Tra i temi che da sempre hanno appassionato gli studiosi ci sono i concetti di vuoto e di pieno, come assenza o presenza nello spazio-tempo, di una qualche dinamica di realtà.
- Esiste il vuoto o è solo una incapacità visiva dell’uomo?
Tale quesito può trovare una forma di risposta se si inizia a ragionare intorno alle dimensioni di lettura, viste non più secondo l’interpretazione classica cartesiana che le poneva come caratteristiche specifiche dell’oggetto d’osservazione. Ad esempio la tridimensionalità che dà corpo-spessore agli oggetti, è letta come proprietà della realtà e non come un modo di percepire e visualizzare l’habitat, da parte dello stesso soggetto lettore. Cercando di essere più chiari, un occhio di gatto vede un mondo bianco e nero; mentre uno di rana vede un mondo a due dimensioni, quindi è un mondo piatto, come la pagina di un libro, da cui un oggetto non si distingue dallo sfondo; una rondine visualizza una realtà molto più colorata di un uomo, avendo una scala cromatica più ampia. Una mosca come già detto in un'altra pagina, una realtà scomposta. Se ad ognuno di loro fosse data la parola, descriverebbero una realtà differente.
L’occhio umano vede a tre dimensioni, è può cogliere la profondità nello spazio. In un habitat a campo profondo posso collocare gli oggetti in funzione della vicinanza-lontananza, posso visualizzare lo sfondo, il primo piano, secondo piano… queste sono delle proiezioni di spazi che il cervello umano riesce ad elaborare, per cui sembrerebbe vera l’affermazione di Pascal che l’universo è dentro di noi.
Quel dentro implica che la conoscenza e la realtà sono in un rapporto di stretta correlazione, per cui la visualizzazione di un oggetto, nato dapprima dentro di noi, è la deformazione che ha subito, in funzione del modo con cui il cervello ha organizzato le proiezioni di spazio-tempo.
Questa considerazione apre la scienza del postmoderno ad una molteplicità di riflessioni, per cui la realtà sarebbe fortemente vincolata all’occhio-mente-strumenti di lettura. Via, via che l’uomo rafforza le sue abilità visive, migliorano le facoltà cerebrali e queste gli permettono di sperimentare una nuova topologia di spazio-tempo. Ad esempio si pensi alla microbiologia con tutta la gamma di microrganismi che si sono definiti e che prima erano inconcepibili, tali studi hanno di fatto aperto la mente alla presenza di un micro-universo che assume una valenza organizzativa nella dinamica della vita, si pensi agli effetti di una proteina o di un enzima; lo stesso vale per la materia, si pensi ad una reazione nucleare.
Spazio-mente si evolvono e si riorganizzano insieme, secondo Maturana e Varela conoscenza e realtà si inseguono a tondo, come un gatto che si morde la coda. Più l’uomo conosce e più la realtà assume spessore e profondità. È come una tela di ragno che più filo questi produce, e più si ispessisce la rete. Mi è capitato di osservare nelle nostre campagne delle ragnatele su dei fichi d’india secolari di una tale elaborazione e complessità da farmi chiedere come facesse un esserino così piccolo a produrre tanta bellezza e quantità di filo.
Che cosa sia lo spazio-tempo in sé, gli stessi fisici hanno dato, nei secoli, delle risposte poco esaustive sul problema. Lo stesso Einstein che definì il cronotopo, si fermò nella sua ricerca di fronte alla definizione di campo. Alcuni lo hanno definito come un vuoto-nulla da cui prende corpo per caso la vita all’improvviso. Chi come un "brodo" di energia che fa da mare alla vita. Nella seconda opzione, si creerebbe un movimento di energie vitali che permetterebbe le aggregazioni-organizzazioni di forme che danno vita alle differenti realtà storiche. Questa visione, più affascinante, porrebbe alla base della vita una dinamica di quanti storici che, di fatto, non è data all’occhio nudo umano, poiché esso si è evoluto verso letture più complesse. Con le nano-tecnologie oggi, ad esempio, si sta cercando di potenziare e allargare le capacità visive, per giungere ad una sgranatura di tale finezza di lettura.
Il quanto come unità discreta elementare è una forma primordiale di spazio-tempo, che innesca il la della storia. Essendo dunque il fattore-carica 1 della vita, egli è il pro-motore di realtà, come la nota della concertazione di un’orchestra sinfonica.
Chiacchierando con un ricercatore dell'Istiruto di Bioetica dell’Università di Bari, il quale mi aveva chiesto il peso del quanto storico, risposi che non lo sapevo perchè è un quasi nulla, come elemento infinitesimale che si muove, dissolvendosi con una scarica d’energia.
- Da un quasi nulla prende inizio la vita.
Personalmente mi piace, da un punto di vista estetico ed etico definirlo il soffio vitale come informazione allo stato puro, quale presenza divina nella storia. L’idea di una Mente Ordinatrice che dia il via all’auto-organizzazione della vita dà un senso di serenità e di libertà insieme, poiché essendo una mente ordinata, il fine ultimo della storia è ordine, poi essendo un ordine in costruzione, è riconosciuta all’uomo la libertà di essere il secondo giocatore della partita storica che si chiama, vita.
Credo che questo sia stato il motivo principale che portò lo stesso E. Kant a definire il noumeno, percorribile per la via della ragion pratica, la strada del cuore.
In sintesi, tutta questa attività dell’indagare umano produce le forme nuove di realtà e di conoscenza, che di fatto, hanno un limite intrinseco all’azione del ricercare: sono tutte teorie, cioè riduzioni umane, infondo all’uomo è data solo una realtà elaborata dalla sua stessa mente. L’affermazione a cui giunse E Kant che la realtà in sé non è della ragione, è ancora valida, nonostante i progressi scientifici e tecnologici. Tutte le conoscenze, anche se ci sarà chi farà una smorfia di dissenso, sono solo costruzioni o semplicemente ideazioni proprie della natura umana.
- All’uomo non è dato uscire da un sistema di parole, in ciò il suo limite.
Sono le parole come particelle topologiche che costruiscono la realtà. Naturalmente, poi, intorno alle parole, con i relativi significati, l’uomo costruisce la sua storia.
Assume allora una valenza vitale il sistema di significati che spingono all’azione. Se l’uomo avrà elaborato degli insiemi significativi di parole, egli potrà implementare la vita; se viceversa avrà costruito modelli cognitivi insignificanti, implementerà la morte.
La domanda su cui nell’era della globalizzazione si è chiamati a rispondere è sulla tipologia di valenza storica dell’attuale sistema cognitivo:
- Siamo costruttori di Vita?
Qui nasce la rivisitazione delle umane certezze, come dice E Morin in “I Miei demoni”:
“… Il mio cammino è segnato da riorganizzazioni successive del mio modo di pensare, simili a quelle riorganizzazioni genetiche che, introducendo un elemento nuovo, modificano il posto ed il ruolo degli elementi costitutivi d’un organismo vivente trasformandolo, facendolo evolvere. Nel mio caso, a evolvere è stata l’organizzazione “paradigmatica”: i miei concetti fondamentali, le mie categorie guida e le relazioni logiche fra questi concetti e queste categorie…”
Nota: (da
Ancora le parole
Le parole dei
poeti
orditi di risposte
al disordine
dei miei
pensieri.
Gioco a
tessere
pagine nuove
sui fili antichi.
Parole vecchie
e nuove
Anch’io ho
voglia
di tramare
i grovigli
dei tuoi
pensieri.
Nessun commento:
Posta un commento