Boston, USA

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Natale 2007

sabato 1 marzo 2008

Il paradigma Biostorico come abbraccio dialogico tra Etica e Scienza


di Antonia Colamonico

Il punto di partenza, per definire l’ampiezza di un mutamento storico nei criteri di lettura della realtà, è quello di definirne il paradigma, intorno a cui si organizza la nuova forma di visione biostorica: questo è il principio sovra-logico che fa da cerniera nella costruzione del giudizio.

La possibilità o meglio la capacità ad affermare che qualcosa è bella o è brutta, presuppone una scelta ideativa ed emotiva. Il pre-suppore parte da un pre-condividere un modo di interpretare. Il modo che fa da sfondo è il contenitore in cui fiorisce il giudizio, come contenuto. Cercando di essere più espliciti, definire: oggi è una bella giornata! Presuppone un reticolo informativo che faccia da sfondo-nicchia all’osservazione del cielo, ad esempio: assenza di nuvole e di vento, tepore nell’aria, non ultimo, uno stato d’animo sereno.

L’organizzazione della rete informativa ha in sé, a monte, un giudizio di valore che ha fatto codificare e memorizzare il significato: è bello.

Non tutti attribuiscono alla medesima visione di realtà lo stesso significato, ad esempio se è un contadino pugliese che ha un podere colpito dalla siccità per un inverno secco, la bella giornata, di fatto, è una brutta giornata. Si può ben comprendere come esista un forte legame tra il modo di leggere dell’osservatore e la definizione data alla realtà.

Ora nella visione biostorica, la realtà è vista come un’organizzazione complessa che assume una forma poliedrica a più sfaccettature, in continua espansione; si pensi ad esempio ad un gemma che si moltiplica in insiemi di sé, come nell’organizzazione di una pietra di ametista o di quarzo. Assumendo una tale posizione di lettura, si possono mettere a fuoco due differenti modi o criteri di giudizio.

1. La realtà è un surplus di modi di essere, per cui le letture sono sempre vincolate: alla tipologie di osservazione, agli strumenti usati e alle scale di grandezza. Si pensi ad un cielo visto ad occhio nudo, con il binocolo, con un satellite. Ogni tipologia di visione mostrerà una differente immagine del medesimo oggetto guardato che darà luogo una serie di interpretazioni a più gradi di profondità. Ad occhio nudo le stelle si pongono, come punti luminosi; nel medesimo piano; col cannocchiale assumono una forma più o meno allargata; con il satellite il cielo da bidimensionale diviene tridimensionale.

2. Non esiste la realtà ferma, ma in divenire, ogni movimento vitale è l’interazione tra un individuo e un campo-habitat. Il primo è il contenuto, il secondo è il contenitore, come in un rapporto a utero, madre/feto: lo stare bene della madre implementa lo stare bene del figlio e il crescere del figlio fa gioire la madre.

Il passaggio, da una visione di tipo statico e riduttivo ad una complessa e cinetica, implica il mutamento della stessa definizione di scienza. Si pensi ai modi delle scienze classiche che fotografavano in un unico fotogramma la realtà è la bloccavano nel tempo. Quel bloccare rendeva astratta la vita e, intorno a tale astrazione, si elaborava una teoria che una volta definita, si poneva come assoluta. Nascevano da ciò gli autoritarismi ideologici e cognitivi che impedivano alla forma vitale di essere coerente a sé.

Esiste una doppia forma di coerenza, quella dell’osservatore e quella dell’osservato, riconducibili ai rispettivi punti di vista, queste non sempre combaciano, poiché non sempre l’osservatore è disposto a rinunciare all’idea che si è costruita intorno all’osservato.

Il non rinunciare è la logica del pregiudizio: le idee sono subordinate alla vita e non la vita alle idee. Cercando di essere più semplici, se un padre si fa l’idea che il figlio è un insicuro, non sempre adeguerà tale immagine, nata da una situazione locale ristretta, alla crescita di sicurezza nel figlio; per cui una volta espresso il giudizio, questo diviene la gabbia ideologica con cui lo leggerà a vita.

Il paradigma biostorico essendo una scienza dello sguardo, si presenta come un occhio dinamico di lettura della realtà che, non riduce, ma accompagna il movimento della vita, riconoscendole il diritto di essere sempre se stessa.

Per attuare tale salto gnoseologico, l’osservatore-scienziato dovrà fare una salto di giudizio che lo dovrà portare da una visione uni-dimesionale ad una pluri-dimensionale. Da uno sguardo che vede l’unità-singolare, ad uno che vede l’unità-plurale, infatti osservando meglio, l’aspetto identificativo di una forma complessa è l’essere un organismo a spugna, come una struttura univoca e multiforme insieme, che si costruisce con un gioco di vuoti e di creste.

Nella lettura biostorica si parte dalla constatazione dell’uno/tutto, inteso come una realtà che ha una medesima identità che si apre ad una molteplicità di modi d’espressione: si pensi alle faccette che disegnano la molteplicità degli stati d’animo di uno stesso uomo.

Nella visione a uno/tutto c’è il superamento dell’idea di un io frantumato, posto in modo mirabile da Luigi Pirandello, nel suo Uno nessuno centomila, che porta alla pazzia del protagonista. Moscarda scisso in una moltitudine di letture intorno al suo sé, piano, piano frana verso la perdita dell’identità. Di qui la follia che lo ridurrà ad una dimensione vegetativa, che lo farà bere l’aria nella passeggiata da alienato. La dimensione corporea e sensuale insieme rivelano l’anarchismo del personaggio che diviene il prototipo di un modello di una certa umanità che farà del nichilismo e dell’edonismo il suo credo.

Nelle pagine pirandelliane è descritta tutta la crisi del modernismo come visione storico-culturale che affermandosi con la rivoluzione scientifica della fisica classica, prima, e con la visione evoluzionistica, dopo, aveva fatto della lettura univoca il fulcro della assolutezza del suo indagare. Univocità, che incontrandosi con la teoria della relatività che pone la relazione osservatore-osservato, si era sbriciolata, quale castello di carta.

La crisi storica del modernismo ha implemento la teoria del nulla, poiché nella perdita delle certezze assolute, gli intellettuali dell’epoca non attuarono un salto di prospettiva, verso un livello di complessità di grado superiore che potesse includere le differenti letture scientifiche.

Essi videro, nei nuovi orizzonti della ricerca, la perdita dell’oggettività dello stesso ricercare, e in tale perdita lessero il relativismo storico come la prassi esistenziale della vita. Essi confusero il valore etico della teoria della relatività che nasce dal legare l’evento al suo contesto come interdipendenza vitale e inscindibile, con l’assenza di valore del relativismo, che fa leggere in modo svincolato lo stesso evento che, una volta isolato dalla sua nicchia, si pone su un piano astorico, senza significato. Così facendo essi espulsero dalla vita l’etica, quale cerniera che rende le azioni virtuose, quindi vitali. Essi fecero il medesimo errore degli ebrei che usciti dall’Egitto, privi di un padrone, posero il vitello d’oro a loro nuovo signore, non sapendo come agire in una condizione di libertà, di qui, poi, la risalita verso il Sinai, per richiedere le tavole della legge.

Dare un confine, ai piani della ricerca, non significa negare valore a quella ricerca, ma semplicemente porre uno spazio-contorno che faccia dilatare lo sguardo dal un dentro ad un fuori, come visione sdoppiata di contenuto/contenitore. In tale organizzazione complessa di lettura si è su un livello superiore d’indagine. Solo constatando il limite di un dato ricercare, si può aprire la mente ad un nuovo campo di ricerca, quale processo di gemmazione della conoscenza. Con tale logica che si fa dialogica, l’io frantumato diviene un io multiplo che ha in sé l’informazione di essere una medesima realtà che si apre alla molteplicità dei campi di evoluzione.

Nei suoi scritti Edgar Morin, parla del bisogno di uscire dalle strettoie di una logica che divide, scinde, contrappone, tipica della visione moderna, per iniziare ad elaborare una logica connettiva, che sappia aprirsi alla diversità, senza esclusione e opposizione. In una simile logica è possibile vedere l’ordine nel disordine per edificare la Nuova Umanità.

Si è in un momento di salto epocale che apre le porte alla più grande rivoluzione della storia: non può essere letta la vita nella sua interezza, se non si utilizzano occhiali complessi, in grado di abbracciare in un unico insieme i mille e mille volti della realtà.

Biostoria come scienza e metodo dello sguardo si pone come nuovo paradigma-strumento che, una volta compreso, fa di tutti i piani della storia, passata, presente, futura, un'unica mega-struttura che è la Vita.

Il dare valore alla vita è l’impianto etico su cui si organizzeranno le indagini scientifiche future. Per E. Morin, l’Era Planetaria produce le condizioni di una meta-evoluzione che non significa il sognare un governo mondiale con l’abolizione degli stati nazionali, ma imparare a cum-prehendere la natura della Natura, l’umanità della Umanità.

L’identificazione di un meta-livello, come un grado superiore di ordine, apre al nuovo salto di paradigma con il crollo, da un lato, dei cardini-vincoli che hanno fatto da sfondo alla Società Moderna e l’edificazione, dall’altro, dei nuovi valori della Civiltà Planetaria: è sul livello profondo dell’etica che si giocano le grandi partite della storia.

Ogni salto epocale, implica la messa in ombra di un senso-direzione nella cresta evolutiva della spugna storica e la messa a fuoco di un nuovo percorso di meta-significato che attribuisce all’azione il nuovo valore individuale, sociale, epocale. Per cum-prehendere bisogna passare da una mente disgiuntiva fatta di aut/aut, ad una coordinativa di e/e; da un pensiero selettivo e limitativo ad uno connettivo e creativo; da un sapere frantumato, come l’io di Moscarda, in tante scatole disciplinari, per se stanti, ad un sapere interfacciale, quale abbraccio tra la conoscenza scientifica e quella umanistica, tra il lato sinistro e il lato destro del medesimo cervello.

Per un approfondimento su Biostoria

Antonia Colamonico:

  • Biostoria. Verso la formulazione di una nuova Scienza. Campi, metodi, prospettive. Il Filo - Bari 1998.
  • Ordini complessi - Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo – Bari, 2002.
  • Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge, August 2005.
  • Il Pensiero Creativo e il ruolo del futuro nella Dinamica Biostorica: restaurazione e risorgimenti. In Pianetascuola, n° 3, lug.-sett. pp. 3-6, Ed. IRFOS – Bari. 2005.

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Pubblicazioni e inediti - Antonia Colamonico -

Le Filastrocche di Spazioliberina - Raccolta di poesie, 1992, nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della Storia. OPPI – Milano 1993.

Storia - Nuova Secondaria, 15 settembre, pagg. 69-71. Editrice La Scuola- Brescia,1994.

Ed altro – Raccolta di racconti brevi 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Il Filo - Raccolta di poesie, 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Corso modulare di aggiornamento transdisciplinare. Pagg. 31-33, Oppi Informazione, Milano. Sett.- dic. 1995.

Biostoria scienza e metodo per un pensiero al plurale. Prime carte di viaggio, in collaborazione con lo studio Lananna - Art. Direction Carlo Curci. Ed. Pubblicità e Stampa. Bari, 1997.

Biostoria. Verso la formulazione di una nuova Scienza. Campi, metodi, prospettive. Il Filo - Bari 1998.

L’occhio biostorico e la lettura della Società delle Informazioni –http://www.formanet.it/biostoria - 2000.

Ordini complessi - Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo – Bari, 2002.

Ottimizzare i processi di insegnamento-apprendimento: la scienza e Metodo biostoria. In FIS-CAB, Pag. 3 – maggio-giugno 2003, Bari.

Echi di vita in (“La nostra Storia - Cronistoria della Città di Acquaviva delle Fonti” dei fratelli Martino e Nunzio Mastrorocco, Ed. Summa). 3003

La conoscenza biostorica tra ordini multipli e pensiero complesso. In Pianetascuola, Irfos Bari. Ott.-Dic. 2004. pp. 5-6.

Bio-Informazione: nuove linee per una scienza nuova, in http://www.invisibilmente.it/forum/ - nov. 2004.

Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge, August 2005.

Il Pensiero Creativo e il ruolo del futuro nella Dinamica Biostorica: restaurazione e risorgimenti. In Pianetascuola, n° 3, lug.-sett. pp. 3-6, Ed. IRFOS – Bari. 2005.

Cambi di paradigma nell’esplorazione biostorica. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, gen.- marz. 2006, pp 18-30.

Alla palestra della mente: Costellazioni di significati per una topologia del Pensiero Complesso. Inedito. 2006.

Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma, pp. 129-140. Ed Cacucci – Bari, 2006.

Le letture biostoriche per una didattica efficace La Classe come Organismo a dimensione uno-tutto. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, nov.- dic. 2007, pp 21-25.

Metacognizione e multimedialità: dalla storia alla biostoria. http://www.internetestoria.it - 2008