Boston, USA

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Natale 2007

domenica 27 aprile 2008

Il ritardo italiano risultato di uno stallo cognitivo e generazionale

di Antonia Colamonico


In una precedente pagina ho posto la relazione direzione dello sguardo e andamento di realtà, in cui ho sottolineato come in funzione dei campi di lettura che l’osservatore seleziona e predilige si costruiscano le dinamiche storiche. Cercando di chiare meglio, l’edificazione del futuro è vincolata dal verso-indirizzo che si dà all’occhio di lettura: se il mio sguardo è attratto dal passato, automaticamente tenderò a rallentare la vita, poiché cercherò di tenere vivo uno status di organizzazione che, per effetto naturale del processo di entropia, tende a morire.
Il voler far sopravvivere un modo storico-culturale-mentale, implicherà il ridurre le alee storiche, lette come dei pericoli mortali per lo stato del sistema. Le società autoritarie sono società conservatrici che tendono al passato quale dimensione storica, garante della vita. Sono civiltà tradizionaliste, chiuse in regole rigorose che frenano la realtà che, biostoricamente parlando, è proiettata verso il futuro. Si pensi ad un automobilista che guidi con il freno a mano inserito.
L’anziano, come il vecchio che ha esperienza e saggezza intorno alla vita, nata in lui da un’ampia capacità di scelta nella gioventù, è il custode-garante dei valori consolidati e perpetuati. Le società agricole si presentavano come realtà storiche organizzate sul culto del passato e in nome di ciò si facevano ingoiare le spinte progressiste, lette come pericolose per lo stato di potere.
Se il passato è oggetto di culto, si pensi alle civiltà islamiche oggi, tutto ciò che implica la creatività come le nuove linee e tendenze della storia, è ritenuto scorretto e soggetto ad una continua ispezione che si traduce in un stallo storico-sociale. Si implementano così i livelli di ritardo culturale, economico, politico. In realtà statiche i sistemi di lettura sono funzionali agli ordini socio-culturali da salvaguardare, per cui si darà valore alla memorizzazione più che alla ricercazione. Sono società che educheranno al mantenimento di un’idea più che all’ampliamento di essa. Tali realtà storiche tendono a morire, si possono spiegare cosi i cicli storici con le implosioni di civiltà.
Una domanda che si pone in chiave italiana è:

  • quale spazio oggi hanno i giovani nella struttura economico-politico-culturale del Paese?

I vecchi hanno imbrigliato la realtà, c’è il culto del giovanismo con la complicità del bisturi di medici privi d’onesta intellettuale, poiché non sanno dichiarare ai loro assistiti che la vecchiaia ha altre ricchezze su cui edificarsi. I vecchi costringono i giovani a tenere il passo, ad andare all’estero, a drogarsi per forza di inerzia, a rinunciare a sognare.
Il vecchio ha assunto il ruolo del Principe medievale che in cambio di una presunta protezione, rendeva il contadino servo della gleba. I nostri giovani sono i nuovi servi a cui è stata tolta dignità a pensare, a progettare, a migliorare la realtà, a investire la loro energia di pensiero nella storia, perché si vuole a tutti i costi far perdurare un passato lontano, ormai, anni luce.
Siamo nel mezzo di una tragedia greca, in cui effetti ancestrali prendono il sopravvento e i padri sono i maggiori nemici dei figli. Questo spiega lo stato d’asfissia del sistema Italia. Si pensi ad esempio alla politica delle pensioni, in cui si costringono gli attempati a restare nel mondo del lavoro, come se il loro cervello e il loro modo di rispondere agli stimoli lavorativi, fossero identici a quelli di un trentenne. Tale idiozia, giustificata con la crisi delle nascite, con la maggiore longevità e con la crisi degli enti pensionistici, rende vecchio il sistema Italia.
Se non ci fosse stata la rivoluzione microelettronica con seguente società informatica, forse lo stato di arretratezza ideativa, immaginativa, risolutiva, sarebbe meno visibile, poiché quello che ha seguito la logica del computer, è prima di tutto un salto cognitivo, inteso come un cambiamento delle medesime facoltà mentali.
Operando nella scuola, personalmente, assisto a incapacità operative e immaginative di colleghi che non essendo figli di internet, tendono a definire i giovani degli irresponsabili, poiché troppo veloci per i loro andamenti logici. Ed essi non possono andare e spesso non vogliono andare in pensione. La malattia della scuola italiana è la vecchiaia del corpo docente e la noia che si respira nella classe, noia dovuta ad un’organizzazione scolastica decrepita.
Quello che in pochi si comprende è che è cambiato il modo di ragionare e di organizzare lo spazio mente, si è passati da un occhio lineare-sequenziale che ordinava un pensiero uni-dimensionale, ad un occhio-mente pluri-dimensionale, che si struttura, grazie al gioco di finestre, in simultaneità su più livelli di pensieri. La simultaneità si traduce in velocità, oggi i giovani sono più veloci di quanto lo si fosse nel 1970, 1980, così come noi lo eravamo rispetto alle nostre nonne. I ragazzi del 2000 si confrontano con il nanosecondo, noi con le ore, come le nostre nonne, nel sistema agricolo, con le stagioni. Loro si muovono in uno spazio a campo mondo, noi a campo paese, le nostre nonne a campo casa. Ricordo i raccanti di nonna, che ricordava come lei con la sorella e le amiche trascorressero le giornate a ricamare, nascoste dietro i vetri di una finestra e non era permesso loro di uscire, se non per le funzioni religiose. La mia generazione ha iniziato la scalata all’istruzione e siamo uscite dai confini cittadini, per l’ingresso all’università e al mondo del lavoro. Ricordo, quando nel 1975 mi recai a Milano per insegnare, le opposizione che ho trovato, poiché una ragazza meridionale, da sola, voleva trasferirsi nella grande metropoli. Oggi mio figlio è a Boston, viaggia in rete, ha il mondo in un clic.

  • Per chiarire meglio il cambiamento di prospettiva, si rifletta sui metodi di lettura della realtà.

Come sostengo nel saggio Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso (in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma, pp. 129-140. Ed Cacucci – Bari, 2006.), il metodo di lettura-apprendimento lineare-sequenziale del sistema tradizionale si pone, oggi, in modo fortemente anacronistico, in rapporto al dinamismo delle informazioni prodotte, nei nanosecondi che si susseguono a un ritmo incalzante. La linearità va letta come un processo addizionale che si evolve per somma degli addendi: 2 + 2 + 2 + 2 + 2 + 2 + 2 verso ∞.
Ad esempio, in sette passaggi, si ha una crescita di 14, secondo l’esempio numerico. Si può notare, come un simile processo richieda tempi alquanto lunghi, poiché procede più lentamente verso l’Infinito. Sono questi i metodi su cui gli attempati che non si mandano a casa, sono stati educati.
Viceversa la logica seguita al sistema informatico, organizzata a finestre-nodi, si evolve secondo un processo moltiplicativo, a Costellazioni Semantiche, che si espandono come il prodotto dei fattori: 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 verso ∞. Il risultato che si ottiene in 7 passaggi è di 128.
Volendo proiettare nel tempo il confronto tra le due crescite, si nota che se a sette passaggi il valore è di 14 e 128; a dieci sarà di 20 e 1024; a quindici di 30 e 32.768, e cosi via. Si può, così, facilmente sperimentare come si è di fronte ad una crescita esponenziale delle capacità di lettura della stessa mente umana che procede più celermente verso l’infinito.
Lo stesso concetto d’infinito, a guardar bene, si è evoluto, in quanto oggi ha un’ampiezza di molto più grande e più complessa di quello immaginato nei tempi di Galilei, quando la storia dell’Uomo era calcolata intorno ai 6.000 anni, oggi 15 000.000.000.
Credo sia facile comprendere come mai prima d’oggi, sia necessario per il bene del Paese, lo svecchiamento dei quadri dirigenziali e della stessa forza lavoro. Se non si avrà il coraggio di ammettere che l’erosione del tempo implica l’erosione dell’energia del pensiero, la perdita di velocità nella risposta ad un evento, ecc. veramente saremo gli assassini dei nostri figli.

Personalmente, come madre e docente, sento il bisogno di prendere le distanze da simili tendenze necrofile.

venerdì 25 aprile 2008

Il campo Biostoria e i limiti cognitivi della ricerca storiografica tradizionale

di Antonia Colamonico


Se si osserva il quadro delle tendenze di ricerca, si può cogliere come gli storici siano soliti parlare sempre di passato; solo da qualche anno si comincia a porre l’attenzione sul presente e si avverte l’esigenza di un campo di lettura “Oggi” da affiancare a quello “Ieri”. Tali tendenze costituiscono un limite interno alla ricerca, poichè la dimensione storica dell’uomo si struttura su tre piani che sono Passato-Presente-Futuro. Ed è proprio questo ultimo, il futuro, l’elemento scatenante che dirige l’azione: sono le linee progettuali di immagini future che guidano i soggetti-società nella scelta delle azioni-risposte in tempo presente. Osservando la mappa biostorica a lato, si può notare come in una visione tridimensionale ad anelli, non tutte le azioni possono assumere lo stesso peso storico: una scelta “a” non equivale ad una scelta “b”.
Ogni linea di futuro si pone in rapporto di interdipendenza con la stessa azione che l’ha tracciata in un dato tempo-spazio. Sono le linee o i fili, quali echi storici, le trame sottili del vivere che rendono Rete il passato-futuro; mentre l’evento-fatto è il nodo che concretizza la vita: tale campoRete-Nodo, come un uno-tutto è lo spazio di lettura dello studio biostorico.
Un secondo limite è di tipo architettonico
: sono stati ampliati i campi di ricerca e come conseguenza le informazioni si sono quintuplicate, ma si continua a gestirle con la vecchia organizzazione della conoscenza.
La mia scoperta è stata l’aver capito che il mutamento prodotto non è più leggibile con le strutture lineari, tipiche del Taylorismo, ma bensì con salti analogici di tipo spaziale. Per questo mi sono avvicinata all’organizzazione reticolare del lavoro e il passo da Rete, a Nodo, a Finestra-Maglia è stato breve.
Leggendo con Occhio Ecosistemico la Realtà, in natura non esistono sistemi isolati, ma solo sistemi in sistemi più ampi. Ogni sistema, a sua volta, come insieme di elementi inter-agenti, produce nel suo interno una Forza di Coesione, quale Campo di Attrazione che gli permette di sopravvivere. Il Campo trasborda il confine in senso stretto e tale andare oltre si traduce in un Bacino di attrazione, per altri sistemi.
Il Sistema Industriale, ad esempio, alla luce di tale visualizzazione non è stato solo un sistema economico-produttivo, ma anche uno: politico, sociale, culturale, mentale, linguistico, metodologico ... Quando si attua una perturbazione in un punto X in uno dei sistemi di appartenenza, inevitabilmente ed irreversibilmente si determina un mutamento in tutto l’insieme sistemico (effetto farfalla di Lorenz). La mia intuizione è stata proprio l’aver capito che la crisi del nostro sistema di lettura-gestione delle informazioni storiografiche era qualcosa di molto più profondo. Si poteva parlare di un vero e proprio collassamento di tutto l’Universo di Conoscenza e di Rappresentazione della stessa disciplina storica. Bisognava scoprire un mondo nuovo di osservare, di leggere, di muoversi nelle informazioni, superando i tetti-limiti di conoscenza che li riducevano a linee uni-dimensionali di lettura.
Occorreva attuare un Salto Gnoseologico che avrebbe, inevitabilmente, prodotto un nuovo ordine di catalogazione-gestione del sapere storico con effetto di ricaduta su tutti gli altri campi disciplinari. Compresi, anche, che la ridefinizione della storia non poteva non partire da una riappropriazione e
pistemologica dei suoi significati.

  • Che cosa è la Storia?
  • Che cosa è la Conoscenza Storica?
  • Quali sono i campi e le dinamiche della Storia e quali quelli della Conoscenza?
  • Storia e Conoscenza si identificano?

Di domanda in domanda ho iniziato, così, insieme ai miei alunni dell’Ipsia Chiarulli, a rileggere tutte le concettualizzazioni e le definizioni depositate e a imparare a distinguere, a scindere, a selezionare, a ridefinire, a disegnare. Sono state proprio tali operazioni di separazione che hanno prodotto il nuovo spazio di indagine Biostoria. Secondo M Maturana, l’oggetto disciplinare nasce ad opera dello stesso osservatore che lo estrapola dallo sfondo che lo contiene. Nell’azione di rilevazione si ordina, si chiama, si indica e l’oggetto acquista un confine sufficientemente preciso che diviene il suo dominio cognitivo. Quando l’osservatore si concentra su una particolare struttura e la isola, in quel momento essa acquista un oggetto.
Ogni nuovo campo esplorativo è frutto di una gemma-azione del pensiero che dà corpo al nuovo senso di lettura della Realtà
. I linguaggi disciplinari, infatti, sono la produzione multi-verso di una medesima operazione di isolamento di porzioni di un tutto.
Biostoria come oggetto cognitivo, è stato posto nel 1992, quando in Fatto-Tempo-Spazio, disegnai la nuova architettura a finestre del Sapere storiografico, a superamento della vecchia periodizzazione (Antichità - Medio Evo - Età Moderna) di C Cellario (1634-1707). In tale lavoro delimitai la Storia solo ai fatti-eventi, come atti che si compiono o azioni che prendono corpo in uno spazio-tempo 0 di presente. La storia, così, acquistava il senso della vita che si realizza, attimo per attimo, in tutti gli spazi universo; mentre la conoscenza prendeva il significato di immagine-costruzione di fatti di vita.
E che cosa è la vita se non il susseguirsi di quanti-eventi, quali “quid” che si attuano e si perdono nello Spazio. La Conoscenza, a sua volta, è il risalire quelle perdite, ordinandole, delimitandole, catalogandole... Essa come un fattore a posteriore non riproduce gli eventi, bensì immagini discrete di essi. La conoscenza è legata alla neghentropia, cioè all’acquisto-risalita di senso; gli eventi all’entropia, cioè alla caduta-perdita di senso.

Dalla mappa di processo di annullamento dell’evento nello spazio, fattore x, si coglie chiaramente come il conoscere è un ri-condurre, un ri-trovare significato nel tempo-spazio. Il ritrovare non è relativo all’evento, ma all’occhio lettore che attribuisce il significato, come entità storica, limitata, contingente al suo particolare spazio fisico-culturale.

Una volta definiti i significati di storia e di conoscenza si può cogliere chiaramente come il conoscere storiografico sia solo una produzione: di opinioni su opinioni di realtà perdute; di letture su tessuti di storie che si presentano come delle riduzioni di riduzioni discrete ai diversi storici precedenti. Il passaggio di verso, in verso delle quantità informative, ha prodotto, produce e produrrà una continua ridefinizione o ricontestalizzazione dello stesso Sapere, attraverso un gioco di ombra/luce che muta i sensi, i significati, le portate in relazione al variare dei fuochi di lettura. Se il senso è l’occhio a giustificarlo; più occhi produrranno più sensi e, di conseguenza, emergeranno diverse possibili visualizzazioni dello stesso evento-oggetto isolato (lettura multipla).
La ricerca biostorica cominciava sin dal suo nascere a porsi, non solo come un oggetto di studio a campo uno-tutto della Realtà passata-presente-futura; ma come un metodo allargato di esplorazione-lettura, quale occhio eco-biostorico in grado di produrre, in simultaneità, differenti ordini di conoscenza. Metodo che può aprire la mente ad una visione frattale di Realtà. E’ stato proprio l’aver elaborato una Conoscenza a finestre, delimitando un’ampiezza variabile di osservazione, che ha permesso il salto di conoscenza con la possibilità di visione dinamica e molteplice del reale. Uno studio in movimento, di tipo cinetico, riproduce la caduta nello spazio-tempo degli eventi, tracciandone le portate storiche a più occhi, a più discipline.
La costruzione, pertanto, di mappe di processo, di carte storiografiche, di itinerari di viaggio, di salti di senso, di simulazioni di percorsi, di giochi di letture... può permette di elaborare, in contemporaneità, più ordini di conoscenze: ampliando le capacità di gestione delle stesse informazioni; moltiplicando le stesse potenzialità mentali; accelerando i processi di conoscenza; riducendo le dipendenze dagli irrigidimenti ideologici; trasferendo i nodi informativi da un contesto disciplinare ad un altro.
L’aver privilegiato la dimensione spaziale, pur sconvolgendo le chiavi di lettura tradizionali dell’indagine storiografica, solitamente legata alla semplice dimensione temporale, ha offerto, di fatto, la possibilità di allargare l’orizzonte della ricerca, in quanto lo studio biostorico potrà, nel tempo, rispondere a molte domande:

  • Come nasce un Evento?
  • Quale è il suo potenziale dirompente negli spazi?
  • Cosa si intende per Spazi?
  • Quale tipo di energia si sprigiona?
  • Quali traiettorie può seguire la caduta o usando una definizione cara a H Maturana la “deriva naturale”?
  • Si può elaborare un modellino-matematico di evoluzione di eventi, così come è stato fatto per la meteorologia?

Certo E Lorenz pur giocando al computer non ha potuto imbrigliare le nuvole e mai nessuno potrà imbrigliare gli eventi, soggetti a fattori aleatori; tuttavia una previsione di effetti futuri potrà aiutare nell’oggi a vivere meglio, considerata, pure, la forte accelerazione in atto nel nostro sistema informatizzato. Non è un caso se uno storico P Kennedy e un ricercatore A Toffler abbiano spostato il loro campo di indagine dal Passato al Futuro. Porre uno Studio sulle Dinamiche di Evento implica l’apertura di due fronti di osservazione:

  1. Il Campo, quale spazio pluridimensionale (= + lati: geografico, fisico, biologico, psichico, mentale) entro cui l’evento si attua, producendo erosione.
  2. LIndividuo Soggetto, l’io lettore-attore di azioni-risposte storiche che può con la sua azione o non azione mutare la traiettoria, invertire la tendenza, frenare o accelerare la caduta di Evento.

Uno studio bidimensionale, allargato a due fuochi che possono frantumarsi in sotto-insiemi di insiemi, inesorabilmente conduce ad un mutamento delle stesse capacità visivo-mentali, attraverso una rappresentazione a più livelli (occhio ecobiostorico).Per comprendere il peso storico di una ricerca a tutto campo che si sdoppia e si ricompone, per poi ancora scomporsi con un gioco di insiemi che si incontrano e si allontanano; necessita allargare lo sguardo a quello che in campo scientifico si sta muovendo.
Gli studi sulla plasticità del cervello, sulla dipendenza ecosistemica della Terra, sugli attrattori in astrofisica, sugli effetti della paura, sulle forme frattali, sulla linea direzionale del Tempo, sull’occhio, sulla nascita delle idee... stanno mutando i principi sovra-logici di riferimento, in quanto si sta mettendo in crisi l’intero sistema dei rapporti tra percezioni e significati della cultura occidentale. Gli stessi concetti di natura e di cultura, di fisico e di metaforico, di scienza e di visione-rappresentazione di realtà stanno subendo una revisione di tipo epistemologico. Tale cambiamento è chiamato dagli scienziati il salto di paradigma dal pensiero meccanizzato al pensiero ecologizzato, salto che presuppone una completa riorganizzazione di tutta la Conoscenza, attraverso il recupero di una valenza interattiva tra pensiero, visione, percezione, elaborazione, manipolazione, ambiente: il frutto di tale insieme può chiamarsi Realtà.
Biostoria può definirsi, a pieno titolo, come la Scienza della nuova Era, poiché riduce a Sistema dinamico in Rete tutta la Realtà passata, presente e futura. Sistema che vive, si evolve, si riproduce, simultaneamente negli spazi, attraverso un gioco di perturbazioni, quali cadute di eventi. Il perturbare produce i quanti informativi, quali promotori di vita, poiché ad ogni caduta corrisponde un’auto-organizzazione degli spazi di appartenenza. L’auto-organizzarsi degli spazi di evento, a sua volta, riproduce una nuova perturbazione che ricade negli spazi esterni. La continua co-auto-organizzazione produce la vita cosmica. Tale mega bio-struttura è l’insieme Infinito di tutti gli infiniti, di cui l’evento, quale fatto-tempo-spazio, è la quantità discreta più piccola, soggetta ad essere conosciuta, catalogata, pesata, apostrofata, relazionata...

  • Posta la Biostoria quale Campo di osservazione Uno-Tutto, in che rapporto l’occhio lettore-attore si pone con essa?

L’uomo, come un esploratore, salendo la sua ignoranza, si appropria di quantità diversificate sempre più ampie d’infinito. In questa azione di risalita: elabora, disegna, scopre, conosce, produce. Le stesse discipline, come già detto, sono il frutto di tali operazioni. Il sapere biostorico è il sottostrato o filo che lega e dà senso alle diversità di indagini, di metodi, di obiettivi, di linguaggi, di aspettative, di risposte, quale Scienza delle scienze. Solo una Conoscenza in Rete, come occhio allargato, permetterà di leggere le connessioni tra una funzione matematica, un’invenzione tecnologia, un successo-insuccesso militare, una scoperta biologica, un ideale di libertà, una organizzazione della mente. Lo studio delle relazioni in un campo uno-tutto, richiede uno spirito libero da preconcetti, sempre pronto a mettersi in discussione, in grado di gestire l’incertezza e di assumerla a fattore di conoscenza.

giovedì 10 aprile 2008

Ambiguità tra storia e storiografia: la figura del biostorico

di Antonia Colamonico

Nei testi scolastici, ancora oggi, come pure nelle programmazioni della disciplina, la storia è confusa con la storiografia, come se fossero una medesima identità che faccia combaciare il campo di lettura con la medesima lettura; l’osservato con l’osservazione. Per secoli si è confuso l’oggetto codificato in una lettura (la carta) con l’oggetto stesso che si andava via, via chiamando, circoscrivendo, definendo. L’operazione di conoscenza diveniva essa stessa realtà perciò definita oggettiva e assoluta, generando inconsapevolmente le chiusure ideologiche che hanno fatto, come dice Edgar Morin, da gabbia alle grandi conflittualità del ‘900 tra gli schieramenti di: destra e sinistra, capitalisti e comunisti, nazisti e ebrei, fascisti e democratici…

La carta, come il risultato di una trascrizione, è mediata da un occhio lettore, lo storico in questo caso, che interpreta una certa dinamica fattuale, secondo una narrazione lineare-sequenziale, fatta di periodi di senso. Il periodare, come l’abilità a leggere secondo una successione di frasi la vita, riduce e riconduce il movimento complesso della realtà al punto di vista dell’io-osservatore che liberamente, secondo un processo autoreferenziale, seleziona le porzioni di realtà che egli stesso ritiene interessanti, in relazione alla sue scelte ideologiche, cognitive, etiche, emotive… Si può ben comprendere come ogni scrittura sia di fatto la stesura-tesitura di una realtà che si pone come un al di là della carta stessa elaborata.

La vita, evolvendosi nella dinamica storica degli spazi-tempi, va ben oltre il campo ristretto d’osservazione, essendoci una molteplicità di relazioni quantiche che sfuggono al compo-finestra di lettura. Chiarendo meglio:

  • La storia è la vita come la mega-struttura o meglio l’organizzazione spazio-temporale naturale che si attua in tutti gli spazi, di tutti gli attimi, di eterno presente come direbbe Sant’Agostino.

La storia è l’atto vitale che prende forma-spazio nel tempo 0 di presente in tutto il sistema cosmico; quindi essa è prima di tutto un movimento che implica una dinamica evolutiva che si irradia a 360° dal campo 1 al campo universo e viceversa, secondo una relazione a feed-back di causa ed effetto.

  • La storio-grafia (da scrittura) è una ri-costruzione operata in uno spazio tempo differente che dà di tale realtà solo gli echi informativi, quali segni-orme del suo passaggio nella vita.

Il racconto della seconda guerra mondiale, ad esempio, non corrisponde alla dinamica di devastazioni che si è generata nelle coscienze, nelle famiglie, nei Paesi, nella medesima natura. Campi questi che hanno subito un’inevitabile deformazione della cresta evolutiva, si pensi agli orfani, alle case diroccate, agli indebitamenti economici, alle deforestazioni o alle radiazioni nucleari. Dinamiche queste molto più complesse e sfaccettate della pagina di uno storico.

La storia, dunque, si identifica con la vita; la storiografia con la lettura di un quid che o non esiste più, o non esiste ancora che ha lasciato un’informazione, come la scia o traccia del suo passaggio.
Lo storico agisce sull’eco storico come il segno informativo e non sul quanto storico come oggetto bio-fisico che attuandosi si annulla nello spazio-tempo.

Volendo chiarire meglio, la vita, in un’ottica biostorica, è il processo di gemmazione dello spazio-tempo, che per effetto della dinamica dei campi vitali, produce le perturbazioni o i quanti storici: gli accadimenti, le azioni, i fatti… che entrano in relazione con i campi vitali e li modificano, li mutano, li evolvono o li trasformano. I campi, quali territori biostorici, sono i soggetti che costituiscono la realtà o, più semplicemente, i differenti noi della grande casa storica che coabitano vivendo, insieme, in ogni determinato spazio-tempo.

La storia assume, nel suo processo organizzativo, una struttura complessa a frattale, fatta di spazi-tempi pieni e di spazi-tempi vuoti, come un fuoco pirotecnico fatto di esplosione di luci e di implosione di luci, i vuoti o bui. I pieni sono gli accaduti, i realizzati, i vissuti… che danno corpo alle creste di evento. I vuoti i non accaduti, i non realizzati, … cioè gli attesi che non si sono compiuti, i desiderati che non si sono attuati. Il non essersi concretizzati si pone in relazione alla plasticità della dinamica dei quanti storici che fanno assumere alla vita una forma-direzione o cresta piuttosto che un’altra.

In una lettura biostorica le carte sono non semplici racconti storiografici, ma mappe di dinamiche di processi che visualizzano gli andamenti vitali, permettendo d’identificare gli stadi e gli stati evolutivi. Si è più su un piano biofisico che prettamente ideologico, per questo biostoria può essere definita scienza.

Nelle carte biostoriche l’aver disegnato il movimento dei campi vitali, ha di fatto permesso di definire carsica, a spugna, la struttura della storia, come un insieme di nicchie-sacche che danno corpo da un lato alle creste d’evento, gli attuati, e dall’altro ai vuoti d’evento, i non accaduti.

Il luogo-punto del cambiamento che fa della cresta un vuoto o del vuoto l’inizio di una cresta nuova è il nodo storico del mutamento di percorso: le creste sono il pieno di realtà, le nicchie-sacche i vuoti di realtà. Il vuoto-pieno concorre al compimento della vita, in quanto entrambi lasciano traccia memoria del loro passaggio nella vita.

Il concetto di vuoto-pieno oggi sta assumendo un’importanza notevole, in quanto tutte le organizzazioni vitali, naturali, hanno una struttura a spugna di pieni-vuoti: il cuore, i bronchi, l’universo, il pianeta Terra, l’albero… l’atomo, il pensiero… la storia.

Una volta chiarita l’ambiguità concettuale che aveva e ha ingabbiato le menti degli studiosi, diviene interessante porre il legame tra i due piani, per cui se la storia è la dinamica di costruzione di realtà e la storiografia è la lettura soggettiva della storia, esse sono tra loro interdipendenti nel piano di futuro, entrambe entrano nella costruzione di realtà, poiché la storiografia è la capacità dell’uomo ad aprire una finestra sull’infinito storico e iniziare a immaginare, a ipotizzare, a sognare, a immedesimarsi (= rendersi simile), ad annodarsi (darsi come nodo-legame) in altri piani-campi-tempi di realtà, in una immensa rete di umanità, per riconoscersi e poter dire anch’io provo, soffro, spero, vivo, esisto come te. Esisto perché apprendo che tu sei esistito, esisti, esisterai. In tale dimensione di passato-presente-futuro, l’io individuale, si fa collettivo, si fa universale, si fa un noi che edifica la storia-vita.

Proprio da tale distinzione di significato nasce la figura del biostorico, come il cantore-amante della dinamica della vita che per fissarla nella memoria personale e collettiva, scrive sulla carta i pluri-versi di realtà. Egli, disegnando la dinamica dei campi vitali, proiettandoli nei passati vicine e lontani; nei futuri prossimi e remoti, nei presenti storici, cum-prehende (prende insieme) gli stati emozionali, razionali, relazionali, istituzionali… di altri uomini, di altre civiltà, di altre società, di altre nature.

Il biostorico, non è seguace di un’ideologia, poiché consapevole della precarietà di ogni azione di lettura, egli è il lettore (colui che legge) le creste vitali, per tracciare i percorsi delle risposte storiche che possano indicare i tracciati delle rinascite personali e collettive. I luoghi-forme di un rinnovamento che facciano da tracciato alla scelta della vita, vista come il valore universale.

L’occhio biostorico per affetto ripercorre il carsismo della vita, il carsismo della memoria, il carsismo della speranza di futuro. Viaggia tra i pieno-vuoti di spugna consapevole che solo in tale bivalenza si possono spiegare i piani dei sorrisi, dei pianti, degli sperati, dei negati, degli imposti, degli sfruttati, dei vivi e dei morti.

domenica 6 aprile 2008

Il filo: Premessa



di Antonia Colamonico

(Da Il filo in Le stagioni delle Parole, 1994)


Il ciclo di liriche Il filo è stato composto nell’agosto ‘94, si presenta come una riflessione sul ruolo della parola nella storia. Le parole hanno un compito di tessitura-memoria. Esse, infatti, sono gli echi-nodi che legano in un’unica rete le singole azioni o fotogrammi della vita. La realtà intesa come La discontinuità del tempo, andate e ritorni, è un sistema di rimandi alle azioni stesse, Tessuti, che si presta ad essere letto grazie alla parola che amplificata nella sala degli specchi della memoria, diviene il filo della continuità, quale legaccio di unione tra passato-presente-futuro.

La lirica Cerchio allo specchio rappresenta la contemporaneità, nello coscienza-azione di ricamo, delle fasi della storia, visualizzate nelle sue tre dimensioni. Ieri, il cerchio da ricamo che richiama immagini antiche di nonne; oggi, la donna che trama i costrutti come struttura del sistema di conoscenze da tramandare, visibile nell’occhio-fiore e nello stesso cerchietto, fattosi contorno dell’ovale e trecce della donna. Domani, infine, il ragazzo destinatario delle elaborazioni passate e presenti, visibile nella rotondità del cerchio e nella proiezione-occhio di voli.

La consapevolezza che echi di passato si riflettono in echi di futuro, permette la costruzione di una serie di metafore, antiche e nuove: vigna... ratta.. bigamie dei pensieri... sala degli specchi... la loggia... la terrazza...l’isola...” le quali disegnano il pensiero come la casa universale, fatta di stanze, terrazza e vigna, che, seguendo una crescita frattale, si amplifica e si riproduce: moltiplicazioni. Le conoscenze come stanze-nicchie si strutturano le une nelle altre, quali grappoli di consapevolezze, a formare il labirinto del sapere.

Essa è il grido della vita, come atto di nascita delle consapevolezze passate e future, espresse o mute; grido che può permettere all’uomo di mutare in positività, giorno per giorno, azione per azione, il corso degli eventi. La poesia è dunque l’anima amica che dona la portafinestra per spiccare il volo nell’infinito dello spazio-tempo. La poesia è il canto che fattosi preghiera, lega il frammento io alla coscienza cosmica, vista come la matassa che intreccia in un unico insieme tutta la realtà passata-futura.

Il ciclo si pone come il proseguimento naturale di liberina, la quale ha scoperto che l’occhio spaziale, biostorico a campo profondo, è più idoneo ad una lettura delle diversità. Il Caos del reale non è semplice disordine o confusione, bensì pluralità di stili e di comportamenti che si evolvono in sintropie di ordini nuovi, più complessi. L’ordine del Caos, intravisto da liberina nella perdita della dimensione lineare del tempo, come evoluzione univoca del pensiero ed ipotizzato nella dimensione del sogno e della fantasia, in Il filo, elevandosi nello spazio del tempo, si fa: luce.

La nascita del pensiero frattale, il quale si evolve, in contemporaneità, su più piani di pensieri è la grande conquista che la donna vuole tramare e tessere nella stessa mente del ragazzo di domani, perché impari a non temere le ragnatele dei pregiudizi e dei conformismi ed inizi a volare in piena libertà e a disegnare in piena autonomia il Villaggio di domani.

L’intero ciclo può essere letto come il viaggio nella conoscenza

giovedì 3 aprile 2008

L’ABITO


Dalla parete ad Est, si staccò l’ombra, per accostarsi alla sua donna. In sottoveste carne con merletto Alba cercava l’abito da indossare per la festa. Sceglieva, tra quel insieme di toni e sfumature, la tinta adatta alla pelle di caldo sole estivo. Il grande armadio a muro offriva all’occhio attento una tavolozza di luci e fantasie. Rosa e fiori si mischiavano con gialli e celesti, qualche tocco di azzurro, un po’ di nero, una macchia rossa e, tanto, tanto, verde e seta.
Fu nell’attimo in cui le scivolava indosso una nuvola polvere, luccicante che si sentì, insolitamente, messa in ombra da chi non le si appressava mai più di tanto. La cosa la stupì. Non amava i grigi, le sapevano di fame e di sete. Non amava essere in secondo piano, proprio lei che altera, in passerella, metteva in mostra la sua forma vestita di sogni di stilisti.
Si fece più vicina all’armadio, ma la mossa non fu geniale. Più verso lo specchio e lesta l’ombra sua la ricoprì. Si mosse ancora e di nuovo fu come prima. Quella parte in negativo del suo intero, non voleva darle tregua.
Fu così che Alba, vinta, si fermò ad aspettare.
Pronta, calma, l’ombra sua arrivò. Si sistemò tra la spalla destra e il piede sinistro, coprendo un solo occhio, più una ciocca.
- Che cosa vuoi?- chiese la donna.
E quella, di ritorno:

- Sono stanca d’esser sola. Parlo sempre a pareti sorde e a muri ciechi. Nessuno che mi presti un po’ d’attenzione. Per questo ho deciso di fare un’invasione, voglio insegnare, a te, a vedere la mia metà di mondo.
Docile Alba, con il suo occhio in negativo tutto imparò sulle miserie e sulle povertà, sulle delusioni e sugli inganni, sui tradimenti e sulle uccisioni, sui torti e sulle ipocrisie; mentre con quello in positivo, iniziava a disegnare i colori delle gioie e delle speranze, dei sogni e dei progetti, degli slanci e delle certezze, delle comprensioni e delle fedeltà.

Fu così che l’abito vecchio cadde sopraffatto da quella duale dimensione.


(Da Ed altro da Le stagioni delle Parole, inedito. 1994 - In Ordini Complessi. Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza a cinque dimensioni. Ed. Il Filo, Bari 2002.)

Boston, USA

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Pubblicazioni e inediti - Antonia Colamonico -

Le Filastrocche di Spazioliberina - Raccolta di poesie, 1992, nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della Storia. OPPI – Milano 1993.

Storia - Nuova Secondaria, 15 settembre, pagg. 69-71. Editrice La Scuola- Brescia,1994.

Ed altro – Raccolta di racconti brevi 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Il Filo - Raccolta di poesie, 1994, , nel ciclo di Le stagioni delle parole, parzialmente pubblicate in antologie, saggi e testi scolastici vari.

Corso modulare di aggiornamento transdisciplinare. Pagg. 31-33, Oppi Informazione, Milano. Sett.- dic. 1995.

Biostoria scienza e metodo per un pensiero al plurale. Prime carte di viaggio, in collaborazione con lo studio Lananna - Art. Direction Carlo Curci. Ed. Pubblicità e Stampa. Bari, 1997.

Biostoria. Verso la formulazione di una nuova Scienza. Campi, metodi, prospettive. Il Filo - Bari 1998.

L’occhio biostorico e la lettura della Società delle Informazioni –http://www.formanet.it/biostoria - 2000.

Ordini complessi - Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo – Bari, 2002.

Ottimizzare i processi di insegnamento-apprendimento: la scienza e Metodo biostoria. In FIS-CAB, Pag. 3 – maggio-giugno 2003, Bari.

Echi di vita in (“La nostra Storia - Cronistoria della Città di Acquaviva delle Fonti” dei fratelli Martino e Nunzio Mastrorocco, Ed. Summa). 3003

La conoscenza biostorica tra ordini multipli e pensiero complesso. In Pianetascuola, Irfos Bari. Ott.-Dic. 2004. pp. 5-6.

Bio-Informazione: nuove linee per una scienza nuova, in http://www.invisibilmente.it/forum/ - nov. 2004.

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Il Pensiero Creativo e il ruolo del futuro nella Dinamica Biostorica: restaurazione e risorgimenti. In Pianetascuola, n° 3, lug.-sett. pp. 3-6, Ed. IRFOS – Bari. 2005.

Cambi di paradigma nell’esplorazione biostorica. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, gen.- marz. 2006, pp 18-30.

Alla palestra della mente: Costellazioni di significati per una topologia del Pensiero Complesso. Inedito. 2006.

Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma, pp. 129-140. Ed Cacucci – Bari, 2006.

Le letture biostoriche per una didattica efficace La Classe come Organismo a dimensione uno-tutto. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, nov.- dic. 2007, pp 21-25.

Metacognizione e multimedialità: dalla storia alla biostoria. http://www.internetestoria.it - 2008