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Il grande interesse degli scienziati sui modi della mente, che li ha portati a volgere lo sguardo dall’oggetto al soggetto osservatore, è supportato dall’idea di poter costruire degli elaboratori in grado di replicare le stesse impressioni soggettive e auto-organizzarsi in forme autonome di pensiero.
La ricerca frenetica della macchina pensante, rivela come si è ancora nella linearità del paradigma meccanicista, che ha fatto coltivare il sogno del congegno perfetto, come lo fu anche quello dell’arma perfetta, con l'intento di alleggerire l’uomo dalla pesantezza della vita e finendo di fatto col sostituirlo fisicamente, mentalmente e, perché no, anche storicamente con il robot che sogna.
Certo riprodurre il modo come la mente umana, risultato di millenni e millenni di evoluzioni, produca la consapevolezza di sé nel mondo è molto affascinante. Ma è nel contempo una fatica titanica, poiché il processo che via, via cerca di svelare la realtà di fatto la ri-vela in una nuova forma di vuoto d’infinito; quasi come in una maledizione ancestrale, il destino dell’uomo è cercare di conoscere, ma nell’atto cognitivo finisce con lo scoprire nuova ignoranza.
C’è un rapporto a feed-back, in cui la conoscenza e l’ignoranza si modellano e si amplificano, a tondo come un gatto che si morde la coda (H. Maturana, F. Varela, 1992). In questo momento storico di grande sgretolamento del sapere, con corrispettivo ampliamento cognitivo dell’ignoranza, necessita un balzo logico, un nuovo paradigma, che faccia fare il salto dal piano della follia, la frantumazione nichilista della coscienza-conoscenza, a quello della genialità, come la soglia in grado di aprire, con leggerezza sintropica, le strade del nuovo indirizzo storico-cognitivo:
Una mente che sappia vedere nella complessità i fili diversificati e annodati degli ordini naturali, multipli.
Un occhio in grado di saper leggere l’uno/tutto, insieme, come una dualità che si fa singolarità.
Un occhio-mente in grado di sviluppare una logica nuova che superi le dicotomie tra i significati, aprendo ai versi multipli di senso che mostrano una realtà frattale.
Una coscienza che ponga non la scienza al vertice delle sue scelte vitali, ma la sapienza, come quella dimensione sentimentale di saggezza che fa gustare la bellezza della vita nel suo porgersi gratuitamente, all’occhio osservatore.
È questa è la vera scommessa, ma il poterlo fare richiede una nuova organizzazione del pensiero, quindi un salto gnoseologico, che a pluri-versi simultanei faccia guardare il dentro/fuori della vita come un'unica realtà dialogante a più strati soggiacenti, in cui ogni azione produca un eco-riflesso di ritorno e sono i ritorni che creano gli stati di salute/benessere dell’intero sistema vitale.
Un occhio mente che sappia muoversi non in una logica oppositiva (E. Morin, 1993), che esclude, divide e crea le gerarchie; ma in un sistema dialogico, moltiplicativo che abbia consapevolezza delle pluralità dei significati che sono proiezioni di echi che svelano la complessità della vita, come ricchezza di mille e mille forme che tendono alla singolarità nella dualità1 di ogni sistema a uno/tutto. Proprio nella singolarità relazionale che si mostra a tutti gli strati, si può cogliere la forza creatrice che è un processo di democratizzazione cosmica che va intesa come forza aggregante e non solo come aggregato di forze che pur complicandosi dà ad ogni individuo una funzione che lo distingue e lo rende valore. Si può comprendere come alla base del nuovo salto gnoseologico c’è un cambiamento di rotta nell’attribuzione del significato storico.
Il modello d’indagine fin qui seguito dagli studiosi nell’organizzazione della vita è di tipo bottom-up, come un procedere, per livelli crescenti d’astrazione, appunto dal basso verso l’alto; nell’approccio biostorico si segue un procedimento inverso, top-down, ovvero per livelli crescenti di concretezza...
Il poter guardare alla conoscenza, alla coscienza e alla vita come ad un uno/tutto, implica come già evidenziato l’assunzione di un punto di vista esterno ai campi gnoseologici e vitali, come il “punto all’infinito di Riemann”, tale luogo (topos):
è la posizione u-topica dell’occhio di dio, inteso come la capacità simultanea di vedere in un colpo d’occhio il passato-presente-futuro relativi all’oggetto/soggetto storico o, semplicemente, lo sguardo ad occhio eco-biostorico1, identificato con la metafora di Spazioliberina (A. Colamonico 1992), vista come la capacità della mente di abbracciare l’uno/tutto, come un intreccio topologico, dinamico di dentro/fuori l’oggetto/soggetto storico che coglie e proietta le sfumature, i respiri, le lievi implicazioni che nascono dalle perturbazioni delle fluttuazioni quantiche d’evento.
È la plasticità di lettura di uno sguardolente che con trasformazioni geometriche (E. Marconi, 1990) dà il corpo, la veste, la voce alla molteplicità del reale soggettivo e oggettivo insieme.
È l’elasticità proiettiva di visioni spazio-temporali, come il complesso delle relazioni io/tu/∞, che fissano l’osservatore, il dentro, in una posizione topica, all’interno di un sistema di riferimento, il fuori, quale posizione a-topica.
È il gioco dei tre mondi storici, quali triade di costruzione in un complesso unico che si modella insieme in tre realtà sistemiche che corrispondono al mondo, all’io, all’infinito come la dialogica creato/creatura/creatore.
È la costruzione di un paradigma storico-concettuale a struttura frattale di spugna che visualizza con salti analogici, le coerenze e le corrispondenze dei 3 campi logici che si pongono come dei distinti che danno; la logica dell’campo, la logica dell’io, la logica dell’infinito.
È l’armonia di un equilibrio pluri-spaziale a tempo 0 che sa cogliere le ragioni di tutti gli agenti storici secondo un’etica della vita che come entanglement è in grado di armonizzarsi essendo elementi distanti ma correlati in una univocità vitale, non-separabile che si presenta come un soffio, un alito dialogico.
È quel movimento primordiale, funzionale e strutturale del vuoto quantistico che assume forma storica e identità molteplice in una frazione a tempo 0 di presente che si rivela come l’apertura di spazio-finestra cognitivo, uno scatto fotografico, che mette in interfaccia l’uno/tutto insieme.
Matematicamente parlando, in un gioco proiettivo di relazioni, gli oggetti finali, risultati dalle trasformazioni spazio-temporali, ereditano tutte le proprietà (attributi ) geometriche di quelli di partenza (oggetto iniziali). Con una si fatta mappa cognitiva ad occhio infinito, attento alle lievissime perturbazioni dei campi storici, la topologia risultante è “un modello cognitivo di realtà come multi-proiezione per piani logici, in cui l’unico motore è il pensiero analogico (decoerente) che struttura sacche di logicità…”2 a cui viene data definizione di realtà.
1 “… Nella visione eco-biostorica l’organizzazione del pensiero complesso, parte dall’occhio di Spazioliberina [Colamonico, A. 1992] che determina un dinamismo di lettura e nasce da visioni sdoppiate dei tre campi io-mondo-(∞) che danno una lettura caleidoscopica della realtà. Spazioliberina è la metafora della mente nuova che sa organizzarsi in una perfetta simbiosi di mente/cuore. Sa capire le logiche delle dinamiche storiche e sa ascoltare gli echi degli stati emotivi. Imparare ad esercitare tale topologia di spazio-occhio implica uno stato cognitivo-emozionale che faccia della conoscenza l’oggetto del bene della vita, intesa quale ricerca continua di sfumature, di significati che aprano alle gemmazioni semantiche in grado di rendere più chiare le letture d’azione. Nell’esame gli eventi assumono eco storico e si intrecciano in nodi fattuali/fattibili. Si potrebbe sostenere che in questa azione di messa a nudo delle logiche, si ripercorre in senso inverso il viaggio della creazione: lo svelare, come l’azione del togliere il velo della cecità, implica il far cadere gli idoli dell’ignoranza, della superstizione, della tirannia che rendono buie le dinamiche della vita per percorre così la risalita verso l’infinito... quella capacità di Liberina di ancorare la sua azione al respiro della vita che si esprime nel luccichio di un’onda, nel batter di un’ala, nel tremolio di una foglia, nel sonno di un bambino, nella veglia di una mamma… è quella dimensione del cuore che fa incarnare l’etica nella rete della vita per rende l’io libero dalle male-scelte…La ricerca della chiarezza farà dell’io il lievito della storia e quindi ponte di speranza, proiettato nel futuro del mondo… È proprio questa la dimensione socio-economica eco-biostorica che apre l’individuo alla riappropriazione profonda dell’essenzialità della vita che si esercita con l’appropriazione profonda del proprio credo…Non esiste un dualismo di un di qua e un di là, bensì una dialogica finito/infinito…” A. Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. © Il Filo, Bari 2006, pp. 61-62.
2 A Colamonico, M Mastroleo, 2010. Op. cit. pag 2.
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