( in Pianetascuola, pp. n° 5-6, Ott.-Dic. 2004, ed IRFOS – Bari.)
La conoscenza biostorica, calandosi nell’innovazione seguita alla rivoluzione informatica, permette di superare l’organizzazione lineare e sequenziale della conoscenza tradizionale, introducendo i concetti di finestra-campo, di nodo-maglia-rete, di spazio di lettura a campo profondo che, applicati all’organizzazione della mente, danno la possibilità di procedere a salti, processo a scacchiera, nella gestione delle informazioni. Le implicazioni, di un sì fatto approccio al sapere, sono: il superamento di una visione a tempo continuo, con quello discreto; la possibilità di zoomare e scalare i campi di osservazione; il collocare in una struttura a reticolo intra-disciplinare le informazioni; il moltiplicare i registri informativi, recuperando i vuoti cognitivi, come scarto spazio-temporale; la scoperta della plasticità della parola e della stessa mente, quale pensiero complesso.
- Il salto di paradigma
A. Toffler, al sorgere della Società delle Informazioni, sottolineò la portata rivoluzionaria delle tecnologie legate al microprocessore che avrebbero prodotto, a breve, un nuovo salto epocale, dopo quello agricolo e industriale, nella dinamica del processo storico. Le sue analisi, a distanza di qualche decennio, si sono rivelate profetiche, in quanto il salto tecnologico ha significato il superamento di tutto quanto il paradigma della Società Industriale. Per comprenderne la portata storica del mutamento in atto, bisogna partire da quella che fu la rivoluzione scientifica del 1600. Le scoperte legate alla meccanica che fanno da sfondo alla rivoluzione industriale, introdussero una visione chiusa di Universo, visto come un già costruito, legato ad una dinamica determinista che, pur ammettendo il movimento, non dava alcuna valenza alle alee di percorso che, quali non previsti, attuano i mutamenti e aprono alle nuove costruzioni: Universo aperto. I sistemi erano disegnati come orologi che seguivano nella dinamica, tracciati rigidi che si prestavano ad essere visualizzati e cronometrati, dando la certezza di un futuro facilmente prevedibile. La stessa dinamica della storia seguiva un iter lineare e sequenziale che faceva sì, che ad una azione, dovesse seguire una e una sola conseguenza, rapporto di causa-effetto, facilmente intuibile e dunque controllabile.
La stessa linea della storia del Cellario (1634-1707), ancora fortemente utilizzata nelle scuole per cronometrare i periodi storici, era disegnata come una linea retta che procedeva dal passato al futuro, dividendo le epoche in: Preistoria, Mondo Antico, Medioevo, Età Moderna e, poi in aggiunta, Mondo Contemporaneo. Nella costruzione della retta, non si teneva conto che c’erano delle diversità tra aree e aree, per cui, ad esempio, la data del superamento della preistoria nel continente europeo, non corrispondeva alla data in quello americano o centro-africano e all’interno di una stessa area territoriale, alcune zone erano ad un livello di tecnologia avanzata, mentre altre fortemente arretrate, ad esempio tra la Sicilia e la Toscana. Con una lettura univoca venivano di fatto azzerate le diversità, per cui una volta studiati i greci, essi smettevano di vivere per dare spazio ai romani che, a loro volta, venivano distrutti dagli inglesi e così via. Il dramma di una simile organizzazione, nasceva quando si scopriva che in contemporanea con Giulio Cesare, esistevano ancora gli egizi, Cleopatra, che stando alla linearità, avrebbero dovuti tutti, morire, prima dei greci. Perdonando il pasticcio, un’organizzazione univoco-sequenziale, produce effetti fortemente riduttivi della realtà storica che linea retta non è. Sul piano mentale tale univocità del processo di lettura, provocava una visione fortemente distorta, in quanto la stessa realtà era ed è ancora confusa con l’osservazione. Non si distinguevano i piani osservato-osservatore-osservazione come tre isolati che si incontrano nel processo di conoscenza. Le letture erano confuse con la dinamica del reale e non si ammetteva uno scarto o vuoto informativo tra Visione e Realtà. Non si accettava, inoltre, la possibilità di altri punti di vista e, cosa ancora più grave, la rigidità di lettura produceva una pari rigidità d’organizzazione nei sistemi politico-sociali, come ad esempio quello scolastico: rigidi i programmi, rigide le organizzazioni delle classi, rigida la gestione delle relazioni discente/docente, dirigente/docente.
Con l’avvento della cibernetica, della relatività generale, del principio di indeterminazione ecc. molte cose sono state rilette e si è attuato un capovolgimento nei sistemi di studio della realtà. Le osservazioni sono state legate agli occhi-posizioni di lettura; le dinamiche d’evento ai campi di propagazione; i campi di lettura alle scale-grandezze delle lenti d’osservazione e, così facendo, si è notato che ad ogni lettura corrispondeva e corrisponde una differente inquadratura di realtà e ad ogni inquadratura, una differente topologia dello stesso evento. La portata innovativa delle ricerche scientifiche di fine ‘800, tuttavia, non avrebbe prodotto alcun mutamento evidente nei sistemi produttivi ed informativi, se non ci fosse stata la microelettronica, con i relativi sistemi computerizzati.
L’utilizzo del computer ha permesso di fare un salto da quello che potremmo definire un sistema univoco determinista ad uno a nuvola, probabilistico, che si apre al futuro con evoluzioni pluridimensionali di organismo unico. Oggi si parla di Tempo e di tempi; di Spazio e di spazi; di Ordine e di ordini. La realtà sembra essersi quintuplicata in una miriade di sotto-realtà che assumono aspetti, a volte contrastanti, a volte similari, come visioni caleidoscopiche che ad ogni rotazione assumono una differente forma e una diversa colorazione. In tale gioco di riorganizzazioni, le linearità di lettura, le assolutezze dei discorsi, le certezze delle definizioni, lasciano posto, alle scoperte di nuovi giochi, di differenti modi di essere della medesima realtà che diviene, che si modella e prende mille volti, in rapporto alle piccole alee di percorso che rendono unica, plastica e sempre nuova la vita. Per comprendere il concetto di plasticità si pensi all’acqua che assume la forma del bicchiere o della bottiglia in cui è versata. In tale nuova visione, fortemente topologica, si inserisce l’approccio biostorico alla conoscenza, quale chiave di accesso alla gestione della complessità o meglio all’Economia della Vita.
È bene soffermarsi a riflettere sugli effetti del moltiplicarsi delle informazioni che se da una lato hanno prodotto il take-off della Conoscenza, dall’altro hanno generato la crisi di lettura nei sistemi produttivi, scolastici, scientifici, ideologici, sindacali. Mai si è avvertito, come oggi, il bisogno di una riorganizzazione che produca un adeguato svecchiamento delle procedure e delle menti: il salto epocale è sotto gli occhi di tutti. La scuola dell’autonomia e il bisogno del riordino dei programmi si inseriscono in tali scenari. E, nonostante le difficoltà, le ansie e gli scoraggiamenti dei docenti (dovuti in parte, al salto di prospettiva che si pone come un salto nel vuoto con una silenziosa accettazione del rischio e, in parte, alla pochezza di riconoscimento sociale alla stessa figura docente), la posta in gioco è il futuro della Società; è il porre i costrutti paradigmatici del ragazzo di domani. Ed è bene sottolineare che, in funzione del costrutto usato, si andrà ad organizzare il grado di democrazia/dittatura del futuro sistema socio-politico. C’è un rapporto proporzionale tra tipologia del modello e costruzione di realtà; proprio in funzione del modello si aprono le linee di futuro. Come si può ben costatare il livello di gioco è molto alto, siamo in quello che è definito il terzo livello di conoscenza. Spetta proprio alla classe docente il compito etico di appropriarsi del proprio ruolo storico che la fa essere il nodo d’incontro, meglio, perdonatemi la metafora, la sinapsi cerebrale attraverso cui è veicolata l’informazione tra il passato e il futuro. Naturalmente l’informatore, quale quanto biostorico, entra con la sua logica e le sue scale di valore nella stessa costruzione del domani.
Un’organizzazione a nicchie-finestre dà la capacità di variare il registro informativo da un campo disciplinare ad un altro, permettendo di compiere i voli di memoria-linguaggio, intesi come il saper procedere a salti, come in una scacchiera, nella organizzazione-visualizzazione di risposte agli eventi. La possibilità di una simile libertà di movimento è data proprio dal computer, che può: rappresentare i movimenti; seguirli sul monitor; allargare i piani di lettura ad altri campi; misurare le affinità e le divergenze; confrontare i processi; ipotizzarne di nuovi e valutarne le durate nel tempo a breve, a medio e a lungo termine. Tutto questo lavorio, produce sul piano mentale un pari dinamismo nelle capacità di connessione tra i differenti nodi-registri informativi. Per cui si parla di passaggio da una visione della conoscenza statica ad una plastica che utilizzando come risorsa la discontinuità generata dal salto di nicchia-finestra, crea inequivocabilmente la chiusura/apertura di un nuovo confine informativo. In tale gioco di dentro/fuori la mente si apre agli ordini multipli, quale capacità di lavorare in simultaneità su più piani di informazioni. Il salto di registro, è bene ribadirlo, produce, ogni qual volta esso si attua, un corrispettivo mutamento di direzione nell’azione di lettura: costruire una tabella fattuale, implica delle abilità differenti dal definire un campo di osservazione o dall’osservare una dinamica in movimento o dal confrontare due livelli di acquisizioni o dal memorizzare dei risultati o dal sintetizzare in una relazione quanto scoperto.
Il valore della rivoluzione, introdotta dal sistema informatico, è racchiuso in questa capacità della mente di acquisire una velocità che prima era inimmaginabile, un dinamismo che era impensabile, un rovesciamento dell’occhio di lettura che era improponibile. Per questo oggi si inizia a parlare di Economia della Conoscenza. Va ribadito che la costruzione della mobilità dell’occhio è proporzionale al grado di libertà, come possibilità del pensiero a muoversi su più dimensioni. È proprio il salto di dimensione, come salto di paradigma, ad ampliare le possibilità di conoscenza. Nel sistema tradizionale, lineare e sequenziale, la rigidità di lettura rendeva limitato il campo di movimento dell’occhio e, di pari passo, della elaborazione mentale e di conseguenza poca elaborazione significava: pochezza di possibilità d’azione. C’è un legame che rende interdipendenti e vincolati l’occhio, la mente, la mano. Non si può considerare la conoscenza come un piano distaccato, per sé stante, rispetto all’azione e, questa, rispetto all’osservazione. Non ha senso scomporre in tante unità slegate le singole operazioni che la mano o l’occhio o la mente compiono, creando dei sistemi svincolati, che producono la scissione-frantumazione dell’io tra: piano delle idee e piano delle azioni; tra conoscenza scientifica e tecnologica; tra sapere e prassi; matematica e poesia. Solo in una dimensione eco-biostorica si può visualizzare l’interdipendenza tra le varie fasi dell’elaborazione-visualizzazione-produzione che, con un processo co-inter-agente, producono i mutamenti storici individuali e collettivi.
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