Boston, USA

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Natale 2007

mercoledì 14 aprile 2010

L'occhio biostorico: Lo spazio utopico e il campo dell’infinito


PDF - Antonia Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. Il Filo, 2006.


Dal greco u topos (= non luogo), esso è lo spazio definito da T. Moro nel 1516, quando scrisse Utopia con il significato del luogo che non c’è, per poter ipotizzare un modello di una società perfetta. Prescindendo dal valore della sua opera, la posizione utopica appartiene ad ogni uomo e a ogni Società, ogni istante in cui l’azione tende al miglioramento della società.

Essendo l’ipotesi e non lo stato di realtà l’area utopica rientra nel campo dell’immaginazione-visione[1] e non in quello del reale; l’utopia apre alle probabilità ampie di costruzioni, che rendono le progettazioni del futuro aperte a più linee evolutive che daranno le particolari forme alle nicchie della spugna storica.

Nello spazio utopico l’io si pone nella condizione di egli; cioè del terzo occhio di lettura che non si limita ad osservare gli stati dell’io o quelli del tu come processi indipendenti; ma, sa elaborare le ricadute storiche degli eventi, come il gioco dialogico di un io e di un tu che insieme si vincolano.

Tale capacità della mente a costruirsi come terzo occhio, presuppone un salto di livello di conoscenza in cui la dialogica io/tu si dilata in un tempo infinito, qui le opposizioni si stemprano nei dialoghi tra un io/tu, senza tempo, senza fine, senza età, che ingloba tutta quanta l’umanità.

Il concetto di umanità nasce da tale disposizione di lettura che permette il passaggio da una lettura immanentista ad una illimitata, cioè che va oltre il piano di realtà e si apre a quello di universalità.

Per essere più espliciti, l’osservatore in una tale posizione di lettura, si pone come un occhio neutro, sereno, perché esterno alla dinamica e guarda l’organizzazione delle risposte emittente/destinatario nella comunicazione non circoscritte ad un tempo-spazio limitato, bensì proiettate verso uno spazio-tempo infinito. È la linea della saggezza che apre alle verità comuni della storia. È la posizione che lo fa essere Isaia il profeta del Regno di Dio.

Le tre zone di lettura fanno assumere al pensiero una triplice responsabilità storica nei confronti di se stesso, del mondo e di Dio:

  • Il soggetto osservatore-attore-abitante della scena storica, con lo spazio topico, si pone nella vita e apprende le ragioni e le emozioni intorno al sé, come un io in grado di sentire, agire, pensare… In tale fase si costruisce come un’identità svincolata dal campo-habitat che costituisce la sua nicchia storica di libertà. Elabora la visione intorno a se stesso, imparando a rispondere in funzione delle sue ragioni e delle sue emozioni.

  • Nello spazio atopico, egli inizia ad elaborare la realtà del fuori-io, come quello spazio di osservazione che è posto di fronte e che si presenta come un diverso dall’io che lo limita e lo condiziona, creandogli gli stati di ansia e di gioia. L’altro è visto come il co-attore della sua stessa nicchia storica. Si pensi ad un rapporto di coppia, marito/moglie in una nicchia-casa. Il marito nell’azione vitale perturba la moglie e questa si adegua, perturbando a sua volta come effetto di ricaduta del suo agire, il marito. In tale vincolarsi, essi si annodano come in un abbraccio amoroso, elaborando di volta in volta le risposte alle provocazioni, in tempo reale.

  • Il terzo occhio, posizione utopica, si pone come l’uscita dal campo relazionale ristretto, ad esempio marito↔moglie reale per aprire lo sguardo ad uno spazio-tempo allargato, in cui si elabora il significato paradigmatico di rapporto marito/moglie. È la visione del campo Tutto, come campo infinito, che pone le categorie concettuali da cui nascono i modi condivisi di marito e di moglie, che permettono le astrazioni concettuali[2] e i giudizi locali.


Il vivere impone al soggetto osservatore-attore-abitante di dover rispondere alle perturbazione di eventi. Le risposte, essendo complessa la vita, rendono i giochi di costruzione complessi (spugna storica), poiché portano ad esercitare una pluralità di ruoli, in una varietà di nicchie storiche.

Si pensi alla molteplicità di ruoli che un uomo può assumere, ad esempio, di padre nella nicchia casa; di impiegato in quella ufficio; di sportivo in quella club di squadra, di fedele in quello di parrocchia e poi nello stesso ambiente si apre ad una molteplicità di sfaccettature di ruolo, ad esempio nello spazio famiglia di marito, genitore, fratello, cognato, figlio, genero...

Ogni soggetto in tali diversità di funzioni si elabora in un io-multiplo che si pone su un piano cognitivo complesso, lontano dall’io frantumato e scisso, precedentemente definito.

Il soggetto io, sa di essere un uno (posizione topica) insieme a dei tu (posizione atopica) in un tutto(posizione utopica). È questa la consapevolezza che porta a sapere di essere un finito in un infinito. In tale prospettiva dialogica a campo profondo, l’io sa che la sua azione è vincolante dal tu che cade sotto i suoi occhi e dai tu che verranno dopo di lui, di cui ne sente la responsabilità e la paternità storica.

È il terzo occhio che permette alla coscienza di comprendere come l’azione attuata in ogni tempo 0 di presente avrà una ricaduta che si perderà nel tempo infinito della storia.

Tale dilatazione della coscienza è importantissima nella costruzione di futuro, oggi si è ad un livello di conoscenza così elevato, poiché gli uomini e le donne che ci hanno preceduto, hanno elaborato e astratto modelli di Società che costituiscono la realtà di questo tempo presente. Senza la terza posizione di lettura non può esserci il mutamento nella Storia.

Il terzo livello di pensiero è lo spazio mentale in cui, nel gioco comunicativo, si attua il passaggio da una struttura di coscienza piana, ad una tridimensionale a campo profondo. Riflettendo su tali tipologie di spazi si può comprendere che in uno spazio bidimensionale si può procedere solo in avanti e in dietro, a destra o a sinistra come le due dimensioni della larghezza e della lunghezza; mentre in uno spazio tridimensionale si abbina la profondità con il poter andare in su e in giù.

Il poter cambiare l’asse del movimento, permette il ribaltamento della posizione di lettura, il rovesciamento dell’occhio, poiché si può osservare dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso, oltre che a destra e a sinistra, in aventi e indietro.

Il gioco delle angolazioni descritto rende il pensiero aperto ai differenti punti di vista. Si pensi alla dinamica del volo, che è un livello più complesso della dinamica del camminare.

Se si osserva un gabbiano, alto in cielo, quello che colpisce è la libertà del movimento che gli permette di planare nell’aria. Dal volteggiare degli uccelli è nato nell’uomo lo studio del volo che ha portato a viaggiare nello spazio, si pensi agli studi di Leonardo da Vinci. L’occhio-egli come dimensione del volo è quello della libertà della coscienza che permette di librarsi nello spazio-tempo infinito. Il planare è lo stato di serenità che fa guardare con occhio compassionevole le singole problematiche dell’io e del tu nella quotidianità della vita.

È la dimensione che fa intendere la grandezza cosmica del vivere. È l’occhio della leggerezza dell’essere che fa sentire l’io una particella di infinito, disinteressata e aliena nei confronti delle logiche politico-economiche del tempo 0 che tendono ad ingabbiare nei conformismi.

L’elaborazione di un pensiero a simile struttura complessa implica, nell’azione d’esplorazione della realtà, la facoltà del ribaltare i significati e del dissolvere le opposizioni dialettiche, in quanto è la condizione in cui si sviluppa a logica connettiva in cui si annullano le differenze dicotomiche dei significati: entrare o uscire… salire o scendere… causa o caso…

Per poter comprendere l’elaborazione del pensiero connettivo che sostituisce i connettivi disgiuntivi con i coordinativi (e…e, sia…sia…), necessita riflettere sul legame osservato-osservatore e sul rapporto definizione-posizione di lettura.

I significati si sviluppano in rapporto alla tipologia di spazio mentale in cui la mente si muove. Le parole assumono espressioni differenti in funzione della struttura mentale edificata dal soggetto osservatore:

  • se ci si muove in uno campo mente a struttura piana, come potrebbe essere un cerchio, ad esempio entrare e uscire sono letti come due azioni in antitesi l’una dell’altra.
  • se osservati in uno spazio mente a campo profondo sono sinonimi, poiché non è in loro la differenza di valore essendo l’azione neutra, ma nella posizione dell’occhio letture che in rapporto al punto-luogo di osservazione, attribuisce il significato. Ad esempio se Giovanni varca la soglia dell’aula, per chi è nell’aula lo vedrà entrare nella propria stanza, per chi è fuori dall’aula lo vedrà uscire dalla propria stanza. Quindi la differenza non sta nell’azione che è unica, ma nella posizione dell’osservatore che va a definire l’entrare e l’uscire di Giovanni, in relazione alla sua collocazione nello spazio. La diversità entrare/uscire nasce solo dal punto di posizione da cui si osserva il movimento di Giovanni.


Il punto-luogo di posizione dell’osservazione si chiama paradigma. Il paradigma svolge il compito storico di tenere coeso l’io nella coscienza. Esso si può paragonare alla cerniera-cardine di una parta che le permette il movimento di aperto/chiuso.

Il paradigma è il principio sovra-logico che fa da sfondo all’azione storica, indirizzandola ai si e ai no, dei significati e delle conseguenti azioni.

Questa, fin qui tracciata, è la topologica della mente a campo profondo, in una geografia di Pensiero complesso.

Imparare a leggere sulle diverse posizioni permette di comprendere le differenze delle valutazioni storiche. Se io, ad esempio, sono il campo Penisola Italica e ricevo l’azione di Annibale, questa invasione è un caso aleatorio che sconvolge la mia realtà, invadendo il mio spazio vitale, quindi è un male. Viceversa se sono Annibale che vuole invadere Penisola Italica, l’azione è una causa che prende corpo da una determinata visione di futuro, è un bene. Si deduce che il bene/male non constata nell’invasione, che è un’azione neutra. L’incomprensione nasce semplicemente dalle linee di futuro dei soggetti che aprono ai paradigmi storici differenti che fanno da sfondo all’azione.

Il paradigma si pone come lo spazio etico d’azione, registrato nella memoria: l’eco-storico. L’eco è la rete informativa in cui ogni evento-risposta alla vita va ad annodarsi, ora l’attribuzione del significato che, evento per evento, viene codificato, si misura costantemente con tutto l’insieme registrato nella memoria ed è da quanta che nasce l’elaborazione del significato storico, quale giudizio di valore.

Ogni azione nel suo attualizzarsi ha in sé un’informazione-emozione che si deposita nella memoria storica, da tale deposito, quale patrimonio di significati, prende spazio la posizione di lettura. Se la mia mente personale e sociale è piena di vuoti di fame, quali aspettative non realizzate, io darò una risposta positiva alla definizione di invasione; se al contrario la mia spugna è ricca di creste di attuati, compiuti, saziati, l’invasione è un male che perturba lo stato d’equilibrio. Se l’invasione come azione limita il campo Penisola Italica, il campo a sua volta limita Annibale e di qui la guerra.

La logica d’infinito, come occhio di Dio, legge il ribaltamento delle risposte e in tale azione, lega le responsabilità in un rapporto duale, non oppositivo, bensì collaborativo, in cui l’io è ridimensionato e alleggerito del peso storico; così pure il tu. Ma l’essere alleggerito non vuol dire essere svincolato dalla responsabilità storica.

L’uomo egocentrico dell’Umanesimo-Rinascimento, considerandosi centro della Storia, ha nel tempo perso la misura del campo, che non avendo valore in sé, ha finito col divenire il luogo dell’indifferenza e dello scarto. Si pensi alle differenti forme di inquinamenti, come cattiva attenzione per il campo-habitat nelle azioni.

L’uomo eco-biostorico, secondo un paradigma di complessità, si sentirà ego-con-partecipe, ego-con-responsabile della vita, poiché saprà che ogni sua azione, metterà in moto un effetto di ritorno di evento, quale risposta alla sua azione.

La ricaduta dell’effetto sulla causa, limita l’azione e nel limitarla la indirizza verso una scelta di più vita. Forse se Annibale avesse avuto un simile occhio, avrebbe compreso in anticipo il prezzo che la storia gli avrebbe fatto pagare, e forse avrebbe desistito dall’invasione. Il forse è d’obbligo, in quanto indagando sui vuoti di spugna, quali stati immaginativi, le reali dinamiche emotive e cognitive, sono ignote ed essendo tali non possono essere chiuse e assolute le letture.


[1] Il termine immaginazione non è qui usato nel senso di fantasioso o di fantastico, ma nel senso di forma, come acquisizione di un’immagine che si presta a diventare realtà. Le stesse scienze sono il risultato di immaginazioni che hanno finito col dare corpo alla realtà. Se non c’è immaginazione non può avvenire l’appropriazione del mondo nella conoscenza; è quella dialogica dell’universo nell’Io e dell’io nell’Universo di cui parlano i teorici della complessità. E. Morin, Verso il pensiero complesso, op. cit.

[2] L’astrazione permette di elaborare una serie di discorsi che vanno altre il piano della concretezza: se bevo una tazza di latte freddo, sto compiendo un’azione concreta, se invece elaboro le proprietà del latte contenute in una tazza, sto andando altre il piano del concreto e sto analizzando una serie complessa di relazioni che mi permette di parlare di lattosio, di glucosio… La capacità ad andare oltre il piano del vedere è stato possibile perché c’è stata un’elaborazione che ha fatto astrarre la realtà, dandole una veste concettuale. Le astrazioni aprono alle nuove visioni della stessa realtà.


http://occhiobiostorico.blogspot.com/2010/04/pdf-antonia-colamonico.html

lunedì 12 aprile 2010

Da Costellazioni di Significati per un Pensiero Complesso - Lavorare intorno al contorno del limite










PDF -

Antonia Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del
pensiero complesso
.

Il Filo, 2006.



... Nella visione eco-biostorica l’organizzazione del pensiero complesso, parte dall’occhio di Spazioliberina [Colamonico, A. 1992] e si pone come un dinamismo di lettura che nasce da visioni sdoppiate dei tre campi io-mondo-Dio che danno una lettura caleidoscopica della realtà. Spazioliberina è la metafora della mente nuova che sa organizzarsi in una perfetta simbiosi di mente/cuore. Sa capire le logiche delle dinamiche storiche e sa ascoltare gli echi degli stati emotivi.

Imparare ad esercitare tale topologia di spazio-occhio implica uno stato cognitivo-emozionale che faccia della conoscenza l’oggetto del bene della vita, intesa quale ricerca continua di sfumature, di significati che aprano alle gemmazioni semantiche in grado di rendere più chiare le letture d’azione. Nell’esame gli eventi assumono eco storico e si intrecciano in nodi fattuali/fattibili. Si potrebbe sostenere che in questa azione di messa a nudo delle logiche, si ripercorre in senso inverso il viaggio della creazione: lo svelare, come l’azione del togliere il velo della cecità, implica il far cadere gli idoli dell’ignoranza, della superstizione, della tirannia che rendono buie le dinamiche della vita per percorre così la risalita verso l’infinito.

Il Cristo quale via della salvezza pone, all’attenzione delle folle che lo seguono, l’importanza vitale dell’apprendere e del comprendere la chiarezza che si fa onestà. Se sarai chiaro con te, con il mondo e con Dio, riuscirai ad amare e a capire te, il mondo, Dio e si apriranno le porte della vita eterna, sembrerebbe ripetere con i suoi insegnamenti.

In sintesi questa è la nuova etica della vita, quando egli riduce tutti i catechismi a una semplice verità che si articola in tre nodi di significato/azione: Ascolta Israele! Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Ama il prossimo tuo come te stesso.

La condizione dell’ascolto/amore che mette in ombra la privata e personale logica e rende l’io permeabile alla voce silente del campo, alle variazioni minime dei quanti storici che sono un prima d’evento: è quella capacità di Liberina di ancorare la sua azione al respiro della vita che si esprime nel luccichio di un’onda, nel batter di un’ala, nel tremolio di una foglia, nel sonno di un bambino, nella veglia di una mamma… è quella dimensione del cuore che fa incarnare l’etica nella rete della vita per rende l’io libero dalle malescelte. Solo la dimensione dell’amore fa di ogni scelta un atto di vita, ma la logica del cuore implica la moltiplicazione dei campi di lettura che solo un occhio-mente aperto all’infinito può visualizzare.

La ricerca della chiarezza farà dell’io il lievito della storia e quindi ponte di speranza, proiettato nel futuro del mondo. Come nello studio del toro di P Picasso, il Cristo riconduce all’essenza i precetti di tutte quante le religioni, spogliandole dalle regole rigide degli abiti morali.

Egli con il suo insegnamento fondato sull’amore, apre il varco per il ribaltamento dell’etica antica, vista come autoritaria e esterna alla mente umana: non è la paura della legge che guiderà l’azione, ma semplicemente la gioia di vivere che renderà la scelta rispettosa della vita. Gioia che si concretizza come mondo della pienezza e della sazietà, ma la sazietà di cui egli parla non è quella ricercata dalla massa che assale la Bastiglia.

La condizione di ricco o povero non è il confine delle sua azione nel mondo; non viene a portare la ricchezza ai poveri e la povertà ai ricchi: non è il Robin Hood della Storia!

Egli pone il limite alla ricchezza e alla povertà e dice, su entrambe, di non accumulare tesori che verranno sbriciolati dalle tarme del tempo. Invita, invece, a cercare di non perdere se stessi, a non lasciare spazio alle ingiustizie e alle ingordigie; a non essere increduli, ma credenti; a guardare ai gigli dei campi e ai passeri nel cielo. Egli pone la povertà del cuore che si fa ricchezza d’umanità.

È proprio questa la dimensione socio-economica eco-biostorica che apre l’individuo alla riappropriazione profonda dell’essenzialità della vita che si esercita con l’appropriazione profonda del proprio credo, che non è obbligatoriamente quello cristiano: Cristo, l’ebreo, non si rivolge solamente al popolo eletto, ma a tutti i miti di cuore, anche gentili. Tutti gli uomini, così facendo, potranno vedere Dio.

Il suo invito non è a rinnegare le identità storico-culturali locali, ma ad alzare lo sguardo ad un livello più ampio d’inclusione e a credere nell’infinito di Dio, padre. In questo si concretizza la profezia di Isaia che, parlando del messia, parlava di colui che non avrebbe spezzato la canna incrinata, non avrebbe spento la lampada debole.

Ogni individuo-società-religione è come quella canna o quella lampada, perché in tutti ci sono le deformazioni delle scelte buie, degli scoramenti del cuore, ma nonostante le male scelte, si può collaborare, una volta capito l’errore, per l’attuazione del Regno di Dio. Regno che da questa si proietta verso la terra infinita: la vecchia Gerusalemme e la nuova Gerusalemme.

È in questo mondo fatto di finito che si avvia la costruzione del mondo infinito. Non esiste un dualismo di un di qua e un di là, bensì una dialogica finito/infinito. Quando non si crede sulla possibilità d’iniziare nella nostra pagina presente di storia a costruire il regno di pace e di fratellanza, si vanno ad avvallare le ipocrisie dei totalitarismi individuali e collettivi.

Dire il regno di Dio è una utopia lontana, equivale a subire il fascino del male e a farsi catturare da esso, amplificando il nichilismo storico: siccome non è possibile, allora potrei anche non fare bene, perché il bene è cosa di un altro mondo. Quante volte si ricorre a tali considerazioni per lavare la coscienza, nell’istante in cui si è deciso di condividere la logica dell’inganno.

È un costruire intorno al sé le gabbie d’ipocrisia che portano al disimpegno storico dell’egoismo che rompe i legami dialogici con l’infinito.

Gesù ridimensiona l’io dominatore che è in ogni uomo, ricco o povero che sia, invitando a tenere sotto controllo le smanie di possesso e di potere. Ribalta quindi il significato di ricchezza: Non è ricco colui che possiede, ma colui che è! Non è ricco chi ricerca i beni materiali, ma chi si perde nell’infinito di Dio che è amore! ...

http://occhiobiostorico.blogspot.com/2010/04/pdf-antonia-colamonico.html


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Visita al MIT, il tempio della Nuova Era

Pubblicazioni e inediti - Antonia Colamonico -

Le Filastrocche di Spazioliberina - Raccolta di poesie, 1992, nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della Storia. OPPI – Milano 1993.

Storia - Nuova Secondaria, 15 settembre, pagg. 69-71. Editrice La Scuola- Brescia,1994.

Ed altro – Raccolta di racconti brevi 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Il Filo - Raccolta di poesie, 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Corso modulare di aggiornamento transdisciplinare. Pagg. 31-33, Oppi Informazione, Milano. Sett.- dic. 1995.

Biostoria scienza e metodo per un pensiero al plurale. Prime carte di viaggio, in collaborazione con lo studio Lananna - Art. Direction Carlo Curci. Ed. Pubblicità e Stampa. Bari, 1997.

Biostoria. Verso la formulazione di una nuova Scienza. Campi, metodi, prospettive. Il Filo - Bari 1998.

L’occhio biostorico e la lettura della Società delle Informazioni –http://www.formanet.it/biostoria - 2000.

Ordini complessi - Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo – Bari, 2002.

Ottimizzare i processi di insegnamento-apprendimento: la scienza e Metodo biostoria. In FIS-CAB, Pag. 3 – maggio-giugno 2003, Bari.

Echi di vita in (“La nostra Storia - Cronistoria della Città di Acquaviva delle Fonti” dei fratelli Martino e Nunzio Mastrorocco, Ed. Summa). 3003

La conoscenza biostorica tra ordini multipli e pensiero complesso. In Pianetascuola, Irfos Bari. Ott.-Dic. 2004. pp. 5-6.

Bio-Informazione: nuove linee per una scienza nuova, in http://www.invisibilmente.it/forum/ - nov. 2004.

Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge, August 2005.

Il Pensiero Creativo e il ruolo del futuro nella Dinamica Biostorica: restaurazione e risorgimenti. In Pianetascuola, n° 3, lug.-sett. pp. 3-6, Ed. IRFOS – Bari. 2005.

Cambi di paradigma nell’esplorazione biostorica. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, gen.- marz. 2006, pp 18-30.

Alla palestra della mente: Costellazioni di significati per una topologia del Pensiero Complesso. Inedito. 2006.

Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma, pp. 129-140. Ed Cacucci – Bari, 2006.

Le letture biostoriche per una didattica efficace La Classe come Organismo a dimensione uno-tutto. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, nov.- dic. 2007, pp 21-25.

Metacognizione e multimedialità: dalla storia alla biostoria. http://www.internetestoria.it - 2008