di Antonia Colamonico
(Da Il filo in Le stagioni delle Parole, 1994)
Il ciclo di liriche Il filo è stato composto nell’agosto ‘94, si presenta come una riflessione sul ruolo della parola nella storia. Le parole hanno un compito di tessitura-memoria. Esse, infatti, sono gli echi-nodi che legano in un’unica rete le singole azioni o fotogrammi della vita. La realtà intesa come La discontinuità del tempo, andate e ritorni, è un sistema di rimandi alle azioni stesse, Tessuti, che si presta ad essere letto grazie alla parola che amplificata nella sala degli specchi della memoria, diviene il filo della continuità, quale legaccio di unione tra passato-presente-futuro.
La lirica Cerchio allo specchio rappresenta la contemporaneità, nello coscienza-azione di ricamo, delle fasi della storia, visualizzate nelle sue tre dimensioni. Ieri, il cerchio da ricamo che richiama immagini antiche di nonne; oggi, la donna che trama i costrutti come struttura del sistema di conoscenze da tramandare, visibile nell’occhio-fiore e nello stesso cerchietto, fattosi contorno dell’ovale e trecce della donna. Domani, infine, il ragazzo destinatario delle elaborazioni passate e presenti, visibile nella rotondità del cerchio e nella proiezione-occhio di voli.
La consapevolezza che echi di passato si riflettono in echi di futuro, permette la costruzione di una serie di metafore, antiche e nuove: vigna... ratta.. bigamie dei pensieri... sala degli specchi... la loggia... la terrazza...l’isola...” le quali disegnano il pensiero come la casa universale, fatta di stanze, terrazza e vigna, che, seguendo una crescita frattale, si amplifica e si riproduce: moltiplicazioni. Le conoscenze come stanze-nicchie si strutturano le une nelle altre, quali grappoli di consapevolezze, a formare il labirinto del sapere.
- Quale è il compito della Poesia nelle costruzioni storiche?
Essa è il grido della vita, come atto di nascita delle consapevolezze passate e future, espresse o mute; grido che può permettere all’uomo di mutare in positività, giorno per giorno, azione per azione, il corso degli eventi. La poesia è dunque l’anima amica che dona la portafinestra per spiccare il volo nell’infinito dello spazio-tempo. La poesia è il canto che fattosi preghiera, lega il frammento io alla coscienza cosmica, vista come la matassa che intreccia in un unico insieme tutta la realtà passata-futura.
Il ciclo si pone come il proseguimento naturale di liberina, la quale ha scoperto che l’occhio spaziale, biostorico a campo profondo, è più idoneo ad una lettura delle diversità. Il Caos del reale non è semplice disordine o confusione, bensì pluralità di stili e di comportamenti che si evolvono in sintropie di ordini nuovi, più complessi. L’ordine del Caos, intravisto da liberina nella perdita della dimensione lineare del tempo, come evoluzione univoca del pensiero ed ipotizzato nella dimensione del sogno e della fantasia, in Il filo, elevandosi nello spazio del tempo, si fa: luce.
La nascita del pensiero frattale, il quale si evolve, in contemporaneità, su più piani di pensieri è la grande conquista che la donna vuole tramare e tessere nella stessa mente del ragazzo di domani, perché impari a non temere le ragnatele dei pregiudizi e dei conformismi ed inizi a volare in piena libertà e a disegnare in piena autonomia il Villaggio di domani.
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