Per comprendere tale dinamismo a differenti velocità, necessita partire dallo studio sulla dinamica dei quanti di evento nello spazio-tempo.
Ogni avvenimento quando prende forma in un punto x dello spazio, crea una pressione sui campi vitali, deformandoli con un serie di effetti di ricaduta di eventi nuovi che si propagano a loro volta a 360° su tutti i sotto-campi dell’insieme storia. Per cui ogni variazione in un punto x della megastruttura, come insegna l’effetto farfalla, produce nel tempo uno squilibrio in tutto il sistema dei sottoinsiemi.
Ogni evento nel suo oggettivarsi, imprime una particolare curvatura alla linea evolutiva. La curva che prende spazio-direzione, costituisce la cresta storica, come il nuovo corso-indirizzo che prende la vita in quel punto-area storica. La dipartita della distorsione oltre a creare la nuova strada, crea nel punto dove si è attuato il mutamento un vuoto-assenza di ricaduta.
- Il vuoto è ciò che non ha più possibilità di sopravvivere.
In questa dinamica bio-fisica dell’organizzazione degli eventi gli stati di vuoto/pieni formano la spugna storica che è vista come una struttura a corpo unico che si propaga nel tempo-spazio a differenti ampiezze. Ogni perturbazione conserva una traccia-memoria dl suo passaggio che rende la dinamica della vita come un tutto informato che tende verso un tempo infinito.
Cercando di semplificare il discorso teoretico con un esempio storico, si pensi al fenomeno dell’emigrazione. Anche questo esodo forzato di umanità crea un sistema di vuoto/pieno che è innescato dagli stessi flussi migratori; per cui aree si svuotano ed altre si accrescono, il movimento è in parte giustificato dai ritmi di velocità che creano dei campi di forze, con due poli, uno positivo e uno negativo: la ricchezza di un’area, passa per la povertà di un’altra.
La questione meridionale, ad esempio, è come un’ombra che ha accompagnato la storia italiana e nessuna forma di governo ha potuto o voluto risolvere. Nei Paesi in cui si è registrato un grande gettito migratorio, si è generata anche una forma di conservatorismo mentale che ha generato arretratezza culturale, con relativo rallentamento delle dinamiche politico-sociali. Per questo la migrazione è una forma di ingiustizia storica. Essa apre nelle coscienze di chi rimane un vuoto che produce stati di solitudine, d’immobilismo e di fatalismo che certo non aiutano le economie locali; di chi parte uno stato d’insicurezza misto ad estraneità che porta a vivere nella nuova realtà storica, con un senso d’inferiorità, come i figli di un dio minore.
Riflettendo meglio si può affermare che nella logica degli Stati, visti come dei campi di forze, con relativo processo di esclusione-inclusione, c’è chi si arricchisce, grazie all’arrivo di nuove energie e chi si impoverisce per effetto della fuga di idee, manodopera, intelligenze. Questa forma d’ingiustizia, in parte intrinseca alla stessa dinamica storica che edifica/distrugge insieme, mette in moto una molteplicità di conseguenze che ricadono come effetto di ritorno sulle stesse logiche che le hanno implementate, generando sui lunghi periodi, uno squilibrio di tutto quanto il sistema. Oggi ad esempio il problema meridionale è visto come uno dei freni dell’economia italiana che è costretta a tenere il passo, in un momento storico in cui si affacciano le nuore realtà asiatiche. Ma rileggendo la storia dell’Unità si rintracciano le trame storiche che hanno determinato l’attuale fase di stallo dell’economia italiana.
Ad esempio il modo come si attuò l’Unità nazionale che vide l’affermarsi di una logica politica bipolare, progressista al nord, conservatrice al sud che insieme crearono le due anime del regno italico: i galantuomini latifondisti meridionali e il ceto imprenditoriale settentrionale. La svolta protezionista che creò di fatto il triangolo industriale Torino-Milano-Genova, a discapito dell’agricoltura meridionale che vide chiudersi i mercati francesi (guerra delle tariffe); la fuga dei capitali dal Banco di Napoli per pagare la rete ferroviaria del nord; la vendita dei beni demaniali che crearono un ceto medio progressista al sud, ma lo privarono dei liquidi, inviati al nord, necessari per riorganizzare le aziende agrarie; senza scordare poi la politica delle rateazioni che indebitarono i proprietari, dandoli in pasto agli strozzini. La volontà di trasformare il Sud in manodopera a basso costo per le aziende settentrionali; la rapina di capitali dello Stato (Cassa del mezzogiorno) per finanziare le cattedrali nel deserto, con una distribuzione di “mazzette” in forma trasversale al sistema partitico; l’istituzione delle Regioni che nel mezzogiorno ha significato l’implementazione del sistema clientelare partitico. La strozzatura del credito finanziario per le imprese meridionali, che hanno infiacchito le volontà degli imprenditori locali; la razzia di capitali europei da parte di imprenditori settentrionali che venivano nel sud a far finta di creare indotti industriali..
Se si osserva bene la mancanza di un’etica dell’altro, come direbbe E. Morin, fa sì che quella curvatura dovuta alla dinamica dei quanti, si ispessisca sino a creare i divari, che si fanno voragini. Imparare a leggere la dinamica della vita con un occhio biostorico, permette di costruire delle dinamiche di risposta ai quanti che siano le migliori possibili per tutti, ma questo passa per un lavoro di moralizzazione dell’intera società che non è facile fare interiorizzare a chi ha sviluppato un occhio di lettura lineare- uni-dimensionale , in cui ciò che conta è la logica del sé.
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