Boston, USA

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Natale 2007

venerdì 28 marzo 2008

La conoscenza biostorica tra ordini multipli e pensiero complesso


di Antonia Colamonico

( in Pianetascuola, pp. n° 5-6, Ott.-Dic. 2004, ed IRFOS – Bari.)


La conoscenza biostorica, calandosi nell’innovazione seguita alla rivoluzione informatica, permette di superare l’organizzazione lineare e sequenziale della conoscenza tradizionale, introducendo i concetti di finestra-campo, di nodo-maglia-rete, di spazio di lettura a campo profondo che, applicati all’organizzazione della mente, danno la possibilità di procedere a salti, processo a scacchiera, nella gestione delle informazioni. Le implicazioni, di un sì fatto approccio al sapere, sono: il superamento di una visione a tempo continuo, con quello discreto; la possibilità di zoomare e scalare i campi di osservazione; il collocare in una struttura a reticolo intra-disciplinare le informazioni; il moltiplicare i registri informativi, recuperando i vuoti cognitivi, come scarto spazio-temporale; la scoperta della plasticità della parola e della stessa mente, quale pensiero complesso.


  • Il salto di paradigma

A. Toffler, al sorgere della Società delle Informazioni, sottolineò la portata rivoluzionaria delle tecnologie legate al microprocessore che avrebbero prodotto, a breve, un nuovo salto epocale, dopo quello agricolo e industriale, nella dinamica del processo storico. Le sue analisi, a distanza di qualche decennio, si sono rivelate profetiche, in quanto il salto tecnologico ha significato il superamento di tutto quanto il paradigma della Società Industriale. Per comprenderne la portata storica del mutamento in atto, bisogna partire da quella che fu la rivoluzione scientifica del 1600. Le scoperte legate alla meccanica che fanno da sfondo alla rivoluzione industriale, introdussero una visione chiusa di Universo, visto come un già costruito, legato ad una dinamica determinista che, pur ammettendo il movimento, non dava alcuna valenza alle alee di percorso che, quali non previsti, attuano i mutamenti e aprono alle nuove costruzioni: Universo aperto. I sistemi erano disegnati come orologi che seguivano nella dinamica, tracciati rigidi che si prestavano ad essere visualizzati e cronometrati, dando la certezza di un futuro facilmente prevedibile. La stessa dinamica della storia seguiva un iter lineare e sequenziale che faceva sì, che ad una azione, dovesse seguire una e una sola conseguenza, rapporto di causa-effetto, facilmente intuibile e dunque controllabile.


La stessa linea della storia del Cellario (1634-1707), ancora fortemente utilizzata nelle scuole per cronometrare i periodi storici, era disegnata come una linea retta che procedeva dal passato al futuro, dividendo le epoche in: Preistoria, Mondo Antico, Medioevo, Età Moderna e, poi in aggiunta, Mondo Contemporaneo. Nella costruzione della retta, non si teneva conto che c’erano delle diversità tra aree e aree, per cui, ad esempio, la data del superamento della preistoria nel continente europeo, non corrispondeva alla data in quello americano o centro-africano e all’interno di una stessa area territoriale, alcune zone erano ad un livello di tecnologia avanzata, mentre altre fortemente arretrate, ad esempio tra la Sicilia e la Toscana. Con una lettura univoca venivano di fatto azzerate le diversità, per cui una volta studiati i greci, essi smettevano di vivere per dare spazio ai romani che, a loro volta, venivano distrutti dagli inglesi e così via. Il dramma di una simile organizzazione, nasceva quando si scopriva che in contemporanea con Giulio Cesare, esistevano ancora gli egizi, Cleopatra, che stando alla linearità, avrebbero dovuti tutti, morire, prima dei greci. Perdonando il pasticcio, un’organizzazione univoco-sequenziale, produce effetti fortemente riduttivi della realtà storica che linea retta non è. Sul piano mentale tale univocità del processo di lettura, provocava una visione fortemente distorta, in quanto la stessa realtà era ed è ancora confusa con l’osservazione. Non si distinguevano i piani osservato-osservatore-osservazione come tre isolati che si incontrano nel processo di conoscenza. Le letture erano confuse con la dinamica del reale e non si ammetteva uno scarto o vuoto informativo tra Visione e Realtà. Non si accettava, inoltre, la possibilità di altri punti di vista e, cosa ancora più grave, la rigidità di lettura produceva una pari rigidità d’organizzazione nei sistemi politico-sociali, come ad esempio quello scolastico: rigidi i programmi, rigide le organizzazioni delle classi, rigida la gestione delle relazioni discente/docente, dirigente/docente.

Con l’avvento della cibernetica, della relatività generale, del principio di indeterminazione ecc. molte cose sono state rilette e si è attuato un capovolgimento nei sistemi di studio della realtà. Le osservazioni sono state legate agli occhi-posizioni di lettura; le dinamiche d’evento ai campi di propagazione; i campi di lettura alle scale-grandezze delle lenti d’osservazione e, così facendo, si è notato che ad ogni lettura corrispondeva e corrisponde una differente inquadratura di realtà e ad ogni inquadratura, una differente topologia dello stesso evento. La portata innovativa delle ricerche scientifiche di fine ‘800, tuttavia, non avrebbe prodotto alcun mutamento evidente nei sistemi produttivi ed informativi, se non ci fosse stata la microelettronica, con i relativi sistemi computerizzati.

L’utilizzo del computer ha permesso di fare un salto da quello che potremmo definire un sistema univoco determinista ad uno a nuvola, probabilistico, che si apre al futuro con evoluzioni pluridimensionali di organismo unico. Oggi si parla di Tempo e di tempi; di Spazio e di spazi; di Ordine e di ordini. La realtà sembra essersi quintuplicata in una miriade di sotto-realtà che assumono aspetti, a volte contrastanti, a volte similari, come visioni caleidoscopiche che ad ogni rotazione assumono una differente forma e una diversa colorazione. In tale gioco di riorganizzazioni, le linearità di lettura, le assolutezze dei discorsi, le certezze delle definizioni, lasciano posto, alle scoperte di nuovi giochi, di differenti modi di essere della medesima realtà che diviene, che si modella e prende mille volti, in rapporto alle piccole alee di percorso che rendono unica, plastica e sempre nuova la vita. Per comprendere il concetto di plasticità si pensi all’acqua che assume la forma del bicchiere o della bottiglia in cui è versata. In tale nuova visione, fortemente topologica, si inserisce l’approccio biostorico alla conoscenza, quale chiave di accesso alla gestione della complessità o meglio all’Economia della Vita.

È bene soffermarsi a riflettere sugli effetti del moltiplicarsi delle informazioni che se da una lato hanno prodotto il take-off della Conoscenza, dall’altro hanno generato la crisi di lettura nei sistemi produttivi, scolastici, scientifici, ideologici, sindacali. Mai si è avvertito, come oggi, il bisogno di una riorganizzazione che produca un adeguato svecchiamento delle procedure e delle menti: il salto epocale è sotto gli occhi di tutti. La scuola dell’autonomia e il bisogno del riordino dei programmi si inseriscono in tali scenari. E, nonostante le difficoltà, le ansie e gli scoraggiamenti dei docenti (dovuti in parte, al salto di prospettiva che si pone come un salto nel vuoto con una silenziosa accettazione del rischio e, in parte, alla pochezza di riconoscimento sociale alla stessa figura docente), la posta in gioco è il futuro della Società; è il porre i costrutti paradigmatici del ragazzo di domani. Ed è bene sottolineare che, in funzione del costrutto usato, si andrà ad organizzare il grado di democrazia/dittatura del futuro sistema socio-politico. C’è un rapporto proporzionale tra tipologia del modello e costruzione di realtà; proprio in funzione del modello si aprono le linee di futuro. Come si può ben costatare il livello di gioco è molto alto, siamo in quello che è definito il terzo livello di conoscenza. Spetta proprio alla classe docente il compito etico di appropriarsi del proprio ruolo storico che la fa essere il nodo d’incontro, meglio, perdonatemi la metafora, la sinapsi cerebrale attraverso cui è veicolata l’informazione tra il passato e il futuro. Naturalmente l’informatore, quale quanto biostorico, entra con la sua logica e le sue scale di valore nella stessa costruzione del domani.

  • Le nicchie-finestre informative e la discontinuità di lettura

L’organizzazione biostorica a nicchie-finestre della conoscenza, uscendo dai limiti di una visione lineare, studia il dinamismo della realtà in rapporto a più lenti-operatori di conoscenza che permettono di elaborare e di disegnare le carte topologiche dei movimenti d’evento. È bene precisare che è uno studio che si basa più sugli aspetti organizzativi dei processi che su quelli informativo-contenutistici; più sulla qualità che quantità delle informazioni. Si presenta come un processo di lettura selettivo e in quanto tale fortemente auto-decisionale. L’aspetto che emerge in questa nuova visione cognitiva è il ruolo fortemente auto-referenziale del soggetto osservatore-attore-abitante che esplica l’azione di conoscenza e che diviene l’organizzatore della sua stessa mappa mentale con cui, poi, andrà ad interagire nella realtà, restando a sua volta perturbato dalla vita: plasticità della mente.

Un’organizzazione a nicchie-finestre dà la capacità di variare il registro informativo da un campo disciplinare ad un altro, permettendo di compiere i voli di memoria-linguaggio, intesi come il saper procedere a salti, come in una scacchiera, nella organizzazione-visualizzazione di risposte agli eventi. La possibilità di una simile libertà di movimento è data proprio dal computer, che può: rappresentare i movimenti; seguirli sul monitor; allargare i piani di lettura ad altri campi; misurare le affinità e le divergenze; confrontare i processi; ipotizzarne di nuovi e valutarne le durate nel tempo a breve, a medio e a lungo termine. Tutto questo lavorio, produce sul piano mentale un pari dinamismo nelle capacità di connessione tra i differenti nodi-registri informativi. Per cui si parla di passaggio da una visione della conoscenza statica ad una plastica che utilizzando come risorsa la discontinuità generata dal salto di nicchia-finestra, crea inequivocabilmente la chiusura/apertura di un nuovo confine informativo. In tale gioco di dentro/fuori la mente si apre agli ordini multipli, quale capacità di lavorare in simultaneità su più piani di informazioni. Il salto di registro, è bene ribadirlo, produce, ogni qual volta esso si attua, un corrispettivo mutamento di direzione nell’azione di lettura: costruire una tabella fattuale, implica delle abilità differenti dal definire un campo di osservazione o dall’osservare una dinamica in movimento o dal confrontare due livelli di acquisizioni o dal memorizzare dei risultati o dal sintetizzare in una relazione quanto scoperto.

Il valore della rivoluzione, introdotta dal sistema informatico, è racchiuso in questa capacità della mente di acquisire una velocità che prima era inimmaginabile, un dinamismo che era impensabile, un rovesciamento dell’occhio di lettura che era improponibile. Per questo oggi si inizia a parlare di Economia della Conoscenza. Va ribadito che la costruzione della mobilità dell’occhio è proporzionale al grado di libertà, come possibilità del pensiero a muoversi su più dimensioni. È proprio il salto di dimensione, come salto di paradigma, ad ampliare le possibilità di conoscenza. Nel sistema tradizionale, lineare e sequenziale, la rigidità di lettura rendeva limitato il campo di movimento dell’occhio e, di pari passo, della elaborazione mentale e di conseguenza poca elaborazione significava: pochezza di possibilità d’azione. C’è un legame che rende interdipendenti e vincolati l’occhio, la mente, la mano. Non si può considerare la conoscenza come un piano distaccato, per sé stante, rispetto all’azione e, questa, rispetto all’osservazione. Non ha senso scomporre in tante unità slegate le singole operazioni che la mano o l’occhio o la mente compiono, creando dei sistemi svincolati, che producono la scissione-frantumazione dell’io tra: piano delle idee e piano delle azioni; tra conoscenza scientifica e tecnologica; tra sapere e prassi; matematica e poesia. Solo in una dimensione eco-biostorica si può visualizzare l’interdipendenza tra le varie fasi dell’elaborazione-visualizzazione-produzione che, con un processo co-inter-agente, producono i mutamenti storici individuali e collettivi.

lunedì 24 marzo 2008

I vuoti della spugna biostorica: l’emigrazione

di Antonia Colamonico


(mappa Eco storico, da A Colamonico. Biostoria. Verso la formulazione di una scienza nuova, campi metodi e prospettive. Ed. Il filo. Bari, 1998)



Visione dei vuoti di spugna storica, seguiti all'emigrazione meridionale con smantellamento dell'economia agraria (1880 - 1960).

































Se si osserva con un occhio biostorico, a maglie allargate, l’evoluzione della storia, questa non segue un iter lineare-sequenziale, come un’unica dinamica che si implementa secondo un ritmo regolare, ma si auto-organizza a differenti velocità, come i cieli di Van Gogh, che presentano dei campi di forze, a quanti, con accelerazioni, decelerazioni, fughe in avanti, stalli, esplosioni, implosioni. I differenti ritmi rendono confuse e fortemente complesse le letture sulle dinamiche degli Stati che subiscono una duplice forma di perturbazioni: interna alla stessa area storica, si pensi ad esempio alle lotte intestine nei Comuni italiani nel tardo Medioevo; esterna dovuta alle pressioni delle altre aree circostanti con cui si è obbligati ad interagire, si pensi ai ruoli del Papato e dell’Impero.

Per comprendere tale dinamismo a differenti velocità, necessita partire dallo studio sulla dinamica dei quanti di evento nello spazio-tempo.

Ogni avvenimento quando prende forma in un punto x dello spazio, crea una pressione sui campi vitali, deformandoli con un serie di effetti di ricaduta di eventi nuovi che si propagano a loro volta a 360° su tutti i sotto-campi dell’insieme storia. Per cui ogni variazione in un punto x della megastruttura, come insegna l’effetto farfalla, produce nel tempo uno squilibrio in tutto il sistema dei sottoinsiemi.

Ogni evento nel suo oggettivarsi, imprime una particolare curvatura alla linea evolutiva. La curva che prende spazio-direzione, costituisce la cresta storica, come il nuovo corso-indirizzo che prende la vita in quel punto-area storica. La dipartita della distorsione oltre a creare la nuova strada, crea nel punto dove si è attuato il mutamento un vuoto-assenza di ricaduta.

  • Il vuoto è ciò che non ha più possibilità di sopravvivere.

In questa dinamica bio-fisica dell’organizzazione degli eventi gli stati di vuoto/pieni formano la spugna storica che è vista come una struttura a corpo unico che si propaga nel tempo-spazio a differenti ampiezze. Ogni perturbazione conserva una traccia-memoria dl suo passaggio che rende la dinamica della vita come un tutto informato che tende verso un tempo infinito.

Cercando di semplificare il discorso teoretico con un esempio storico, si pensi al fenomeno dell’emigrazione. Anche questo esodo forzato di umanità crea un sistema di vuoto/pieno che è innescato dagli stessi flussi migratori; per cui aree si svuotano ed altre si accrescono, il movimento è in parte giustificato dai ritmi di velocità che creano dei campi di forze, con due poli, uno positivo e uno negativo: la ricchezza di un’area, passa per la povertà di un’altra.

La questione meridionale, ad esempio, è come un’ombra che ha accompagnato la storia italiana e nessuna forma di governo ha potuto o voluto risolvere. Nei Paesi in cui si è registrato un grande gettito migratorio, si è generata anche una forma di conservatorismo mentale che ha generato arretratezza culturale, con relativo rallentamento delle dinamiche politico-sociali. Per questo la migrazione è una forma di ingiustizia storica. Essa apre nelle coscienze di chi rimane un vuoto che produce stati di solitudine, d’immobilismo e di fatalismo che certo non aiutano le economie locali; di chi parte uno stato d’insicurezza misto ad estraneità che porta a vivere nella nuova realtà storica, con un senso d’inferiorità, come i figli di un dio minore.

Riflettendo meglio si può affermare che nella logica degli Stati, visti come dei campi di forze, con relativo processo di esclusione-inclusione, c’è chi si arricchisce, grazie all’arrivo di nuove energie e chi si impoverisce per effetto della fuga di idee, manodopera, intelligenze. Questa forma d’ingiustizia, in parte intrinseca alla stessa dinamica storica che edifica/distrugge insieme, mette in moto una molteplicità di conseguenze che ricadono come effetto di ritorno sulle stesse logiche che le hanno implementate, generando sui lunghi periodi, uno squilibrio di tutto quanto il sistema. Oggi ad esempio il problema meridionale è visto come uno dei freni dell’economia italiana che è costretta a tenere il passo, in un momento storico in cui si affacciano le nuore realtà asiatiche. Ma rileggendo la storia dell’Unità si rintracciano le trame storiche che hanno determinato l’attuale fase di stallo dell’economia italiana.

Ad esempio il modo come si attuò l’Unità nazionale che vide l’affermarsi di una logica politica bipolare, progressista al nord, conservatrice al sud che insieme crearono le due anime del regno italico: i galantuomini latifondisti meridionali e il ceto imprenditoriale settentrionale. La svolta protezionista che creò di fatto il triangolo industriale Torino-Milano-Genova, a discapito dell’agricoltura meridionale che vide chiudersi i mercati francesi (guerra delle tariffe); la fuga dei capitali dal Banco di Napoli per pagare la rete ferroviaria del nord; la vendita dei beni demaniali che crearono un ceto medio progressista al sud, ma lo privarono dei liquidi, inviati al nord, necessari per riorganizzare le aziende agrarie; senza scordare poi la politica delle rateazioni che indebitarono i proprietari, dandoli in pasto agli strozzini. La volontà di trasformare il Sud in manodopera a basso costo per le aziende settentrionali; la rapina di capitali dello Stato (Cassa del mezzogiorno) per finanziare le cattedrali nel deserto, con una distribuzione di “mazzette” in forma trasversale al sistema partitico; l’istituzione delle Regioni che nel mezzogiorno ha significato l’implementazione del sistema clientelare partitico. La strozzatura del credito finanziario per le imprese meridionali, che hanno infiacchito le volontà degli imprenditori locali; la razzia di capitali europei da parte di imprenditori settentrionali che venivano nel sud a far finta di creare indotti industriali..

Se si osserva bene la mancanza di un’etica dell’altro, come direbbe E. Morin, fa sì che quella curvatura dovuta alla dinamica dei quanti, si ispessisca sino a creare i divari, che si fanno voragini. Imparare a leggere la dinamica della vita con un occhio biostorico, permette di costruire delle dinamiche di risposta ai quanti che siano le migliori possibili per tutti, ma questo passa per un lavoro di moralizzazione dell’intera società che non è facile fare interiorizzare a chi ha sviluppato un occhio di lettura lineare- uni-dimensionale , in cui ciò che conta è la logica del sé.

sabato 22 marzo 2008

Il quanto storico promotore di vita


di Antonia Colamonico

Tra i temi che da sempre hanno appassionato gli studiosi ci sono i concetti di vuoto e di pieno, come assenza o presenza nello spazio-tempo, di una qualche dinamica di realtà.

  • Esiste il vuoto o è solo una incapacità visiva dell’uomo?

Tale quesito può trovare una forma di risposta se si inizia a ragionare intorno alle dimensioni di lettura, viste non più secondo l’interpretazione classica cartesiana che le poneva come caratteristiche specifiche dell’oggetto d’osservazione. Ad esempio la tridimensionalità che dà corpo-spessore agli oggetti, è letta come proprietà della realtà e non come un modo di percepire e visualizzare l’habitat, da parte dello stesso soggetto lettore. Cercando di essere più chiari, un occhio di gatto vede un mondo bianco e nero; mentre uno di rana vede un mondo a due dimensioni, quindi è un mondo piatto, come la pagina di un libro, da cui un oggetto non si distingue dallo sfondo; una rondine visualizza una realtà molto più colorata di un uomo, avendo una scala cromatica più ampia. Una mosca come già detto in un'altra pagina, una realtà scomposta. Se ad ognuno di loro fosse data la parola, descriverebbero una realtà differente.

L’occhio umano vede a tre dimensioni, è può cogliere la profondità nello spazio. In un habitat a campo profondo posso collocare gli oggetti in funzione della vicinanza-lontananza, posso visualizzare lo sfondo, il primo piano, secondo piano… queste sono delle proiezioni di spazi che il cervello umano riesce ad elaborare, per cui sembrerebbe vera l’affermazione di Pascal che l’universo è dentro di noi.

Quel dentro implica che la conoscenza e la realtà sono in un rapporto di stretta correlazione, per cui la visualizzazione di un oggetto, nato dapprima dentro di noi, è la deformazione che ha subito, in funzione del modo con cui il cervello ha organizzato le proiezioni di spazio-tempo.

Questa considerazione apre la scienza del postmoderno ad una molteplicità di riflessioni, per cui la realtà sarebbe fortemente vincolata all’occhio-mente-strumenti di lettura. Via, via che l’uomo rafforza le sue abilità visive, migliorano le facoltà cerebrali e queste gli permettono di sperimentare una nuova topologia di spazio-tempo. Ad esempio si pensi alla microbiologia con tutta la gamma di microrganismi che si sono definiti e che prima erano inconcepibili, tali studi hanno di fatto aperto la mente alla presenza di un micro-universo che assume una valenza organizzativa nella dinamica della vita, si pensi agli effetti di una proteina o di un enzima; lo stesso vale per la materia, si pensi ad una reazione nucleare.

Spazio-mente si evolvono e si riorganizzano insieme, secondo Maturana e Varela conoscenza e realtà si inseguono a tondo, come un gatto che si morde la coda. Più l’uomo conosce e più la realtà assume spessore e profondità. È come una tela di ragno che più filo questi produce, e più si ispessisce la rete. Mi è capitato di osservare nelle nostre campagne delle ragnatele su dei fichi d’india secolari di una tale elaborazione e complessità da farmi chiedere come facesse un esserino così piccolo a produrre tanta bellezza e quantità di filo.

Che cosa sia lo spazio-tempo in sé, gli stessi fisici hanno dato, nei secoli, delle risposte poco esaustive sul problema. Lo stesso Einstein che definì il cronotopo, si fermò nella sua ricerca di fronte alla definizione di campo. Alcuni lo hanno definito come un vuoto-nulla da cui prende corpo per caso la vita all’improvviso. Chi come un "brodo" di energia che fa da mare alla vita. Nella seconda opzione, si creerebbe un movimento di energie vitali che permetterebbe le aggregazioni-organizzazioni di forme che danno vita alle differenti realtà storiche. Questa visione, più affascinante, porrebbe alla base della vita una dinamica di quanti storici che, di fatto, non è data all’occhio nudo umano, poiché esso si è evoluto verso letture più complesse. Con le nano-tecnologie oggi, ad esempio, si sta cercando di potenziare e allargare le capacità visive, per giungere ad una sgranatura di tale finezza di lettura.

Il quanto come unità discreta elementare è una forma primordiale di spazio-tempo, che innesca il la della storia. Essendo dunque il fattore-carica 1 della vita, egli è il pro-motore di realtà, come la nota della concertazione di un’orchestra sinfonica.

Chiacchierando con un ricercatore dell'Istiruto di Bioetica dell’Università di Bari, il quale mi aveva chiesto il peso del quanto storico, risposi che non lo sapevo perchè è un quasi nulla, come elemento infinitesimale che si muove, dissolvendosi con una scarica d’energia.

  • Da un quasi nulla prende inizio la vita.

Personalmente mi piace, da un punto di vista estetico ed etico definirlo il soffio vitale come informazione allo stato puro, quale presenza divina nella storia. L’idea di una Mente Ordinatrice che dia il via all’auto-organizzazione della vita dà un senso di serenità e di libertà insieme, poiché essendo una mente ordinata, il fine ultimo della storia è ordine, poi essendo un ordine in costruzione, è riconosciuta all’uomo la libertà di essere il secondo giocatore della partita storica che si chiama, vita.

Credo che questo sia stato il motivo principale che portò lo stesso E. Kant a definire il noumeno, percorribile per la via della ragion pratica, la strada del cuore.

In sintesi, tutta questa attività dell’indagare umano produce le forme nuove di realtà e di conoscenza, che di fatto, hanno un limite intrinseco all’azione del ricercare: sono tutte teorie, cioè riduzioni umane, infondo all’uomo è data solo una realtà elaborata dalla sua stessa mente. L’affermazione a cui giunse E Kant che la realtà in sé non è della ragione, è ancora valida, nonostante i progressi scientifici e tecnologici. Tutte le conoscenze, anche se ci sarà chi farà una smorfia di dissenso, sono solo costruzioni o semplicemente ideazioni proprie della natura umana.

  • All’uomo non è dato uscire da un sistema di parole, in ciò il suo limite.

Sono le parole come particelle topologiche che costruiscono la realtà. Naturalmente, poi, intorno alle parole, con i relativi significati, l’uomo costruisce la sua storia.

Assume allora una valenza vitale il sistema di significati che spingono all’azione. Se l’uomo avrà elaborato degli insiemi significativi di parole, egli potrà implementare la vita; se viceversa avrà costruito modelli cognitivi insignificanti, implementerà la morte.

La domanda su cui nell’era della globalizzazione si è chiamati a rispondere è sulla tipologia di valenza storica dell’attuale sistema cognitivo:

  • Siamo costruttori di Vita?

Qui nasce la rivisitazione delle umane certezze, come dice E Morin in “I Miei demoni”:

“… Il mio cammino è segnato da riorganizzazioni successive del mio modo di pensare, simili a quelle riorganizzazioni genetiche che, introducendo un elemento nuovo, modificano il posto ed il ruolo degli elementi costitutivi d’un organismo vivente trasformandolo, facendolo evolvere. Nel mio caso, a evolvere è stata l’organizzazione “paradigmatica”: i miei concetti fondamentali, le mie categorie guida e le relazioni logiche fra questi concetti e queste categorie…”




Nota: (da Il Filo, in Le stagioni delle parole. Antonia Colamonico. Inedito, 1994)

Ancora le parole


Le parole dei

poeti

orditi di risposte

al disordine

dei miei

pensieri.

Gioco a

tessere

pagine nuove

sui fili antichi.

Parole vecchie

e nuove

Anch’io ho

voglia

di tramare

i grovigli

dei tuoi

pensieri.




giovedì 20 marzo 2008

Il ritardo italiano come risultato delle logiche clientelari


Caro visitatore,

che ti sei soffermato in queste pagine, credo tu abbia potuto valutare la portata innovativa dei miei discorsi, frutto di un lavoro capillare e approfondito a 360° che definisco scienza e metodo poichè non è una semplice astrazione, ma un lavoro concreto che ha avuto come protagonisti gli alunni dell'IPSIA "N Chiarulli" di Acquaviva delle Fonti, nei miei 24 anni di servizio, presso questa scuola di frontiera.

Nonostante la ricchezza di mappe, idee, percorsi, tutto questo lavoro è ancora una nicchia esclusivamente privata, poichè nessun editore ha ritenuto economicamente conveniente, dare alle stampe i miei studi, che ho personalmente finanziato. Credo di essere tra i pochissimi intellettuali italiani che per dire quello che ha scoperto ha dovuto pagare di tasca sua. Anche il mondo accademico a cui mi sono rivolta, ha risposto con un'attenzione silensiosa, che ha contribuito a dare il senso del vuoto al mio lavoro, quando non hanno cercato di copiarmi.

Ricordo un editore napoletano che di fronte alle mie carte storiche, mi rispose che mettevano in crisi tutte l'organizzazione della conoscenza e quindi erano un pericolo editoriale.

Oggi a distanza di 20 anni, vedendo cosa è diventata Napoli Monnezza, vedendo i giovani che sono disoccupati ed ignoranti nei confronti della nuova società e come sia vecchia e decrepita la nostra scuola con le nostre università, mi rendo conto di quanto le logiche clientelari, dedite a salvaguerdare lo stato di potere, siano le maggiori responsabili del ritardo italiano.

Per divulgare la nuova architettura della conoscenza ho viaggiato in lungo e in largo anche all'estero, ma le risposte erano sempre identiche: bello, ma non conveniente!

Adesso affido a voi, cari viaggiatori della rete, il compito di portare una ventata di giovinezza nelle menti, diffondendo tra i vostri amici queste mie riflessioni.

Un grazie, sincero.

Antonia Colamonico

mercoledì 19 marzo 2008

Fatto tempo spazio – Premesse per una didattica sistemica della storia



Antonia Colamonico

Ed. OPPI. Milano, 1993

Nota dell’autore

“… l’intuizione che mi ha portata alla proposta di rilettura a maglie-finestre dell’intero sapere storico, scaturì da un gioco su fatti e personaggi che un pomeriggio stavo facendo con mio figlio, allora di quattro anni. Attraverso la visione di cartoni animati egli era giunto, spontaneamente, ad organizzare una serie elementare di informazioni storiografiche, secondo categorie analogiche. Ricordo che questo mi fece molto riflettere sulla diversità tra il mio modo di procedere, secondo una successione cronologica e il suo saltare qua e là, liberamente, da un ricordo ad un altro.

Fu così che nacque in me l’idea di attuare un’inversione “pedagogica”: invece di organizzare il suo sapere, secondo il mio modello sequenziale temporale, cercare di rileggere le mie conoscenze con i suoi occhi.

Focalizzai, immediatamente, che il suo modo di muoversi nelle conoscenze era secondo uno schema spaziale a scacchiera, il quale gli permetteva di costruire una serie differenziata di collegamenti fattuali, attraverso dei salti che acceleravano i tempi conoscitivi.

Ricordo che tale scoperta mi colpì così tanto che decisi di abbandonare per un po’ lo studio della storia e di dedicarmi esclusivamente allo studio delle dinamiche di apprendimento e di organizzazione reticolare dell’informazione tipiche del sistema informatico.

Contemporaneamente in classe con i miei allievi, cominciai a costruire dei piccoli modellini che per analogia applicavo a fatti storiografici, anche lontani nel tempo-spazio, per cogliere le relazioni, le somiglianze, le diversità… Via, via che procedevo in questo gioco, per sistemare le informazioni che si moltiplicavano, iniziai a ipotizzare e visualizzare, con grafici, le dinamiche evolutive della conoscenza e della storia, sino a giungere ai concetti di rete, nodo, maglia.

Oggi, a distanza di alcuni anni, dopo una serie di verifiche, ho constatato che attraverso la diversificazione degli angoli di lettura dei fatti e possibile attuare:

  • l’accelerazione dei tempi di apprendimento,
  • la sistemazione topografica dei concetti,
  • la visualizzazione dei dualismi fattuali-interpretativi,
  • il superamento della semplice valenza ideologica nell’organizzazione delle informazioni.



L’aver aperto una finestra sul firmamento storia ha permesso ai miei ragazzi di volare e di proiettarsi nel futuro
.



Dedica:

A Marcello


Mi avevano insegnato ad ordinare

ed io

ho

Catalogato idee… sommato risposte… costruito teorie.

Moltiplicato idiozie.

Respirato vuoti… sottratto fallimenti… scomposto mosaici.

Perso certezze.

A te

FIGLIO MIO

Voglio insegnare a

S

E

N

T

I

R

E

Indice

Premessa

“…l’uomo si differenzia da geranio, dal sasso e dal cane perché ha coscienza, cioè memoria del proprio essere che diviene. Uno studio che non fa nascere la coscienza non è dell’uomo, ma del geranio, del sasso, del cane…”

  • Disordine - ordine
  • La rete
  • I piani della rete
  • La maglia storiografica
  • La produzione dei fatti
  • L’appropriazione-trasposizione dei fatti storiografici
  • La dinamica e la lettura del processo storico
  • Ipotesi di costruzione della struttura chiave
  • I dualismi del processo storico

Presentazione (in sito oppi.it)

N. 57, anno XV, 1993 Fatto Tempo Spazio, premessa per una didattica sistemica della storia
Il metodo di didattica della storia presentato in questo numero risulta una coerente applicazione dei principi sistemici all’universo storico. L’Autrice, A. Colamonico, ha sperimentato con la sua classe questo modo di presentare le difficili connessioni tra tempo e spazio nella storia umana. Con le mappe i ragazzi possono ricostruire eventi storici. Avvicinarsi alla·storia con metodiche attive, cioè scoprendo e ricostruendo problemi, episodi, dinamiche storiche, permette una motivazione allo studio e un rinforzo, negli allievi, della motivazione all’impegno intellettuale. L’applicazione di principi sistemici nella didattica della storia è particolarmente innovativo, nel panorama degli studi storici, e apre nuove prospettive nel rapporto tra ricerca storiografica e didattica.

Ordini complessi – Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni

Antonia Colamonico

Ed. Il filo. Bari, 2002

Premessa

“… Credo che una delle prime cose d’apprendere, sin da bambini, sia quella d’imparare a muoversi autonomamente nel labirinto del sapere, per educarsi all’esercizio della libertà. È stato proprio il mio voler insegnare ai miei alunni a vedere i processi di apprendimento insieme agli apprendimenti che mi ha portata, inconsapevolmente, a visualizzare la dimensione necessaria allo sviluppo di un occhio biostorico a campo profondo che permette lo sdoppiamento delle linee del pensiero e offre la possibilità di lavorare in simultaneità su più ordini di conoscenze, attraverso l’acquisizione della quinta dimensione di lettura

… Il pensiero essendo un processo ordinativo naturale, come lo può essere un fiore o una stella o un bimbo, è soggetto alla medesima dinamica vitale che non può essere ricondotta ad una semplice successione lineare di causa-effetto-causa-effetto, in cui ad un fattore iniziale può seguire un fattore,ed uno solo, seguente.

La dinamica della vita è un gioco complesso di esplosioni-implosioni di eventi che produce la gemmazione degli spazi-tempi, come una creazione a sacche-nicchie di campi vitali e di relativi individui, secondo una struttura frattale.

… se dunque il pensiero è una dinamica frattale naturale, anche la produzione delle idee seguirà un iter naturale.

Iter che non può essere deterministico, ma probabilistico, in quanto soggetto alle alee di percorso che rendono l’organizzazione della conoscenza una struttura a spugna e non a linea, una struttura a sacche-nicchie fatte di pieni e di vuoti, secondo un tempo-spazio discreto e discontinuo.

In una visualizzazione della mente così strutturata si potrà parlare di esplosione-implosione di idee, di zona luce e di zona d’ombra della coscienza, di tempi di elaborazione e di tempi di attesa, di spazi organizzati e di spazi disorganizzati, di obiettivi chiari e di obiettivi confusi, di soluzioni ovvie e di vicoli ciechi che si prestano a soluzioni nuove.

È proprio in tale incompletezza che si può cogliere il dinamismo del pensiero… in questa eterna possibilità ad essere e non essere insieme si esplica l’equilibrio instabile della coscienza e in senso più ampio della vita individuale, sociale, cosmica… la scienza biostoria mettendo a fuoco una struttura della realtà così fortemente dinamica, prova ad elaborare un metodo d’esplorazione che abbia lo stesso dinamismo e produca come risultato la gemmazione delle idee.

… accettare l’incompletezza dell’essere è la chiave di accesso alla visone della sintropia del caos o lettura dell’ordine delle diversità. Possiamo aprirci agli altri e alla vita, solamente se accettiamo l’incompletezza, quale processo naturale dello stesso esserci nel mondo. Solo dalla constatazione del limite può nascere l’anelito a ricercare quella completezza che non può risiedere nel singolo individuo.

Entrare in relazione dinamica con l’altro implica accettare la condizione storica del legame uno-tutto, che ci fa essere un finito-infinito insieme.”


Indice dei campi (l’organizzazione teorica della realtà)


Primo campo – Ipotesi di viaggio nella conoscenza


“… gli uomini comuni guardano le cose nuove con occhio vecchio. L’uomo creativo osserva le cose vecchie con occhio nuovo…” G.P. Bona


Introduzione

Prima finestra – Il campo di’osservazione
  • La finestra storiografica
  • Esempio di costruzione di una finestra storiografica

Seconda finestra – Il campo universo

  • Esempio di costruzione di un campo rete-universo

Terza finestra – Il campo d’evento

  • Esempio di costruzione di una mappa esplorativa di campi e di effetti di evento


Secondo campo L’ordine biostorico


“…Una volta che si è entrati nel meccanismo e si è capito il paradigma, si può veramente cominciare a misurare cose e a pensare sulle cose in modo nuovo. Si vedono le cose in modo diverso. Si ha una nuova visione. Non è affatto uguale alla vecchia visione, ma è molto più ampia…” C.H. Scholz


Introduzione

Quarta finestra – Il quanto storico e il quanto informativo

  • I fili-approcci di lettura degli eventi
  • Esempio di costruzione di una maglia storiografica e di un gioco di lettura

Quinta finestra – L’eco storico e i tempi di lettura

  • Esempio di costruzione di una lettura a campo profondo

Sesta finestra – La traslazione di evento e la costruzione di realtà

  • Esempio di costruzione di un ordine a nuclei tematici


Terzo campo La rete informativa immaginativa e la coscienza


“…io sostengo che l’umanità ha avuto più di un inizio. L’umanità non è nata una volta per tutte, è nata diverse volte e io sono tra quelli che sperano in una nuova nascita…” E. Morin


Introduzione

Settima finestra – La dimensione storica e gli ordini di realtà

  • Esempio di soggettività della percezione

Ottava finestra Il soggetto lettore-attore-abitante nell’organizzazione del proprio io e dei propri spazi

  • Esempio di funzionalità dei vincoli esplorativi e delle carte d’osservazione

Nona finestra – Gli ordini multipli

  • Valenza della quinta dimensione di lettura per un pensiero al plurale
  • Esempio della portata storica dei vincoli di valore nella costruzione di realtà


Indice dei fuori campo (le visioni metaforiche della realtà da Le stagioni delle parole, inedito)

  • L’abito
  • Libertà di costruzioni costruzioni di libertà
  • Il dono – la porta
  • Il salto
  • Discontinuità di tempi andate e ritorni – il fuso
  • Echi
  • L’angolazione la dinamica della libertà
  • La finestra
  • Tessuti il filo
  • Il sogno
  • Il grido calici di poesie
  • I diversi - mente/cuore

Biostoria - Verso la formulazione di una nuova scienza - Campi, metodi, prospettive.


Antonia Colamonico

Ed. Il Filo, Bari 1998


Indice

  • Introduzione

"… la biostoria come oggetto cognitivo, iniziò a porgersi nel 1992, quando in Fatto Tempo Spazio (A Colamonico, ed. Oppi. Milano,1993) fu disegnata un’ipotesi di nuova architettura a rete-finestre del sapere storiografico, a superamento della vecchia periodizzazione (Antichità – Medioevo – Età Moderna) di C Cellario (1634-1707). In tale studio la storia acquisì il significato di vita, come fatti o eventi o atti o azioni che si compiono e prendono corpo in uno spazio tempo 0 di presente.


La storia, così rivisitata, si poneva come la vita che si realizza … in tutti gli spazi universo; mentre la conoscenza prendeva il significato di immagine-costruzione dei fatti di vita… e che cosa è la vita se non il susseguirsi di eventi, quali quid o quanti che si attuano per poi perdersi nello spazio universo…"

(i quanti storici, promotori di vita, carica 1 di tempo-spazio... natura bio-fisica-informativa, poichè segno-eco che permane...)

  1. L'occhio ecosistemico
  2. La lettura a campo profondo
  3. Gli ordini complessi e il campo biostoria
  4. Il campo infinito
  5. Il campo1 e la dinamica della vita
  6. I territori biostorici e l’approccio frattale alla conoscenza
  7. Gli oggetti biostorici e gli ordini informativi
  8. La mappa esplorativa per un pensiero al plurale
  9. I vortici di conoscenza e le costellazioni di idee









Antonia Colamonico, presentazione di Biostoria. Palazzo di Città - Acquaviva delle Fonti, 18 novembre 1999.

giovedì 13 marzo 2008

La parola come particella topologica


di Antonia Colamonico

Con una lettura biostorica, nell’organizzazione della storia quale processo vitale si distinguono i tre campi che costituiscono l’asse temporale dell’esistenza, a livello cosmico: il passato, il futuro, il presente. Dei tre solo l’ultimo è la dimensione di realtà (il tempo 0, definito da I Progogine), gli altri sono solo delle proiezioni di un non è più e di un non è ancora. Importante è, in uno studio ad occhio allargato, leggere il processo di futurizzazione dello spazio-tempo come un eterno divenire che nel suo farsi realtà, assume corpo-identità.

L’identità costituisce la storicità dell’individuo, sia esso stella, nuvola, bambino, sorriso, idea, ecc. Esso segue un iter evolutivo che presume un ordine informativo che pur trasformando gli stati di realtà nel tempo-spazio presente, ne preserva l’identità evolutiva. Ad esempio l’iter di organizzazione di una stella o di un fiore segue una linea evolutiva che è costante a tutte le realtà stella o fiore, per cui sembrerebbe esserci a fondamento della vita altre ad un elemento bio-fisico, uno informativo, a tal proposito si pensi al valore genetico del DNA, in cui sono contenuti, in codice quelle che saranno le dinamiche evolutive dell’individuo.

Il porre un fattore informativo a base del processo storico, apre le porte della ricerca a nuove forme di lettura, che superano e limitano la visione materialista. Il prendere corpo o materia, nel tempo 0 di presente, non è una semplice organizzazione di cellule o atomi, ma un’organizzazione informata di cellule e atomi; ciò significa che ciascuno ha consapevolezza del suo essere in divenire. Si possono ben capire quali nuovi scenari si aprano per il mondo scientifico.

Se a base dell’organizzazione della vita c’è oltre ad un fattore bio-fisico, uno informativo, questo è parola, codice, memoria: la pietra ha memoria di sé, la nuvola ha memoria di sé, così il fiore, così la rana, così io che sto scrivendo in questo istante.

Nella dimensione di memoria, consapevolezza dell’essere che diviene, il sistema storico si pone come un sistema tutto informato. In questo Tutto informato si spiega la permanenza storica nell’eterno divenire.

Cadono così le divisioni delle scienze classiche e come sostengo in Biostoria, non esiste, ad una lettura a campo profondo, alcuna distinzione tra mondo minerale, animale, umano. Sono un tutto a differenti gradi d’organizzazione: le nano-scienze stanno aprendo i nuovi scenari della scienza, poiché avendo gli studiosi cambiato le scale di lettura, hanno constatato che ad un’osservazione grossolana esistono notevoli differenze che fanno parlare di mondo animato e inanimato, mentre ad uno studio più raffinato esse seguono un iter similare d’organizzazione a più livelli di complessità.

Il livello più evoluto di questa scala, chiamata vita, è il pensiero umano, non è un caso che si affermi, oggi, che l’universo più grande è quello interno alla mente di un uomo, affermazione questa già sostenuta nel 1600 da Pascal, quando dichiarava che l’uomo non ha bisogno di esplorare il mondo, poiché esso è già tutto nel suo pensiero.

  • Quale è il ruolo della parola nella costruzione della coscienza umana?

La parola svolge una duplice funzione topologica, in quanto costruisce sia gli spazi mentali o gli spazi della coscienza, infatti con carte di lettura è possibile tracciarne i movimenti; sia gli spazi bio-fisici, propriamente storici, si pensi all’effetto di una critica che può stroncare una carriera o ad una diceria che distrugge un’amicizia o ad un elogio che migliora la produttività in un’azienda. Ogni parola incide nel senso-direzione storico, poiché dà il là ad un mutamento-deformazione nell’organizzazione della spugna storica. Pensare alla storia come ad una spugna fa presupporre un’architettura che si espanda a creste più o meno ampie. Queste favoriscono le esplosioni e le implosioni dei fenomeni storici. Premetto che quando parlo di fenomeno storico, mi riferisco al tutto.

A tale proposito è interessante l’articolo L'incandescenza della Parola che crea di Gianfranco Ravasi, apparso il 17 febbraio 2008 su l’Osservatore Romano, in cui lo studioso dà un’interpretazione, a largo raggio del valore semantico, profetico ed estetico della parola. Di cui si riporta un breve stralcio.

“ … per la Rivelazione ebraico-cristiana la parola è la radice della creazione ove espleta una funzione "ontologica". Infatti, si può quasi affermare che entrambi i Testamenti si aprono con la Parola divina che squarcia il silenzio del nulla. Bereshît... wajjômer 'elohîm; jehî 'ôr, Wajjehî 'ôr, "In principio, Dio disse: Sia la luce! E la luce fu" (Genesi, 1, 1.3). … Nel Nuovo Testamento l'ideale apertura potrebbe essere quella del celebre inno che funge da prologo al Vangelo di Giovanni: En archè en ho Lògos, "In principio c'era la Parola" (1, 1). L'essere creato non nasce, perciò, da una lotta teogonica, come insegnava la mitologia babilonese (pensiamo all'Enuma Elish), bensì da un evento sonoro efficace, una Parola che vince il nulla e crea l'essere.
Canta il Salmista: "Dalla Parola del Signore furono creati i cieli, dal soffio della sua bocca tutto il loro esercito... perché egli ha parlato e tutto fu, ha ordinato e tutto esistette" (Salmo 33, 6.9).
La Parola divina è, però, anche alla radice della storia, come sorgente di vita e di morte: "Mandò la sua Parola e li guarì, li scampò dalla fossa (...). Egli invia la sua Parola e li fa perire (...). Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo corso, la tua onnipotente Parola dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si slanciò (...) portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile" (Salmi, 107, 20; 147, 18; Sapienza, 18, 14-15). La Parola divina sostiene e giudica, quindi, anche la trama storica col suo tessuto di vicende ed eventi perché "retta è la Parola del Signore e fedele ogni sua opera" (Salmo, 33, 4). Ma questa stessa Parola interpreta il senso ultimo della storia: è, quindi, la radice della Rivelazione.
… Ma la Parola si cristallizza… infatti, deve comprimersi nello stampo freddo e limitato dei vocaboli, delle regole grammaticali e sintattiche, deve adattarsi alla redazione di autori umani. È l'esperienza che tutti i poeti vivono nella sua drammaticità e tensione. Goethe nel Faust confessa che “das Wort erstirbt schon in der Feder”, sì, la parola muore già sotto la penna. E nel suo Flauto di vertebre Majakowski ribadisce: "Sulla carta sono crocifisso coi chiodi delle parole", mentre Borges più generalmente riconosce che “el universo es fluido y cambiante, el lenguaje rigido”.
...la Parola rivela due volti, quello della "carne", del limite, della finitudine, e quello del divino, dell'efficacia creatrice, della teofania... La Parola di Dio - come anche la poesia - si avvale di un mezzo "kenotico", quello di una lingua, di un lessico, di regole e fonemi. È la prigione necessaria della Parola ineffabile per rendersi effabile…”.


da: ©L'Osservatore Romano - 17 febbraio 2008 - Monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura.

Boston, USA

Boston, USA
Visita al MIT, il tempio della Nuova Era

Pubblicazioni e inediti - Antonia Colamonico -

Le Filastrocche di Spazioliberina - Raccolta di poesie, 1992, nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della Storia. OPPI – Milano 1993.

Storia - Nuova Secondaria, 15 settembre, pagg. 69-71. Editrice La Scuola- Brescia,1994.

Ed altro – Raccolta di racconti brevi 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Il Filo - Raccolta di poesie, 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Corso modulare di aggiornamento transdisciplinare. Pagg. 31-33, Oppi Informazione, Milano. Sett.- dic. 1995.

Biostoria scienza e metodo per un pensiero al plurale. Prime carte di viaggio, in collaborazione con lo studio Lananna - Art. Direction Carlo Curci. Ed. Pubblicità e Stampa. Bari, 1997.

Biostoria. Verso la formulazione di una nuova Scienza. Campi, metodi, prospettive. Il Filo - Bari 1998.

L’occhio biostorico e la lettura della Società delle Informazioni –http://www.formanet.it/biostoria - 2000.

Ordini complessi - Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo – Bari, 2002.

Ottimizzare i processi di insegnamento-apprendimento: la scienza e Metodo biostoria. In FIS-CAB, Pag. 3 – maggio-giugno 2003, Bari.

Echi di vita in (“La nostra Storia - Cronistoria della Città di Acquaviva delle Fonti” dei fratelli Martino e Nunzio Mastrorocco, Ed. Summa). 3003

La conoscenza biostorica tra ordini multipli e pensiero complesso. In Pianetascuola, Irfos Bari. Ott.-Dic. 2004. pp. 5-6.

Bio-Informazione: nuove linee per una scienza nuova, in http://www.invisibilmente.it/forum/ - nov. 2004.

Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge, August 2005.

Il Pensiero Creativo e il ruolo del futuro nella Dinamica Biostorica: restaurazione e risorgimenti. In Pianetascuola, n° 3, lug.-sett. pp. 3-6, Ed. IRFOS – Bari. 2005.

Cambi di paradigma nell’esplorazione biostorica. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, gen.- marz. 2006, pp 18-30.

Alla palestra della mente: Costellazioni di significati per una topologia del Pensiero Complesso. Inedito. 2006.

Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma, pp. 129-140. Ed Cacucci – Bari, 2006.

Le letture biostoriche per una didattica efficace La Classe come Organismo a dimensione uno-tutto. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, nov.- dic. 2007, pp 21-25.

Metacognizione e multimedialità: dalla storia alla biostoria. http://www.internetestoria.it - 2008