria, verso al formulazione di una nuova scienza. Campi , metodi, prospettive - fu scritto a cavallo tra il 1993 e il1994, da subito non ebbe vita facile, sotto molti aspetti non ne ha ancora. 
In molti ho letto una nota di disagio quando si sono misurati con le mie carte, poiché vi hanno letto uno forma di spaesamento che andava a perturbare le sicurezze di lettura, le comodità storiche:
  • Un editore napoletano fu molto esplicitò, quando lo incontrai, mi portò nel deposito dell'azienda e mi mostro i quintali di libri stampati e già imballati per essere spediti, le sue parole furono:
    • se la sua lettura storica dovesse prendere piede, cosa ne facciamo di tutti questi testi?
  • Un altro editore bresciano mi disse che avevo costruito un carrarmato per sparare ad una mosca; non aveva mai sentito parlare di teoria del caos o forse l'aveva letta senza comprenderne l'ampiezza di lettura.
  • Un ispettore scolastico barese pose il suo veto ad un editore locale che mi aveva già dato l'assenso per la pubblicazione. Nei suoi occhi colsi la paura nel visualizzare le mappe concettuali, all'epoca in molti non sapevano come leggerle e mascherò la sua ignoranza adducendo che la casa editrice non poteva pubblicare tutte le proposte di letture senza il pericolo di innescare un fallimento. Fu profetico, la casa di lì a qualche anno fallì, mentre biostoria vive.
  • Una nota casa editrice barese mi rispose che era una bella lettura della realtà, ma non essendo io un'accademica, per l'editore ero un rischio economico.
  • Un mio prof. di pedagogia dell'ateneo Barese, all'epoca preside di facoltà, non vole scrivermi la nota di presentazione alla pubblicazione (1998), adducendo come scusa che per amministrare la facoltà, aveva finito con il trascurare la ricerca. E quindi non se la sentì di rischiare la sua rispettabilità con una materia a lui oscura.
Nel 1998 misi fine all'attesa e pubblicai il quaderno con il Centro Studi Biostorici, il Filo. Un caro amico grafico, Francesco Lananna (Studio Lananna Via Sparano, 162. Bari) che aveva in precedenza curato il fascicolo Biostoria, prime carte di viaggio - Art Direction Carlo Curci  (Bari, 1997), impaginò le mappe e il testo, dandogli la veste grafica attuale:
  • Ricordo ancora quella mattina, quando mi recai presso il suo studio per correggere le bozze e lui mi accolse con la scrivania tutta tappezzata dalle mappe-carte che aveva stampato per gioco e sorrideva. Era emozionante vederle tutte assieme così disordinate, davano la sensazione dell'Ordine del Caos. Fu lui a voler dare all'indice la forma di quadro (foto), per caratterizzarne la diversità dell'occhio.
Francesco Lananna ha curato anche l'impaginazione-stesura di Ordini Complessi. Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo 2002.

Dal giorno in cui ebbi nelle mani il quaderno nella sua bella veste grafica, iniziò la mia azione di divulgazione del nuovo paradigma. Non ho mai venduto una copia, ho sempre regalato il libro, con un po' di rimproveri da parte della mia famiglia:
  • Ma come si può vendere il cuore?
Biostoria era la parte più profonda della mia Coscienza, avevo acceso un riflettore sulla mia capacità ad osservare e ad estrapolare informazioni, ed era nata lei. La chiamavo, ridendo con mio figlio, la mia bambina Spazioliberina, mentre lui Marcello era il mio bambino Spaziobirichino; lui l'anima matematica, lei l'anima poetica della nuova Società a Democrazia Planetaria.
Credo che in tutto di copie ne abbia donato un centocinquanta, non di più, ma l'effetto è stato moltiplicativo, esponenziale, se si misura l'ampiezza dello spazio di ricaduta. Oggi ho dei fedeli lettori in tutti i continenti, grazie anche all'evoluzione della rete e alla politica di Google che mette a disposizione, gratis, gli spazi per costruire siti e blog, altrimenti non averi avuto i mezzi materiali per amplificarne le trame e l'informazione.
Il Quaderno è stato un biglietto da visita che mi ha permesso di relazionarmi con menti italiane e straniere ad altissimo livello organizzativo, cognitivo e soprattutto umano; pur rimanendo confinata, nella mia piccola casa di provincia. Come dico spesso ai miei amici:
  • l'umanità è venuta a me ed io ho solo filato le parole, depositandole nelle nicchie-nido a spazio-mondo!
Nonostante il moltiplicarsi dei siti e dei blog, in molti ancora non riescono a comprendere Biostoria, poiché non possiedono la topologia dello sguardo a campi-finestre-maglie, unica capacità osservativa, in grado di far leggere gli ordini multipli a campo profondo, che nel libro chiamo la Sintropia del Caos.
La presa di realtà di un'idea si misura da come le sue particelle, a parole, siano divenute nodi-comuni dei discorsi, oggi infatti tutti iniziano a parlare di finestre, di nicchie, di ombra/luce nelle letture, di ordini a multi sguardi, vincolati ai punti di vista, di apertura logica della mente, ma ancora in tanti, nonostante il loro dire e il loro scrivere, la visione a occhio-eco-biostorico è una scatola chiusa, poiché non riescono a focalizzare la sintropia del Caos che apre alla mente democratica:
  • La democrazia, prima che un sistema politico o giuridico o economico, è un'organizzazione mentale-cognitiva che richiede quell'occhio-sguardo de-coordinato di Spazioliberina, che sa muoversi nella realtà, filandola e sfilandola in ordini multiplo-informativi, a logica aperta. Da tale logica, aliena alle generalizzazioni preconfezionate, possono nascere gli slanci del cuore, dall'etica gentile, che allargano lo sguardo-pensiero al Tutto della vita.
Il nuovo salto di paradigma richiede una nuova topologia non solo dell'ordine di lettura, ma della forma-mente-sguardo, quale capacità a leggere i sincronismi degli spazi-tempi e dei significati, in un solo colpo d'occhio (occhio di mosca), azione che richiede una mente de-coordinata, come visualizzata nelle poesie di Il Filo, 1994.
Carta biostorica da:
Il piglio eco-biostorico - Verso una scienza & metodo dello sguardo
Tale abilità, una volta identificata come naturalezza costruttiva della mente-pensiero di ogni uomo, è possibile leggerla negli occhi di un interlocutore, in quanto si genera una lieve
discrasia nell'allineamento delle pupille, una lieve forma di quasi astigmatismo che rende la visione a due fuochi.
Naturalmente il leggerlo richiede competenza osservativa che con la
lente biostorica si acquisisce, di qui nacque l'idea di aprire una Palestra della mente nel 2002.
Non tutti, infatti, riescono a notare tale abilità cognitivo-elaborativa a pensiero sdoppiato, essendo il tempo a occhio de-coordinato di brevissima durata, solo una breve frazione di secondi e per leggerla necessità guardare, fisso negli occhi, l'interlocutore e identificare, al volo, le aperture dei tòpoi in cui il suo pensiero si sta muovendo:
  • Gli occhi sono lo specchio della coscienza, guardarsi negli occhi è alla base di una vera comunicazione che non si organizza sui sensi preconfezionati dalle logiche stantie, ma su quelli che prendono verso-direzione di volta, in volta in relazione all'iter di costruzione emittente/destinatario, in una situazione concreta a tempo 0.

Acquaviva delle Fonti, 24 Ottobre 2015

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  • Evoluzione delle trame di Biostoria, scienza & metodo dello sguardo multi-proiettivo
Non puoi aspettarti di vedere al primo sguardo. Osservare è per certi versi un'arte che bisogna apprendere. W. Herschel

Boston, USA

Boston, USA
Visita al MIT, il tempio della Nuova Era

Pubblicazioni e inediti - Antonia Colamonico -

Le Filastrocche di Spazioliberina - Raccolta di poesie, 1992, nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della Storia. OPPI – Milano 1993.

Storia - Nuova Secondaria, 15 settembre, pagg. 69-71. Editrice La Scuola- Brescia,1994.

Ed altro – Raccolta di racconti brevi 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Il Filo - Raccolta di poesie, 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Corso modulare di aggiornamento transdisciplinare. Pagg. 31-33, Oppi Informazione, Milano. Sett.- dic. 1995.

Biostoria scienza e metodo per un pensiero al plurale. Prime carte di viaggio, in collaborazione con lo studio Lananna - Art. Direction Carlo Curci. Ed. Pubblicità e Stampa. Bari, 1997.

Biostoria. Verso la formulazione di una nuova Scienza. Campi, metodi, prospettive. Il Filo - Bari 1998.

L’occhio biostorico e la lettura della Società delle Informazioni –http://www.formanet.it/biostoria - 2000.

Ordini complessi - Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo – Bari, 2002.

Ottimizzare i processi di insegnamento-apprendimento: la scienza e Metodo biostoria. In FIS-CAB, Pag. 3 – maggio-giugno 2003, Bari.

Echi di vita in (“La nostra Storia - Cronistoria della Città di Acquaviva delle Fonti” dei fratelli Martino e Nunzio Mastrorocco, Ed. Summa). 3003

La conoscenza biostorica tra ordini multipli e pensiero complesso. In Pianetascuola, Irfos Bari. Ott.-Dic. 2004. pp. 5-6.

Bio-Informazione: nuove linee per una scienza nuova, in http://www.invisibilmente.it/forum/ - nov. 2004.

Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge, August 2005.

Il Pensiero Creativo e il ruolo del futuro nella Dinamica Biostorica: restaurazione e risorgimenti. In Pianetascuola, n° 3, lug.-sett. pp. 3-6, Ed. IRFOS – Bari. 2005.

Cambi di paradigma nell’esplorazione biostorica. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, gen.- marz. 2006, pp 18-30.

Alla palestra della mente: Costellazioni di significati per una topologia del Pensiero Complesso. Inedito. 2006.

Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma, pp. 129-140. Ed Cacucci – Bari, 2006.

Le letture biostoriche per una didattica efficace La Classe come Organismo a dimensione uno-tutto. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, nov.- dic. 2007, pp 21-25.

Metacognizione e multimedialità: dalla storia alla biostoria. http://www.internetestoria.it - 2008