Il piglio eco-biostorico
Il territorio mentale e le angolazioni di lettura
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Acquaviva delle Fonti (BA), Italy- La Cattedrale. |
Cartografie di spazi naturali in Scenari immaginativi e attuativi
Le regole del gioco nel paradigma biostorico
"Le
tessiture storiche danno il volto alla realtà che resterebbe un non
conosciuto e un non dicibile, se privata dallo sguardo-mente
dell'osservatore che, intessendo gli echi informativi in narrati disciplinati,
dà tracciabilità al suo avvistato-compreso-affermato-trasmesso. In un
simile gioco intricato multi-prospettico, l'accesso alla realtà è vincolato alla
capacità cognitiva ed espositiva dell'osservatore (ogni uomo) che
veste di senso-direzione dei quid
informativi che da incognite si fanno res note (cose conosciute). ... da Nota " Antonia Colamonico
PREMESSA
Gioco di posizioni nelle
proiezioni storiche
Aspetto Autoreferenziale nelle Osservazioni - Il soggettivismo
nelle Scienze-Metodi di Ricerca
L'osservatore è il decisore che dà la piega, con relativa
inclinazione di significato, alla forma del suo osservato, il quale
resterà incastonato, come una gemma in un anello, nel modo
organizzativo del decisore stesso che tra una molteplicità di
significati possibili seleziona quello funzionale alla
sua stessa rilevazione-narrazione. In tale relazione incarnata di
osservato-osservatore-osservazione,
a sistema unico, ogni scienza o ogni scrittura-opera è un evento al
singolare che si porge come ordito
per gli ulteriori intrecci dei nuovi
osservatori-creatori di significati storici, spendibili negli eventi che verranno.
Ogni rilevazione è il
risultato di uno sguardo-lente lettore che si è misurato con un
complesso sistema ordinato, ne ha isolato delle tracce e su quelle
intuizioni informative ha imparato ad organizzare il suo sistema
ordinato di lettura significativa. Nella relazione lettura-vita è
l'osservatore stesso, quale negoziatore di significati, ad assumere
la funzione di ordinatore di senso-valore storico.
La vita non è né
ordinata, né disordinata. Ordine e disordine sono solo i due poli di
organizzazione in cui l'individuo-lettore si muove in relazione alla
sua capacità di lettura che gli dà una molteplicità di sfumature di
sguardi.
- Ogni sguardo è un livello più o meno chiaro di
comprensione. Non tutti gli individui
storici presentano le medesime competenze osservative e
organizzative, quello che per alcuni è chiaro, per altri confuso e
viceversa, per cui si può parlare di ricchezza di sguardi che danno una forma a multi-sfaccettatura alla realtà.
- Ogni faccia è un modo particolare di leggere con relativa possibilità di rispondere alla vita; più saranno le ipotesi di risposta e più saranno amplificate le probabilità di restare nella storia. In una scienza dello sguardo necessita apprendere il come
diversificare le letture per rendere l'osservatore mentalmente attrezzato a rispondere, sviluppando modelli diversificati di costruzione di realtà.
|
(da A. Colamonico. IL filo in Le stagioni delle Parole. 1994) |
Scenari immaginativi
In questa breve riflessione vorrei porre l'attenzione sull'aspetto immaginativo che apre i nuovi campi di ricerca, quali percorsi d'approfondimento su una natura che si svela sempre più intricata allo sguardo dell'osservatore.
Biostoria, scienza & metodo, come carta-lettura interpretativa di una realtà a spugna a uno-tutto con vuoti e trame, nicchie e creste evolutive che rendono porosa la sua chioma, si presta quale esempio concreto per comprendere l'aspetto autoreferenziale, presente in ogni azione di ricerca. Per
essere più esplicita:
Ogni
scrittura, a prescindere dalla sua tipologia, è un lavoro di riordino e
di ricostruzione immaginativa, privatissimo, di un quid che si è
mostrato all'occhio-lettore. Ogni definizione-lettura è un fatto unico,
anche se avvallata da
riferimenti bibliografici ad altri ricercatori o scrittori che di fatto
rientrano solo a margine nel lavoro stesso di stesura.
Per comprendere tale aspetto individualistico presente in ogni organizzazione informativa necessità porre l'attenzione sulla geografia mentale del ricercatore stesso, che immaginando, rilevando e organizzando, collega e tesse il filo del suo ragionamento in una successione spazio-temporale di approdi informativi,
a cui giunge il suo pensiero, prendendo, a sua volta, una forma sempre
più complessa, similare all'oggetto stesso della sua rappresentazione (topologia a corpo uno tutto individuo-campo-habitat). Ogni rilevazione si interconnette più con gli scritti precedenti dell'osservatore, che con la realtà in sé. Nell'universo epistemologico di biostoria che, come spesso dichiarato
iniziò a prendere forma e nome nell'agosto del
1992, a guardar bene ho descritto non tanto la vita quanto la capacità comprensiva di Antonia stessa che con un gioco di riflessioni e di osservazioni, dilazionate nel tempo, ha costruito un modello spugnoso di realtà storica.
Premesso che, per giungere ad un livello così organizzato di
pensiero necessita una buona consapevolezza degli scritti di altri
pensatori che si pongono a orditi informativi funzionali
alla tessitura - valore economico della cultura - (si vedano ad esempio le note e le
bibliografie dei quaderni che danno la visione allargata e
multidisciplinare degli altri sguardi che hanno fatto da sfondo paradigmatico alla ricercazione biostorica); va tuttavia puntualizzato che
la nascita di un nuovo tracciato, implica sempre una fase
creatrice che apra dapprima gli scenari ideativi nella mente stessa dell'osservatore che, singolarmente,
contempla la nuova cresta di immaginati che, prendendo forma-casa nel suo pensiero, solo dopo
si faranno dei tracciati
narrativi da comunicare. E, solo ancora dopo, quegli immaginati si
evolveranno in condivisi da altri osservatori che leggendoli come orditi altri, decideranno se renderli sotto-strato del loro racconto altro.
Per cui l'ideatore-scrittore essendo il primo a visualizzare non
ha riferimenti a cui appigliarsi se non le sue medesime intuizioni e
di fatto l'unica presa di realtà è la medesima immaginazione che
gli ha svelato la nuova creaturai, mentre solo come contorno echeggeranno nel lavoro i riferimenti ad altri scrittori.
Si pensi ad un Michelangelo che
nel momento di creare l'affresco della Cappella Sistina, si fermasse
a dire questo braccio è ripreso da quel pittore, quel sorriso da
quell'altro, il dito da una sintesi di altre dita di quei tre
pittori altri e così ogni chioma, volto, paesaggio... Certamente
con un simile approccio la Cappella Sistina non sarebbe divenuta il
capolavoro che noi contempliamo. Capolavoro che ha richiesto una
fluidità immaginativa nello spazio mente di Michelangelo,
quale gioco autonomo di accoppiamenti strutturali tra
immagini-proiezioni di significati-scelte di colore-armonia di
forme. Certo il suo sguardo aveva fissato altre
raffigurazioni, ma la dinamica della visione-pensiero in lui ha
saputo trovare delle differenti collocazioni spazio-semantiche nella
volta della cappella, divenendo questa un unicum
di immensa bellezza. Lo stesso discorso vale per la Divina Commedia,
per la Teoria della Relatività Generale, per l'invenzione del
cannocchiale... Tutte chiarezze informative che hanno preso casa
nella mente di un databile e appellabile individuo storico che con un atto decisorio ha
scelto come incanalare e rendere visibile la sua intuizione di guizzo
informativo. Ogni pensiero-mente si fa nicchia di una particolarissima angolazione di realtà che assume identità grazie al contributo di quel pensiero, funzionale con il suo sguardo particolare a quella lettura-sfumatura di verità.
Lo sguardo fratto
Ritornando a Biostoria, personalmente non sono un'accademicaii,
abbandonai l'idea di una simile carriera inizialmente intrapresa,
quando scoprii la mia allergia alla polvere che mi rende le
biblioteche luoghi soffocantiiii.
Sono stata, per circa 38 anni, un'insegnate di scuola superiore con
uno sguardo duplice, attento alle discipline-grammatiche che
insegnavo e alle ricadute mentali sulla psiche dei miei alunni che
erano il termometro del valore della mia azione
educativa (processo a feedback).
Nell'esigenza di pragmatismo che
guidava la mia azione nella vita-classe, ho sviluppato un
occhio-lente e di riflesso una conoscenza più sul come fare,
che sul come dire:
non mi interessavano tanto i discorsi, a volte cavillosi, delle critiche alle scuole di pensiero che fanno
discutere per ore, come a volte accade nei forum o negli
speciali televisivi, tra un costruttivismo e un cognitivismo, tra un
è più giusto dire o un è meglio dire... quanto gli aspetti strutturali della loro incidenza costruttiva di realtà.
Ricordo
ancora, ad esempio, nei miei anni giovanili le lunghe diatribe nei
collettivi se Mazzini fosse stato più democratico o più
conservatore, dispute che rendevano stressanti le conversazioni e
fortemente avvitate su prese di posizione faziose che finivano col
dare alle parole e ai loro significati un'assolutezza da vera gabbia
concettuale. Odio le gabbie che mi riportano a quella
sensazione di soffocamento della mia allergia!
non mi soffermavo tanto a
studiare le teorie intorno alla validità discorsiva e
argomentativa dei detti e giustificati, ma essenzialmente in relazione
alla loro applicabilità pedagogica che rende il valore
funzionale delle teorie stesse; per cui ogni studio nella
mia ricercazione didattica non è mai
stato visto come un isolato confinato in una pagina di libro o quale re
arroccato all'interno di una proposizione, ma come uno strumento
di sperimentazione per rendere il mio fare
educativo più opportuno allo sviluppo
dell'autonomia cognitiva e operativa degli studenti.
Essi sono
sempre stati il vero oggetto della mia attenzione-osservazione!
Essere approdata a Biostoria è stato solo un caso, non un'azione
premeditata, in questo senso la leggo come un dono amorevole per
aver creduto nei ragazzi e nella loto possibilità di libertà.
Spesso mi sono interrogata sul perché proprio io avessi avvistato
tale complesso sistema ad ordine multiplo che ha richiesto un
immenso sacrificio per tradurre quell'avvistato in discorso trasferibile.
Il pragmatismo storico-vitale
L'azione pedagogica in una classe
reale è altra cosa dalla lettura di una teoria sulla
classe, così pure l'azione dell'apprendere, dalle teorie d'apprendimento; oppure la storia-vita (biostoria) dalla pagina del racconto storiografico (la storia nel senso tradizionale), come scrissi in Fatto tempo spazio (Oppi
Milano, 1993) esiste uno scarto spazio-temporale tra la
storia-vita e la storia-carta di realtà.
Il modello-carta è un'astrazione che
va poi calata nella realtà operativa ed è in tale
prova del fuoco che si rivela il suo limite funzionale
che richiede delle perenni azioni d'adeguamento; infatti in
biostoria parlo di scienza di processo e non di
stato, parlo di scienza-sguardo in eterno
ri-modellamento e non di legge o di teorema o di soluzione
finale:
in una lettura di realtà
multi-proiettiva ogni
legge, ogni teorema e ogni risoluzione è funzionale al particolare e
circoscritto campo di riflessione-osservazione, in cui
l'osservato-osservatore costituiscono un unico sistemaiv.
Necessita, per entrare in un sì fatto
panorama epistemologico, fare un salto concettuale che porti oltre
l'idea settecentesca di scienza come studio delle leggi
oggettive di una realtà indipendente dall'osservatore che si rivela
nella sua interezza organizzativa.
Già dagli anni '80 gli studi
sull'Ecologia della mentev
e sull'occhio-visionevi
hanno rivelando come la lettura dello spazio con quella che
chiamiamo realtà sia una forma di compromesso tra
l'osservatore-mente e il campo-osservato, essendo il modo di
elaborare del cervello con la stessa capacità immaginativa
della mente un fattore non neutro nella costruzione della
visione. Biostoricamente parlando quella che si chiama realtà è solo il punto
0 d'incontrovii
tra un movimento e un'elaborazione immaginativa
di tale movimento che abilita l'occhio-sguardo a vedere:
in tale dinamismo
immaginativo-esperienziale, infatti, in biostoria parlo di parola-guantoviii
e non di parola-gabbia; parlo di senso-confine dai contorni slabbrati a
fiocco di neveix
e non di frontiere uni-definite invalicabili... Di creazione
divenientex
e non di realtà conclusasi... di sguardo indirizzato dal futuro e non dal passato...
Smitizzare le scritture con le relative
affermazioni non è un atto irriverente, ma la presa di
consapevolezza che il nostro accesso alla realtà è veicolato
dalle carte-modelli-narrazioni che danno alla verità esperita una particolare
inclinazione, come in un gioco di specchi che de-formano
l'immagine riflessa:
Allora se la verità assume la
forma-veste che lo stesso occhio-lettore imprime alle curvature e
alle gerarchie dei perché-come-in quanto ché-dato che... con le
derivanti tipologie di variazioni, basterà mutare la curvatura con la
gerarchia per produrre delle nuove sfumature di quella stessa verità dai
mille e mille vestiti. Ogni sfumatura non è un atto d'irriverenza
nei confronti degli ordinamenti precedenti, ma un livello più
raffinato di conoscenza,con un grado di maggiore aderenza
ad una realtà che tende a sfuggire, facendo resistenza ai contorni delle
determinazioni che sono semplici riduzioni soggettivexi, localmente applicabili.
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Carta osservativa sul Clima di una Classe scolastica |
La plasticità osservativa-esperienziale
La plasticità osservativa
è quello che la classe scolastica ti permette di sperimentare,
quando scopri che ogni alunno ha compreso a modo suo il
tuo dire e il tuo affermare, non perché poco attento o mentalmente
poco dotato, ma solo perché il suo bagaglio di conoscenze
ha aperto in lui scenari altri, con sviluppi altri che
a te erano completamente sfuggiti e quell'esserti sfuggito non
inficia il tuo valore di osservatore, ma semplicemente arricchisce la
tua consapevolezza, dilatando il tuo sguardo-orizzonte con i modi
altri che rendono frattale la tua stessa preparazione:
Sperimentare l'essere
frattale della vita-conoscenza è l'essenza stessa
dell'insegnamento, per chi ha voglia di apprendere dall'alunno che
ha in sé il seme della conoscenza che non chiede altro se non di
farsi quercia di consapevolezze.
Il dinamismo vitale di una classe
scolastica, infatti, è un'eccellente palestra di vita,
in quanto permette di sperimentare una mente complessa, se letta come
unica unità-insieme, con tanti sguardi che aprono a tanti
orizzonti immaginativi ed attuativi e ogni sguardo è un
grado di profondità, una curvatura di
bellezza, una inclinazione di una verità
incarnata e non astratta, rigidamente bloccata in una pagina. Infatti è proprio su tali differenze che nascono le gemmazioni
ideative che evolvono lo stesso processo di conoscenzaxii,
letto come un insieme, a corpo unico, che trasla ogni singolarità,
quale complesso patrimonio dell'intera umanità:
se ogni lettura ha come nodo
nevralgico intorno a cui si avvolge e svolge l'azione stessa di lettura, il medesimo osservatore
storico che attua l'azione, allora tutte le letture sono
un fatto individuale e auto-referenziale che
danno i vestiti alla verità che così
interpretata, riflette delle particolari geografie mentali. Negare
questo processo naturale di appropriazione della realtà, significa
avere una visione statica di realtà, fissa e immobile, come se fosse fatta da tante
biglie che se ne stanno immobili sul ripiano verde di un biliardo,
denaturate dall'occhio-colpo del giocatore e, in quanto tali, prive di
un significato storico.
Dissodare le parole
La stessa parola
auto-referenziale perde, così, l'intonazione negativa che fa
facilmente gridare allo scandalo, per farsi ricchezza immaginativa ed
ideativa di cosa viva, aperta a mille e mille modi altri (effetto
guanto).
Il non essere
un'accademica mi ha:
da un lato precluso una
molteplicità di possibilità divulgative della mia idea, ricordo
ancora quell'editore barese che rimase affascinato dalle carte dei
miei appunti di biostoria nel 1994, ma non volle pubblicarle, poiché
non essendo una docente universitaria era economicamente rischioso
investire nella mia teoria;
dall'altro mi ha dato una tale
libertà di movimento e di sperimentazione nella realtà-classe, come mi fece notare anni
fa l'amico prof. Maurizio Gusso, da essere, oggi, libera dagli schemi mentali generalizzanti, legati all'appartenenza a scuole di pensiero.
La mia carriera di docente è stata fortemente pilotata da quei guizzi negli
occhi degli alunni, che
ogni volta mi informavano che si era attuato un compreso, in quel
databile tempo 0 di presente, unica dimensione di realtà.
Quando ritorno, ad
esempio, a quella porta che mi fu chiusa in faccia dall'editore, rido
perché sono le porte che ti sbarrano la strada, le vere
opportunità che danno forza alla ricchezza naturale della
tua immaginazione e realizzazione. Il buffo è che biostoria, a
distanza di 20 anni, resiste, tanto da essere oggetto di riflessione
per tesi di laurea e di confronto nei forum, mentre quella casa
editrice è morta. Certo quell'editore investendo in essa, forse,
avrebbe potuto dare una difforme inclinazione evolutiva all'azienda e al mio pensiero, ma
purtroppo si è perso quello spirito mecenate che fece grandi
gli editori del passato, governati più che
dal mercato, dall'idea di nazionalità e di umanità in cammino. La
sua ristrettezza di orizzonte si è fatta gabbia cognitiva,
rendendo scontate e ridondanti le sue offerte editoriali, tanto da
fallire.
Oggi vedendo i miei siti che mi hanno resa in parte autonoma
dagli editori sono felice per quel diniego che mi ha permesso di
essere pioniera nell'ideazione delle
nicchie-saggi, offerti gratuitamente grazie alla rete
e a Google in particolare, come uno spezzare il pane della conoscenza con
chi ha voglia di apprendere, in un momento storico in cui la Cultura
sta divenendo un bene di pochi.
La mia
allergia, ad esempio, mi svincolò dall'esercitare la carriera di accademico, dandomi uno spazio più dinamico d'osservazione, la classe.
Ricordo ancora il viso
meravigliato del professore di Pedagogia 3, quando vide la bozza del
quaderno di biostoria nel 1998:
parlare di complessità negli
anni novanta, in Italia, era quasi una forma di irriverenza; la
teoria del caos era pressoché sconosciuta, ricordo ancora lo
sconcerto che suscitai quando ai convegni sui nuovi programmi di
storia nel 1991-1994, a Bellaria, presentai le mie mappe evolutive a
biforcazioni, introducendo lo spazio-finestra a campo uno-infinito
nell'architettura della disciplina. Solo dopo il film Jurassic
Park ai loro occhi persi quell'alone di stranezza.
Il valore del dialogare
Aprirsi al dialogo
chiedendosi spiegazioni sui significati celati in una mappa, in una
poesia, in un concetto - il carsismo della parola - è una palestra funzionale al non rendere stantio il personale sapere. Come scrissi
nell'introduzione ad Ordini Complessi (Il Filo, 2002), ogni scrittura
è solo un approdo di una complesso viaggio di
riflessione-osservazione-immaginazione che resta celato nell'intreccio narrativo,
ed è intorno a tale spazio del taciuto, del vuoto-silenzio comunicativo che un
interlocutore può aprire una finestra di dialogo, per intravedere dei significati nuovi che la sua mente sola potrà intravedere. In tale univocità si gioca il ruolo di vivente che partecipa alla vita con il suo contributo personalissimo.
Imparare a dialogare con le parti di sé e con gli sguardi degli altri, ti fa confrontare con i sensi comuni, le frasi fatte, le verità
scontate ma svuotate
di significato. Insegnandoti a saper prendere le distanze,
imparando ad esercitare quella libertà di posizione
che solamente può farti approdare, ad esempio, all'occhio
eco-biostorico dallo sguardo-mente a punto infinitoxiii
che ti proietta oltre gli scenari comuni, in quel piano dell'utopia che
porta a spingere l'occhio-mente sino al limite-frontiera del non ancora
visibile.
Nelle mie ricerche con un approccio
auto-propulsivo di costante rilettura (azione dell'avvolgere) sono
approdata all'osservatore storico (ogni uomo) come
lente-bussola cognitiva che intesse la realtà così come fa il
ragno con la tela.
In tale costante messa in discussione
dei miei approdi di acquisizioni ho potuto isolare il processo di gemmazione
del pensiero con la struttura a spugna della
mente-habitat proprio perché ho riposto l'uomo con la
sua interezza intellettiva ed emotiva al centro della stessa azione
immaginativa ed ideativa che fa da campo-utero alla gestazione dei fatti.
Fatti che non sono frutto di un caso ma
diramazioni-trame di scelte che hanno trovato
spazio-casa nella geografia mentale dell'osservatore-agente-abitante che ha agito, facendosi così co-creatore della dialogica del
divenire e non, come in molti vorrebbero, semplice fruitore di beni
voluti e definiti in alti luoghi.
Un tale esercizio della libertà
è scaturito, per esempio con biostoria, semplicemente dall'aver inseguito lo stesso evolversi
del mio pensiero, in relazione alle molteplici rilevazioni
pedagogiche in campo-classe e così facendo ho di fatto
acceso un grande riflettore sulla mia stessa mente e ho
osservato da altre postazioni, come un osservatore neutro a cento
occhi, quello che in essa accadeva, inseguendo le tendenze, le
ideazioni, le perplessità, le novità...
Tutto quel processo
auto-referenziale che si fa vera ricchezza mentale ed
emozionale che distingue e rende liberi e consapevoli
di essere un abitante della vita,
unica dimensione degna di essere difesa e salvaguardata, non in nome
di un bio-potere come tal altri vorrebbero far passare, de-storicizzando la teoria di M. Foucault, ma poiché essa, vita, è la
sola dimensione che ci rende:
presenti, osservanti,
agenti, sognanti, amanti... in ogni tempo 0 di presente, unica
dimensione di realtà ritmata da un respiro.
Il 2° livello della coscienza
Essere osservatori
dell'osservatorexiv
medesimo è la condizione che apre al 2° livello della coscienzaxv
come ben seppero e sanno i grandi maestri, allenati a
cogliere le ricadute cognitive ed emozionali del loro
fare nella mente-sguardo degli alunni, e sono questi ultimi che
aprono con la loro diversità alla dialogica comunicativa con
le molteplicità immaginative, attuative che rendono sempre nuove
le comprensioni.
I grandi filosofi dell'antichità non
se ne stavano nel chiuso delle biblioteche a leggere e a
razionalizzare teorie su teorie, ma erano mediatori di
comunicazione, essi piegavano
(azione del flettere) in uno scambio
informativo costante e fluido
con i loro discepoli le teorie e le stesse
riflessioni che aprono i nuovi scenari immaginativi con le
nuove molteplici possibilità attuative.
Socrate volutamente non ha
lasciato scritti, ritenendo la scrittura un dopo la parola e,
essendoci uno scarto spazio-temporale, una manipolazione del suo
valore-gestazione-fioritura.
Il termine gestazione è voluto, poiché
ogni compreso è un fatto unico, una nascita che richiede un
prima e un utero-mente, cioè il tempo d'elaborazione e la geografia mentale che aprono gli
spaccati di verità che si prestano a farsi cosa-nota, in un tempo 0 di
presente.
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(Carta sull'organizzazione a Sistema unico) |
Il gioco di visione-proiezione-collocazione-narrazione permette alla conoscenza
di essere cardata e tramandata di uomo in uomo, di società in
società, di era in era. Ogni passaggio implica una presa di
realtà da parte di un osservatore e una trasmissione
di eco-informativo, evolutosi:
la presa è l'atto di nascita di
un compreso che si fa presente in uno spazio-tempo-mente
collocabile, databile e definibile;
mentre l'eco è un vuoto
informativo, semplice segno di quel passaggio, che si lascia
rivestire da un osservatore altro disposto a leggerlo e ammodernarlo
come cosa viva.
La vita e la morte sono due spazi
coesistenti che danno forma a vuoto/pieno alla spugna storica
in tale bivalente possibilità evolutiva, l'osservatore tesse,
azione per azione, le sue proiezioni fattuali-fattibili che aprono
alle realizzazioni storiche dei fatti.
Ogni realizzazione si combina con i vari campi degli immaginati che
si fanno il campo silente dello strato ideativo-emozionale in cui ha
preso forma quello schizzo-informativo vitale che si fa azione
storica.
Ogni azione-fatto è una presa di
posizione, auto-referenziale, che lega per sempre
l'osservatore a quella scelta-testimonianza di quel particolare
compreso, per cui ad esempio snaturare Biostoria dallo
sguardo-mente di Antonia, significa ridurre Antonia a un
cervello-pensiero senza storia-identità e Biostoria ad un intreccio
di parole prive di quella coscienza che ha vagliato, posizionato,
scalato, intrecciato con atti decisionali, fortemente consapevoli,
tutto quell'insieme sistemico di significati e di fonemi.
Valore operazionale di uno studio sulle geografie mentali
Ogni scelta
di parola, di punteggiatura, di detto o taciuto si fa un'assunzione
di angolazione storica che imprime una piega alla dinamica del divenire
che così modificata si fa casa imprevista e innovativa:
Questo è l'errore metodologico
nell'insegnamento di alcune discipline, come la matematica o la fisica, che solitamente si studiano
come teorie astratte, delegittimate dallo spazio-mente
dell'osservatore che le ha prodotte, con un tecnicismo operazionale
che fa assumere ad una legge-proprietà un valore scisso, chiuso in
una gabbia rigida di senso direzionale e non un valore relativo multi-proiettivo,
legato allo sguardo-campo-nicchia di quel particolare sguardo-mente
che ha saputo intesserlo nel campo storico, dando così forma-parola
prima di tutto alla sua geografia di verità.
Entrare nella
geografia mentale degli scenari immaginativi di uno scrittore o
scienziato o artista o artigiano o operaio o scolaro o mamma o
innamorato... è un imparare a leggere/leggersi come un uno-tutto
multi-prospettico, inter-coeso, per sempre.
In tale univocità
si gioca il valore inalienabile della complessità del divenire
che assegna ad ogni individuo una funzione
partecipativa singolare ad una creazione, non tracciata e non
costruita, ma in continua ricollocazione e ricomposizione che si apre
al non ancora immaginato, al non ancora pensato, al non ancora
previsto...
Tutte quelle novità che rendono moltiplicativa
la vita, letta come spugna a corpo a uno-tutto eco-biostorico.
______________________________________
i Biostoria
la definisco spesso come la mia creatura, meglio la mia bambina,
essendo uno sguardo mente al femminile. A.
Colamonico. Edgar
Morin and Biohistory: the story of a paternity.
World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A
Montuori. Vol. 61 - n° 6. Taylor & Francis Group - Routledge,
August 2005. pp. 441-469.
ii Ricordo quando ebbi
modo di incontrare Edgar Morin, nel 2003, egli ci tenne a
puntualizzare il suo non essere un accademico. Mi colpi in quell'incontro la sua
affabilità comunicativa con l'attenzione prestata a tutti gli
interlocutori, tessendo delle relazioni comunicative efficaci,
attente alla dinamica delle parole. Per
questo ho voluto dedicargli il mio lavoro: Costellazioni
di significati per una topologia del Pensiero Complesso.
https://sites.google.com/site/biostoriaspugna/a-biostoria-quaderni/bibliografia
iii Essere
allergici alla polvere rende attenti al respiro che si fa il vero valore, per questo ne Il Grido - Folata
di pensieri in forma scomposta (© 2011) ne ho fatto
la chiave di lettura che cuce in un insieme le narrazioni: “La
chiave di lettura: Il grido è l'effetto 1
che attesta l'atto
di nascita, aprendo al respiro quale presa
storica del ritmo
vitale
di
abitante della Vita.”
https://sites.google.com/site/ilgridoantoniacolamonico/
ivA
Colamonico, M Mastroleo. Verso una geometria multi-proiettiva
della mente. © Il Filo Bari, 2010.
v G.
Bateson. Verso un'ecologia della mente. Adelphi, 1977.
- G. Kelly. La
psicologia dei costrutti personali. Raffaello
Cortina, 2004
vi D.
H. Hubel. Occhio, cervello, visione. Zanichelli, 1988.
- T. F. Banchoff. Oltre la terza dimensione. Zanichelli, 1993.- R. Rucher. La quarta dimensione: un viaggio guidato negli universi di ordini superiori. Adelphi, 1994.
vii A.
Colamonico. Lo
sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0. ©
Il Filo Bari, 2012
viii A.
Colamonico. Biostoria.
Verso la formulazione di una nuova Scienza. Campi, metodi,
prospettive.
Il Filo, Bari 1998.
ix A.
Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del
pensiero complesso. ©Il Filo, Bari 2006.
x A.
Colamonico. Lo
sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0. ©
Il Filo Bari, 2012
xi B.
de Finetti, Filosofia della probabilità. il
Saggiatore, 1995
xii La
conoscenza come il complesso architettonico-operativo dello stesso
sapere umano è il vero patrimonio di una Società, fatto di informazioni-trasferibili che possono rendere
sfumate e molteplici le realizzazioni dei fatti-risposte storici.
Ogni conoscenza è un approdo ed un ordito, insieme, da un lato
risolve una situazione e dall'altro porge un eco-appiglio agli
ulteriori sviluppi dello stesso abitare nella storia. Sviluppare uno
sguardo allargato apre la mente alle proiezioni a
tempi variabili (a breve-medio-lungo termine) con le letture non solo
a nodi-punti ma anche a creste-maglie. Per chi è esperto di
organizzazioni a nodi-rete si rammenta che si possono definire come unità-chiave: i
nodi, la rete, i legamenti che possono essere letti singolarmente, ad
uno a uno, o in maglie-finestre che creano dei piccoli insiemi
sistemici di visione-realtà. A. Colamonico. Fatto tempo spazio.
Oppi, 1993.
xiii A.
Colamonico, M. Mastroleo op. cit. 2010.
xiv H.
von Foerster. Sistemi
che osservano.
Astrolabio, Roma 1987.
xv E.
Morin I miei demoni.
Meltemi Editore, 2004.
© 9 agosto 2013 - Antonia Colamonico - Tutti i diritti sono riservati.
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Quaderno di Biostoria n° 8
Il piglio
eco-biostorico
Verso una scienza & metodo dello sguardo
Saggio nido-nicchia
Indice
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