Boston, USA

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Natale 2007

mercoledì 2 novembre 2011

Sito Biostoria: La Geografia della Mente/Realtà.


 Itinerari nodali a multiMondo e multiVerso.


La scienza & metodo Biostoria è la bussola che permette, all'osservatore, di orientarsi in questa forma a multimondo e a multiverso.

lunedì 6 giugno 2011

Il grido - Folata di pensieri in ordine sparso





Antonia Colamonico (biostorica)




Il grido è l'inizio della vita che apre al respiro

Premessa

Da un po' di tempo mi stava accadendo una cosa strana, prima di addormentarmi, visualizzavo una serie veloce di scene, come delle porte che si aprivano e si chiudevano, con delle sagome umane. Una sera fu così forte la percezione che iniziai a preoccuparmi. Era, invece, solamente la mia mente che si era già messa in moto e mi stava mostrando il modo come strutturare il nuovo lavoro.

Non so se a voi succede, ma quando sto per scrivere mi capitano delle visualizzazioni che mi aprono a quelle trame che poi andrò a raccontare. Penso che noi sperimentiamo prima con il corpo e poi con il pensiero. Quando questo accade la scrittura assume una forza maggiore, un'aderenza più grande alla realtà che si mostra ai nostri occhi in tutta la sua complessa bellezza.

In Il grido ho voluto creare un disordine di situazioni e tempi con dei personaggi appena abbozzati, che entrano ed escono da un groviglio di trame. Alcuni si incontreranno, altri no. Il tutto dovrà essere letto come un viaggio nella psiche che si nuove in uno spazio-tempo difforme da quello della realtà definita oggettiva. Come se fosse una psiche trasversale che parla a sé di tutto.

In questo tutto ho cercato di superare le divisioni di una logica a discipline scollegate, priva di interferenze di significati che rendendo schizati i saperi, li condanna ad essere estranei. In tale vecchio modo d'organizzare la coscienza colgo una "diffidenza" mal celata che rende aggressive le comunicazioni, oltre che incapaci a rendere lo slancio vitale della dimensione dell'incontro.

Come dico in queste pagine è nell'incontro che si crea quella “scaglia” di tempo presente, così fragile, così vera e unica che rende possibile il rispecchiarsi e l'attraversarsi l'un l'altro. La stessa tecnica del “rispecchiamento”, in psicologia, permette di cogliere il modo come l'altro ci legge ed è molto interessante per studiare se stessi. Non c'è corrispondenza tra una lettura interna al soggetto e una esterna allo stesso soggetto.

Molte sono le teorie sulla mente, ma esse sono semplici "carte di lettura" incomplete. Ognuno può costruire la sua carta, che può rivelarsi adeguata per alcune espressioni e non per altre aree di realtà; mentre la verità, da cui non si può prescindere senza essere superbi, è che noi siamo un'incognita della vita, alla vita. Destinata a rimanere tale e matematicamente dimostrabile: l'insieme delle bambole non può contenere l'insieme dei giocattoli.

La mente è in grado di tessere fili con ritmi discreti che si fanno un tutto, nell'azione di lettura. Per questo si può parlare di un soggettivismo cognitivo, funzionale a letture e azioni storiche circoscritte.

Il comunicare poi è un bisogno primordiale, meglio ancestrale che si attua già nell'utero materno, quando si inizia a scalciare per segnalare la presenza. Il parlare è la porta di uscita dal sé, per farci ricalare nuovamente nel sé; in tale circolarità siamo disposti ad incontrare l'altro e noi stessi. Come due territori che si prestano ad essere esplorati, meglio ispezionati, e in tale sopralluogo l'essere un estraneo lascia il posto all'essere un riconosciuto e un amato.

Nell'incontro c'è l'assimilazione che rende speculari e similari nello spazio più ampio del noi. Essere un noi rende meno soli e così quel soggettivismo cognitivo da privato si fa sociale, universale. In tale essere un uno nel tutto vitale, ogni soggetto può trovare alloggio e dimora nel sfera "alta" della Vita.

Il ritmo del racconto, per essere in linea con la “logica aperta della mente” che si struttura in strati multi-proiettivi di consapevolezze, necessariamente è veloce, come il guizzo di un lampo. Ho cercato di eliminare più “fronzoli” possibili.

Ho cercato di essere essenziale, mi sono concessa solo qualche metafora, amo la poesia che rende l'innocenza dell'anima. È la forma più alta d'espressione del pensiero umano. La nicchia più segreta, privata e “scarna” del cuore, a cui bisogna accostarsi in punta di piedi, essendo “terra” consacrata.

Se dovessi definire questa mia fatica, è una "folata di pensieri in forma scomposta", così come è scomposta la mente. Tanti echi, in echi di immagini che come bolle impalpabili emergono da un vuoto e si addensano e si diradano, si accoppiano e si lasciano, in un girotondo di ritmi lenti e veloci che rendono coesa la coscienza. Altrimenti sarebbe scavata come quel vuoto di spugna che apre al nulla della vita, a quel “non essere che avrebbe potuto essere, al non più o al non ancora”.

La logica che fa da sfondo all'intreccio è quella biostorica che trova un fondamento cognitivo e rappresentativo nella fisica quantistica che ha posto l'attenzione, nell'osservazione, sull'infinitesimo piccolo - il quanto - che maggiormente si avvicina a quell'anelito all'essere che si fa “respiro”.

Ecco, quello che ho voluto raffigurare in queste pagine, disordinate secondo una logica lineare-temporale, ma stratificate come solo un sistema nuvoloso sa di essere per una visione eco-biostorica, è il “respiro” che parte dal “grido” di inizio della vita.

Il respiro, di fatto, è l'unica opportunità storica che ci è data. Quel tempo 0 in cui l'io e il tutto di dio si fondono e, semplicemente, sono.


Antonia Colamonico (biostorica)

Bari. 22 Marzo 2011.

Buona lettura!


sabato 29 gennaio 2011

L'agente storico tra ricchezza e povertà di pensiero.






(A Colamonico - Produzioni naturali/innaturali.)


In questa pagina tratta da Le posizioni di lettura nell’estensione a frattale della mente, si vuole aprire una finestra di riflessione sui rapporti di povertà/ricchezza non in relazione al mondo delle cose e del denaro, ma in relazione all'organizzazione del pensiero.

Oggi la povertà è essenzialmente un fatto emozionale che nasce da un sistema mentale che ha smarrito il legame con una progettualità a lungo temine che fa assumere una posizione a occhio infinito in grado di leggere il legame: creatura-creazione-creatore.


(A Colamonico - Arte e natura)


“... Se si considera l’espansione della mente-pensiero un processo evolutivo che nasce da una reale e concreta azione nel campo storico, allora si può iniziare a comprendere come ogni passo nuovo delle società sia di fatto un mutamento mentale, una novità cognitiva del modo di organizzare le idee e le visioni della realtài.

Esiste tra habitat-cervello-visione un legame interattivo, inscindibile, per cui l’ambiente forgia il suo individuo storico e l’individuo plasma il suo ambiente vitale. Entrare in una simile architettura storica, implica l’accettazione che ogni civiltà ha sviluppato la sua mente per interagire nel suo spazio ed essere così protagonista della sua storia...

Il rapporto uomo-tempo è intrinseco alla dinamica dei sistemi socialiii. Ogni civiltà elabora il suo andamento storico per cui si osserverà, con una finestra a tutto campo, una molteplicità di velocità delle economie con ritmi discontinui che daranno il grado di malessere/benessere di ogni dato sistema. Le andature rendono le società difformi sotto i profili economico, politico, sociale, culturale che si prestano ad essere letti con specifiche lenti cognitive e con ogni lente-lettura si evincerà il grado (- o +) del valore del sistema.

Ogni ritmo crea la forma della sua nicchia umana di organizzazione mentale, l'uomo contadino, ad esempio, che si misurava con una ciclicità biennale se non triennale della produzione dei suoli, ebbe un rapporto differente con il tempo dall'uomo del nanosecondo. Egli poteva dare spazio, nel tempo morto dell'attività agricola, alla fantasia, alla fabulazione, alla capacità di immaginare mondi fantastici. Poteva spendere parte della sua eccedenza temporale nella costruzione dei rapporti di vicinato basati su una solidarietà spontanea di assistenza e soccorso della prole in caso di morte o malattia di un genitore; nella condivisione di alcune attività come il raccolto o la panificazione o il bucato. Tali facoltà immaginative e relazionali si traducevano in una maggiore ampiezza del significato esistenziale con una ricaduta sul piano civile:

  • Erano uomini che davano profondità oltre-terrena all'azione; essi credevano nel bisogno di rendere ogni risposta un valore stabile, per cui la tradizione come l'essere radicato nelle trame storiche era la salvaguardia dello stato sociale, quale bagaglio culturale degno di essere tramandato alle nuove generazioni. Così facendo essi superavano le strettoie contingenti del tempo presente, per aprirsi ad una visione universale.

Con la società industriale, come ben evidenziò E.J. Hobsbawmiii si attuò la prima grande accelerazione nel rapporto uomo-tempo, dato che il ciclo di fabbrica, con gli alti forni e i costi per tenerli accesi, impose il ritmo della macchina. L'aspetto produttivo a ciclo continuo avviò una rilettura sul tempo morto, che a partire dall'analisi di A. Smithiv sulla divisione del lavoro, fu inteso come tempo perso, annullando il valore della pausa di silenzio dall'azione. Lo svuotamento del significato del tempo dell'attesa del raccolto fece percepire la dimensione temporale come uno spazio orario giornaliero, in cui non aveva più senso pensare e cosa più grave fantasticare in termini stagionali, annuali. L'uomo-giorno aveva un'ampiezza organizzativa fatta a “segmento breve” e anche la sua immaginazione si era circoscritta a progetti e azioni a breve scadenza.


(A Colamonico - Attese di echi.)


L'aver tolto spazio alla fantasia e alle relazioni sociali di vicinato, legando l'agente storicov alla semplice linearità della catena di montaggio, ha impoverito di fatto lo spazio elaborativo della coscienza e ha localizzato il significato esistenziale, posizionandolo nella sola prospettiva terrena, meglio nel luogo fabbrica e in tutto quanto le ruotasse intorno. Riducendo le coordinate spaziali a due assi evolutivi, da uno spazio tridimensionale topico-atopico-utopicovi ad uno bidimensionale, nell'elaborazione ideativa. L'aver eliminato il sogno utopico, con tutta la gamma delle visualizzazioni a respiro universale, ha reso fortemente vincolate le menti alla materialità del oggettivarsi dei fenomeni storici, dando spazio ad una logica del tutto e subito che ha ricevuto una nuova impennata d'accelerazione con il sistema informatico.

Un pensiero avvitato nell'ingranaggio macchina, come descritto in Tempi moderni di Charles Chaplin, ha fatto del meccanicismo lo scopo finale del processo storico. L'uomo macchina è diventato il prigioniero del suo stesso prodotto. Il consumatore di cose che in modo sempre più incalzante lo spingono ad aumentare da un lato l'impegno lavorativo, data la spinta tecnologia che impone sempre nuovi bisogni; dall'altro ad uno stato emozionale di precarietà con l'affermarsi di un cupo relativismo:

  • Se le dimensioni spazio-temporali della vita sono avvitate intorno all'io-società, come relazione individuo-campo, allora si perde l'occhio di lettura a campo infinito; in tale perdita si attua una involuzione della coscienza che non è più in grado di attuare progetti ad ampio respiro, ad ampia apertura logica. Non credendo più nell'infinito, l'uomo tecnologico e tecnocratico ha smarrito il senso stesso del suo essere nella storia. In tale smarrimento, la vita personale come la presenza in una data realtà, ha assunto un significato nevralgico, portando ad adottare tutta una serie di misure per rendere più a lungo possibile la permanenza.

  • Se l'uomo agricolo dava un valore relativo al suo esserci nel mondo, che era letto come una fase intermedia del processo genitoriale in relazione all'idea di famiglia e di stirpe; l'uomo tecnologico assolutizzando, vede se stesso come il punto di partenza-fine della sua azione. Di qui il senso di solitudine e alienazione, come effetto della perdita della relazione creatura-creato-creatore; in tal senso si può pirandellianamente parlare di un io frantumato.

Come una società non è espressione della sola dimensione economica, così l'uomo non è semplice elaborazione di sé. L'aver imposto nella costruzione della coscienza un un forte vincolo economico ha fatto del denaro e dello spazio intorno a cui ruota lo scambio commerciale, il nodo nevralgico del giudizio di valore storico, agendo da perturbatore antropologico, come ben sottolinea nella prefazione del saggio Il denaro in testavii,Vittorino Andreoli, “La società del denaro non coglie la bellezza del mondo e neanche il suo affanno, riduce l’uomo a un salvadanaio che si può rompere troppo facilmente, lasciando solo dei cocci. L’uomo non merita di diventare un contenitore di monete”.

La produzione industriale con i suoi rapporti di ricchezza/povertà ha dato il senso-indirizzo all'azione di risposta storica e l'uomo depauperato della sua complessità ideativa è divenuto un agente più o meno valido in funzione dal più o meno possesso di moneta, indicatore questo che fa definire i gradi di supremazia e di dipendenza tra le società e gli stessi individui...”


Note:

i Colamonico, A. Ordini Complessi . Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza a cinque dimensioni. © Il Filo, Bari 2002.

ii Colamonico, A. Fatto tempo spazio. Premesse per una didattica sistemica della storia. OPPOI, Milano 1993.

iii Hobsbawm, E.J. E. Le rivoluzioni borghesi 1789-1848. Il Saggiatore, Milano 1963

iv Smith, A. La ricchezza delle nazioni. UTET, Torino 1975

v Colamonico, A. Mastroleo, M. Le geometrie della vita nel salto eco-biostorico. Verso una topologia a occhio infinito della relazione mente/mondo. © Il Filo, Bari, 2010.

vi Colamonico, A. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. © Il Filo, Bari 2006.

vii Andreoli, V. Il Denaro in testa. Rizzoli, Milano 2011.



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lunedì 10 gennaio 2011

il salto dal piano della follia, la frantumazione nichilista della coscienza-conoscenza, a quello della genialità.






La nascita di una topologia del pensiero complesso, si pone come una nuova capacità di lettura, l'occhio eco-biostorico, quale sdoppiamento delle linee-ordini di pensiero che in simultanea, come un entanglement quantistico, si organizzano in visione multipla di realtà...


Una pagina da:

A. Colamonico - M. Mastroleo

Il grande interesse degli scienziati sui modi della mente, che li ha portati a volgere lo sguardo dall’oggetto al soggetto osservatore, è supportato dall’idea di poter costruire degli elaboratori in grado di replicare le stesse impressioni soggettive e auto-organizzarsi in forme autonome di pensiero.

La ricerca frenetica della macchina pensante, rivela come si è ancora nella linearità del paradigma meccanicista, che ha fatto coltivare il sogno del congegno perfetto, come lo fu anche quello dell’arma perfetta, con l'intento di alleggerire l’uomo dalla pesantezza della vita e finendo di fatto col sostituirlo fisicamente, mentalmente e, perché no, anche storicamente con il robot che sogna.

Certo riprodurre il modo come la mente umana, risultato di millenni e millenni di evoluzioni, produca la consapevolezza di sé nel mondo è molto affascinante. Ma è nel contempo una fatica titanica, poiché il processo che via, via cerca di svelare la realtà di fatto la ri-vela in una nuova forma di vuoto d’infinito; quasi come in una maledizione ancestrale, il destino dell’uomo è cercare di conoscere, ma nell’atto cognitivo finisce con lo scoprire nuova ignoranza.

C’è un rapporto a feed-back, in cui la conoscenza e l’ignoranza si modellano e si amplificano, a tondo come un gatto che si morde la coda (H. Maturana, F. Varela, 1992). In questo momento storico di grande sgretolamento del sapere, con corrispettivo ampliamento cognitivo dell’ignoranza, necessita un balzo logico, un nuovo paradigma, che faccia fare il salto dal piano della follia, la frantumazione nichilista della coscienza-conoscenza, a quello della genialità, come la soglia in grado di aprire, con leggerezza sintropica, le strade del nuovo indirizzo storico-cognitivo:

  • Una mente che sappia vedere nella complessità i fili diversificati e annodati degli ordini naturali, multipli.

  • Un occhio in grado di saper leggere l’uno/tutto, insieme, come una dualità che si fa singolarità.

  • Un occhio-mente in grado di sviluppare una logica nuova che superi le dicotomie tra i significati, aprendo ai versi multipli di senso che mostrano una realtà frattale.

  • Una coscienza che ponga non la scienza al vertice delle sue scelte vitali, ma la sapienza, come quella dimensione sentimentale di saggezza che fa gustare la bellezza della vita nel suo porgersi gratuitamente, all’occhio osservatore.


(Frattali poetici)


È questa è la vera scommessa, ma il poterlo fare richiede una nuova organizzazione del pensiero, quindi un salto gnoseologico, che a pluri-versi simultanei faccia guardare il dentro/fuori della vita come un'unica realtà dialogante a più strati soggiacenti, in cui ogni azione produca un eco-riflesso di ritorno e sono i ritorni che creano gli stati di salute/benessere dell’intero sistema vitale.

Un occhio mente che sappia muoversi non in una logica oppositiva (E. Morin, 1993), che esclude, divide e crea le gerarchie; ma in un sistema dialogico, moltiplicativo che abbia consapevolezza delle pluralità dei significati che sono proiezioni di echi che svelano la complessità della vita, come ricchezza di mille e mille forme che tendono alla singolarità nella dualità1 di ogni sistema a uno/tutto. Proprio nella singolarità relazionale che si mostra a tutti gli strati, si può cogliere la forza creatrice che è un processo di democratizzazione cosmica che va intesa come forza aggregante e non solo come aggregato di forze che pur complicandosi dà ad ogni individuo una funzione che lo distingue e lo rende valore. Si può comprendere come alla base del nuovo salto gnoseologico c’è un cambiamento di rotta nell’attribuzione del significato storico.

Il modello d’indagine fin qui seguito dagli studiosi nell’organizzazione della vita è di tipo bottom-up, come un procedere, per livelli crescenti d’astrazione, appunto dal basso verso l’alto; nell’approccio biostorico si segue un procedimento inverso, top-down, ovvero per livelli crescenti di concretezza...

Il poter guardare alla conoscenza, alla coscienza e alla vita come ad un uno/tutto, implica come già evidenziato l’assunzione di un punto di vista esterno ai campi gnoseologici e vitali, come il “punto all’infinito di Riemann”, tale luogo (topos):

  • è la posizione u-topica dell’occhio di dio, inteso come la capacità simultanea di vedere in un colpo d’occhio il passato-presente-futuro relativi all’oggetto/soggetto storico o, semplicemente, lo sguardo ad occhio eco-biostorico1, identificato con la metafora di Spazioliberina (A. Colamonico 1992), vista come la capacità della mente di abbracciare l’uno/tutto, come un intreccio topologico, dinamico di dentro/fuori l’oggetto/soggetto storico che coglie e proietta le sfumature, i respiri, le lievi implicazioni che nascono dalle perturbazioni delle fluttuazioni quantiche d’evento.

  • È la plasticità di lettura di uno sguardolente che con trasformazioni geometriche (E. Marconi, 1990) dà il corpo, la veste, la voce alla molteplicità del reale soggettivo e oggettivo insieme.

  • È l’elasticità proiettiva di visioni spazio-temporali, come il complesso delle relazioni io/tu/∞, che fissano l’osservatore, il dentro, in una posizione topica, all’interno di un sistema di riferimento, il fuori, quale posizione a-topica.

  • È il gioco dei tre mondi storici, quali triade di costruzione in un complesso unico che si modella insieme in tre realtà sistemiche che corrispondono al mondo, all’io, all’infinito come la dialogica creato/creatura/creatore.

  • È la costruzione di un paradigma storico-concettuale a struttura frattale di spugna che visualizza con salti analogici, le coerenze e le corrispondenze dei 3 campi logici che si pongono come dei distinti che danno; la logica dell’campo, la logica dell’io, la logica dell’infinito.

  • È l’armonia di un equilibrio pluri-spaziale a tempo 0 che sa cogliere le ragioni di tutti gli agenti storici secondo un’etica della vita che come entanglement è in grado di armonizzarsi essendo elementi distanti ma correlati in una univocità vitale, non-separabile che si presenta come un soffio, un alito dialogico.

  • È quel movimento primordiale, funzionale e strutturale del vuoto quantistico che assume forma storica e identità molteplice in una frazione a tempo 0 di presente che si rivela come l’apertura di spazio-finestra cognitivo, uno scatto fotografico, che mette in interfaccia l’uno/tutto insieme.

Matematicamente parlando, in un gioco proiettivo di relazioni, gli oggetti finali, risultati dalle trasformazioni spazio-temporali, ereditano tutte le proprietà (attributi ) geometriche di quelli di partenza (oggetto iniziali). Con una si fatta mappa cognitiva ad occhio infinito, attento alle lievissime perturbazioni dei campi storici, la topologia risultante è “un modello cognitivo di realtà come multi-proiezione per piani logici, in cui l’unico motore è il pensiero analogico (decoerente) che struttura sacche di logicità…2 a cui viene data definizione di realtà.



1 “… Nella visione eco-biostorica l’organizzazione del pensiero complesso, parte dall’occhio di Spazioliberina [Colamonico, A. 1992] che determina un dinamismo di lettura e nasce da visioni sdoppiate dei tre campi io-mondo-() che danno una lettura caleidoscopica della realtà. Spazioliberina è la metafora della mente nuova che sa organizzarsi in una perfetta simbiosi di mente/cuore. Sa capire le logiche delle dinamiche storiche e sa ascoltare gli echi degli stati emotivi. Imparare ad esercitare tale topologia di spazio-occhio implica uno stato cognitivo-emozionale che faccia della conoscenza l’oggetto del bene della vita, intesa quale ricerca continua di sfumature, di significati che aprano alle gemmazioni semantiche in grado di rendere più chiare le letture d’azione. Nell’esame gli eventi assumono eco storico e si intrecciano in nodi fattuali/fattibili. Si potrebbe sostenere che in questa azione di messa a nudo delle logiche, si ripercorre in senso inverso il viaggio della creazione: lo svelare, come l’azione del togliere il velo della cecità, implica il far cadere gli idoli dell’ignoranza, della superstizione, della tirannia che rendono buie le dinamiche della vita per percorre così la risalita verso l’infinito... quella capacità di Liberina di ancorare la sua azione al respiro della vita che si esprime nel luccichio di un’onda, nel batter di un’ala, nel tremolio di una foglia, nel sonno di un bambino, nella veglia di una mamma… è quella dimensione del cuore che fa incarnare l’etica nella rete della vita per rende l’io libero dalle male-scelte…La ricerca della chiarezza farà dell’io il lievito della storia e quindi ponte di speranza, proiettato nel futuro del mondo… È proprio questa la dimensione socio-economica eco-biostorica che apre l’individuo alla riappropriazione profonda dell’essenzialità della vita che si esercita con l’appropriazione profonda del proprio credo…Non esiste un dualismo di un di qua e un di là, bensì una dialogica finito/infinito…” A. Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. © Il Filo, Bari 2006, pp. 61-62.

2 A Colamonico, M Mastroleo, 2010. Op. cit. pag 2.



venerdì 7 gennaio 2011

Le Geometrie della Vita nel Salto Eco-biostorico



Verso una Topologia a occhio infinito della relazione Mente/Mondo


Antonia Colamonico, Marcello Mastroleo

© 2010 – Il Filo S.r.l. - Bari




L'intreccio quantistico tra Ordine e Caos.
Milano, 10 dicembre 2010.



Una pagina:

...

In biostoria, si parte direttamente dal modo come la mente organizza la realtà per classi cognitive, sino a giungere al singolo frammento d’informazione isolato dal cervello, il quanto informativo, visto come la veste nominale del quanto storico-vitale. Il poter parlare di veste nominale del quanto, permette il passaggio da una grandezza bio-fisica a una informativo-cognitiva, permettendo così il salto di scala da quantitativa a qualitativa, precedentemente indicato.

Il punto di partenza è la presa di consapevolezza che la vita è un processo cosmico che si manifesta come sistema comunicativo complesso, a più strati soggiacenti di spazio-tempi, che produce i fatti. Sono questi che, con un effetto dirompente nei campo-bacini di ricaduta, producono le perturbazioni fattuali che, squilibrando, spingono i sistemi ad elaborare sempre nuove azioni di riequilibrio1 che innescano sempre nuove dinamiche, in un gioco di stimoli e di rimandi di ordini/disordini.

Partendo da tale presupposto, apparentemente molto astratto, la dinamica storica è osservata da una posizione esterna a occhio infinito, in grado di coglie l’andamento circolatorio (feed-back) di risposte d’evento, come un continuo riordino dei sistemi interconnessi che pur restando privi, nella lettura, di un’identità disciplinare definita, assumono tuttavia la sagoma generativa della dinamica vitale, in senso ampio, che:

  • si riproduce e si annulla, per poi ricrearsi nuovamente e annullarsi… con un effetto continuo di esplosioni/implosioni, di emergenze/collassamenti, fusione/solidificazione, soluzione/cristallizzazione… che danno storia, tolgono storia, alle differenti identità, che possono poi in successive letture essere catalogare nelle differenti branche disciplinari e così trasformarsi in particolarità storico-semantiche.

1 “… Se nella vecchia impostazione tradizionale la disciplina Storia era stata identificata, erroneamente, con la storiografia (= scrittura) del passato, con la nuova, essa ha assunto la dimensione della Vita-bios, come la dinamica evolutiva, in tempo reale a Tempo 0, degli eventi quantici. Quanti che si aprono, come evoluzioni naturali, alle trame o echi, di passato-futuro. In tale gioco dinamico di lettura, l’occhio può indirizzarsi, liberamente in funzione dei campi d’interesse o verso il passato, dimensione del Ricordare o verso il futuro, dimensione del Sognare. Il Ricordare e il Sognare si collocano come i due poli dell’Immaginazione e questa è il campo profondo da cui prendono corpo le azioni, a tempo 0, cioè quei reali che fanno di quegli immaginati una “res storica”…” A. Colamonico. Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA. VV. Cultura e Pedagogia della Riforma. Cacucci Bari, 2006, p. 134.




Buona Lettura.

Boston, USA

Boston, USA
Visita al MIT, il tempio della Nuova Era

Pubblicazioni e inediti - Antonia Colamonico -

Le Filastrocche di Spazioliberina - Raccolta di poesie, 1992, nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della Storia. OPPI – Milano 1993.

Storia - Nuova Secondaria, 15 settembre, pagg. 69-71. Editrice La Scuola- Brescia,1994.

Ed altro – Raccolta di racconti brevi 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Il Filo - Raccolta di poesie, 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Corso modulare di aggiornamento transdisciplinare. Pagg. 31-33, Oppi Informazione, Milano. Sett.- dic. 1995.

Biostoria scienza e metodo per un pensiero al plurale. Prime carte di viaggio, in collaborazione con lo studio Lananna - Art. Direction Carlo Curci. Ed. Pubblicità e Stampa. Bari, 1997.

Biostoria. Verso la formulazione di una nuova Scienza. Campi, metodi, prospettive. Il Filo - Bari 1998.

L’occhio biostorico e la lettura della Società delle Informazioni –http://www.formanet.it/biostoria - 2000.

Ordini complessi - Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo – Bari, 2002.

Ottimizzare i processi di insegnamento-apprendimento: la scienza e Metodo biostoria. In FIS-CAB, Pag. 3 – maggio-giugno 2003, Bari.

Echi di vita in (“La nostra Storia - Cronistoria della Città di Acquaviva delle Fonti” dei fratelli Martino e Nunzio Mastrorocco, Ed. Summa). 3003

La conoscenza biostorica tra ordini multipli e pensiero complesso. In Pianetascuola, Irfos Bari. Ott.-Dic. 2004. pp. 5-6.

Bio-Informazione: nuove linee per una scienza nuova, in http://www.invisibilmente.it/forum/ - nov. 2004.

Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge, August 2005.

Il Pensiero Creativo e il ruolo del futuro nella Dinamica Biostorica: restaurazione e risorgimenti. In Pianetascuola, n° 3, lug.-sett. pp. 3-6, Ed. IRFOS – Bari. 2005.

Cambi di paradigma nell’esplorazione biostorica. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, gen.- marz. 2006, pp 18-30.

Alla palestra della mente: Costellazioni di significati per una topologia del Pensiero Complesso. Inedito. 2006.

Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma, pp. 129-140. Ed Cacucci – Bari, 2006.

Le letture biostoriche per una didattica efficace La Classe come Organismo a dimensione uno-tutto. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, nov.- dic. 2007, pp 21-25.

Metacognizione e multimedialità: dalla storia alla biostoria. http://www.internetestoria.it - 2008