Boston, USA

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Natale 2007

sabato 31 gennaio 2009

Alla palestra della mente: la presunzione di Caino


da A Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. Bari, 2007


… Perché Caino?

Caino rappresenta la pecora nera dell’Umanità che si macchia di fratricidio, perché vuole imporre la sua visione di uguaglianza ad Abele. Caino non si pone di fronte alla scena della Storia, con l’occhio di chi ammiri l’inanellarsi degli eventi che nel loro incontrarsi, dicono: eccoci. Ma come colui che giudica il perché di un si o di un no, per valutare il peso storico di ogni azione e, di qui, la sua possibilità di tornaconto. Egli rappresenta quella parte della mente che si crede importante, perché sa capire le cose e, nel credersi tale, è portata ad elaborare l’esaltazione di autocompiacimento del sé che fa arroccare il pensiero intorno allo status di potere: sono bravo, merito di più, ho diritto al primo posto…

Caino, dunque, rappresenta l’anima critica, tipica dell’intellettuale e di colui che, assumendo una posizione prevalentemente razionale, lato sinistro del cervello, finisce con il considerare tale capacità ad elaborare e ad intervenire nella Storia, come una sua prerogativa esclusiva, svincolata dalla stessa realtà che sta osservando.

Caino è il lato narcisistico di noi, che ci isola dal mondo. Che ci pone su un piedistallo e ci fa guardare agli altri come ad una umanità di un dio minore. Nel suo sentirsi il migliore, Caino assume la dimensione dell’antipatico al Mondo e finisce col ricevere poca attenzione, al contrario del fratello Abele che si pone, come un contemplatore della scena del Mondo. I due fratelli incarnano le due sfere del cervello che, se lette in antitesi, producono il dualismo mente/cuore che ha determinato gli errori storici delle dicotomie tra la Scienza e l’Arte; tra la mente e il braccio con relativa scissione dell’Umanità tra chi è predisposto a pensare, quindi a comandare, e chi a fare, di conseguenza ad ubbidire. Caino, ritenendosi il migliore è portato a riconoscere meno vita in Abele, il quale pur essendo ai suoi occhi un meno, riceve le tenerezze paterne. È quel risentimento che nasce nel ricco a vedere la serenità del povero, che lui legge come un sotto-insieme di umanità. Di qui nasce, in Caino, l’elaborazione dell’odio che lo porterà ad uccidere.

Le ignominie della storia, sono il risultato di una forma mentis che non riesce a vedere negli altri una possibilità di costruzione della vita. Il non vederla porta a non rilassarsi di fronte agli eventi, poiché si ha paura di risultare inadeguati alla complessità delle dinamiche che si sentono pesare, tutte, sulle spalle.

L’angoscia dell’inadeguatezza porta a voler a tutti i costi controllare la vita, programmando e incastrando come in un puzzle tutti gli accadimenti passati e futuri. In questa mania a voler controllare il campo, si finisce con il dilatare lo stato di stress che diviene malessere. Il malessere conduce a proiettare la causa del proprio disagio non su di sé, bensì sugli altri, perché incapaci. In questo gioco, sottile, di diffidenze stratificate ci si avvita intorno al sé e piano, piano, si finisce col diventare nemici della vita, i Caino del mondo.

Abele, viceversa, rappresenta, l’anima amante della scena del mondo. Sa di essere un semplice contemplatore degli spazio-tempi che catturano il suo occhio. Non si costruisce le gabbie economico-intellettuali. Egli si lascia quasi condurre per mano dagli accadimenti che poi gli saranno fatali.

La morte di Abele è l’immagine della morte innescata ad opera dell’habitat in ciascun uomo, allorquando per essere inseriti nei livelli delle strettoie della società, si deve, continuamente, dimostrare la capacità d’integrazione, rinunciando a pezzettini d’indipendenza del sé. È quel processo che comunemente viene chiamato asservimento al potere per un posto di lavoro, per una scalata sociale. Asservimento che crea i conformismi, gli accomodamenti, i prezzi da pagare per ogni uomo e che trasformano i diritti in concessioni.

Il campo-habitat come un tiranno mette in atto una serie di mobbing-seduzioni, logica del bastone e della carota, che hanno lo scopo di sottomettere, con la rinuncia alla libertà di coscienza dell’individuo, per il riconoscimento dello status di cittadino. La morte di Abele sono le piccole morti in ognuno di noi, quando veniamo valutati se adeguati o inadeguati al proseguimento degli studi, all’avanzamento di carriera, all’ammissione in un salotto di èlite. Valutazioni che, prescindendo dal significato eco-biostorico dell’essere un finito/infinito, attribuiscono e riconoscono a noi, le quantità-qualità di pezzettini di umanità.

Le due angolazioni, mente/cuore, della mente umana e di riflesso sociale, corrispondono ad una prerogativa di cervello diviso in due emisferi, il destro predisposto all’emotività, il sinistro alla razionalità. Emisferi che si pongono naturalmente non come un processo oppositivo di antitesi; bensì come un completamento, l’uno dell’altro. …


domenica 11 gennaio 2009

Lettera a Edgar Morin: Riflessioni in riflessioni


da: Antonia Colamonico [colamonico@...]

Inviato: sabato 26 luglio 2003 10.39

A: EDGAR MORIN (Edgar.Morin@...)

Oggetto: riflessioni in riflessioni



Ciao, amico mio grande,

mi sono sentita con Montuori che mi ha dato l’ok per la traduzione dell’articolo. Mi ha parlato di te e delle differenze tra l’epistemologia europea e quella americana.

Spero, tu abbia trascorso una buona e fruttuosa vacanza!

In questi giorni d’ozio a Perugia mi sono ritrovata a ripensare alla tua autobiografia e al tuo attuale importantissimo compito: Etica.


Credo che il male del comunismo sia molto più radicale e profondo di quanto possa apparire ad una semplice analisi socio-politica. Annullando il significato dell’io, ha legato la generazione che si è nutrita del suo latte concettuale al niente cosmico. E il nulla è emerso in tutti gli ambienti. Il nulla della coscienza personale e sociale. Oggi quello che emerge è il vuoto morale, politico, culturale… un vuoto che si annida nelle pieghe più intime dell’animo. Lavoro con i figli di quei comunisti nutriti da quel lette e sono ragazzi di una fragilità e solitudine incredibile. Sono presi-rapiti dal semplice apparire. I loro valori si risolvono nello sballo del sabato sera, nell’avventura di una notte, nella firma di una griffe di grido, nella canna consumata in gruppo con una birra in mano. Sono di una povertà profonda che diviene miseria concettuale, emotiva, ideativa, partecipativa. Il danno storico del comunismo è molto più catastrofico di quello che si possa immaginare, basta fare un viaggio a Prega o a Budapest.


Penso che con Etica il tuo compito sia molto grave, dovrai essere messaggero di speranza e costruttore di coscienza per le nuove generazioni.


  • E circa la speranza credo che, da gentile cristiana che sono, posso porgerti l’altro occhio di lettura.


Condivido: il Cristo è un ebreo d’oc, non può essere definito cristiano in quanto il cristianesimo è un dopo. È ebrea la sua cultura, il suo Dio, la sua visione, la sua preghiera… ebrei i suoi maestri, genitori, amici… i suoi rituali e le sue consuetudini, le sue espressioni. Cristo è ebreo, profondamente ebreo, immensamente ebreo. Un ebreo assetato di coerenza, di cumprehensione (come te!), di scorporazione del sacro dal profano, di giustizia e di libertà. Un ebreo che rifiuta l’autoritarismo osservante e vuoto del Tempio e ri-cerca il suo Dio nella quotidianità delle piccole azioni, nella ripetitività dei gesti comuni, fuori dalle mura... Non si circonda di sapienti ma di semplici: pescatori, contadini, lebbrosi… e donne. Un ebro che chiamava il suo Dio: Padre, e insegna ai semplici come affidarsi … Un ebreo giusto.


È molto bello il concetto di giusto, implica da un lato quella autonomia di giudizio (di cui tu sei maestro) che fa andare oltre la visione interna delle dinamiche e dall’altro la capacità ad affidarsi alle incognite della vita (salto nel vuoto). Implica il fermarsi a guardare, con occhio disincantato, la dinamica delle storia e lasciarsi in-cantare dall’inanellarsi degli eventi, come quando egli si fermò a disegnare sulla sabbia, mentre gli esponevano il caso dell’adultera e trovò la terza via (Intendo questo quando parlo di occhio-biostorico a campo profondo!). Il Cristo è un giusto che si fa coscienza del tempo e per questo merita la croce. Ma la sua grandezza storica non si risolve tutta sulla croce.


  • La croce ha un dopo che si chiama: Resurrezione. Il Cristo è il risorto. È tutto qui il nodo che ha dato il nuovo corso alla storia.


Dolcissimo amico mio, lontana da me l’idea di convertirti al cristianesimo, rispetto il tuo credo. Ma il nodo storico si gioca nella resurrezione: Egli è il risorto; colui che ha vinto la morte. Non chiedermi come. È un mistero. Un mistero talmente grande che lo fa chiamare dai suoi discepoli: il figlio di Dio. Non credo che sia importante litigare su come egli possa o non possa essere il figlio unigenito di Dio. Credo che sia importante accettare il mistero della risurrezione e che sia stato un mistero grandioso lo si capisce dalle parole di Giovanni Apostolo, nella prima lettera, quando dice: la parola che dà la vita … noi l’abbiamo udita, l’abbiamo vista con i nostri occhi, l’abbiamo contemplata, l’abbiamo toccata con le nostre mani. La vita si è manifestata e noi l’abbiamo veduta. E che cosa è questa vita che loro hanno toccato, se non la resurrezione che ha sconvolto le esistenze semplici di quel pugno di pescatori che hanno sperimentato il mistero.


  • Ecco il nodo che cambia il corso della storia: la vita si è manifestata, la vita che ha sconfitto la morte. È questa al speranza che diviene certezza.


Amico mio, l’ultima parola non sarà dell’entropia, ma della sintropia. Quando incontrai dei fisici del Centro di Ricerca Nucleare di Ginevra mi fecero mille domande su quello che definisco il tempo sintropico e rimasero incantati dalle mappe e mi chiesero come avessi fatto a visualizzarle, dato che non sono un fisico. Che cosa sia la vita nella sua organizzazione più profonda non è dato vedere ai nostri occhi miopi, ma essa c’è, esiste e l’ebreo Cristo ne è la prova storica.


Mi hai detto che credi nel mistero, ecco il mistero dei misteri. È qui anche il significato della diaspora: non ha più senso (salto di paradigma) essere ebro o gentile, donna o uomo, libero o schiavo… aggiungo bianco o nero, ricco o povero… sapiente o ignorante… sano o malato… siamo tutti figli dell’unico Dio. Il Dio della Vita. In questo mistero di vita si gioca la Civiltà Planetaria di cui tu parli.


- Che Dio sia unico personalmente l’ho capito a Gerusalemme, quando vidi la stupidità dell’uomo che faceva accapigliare ebrei, mussulmani, ortodossi, cattolici, copti… per la gestione del Santo Sepolcro e toccai con mano la cecità dell’uomo: gli arabi hanno le chiavi; i cristiani gli altari e gli ebri i fucili per difenderlo. In quel istante ho desiderato il ritorno di Cristo per scacciare i farisei di tutte le religioni dal tempio dell’unico Dio. I farisei sono in tutti i credo, sono quelli che si ritengono privi di peccato perché osservanti di regole che loro stessi hanno svuotato di significato. Sono quelli che nascondono dietro il credo la loro sete di dominio. Sono i sepolcri imbiancati dal cuore di pietra che gridano allo scandalo.


- Che Cristo è il risorto lo capii a Torino, quando vidi la Sacra Sindone. Ero andata per accompagnare mia madre e le zie. Ero scettica e non capivo il perché del loro viaggio per vedere un lenzuolo manipolato da chi sa chi, nella notte della storia. Ma quando lo vidi… nella sua nudità, sofferenza, bellezza… anch’io toccai con mano la vita. Non è un falso. È la testimonianza del mistero.


Prova a riflettere. Se ti capita di assistere ad un miracolo di resurrezione e trovi piegato il lenzuolo che aveva avvolto il corpo del risorto, cosa fai? Sempre Giovanni racconta di essere stato il primo ad accorrere, quando le donne andarono a raccontare del sepolcro vuoto e cita il particolare del lenzuolo piegato. Ora nel nostro esperimento tu sei Giovanni e trovi il lenzuolo, lo apri, vedi l’immagine in negativo del corpo del tuo amico… Cosa fai?


Semplice, lo conservi come l’oggetto più prezioso della tua casa e poi lo tramandi a tuo figlio e al figlio del figlio… Gerusalemme è messa a ferro e fuoco e nella tua casa c’è quella reliquia del mistero e tu dovrai scappare e cosa porti con te… non dimenticare che tu sei un ebreo e hai ben radicato il senso d’appartenenza. Cosa fai, dunque? … Semplice porti solo quello che per te è più prezioso: il lenzuolo. A casa ho degli oggetti appartenuti alla mia famiglia e se dovessi scappare non porterei gioielli, ma foto, ninnoli, pizzi che le mani di mia madre hanno accarezzato e prima di lei sua madre e sua madre ancora. Questo ragionamento fa capire come sia stato possibile preservare la sindone nei secoli, ma non certo il perché dell’immagine.


  • Come si è prodotta l’immagine sul lenzuolo, ecco il mistero del mistero.


Non so se sai che un fisico americano si è fatto iniettare un composto radioattivo, come quelli che si usano per esami medici, mentre era avvolto in un lenzuolo di lino: il negativo della sua immagine è rimasta impressa sul lenzuolo. Quindi non è la testimonianza di una morte, ma di una folgorazione, di un’energia che si è sprigionata e ha segnato il telo. Ecco la resurrezione. Un’energia vitale che si è organizzata in vita; ecco il significato profondo della storia: un bombardamento di quanti che permettono l’organizzazione degli ordini complessi. Come? Mistero.


Da tutto tale mistero nasce la strada, segnata dal Cristo col suo messaggio d’amore e che ogni uomo dovrà imparare a tracciare e percorrere. E con tale via si attua il salto di paradigma da un mondo diviso ad un mondo uni-complesso. Il complesso implica la libertà di ognuno ad essere semplicemente, unicamente, immensamente, infinitamente se stesso (ordine individuale) nell’armonia del cosmo (sintropia del Caos).


Mio immenso amico, non credere a chi dice che il mondo di pace, profetizzato da Isaia, non è di questo mondo. È solo il modo per far passare da sciocco idealista il giusto; per, poi, fargli abbassare la testa e rendere vuoto il suo messaggio. La pace si costruirà e sarà realtà di questo mondo, quando da parte di tutti, con il salto di paradigma, si comprenderà che la pace è il migliore investimento economico dell’Umanità. Ma la pace implica una nuova mentalità, un nuovo modo di essere uomo, una nuova scala di valori, un porgere l’altra guancia… non perché si è sciocchi o vili o folli, ma perché si è immuni dal concetto di dominio. La vita è un valore così grande e profondo che non si tollera l’imposizione del proprio ordine, del proprio verso di realtà. In tale non imporre si accetta l’altro per quello che è nella sua essenza più profonda, con tutta la sua grandezza e piccolezza insieme. Questo è l’accogliere l’altro o semplicemente l’amare il prossimo tuo del ebreo Cristo.


Qui mi fermo carissimo Edgar:


- Nella tua Etica parla della vita. Ipotizza la via d’uscita dal nichilismo divoratore di coscienze e sii pescatore di uomini.


Ti abbraccio. Antonia


Ps:


- Sai, circa sei anni fa chiesi a Bocchi, al quale avevo inviato dei libri, il tuo indirizzo, ma lui non rispose. Questo ti fa capire che nessuno può impedire alla Parola di andare, scavare, edificare... creare correnti di idee. Le parole non ci appartengono, sono solo di passaggio in noi, sono i ponti tra le generazioni, tra le civiltà… in questo loro esodo sono particelle topologiche, costruttrici di storia, echi di vita che danno vita (traslazione di evento).


- Sei talmente ampio, profondo che mi fai nuotare nei tuoi pensieri. GRAZIE. Sono proprio quelli che tu chiami i demoni che ci distinguono e ci fanno essere meravigliosamente unici come le foglie di uno stesso ramo o le dita di una stessa mano. Essi sono i carismi (= doni) dello Spirito. I doni scritti nel nostro dna. Nasciamo per assolvere a tali doni che sono il significato profondo della nostra vita e del nostro tempo-spazio (funzione biostorica). E lo Spazio-Tempo-Vita ci ri-conduce per mano a compierli. Il ri-condurre implica le fughe e i ritorni, i rifiuti e i consensi, le cadute e le risalite… In tale perdersi e ritrovarsi si edifica il nostro luogo storico, la nostra libertà vitale, la nostra umanità/divinità, il nostro uno/tutto.


A presto.


(Il bello della rete è che si possono condividere le idee e anche le emozioni, per questo ho immesso una lettera che scrissi a Morin dopo la lettura della sua autobiografia "I miei demoni" in cui racconta con occhio disincantato i drammi della sua vita con le aspirazioni e le gioie.

La sua posizione di ebreo nella Parigi occupata dalle truppe tedesche, l'allontanamento dal partito comunista francese per affermare la sua autonomia di giudizio, la malattia e la sua speranza di una Società Planetaria...

In quel periodo stava scrivendo Etica e dallo scambio di idee ci fermammo a riflettere sul mistero e sulla religiosità...)

Boston, USA

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Visita al MIT, il tempio della Nuova Era

Pubblicazioni e inediti - Antonia Colamonico -

Le Filastrocche di Spazioliberina - Raccolta di poesie, 1992, nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della Storia. OPPI – Milano 1993.

Storia - Nuova Secondaria, 15 settembre, pagg. 69-71. Editrice La Scuola- Brescia,1994.

Ed altro – Raccolta di racconti brevi 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Il Filo - Raccolta di poesie, 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Corso modulare di aggiornamento transdisciplinare. Pagg. 31-33, Oppi Informazione, Milano. Sett.- dic. 1995.

Biostoria scienza e metodo per un pensiero al plurale. Prime carte di viaggio, in collaborazione con lo studio Lananna - Art. Direction Carlo Curci. Ed. Pubblicità e Stampa. Bari, 1997.

Biostoria. Verso la formulazione di una nuova Scienza. Campi, metodi, prospettive. Il Filo - Bari 1998.

L’occhio biostorico e la lettura della Società delle Informazioni –http://www.formanet.it/biostoria - 2000.

Ordini complessi - Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo – Bari, 2002.

Ottimizzare i processi di insegnamento-apprendimento: la scienza e Metodo biostoria. In FIS-CAB, Pag. 3 – maggio-giugno 2003, Bari.

Echi di vita in (“La nostra Storia - Cronistoria della Città di Acquaviva delle Fonti” dei fratelli Martino e Nunzio Mastrorocco, Ed. Summa). 3003

La conoscenza biostorica tra ordini multipli e pensiero complesso. In Pianetascuola, Irfos Bari. Ott.-Dic. 2004. pp. 5-6.

Bio-Informazione: nuove linee per una scienza nuova, in http://www.invisibilmente.it/forum/ - nov. 2004.

Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge, August 2005.

Il Pensiero Creativo e il ruolo del futuro nella Dinamica Biostorica: restaurazione e risorgimenti. In Pianetascuola, n° 3, lug.-sett. pp. 3-6, Ed. IRFOS – Bari. 2005.

Cambi di paradigma nell’esplorazione biostorica. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, gen.- marz. 2006, pp 18-30.

Alla palestra della mente: Costellazioni di significati per una topologia del Pensiero Complesso. Inedito. 2006.

Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma, pp. 129-140. Ed Cacucci – Bari, 2006.

Le letture biostoriche per una didattica efficace La Classe come Organismo a dimensione uno-tutto. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, nov.- dic. 2007, pp 21-25.

Metacognizione e multimedialità: dalla storia alla biostoria. http://www.internetestoria.it - 2008