L'intelaiatura della vita
L'organizzazione a nicchie storiche, il dentro/fuori dei campi vitali
Antonia Colamonico
biostorica
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Otranto (LE) - Cattedrale, particolare. |
L'informazione de/naturata dalla coscienza di un osservatore è come una bella donna senza corpo-anima che non sente l'ardore suo e dell'amante: matrice di un tutto che si dissolve al primo raggio di luce del nuovo giorno.
Nella coscienza dell'osservatore l'in-forma-azione prende casa è si fa nicchia storica, radice e fronda, foglia e frutto, seme e germoglio. In tale prospettiva il "soggettivismo" non è solo prerogativa dell'arte, ma anche della scienza e suoi derivati. Ogni lettura è una lettura privata che affiora da una mente al singolare che, individualmente, comprende un qualcosa di generale che si fa “discorso oggettivo” solo nel suo “enunciato-carta”. Ogni carta di lettura della realtà vale solo se restano immutate le condizioni di riferimento (contorno) da cui è nata, in tale limite-frontiera si coglie l'importanza stessa dell'azione di apprendere a ricercare-immaginare i nuovi percorsi artistici, economici, politici, sociali e scientifici che aprono al cambiamento degli “orizzonti” dello sguardo.
Il vuoto quantistico è lo stato criptato della vita da cui affiorano, valicandone la superficie-membrana, le creste vitali che come in un ballo di veli, nel fluttuare delle dinamiche, assumono il verso-direzione di realtà, aprendo a una forma-senso e chiudendo a tutte le altre possibili direzioni, area del vuoto, dei non accaduti, dei tempi-spazi non dilatati, delle organizzazioni fattuali che non prendono storia:
“... Il vuoto della fisica quantistica, ritenuto l’elemento più abbondante nell’universo, possiede una vibrazione ineliminabile, la fluttuazione del vuoto stesso che si comporterebbe come un accordatore della sinfonia della vita, vista come un processo d’energia; una specie di dio-mamma che si fa utero delle mille e mille forme della vita: - L’idea di un sotto-strato vitale che racchiuda in sé la vita in senso ampio, a guardar bene, cambia la topografia e la stessa cosmologia della realtà che non è più vista come un processo senza bordo-confine che si espande verso un infinito che si pone come un oltre la realtà; ma come un processo delimitato da una membrana che lo racchiude pur salvaguardandone, nel suo interno, le libertà organizzative che si costruiscono nei tempi 0 di presente. Dato il vuoto(pieno) quantico, l’uscita dal vuoto, secondo i fisici, è l’atto di nascita di un sistema individuo, in senso lato, atto che richiede uno strappo del velo dell’invisibile che separa la dimensione quantistica da quella classica, intesa questa seconda come il luogo del manifestarsi delle particelle reali della materia dalle forme più piccole a quelle più grandi. Il processo che fa oltrepassare la dimensione quantica, aprendo alla dimensione classica, è quello d’emergenza che da un vuoto fluttuante d’energia fa affiorare una forma embrionale organizzata che, a sua volta, perturberà il campo-bacino di appartenenza, iniziando ad assumere l’aspetto di una particella organizzata, visibile di realtà. Particella reale, iniziale, come lo stato sistemico primario che con successive aperture (ri-emergenze, ri-nascite) organizzative si diversifica, complicandosi (= implicandosi insieme) e rettificandosi (= mettendosi in rete), fino ad assumere il livello più complesso che è la stessa coscienza dell’osservatore. ...”i
La ricerca sull'origine della vita ha da sempre affascinato l'umanità che, andando oltre l'immediatezza del tempo 0, ha imparato a sviluppare intorno a quella finestra di realtà che si mostra al suo sguardo una molteplicità di domande e di risposte, affinando la capacità organizzativa del pensiero e di riflesso intricando lo stesso campo di lettura in una molteplicità di sfaccettature che ne danno una visione a multi-mondi e a multi-strati.
In una scienza dello sguardo (biostoria) si pone un legame-nodo, inscindibile, tra le epistemologie e le ermeneutiche, che fortemente vincolate dalla complessità orientativa dei più occhi-orizzonti di lettura, si perturbano e rimodellano continuamente in un processo a feedback:
amplificando e sdoppiando gli echi informativi,
annodando e snodando le trame delle creste storiche,
frantumando e accorpando i fuochi e le scale di lettura,
moltiplicando i sensi e le grammatiche. ...
In tale caleidoscopia di corsi e ricorsi osservativi-espositivi, l'osservatore-agente storico sperimenta la plasticitàii del campo, della parola e dell'occhio stesso di lettura, così come nel gioco degli scacchi, in cui la partita della conoscenza si presenta come una dinamica, a tempo presente, aperta alle sfumature semantiche e ai formalismi sintattici che, per ogni risposta-fatto esperito, danno una inclinazione direzionale ai molteplici piani delle vestizioni dei fenomeni.
Le vestizioni (dare il vestito alla vita) con effetto domino implicano il modellamento dei significati, delle acquisizioni, dei metodi, delle carte di lettura e delle corrispettive investigazioni. Sono queste ultime che hanno “partorito” le scienze e le arti, con le metodologie e le tecnologie, astraendo immagini, simboli, concetti, idee teorie, modelli, riproduzioni e tutti quei campi funzionali all'agire dell'uomo nel mondo.
La dinamica dei fatti è il nucleo centrale, l'attrattore cognitivo, che rende la vita presente alla coscienza del singolo individuo-osservatore che immerso nella dinamicità del campo è obbligato a conoscere, costruendo la parola-immagine (particella topologica) che si fa specchio del mondo, spendibile come ipotesi fattuali in una risposta-fatto alla vita. In tale gioco intrigato, intricato di relazioni individuo-campo si creano le selezioni dei fattibili che ricollocando di volta, in volta il reale, danno il peso storico e l'inclinazione alla cresta del divenire:
Il mondo è nella totalità dei fatti (echi informativi) non delle coseiii (Ludwig Wittgenstein), data la correlazione esistente tra le forme cognitive e le forme della vita.
L'azione come un fatto che si concretizza e prende visibilità, implica un non visto che si fa il contorno del fatto e un visto-parola. Tale contorno (vuoto di parola) è la nicchia storico-semantica che apre quel fatto-detto al carsismo della parola, della vita, della coscienzaiv.
In tale incontrarsi del fatto/contorno-coscienza/parola si ha la mappa cognitiva del mondo nella mente dell'osservatore che così potenziato, può proiettare le possibili ricadute di effetto sullo schermo della vita e imparare a vivere, rispondendo:
nel momento stesso in cui si agisce, si è pienamente consapevoli del possibile approdo di tale risposta storica, poiché si crea la relazione immagine-azione, come due forme speculari vicendevolmente riconducibili e in tale interscambio (immaginato/visualizzato-fatto-soppesato/immaginato-fatto...) si acquista la consapevolezza di essere co-in-volti nella vita.
Ogni acquisizione è un comprendere un'ipotesi-stato di un tutto che si fa parola comprensibile, in una frazione di tempo 0, e spendibile, poi, nei tempi futuri, quale appreso informativo.
Gli appresi costituiscono la memoria storica che si irraggia nelle stesse membra-viscere dell'osservatore potenziandone la sensibilità al mondo poiché apprende il dinamismo del sé nel mondo e del mondo nel sé.
In tale operosità di campo-individuo, l'informazione viaggia (quanto, per quanto; bit informativo per bit informativo), traslando e trasudando echi di consapevolezze su consapevolezze nei due co-agenti vitali.
Ogni quanto informativo è il “granulo-nodo 0” da cui si può dispiegare tutta la rosa di proiezioni possibili, come quel semino, precedentemente posto, che ha racchiusa in sé la memoria della sua possibilità a divenire. In tale possibilità a poter essere si attua il tra-passo del flusso informativo che si intesse e dirama nella memoria storica individuo e del campo-nicchia, come quel semino-terreno che insieme si sollecitano alle nuove risposte, così di risposta in risposta la vita si fa eternamente presente, offrendosi sia al campo-contorno e sia all'osservatore-agente nel complesso gioco dei fatti storici. Ogni fatto è un toccarsi dei campi, a livello di membrana, che, così si in/formano vicendevolmente, come in un abbraccio, del loro esserci nella vita quale in-formazione (fatto che prende forma in forma).
In tale movimento perenne di perturbazioni-campi vitali, l'elemento 1 promotore di storia è il quanto stesso che emergendo, da un nulla di fatto, prende veste di fatto e in tale vestirsi di significato, assume lo stato di eco-scia informativa che si propaga nelle spazio del tempo-memoria.
Nella filosofia antica si era giunti ad immaginare l'atono (dal greco ἄτομος (àtomos) a (negazione) + tomê (divisione), come l'unità-prima, cella, dell'organizzazione vitale, oggi tale definizione è stata trasferita dai fisici al quanto, dopo che il padre della fisica nucleare, Ernest Rutherford (premio Nobel per la chimica,1908), riuscì a isolare nell'atomo il protone e l'elettrone come due paticelle cariche (+ e -), aprendo di fatto alla teoria dei campi e alla stessa fisica quantistica.
Sarà, infatti, la meccanica quantistica a leggere il quanto come la particella che possiede una doppia caratteristica, corpuscolare e ondulatoria, indagando il meccanismo dell'insorgenza di pozione di scelta tra queste dualità. Tale doppia possibilità riporta alle intuizioni di Eraclito:
In tale fluire (panta rei), si annodò poi il pensiero di Socrate con l'idea dell'anima (psyché) come quel processo interiore (dentro) all'osservatore-agente per imparare a stoppare il movimento della vita (fuori), interrogarlo e acquisirlo nella coscienza dialogante con:
“un salto nell'organizzazione d'indagine, che fece ribaltare la direzione dello sguardo di lettura dal fuori-osservato, al dentro-osservatore. La forma dialogante è stata da lui usata come il metodo d'esplorazione, d'elaborazione e di confronto delle idee per affinare gli appresi e renderli certezze splendenti di verità storica. Utilizzava, come tecnica intrinseca al ricercare, l'ironia da lui vista come il campo-area della messa in dubbio dell'idea. Ne nasceva così un flusso di interscambi di punti di vista che permetteva di vagliare e poi concordare le direzioni dei significati che, così limati e armonizzati, si aprivano a un sistema informativo reticolare a multi-verso di sguardi, come le facce di un diamante. Dare un topos (nicchia) alla facoltà del dubitare, infatti crea il 2° ordine di ragionamento, che si fa il garante delle affermazioni. Tale secondo spazio organizzativo nella coscienza fa da campo di coltura e cassa di risonanza della tenuta della verità storica. ...”v
Lasciando ai fisici e ai filosofi il compito di investigare intorno a tali differenti quadri di realtà, nell'indagine biostorica preme dipanare il come nella coscienza umana si strutturino le pluri-forma dei multi-fatto di realtà che lo stesso osservatore-agente, nell'azione dell'investigare, isola e acquisisce, distinguendoli in strati molteplici di consapevolezza del sé, del mondo e della relazione sé-mondo. In tali tre campi di significati e di relativi tracciati relazionali si andrà a sviluppare il complesso sistema di creste e cavità che forgeranno la bellezza della chioma a dentro/fuori dell'io-mondo, osservatore per osservatore.
(Carta biostorica, 1998.)
Essendo la costruzione un processo vitale che prende storia in ogni tempo presente, spetterà così ad ogni singolo osservatore il costruire la privata spugna del pensiero, con il corrispettivo complesso di cunicoli-creste-scelte-risposte che renderanno per sempre vincolato quell'abitante alla sua casa-habitat storico-informativo.
Interessante è comprendere che essendoci un adeguamento del dentro al fuori e del fuori al dentro, ogni lettore sarà il modellatore della sua idea-nicchia di mondo e ogni mondo della sua nicchia-individuo, che insieme si porranno in feedback, come il legame di quel bruco che si avvolge nella sua crisalide, tessendo esso stesso il filo di quella pupa-casa che gli permetterà, poi, di diventare farfalla, donandogli il volo in un'altra dimensionalità e un altro orizzonte organizzativo.
Ogni mente-pensiero, percependo ed elaborando la sua crisalide di consapevolezza, darà la personale sagoma alla realtà che con un effetto di ritorno, potenzierà il particolare sistema cerebrale-sensoriale ereditato dalla nascita, amplificando le possibilità percettive ed elaborative che sapranno sempre più scavare in profondità, in quel insieme di ramificazioni che permetteranno la permeabilità del mondo.
In tale possibilità assorbire il mondo si esplica la funzione di ascolto con cui l'osservatore apprende ad essere attento ad ogni piccola variazione di campo (alea di quanto-eco informativo) e più si affinerà la sua sensibilità e più il mondo prenderà futuro nella sua stessa mente.
L'acquisizione di una possibilità evolutiva, oltre la finestra a tempo 0, apre la geometria dello sguardo alla complessità geometrica del campo stesso, in quanto si acquisiscono le mappe processali dei molteplici piani di individui-realtà, per cui:
il contadino apprende le stagioni degli alberi con i cicli riproduttivi delle nuove fioriture; il poeta la mutevolezza degli sguardi dell'amata che aprono il suo occhio alle dipendenze degli stati emozionali; il vasaio la porosità e corposità della creta che nelle sue mani si sta forgiando in una forma di vaso; l'astronomo il bagliore di ogni stella che si fissa nelle carte dei tracciati che rendono quello spaccato di vita un complesso di movimento, come in una giostra di un carillon che ipnoticamente diffonde il Notturno di Chopin; il bambino il complesso dinamismo delle letterine, sillabe e dittonghi che intrecciandosi danno parola e musica al suo tema sulla primavera... e così via, via di uomo, in uomo, di tempo in tempo... tutto il campo prende casa nella mente dell'osservatore che si fa il testimone di tutto quel movimento che egli stesso impara a chiamare vita.
Aprendo l'indagine osservativa al complesso organizzativo a chioma-spugna del pensiero, si coglie la funzione equilibratrice della coscienza che si fa essa stessa presente all'ambiente-contorno, habitat, nelle medesime azioni del vedere e del sapere ascoltare, come tutto quel sistema di facoltà mentali e sensoriali, funzionali all'aprire un campo-finestra di osservazione.
Sarà proprio la finestra come contorno vuoto di uno spazio di lettura, che si presta ad essere allargato e ristretto (effetto zoom) a permettere il focalizzare, l'avvistare, l'investigare tutti quegli spazi e quelle dinamiche vitali che cadendo sotto l'occhio, momento per momento, si prestano ad essere avvistate, ascoltate, chiamate, amate.
Essere presente, apre gli orizzonti di lettura e spaziatura osservativa, dando la competenza visiva nel saper dare le direzioni di senso storico-informativo, con le possibilità a saper correggere le traiettorie, in relazione alle mutevolezze dei campi-appresi che rendono lo sguardo frattale:
Ogni spugna-mente tesse il "filo" per la sua privata "crisalide". Sono le geografie mentali che creano gli scenari immaginativi da cui poi nascono le tessiture mentali.
Ogni mente è un “paesaggio storiografico"vi che si fa nicchia di consapevolezza logico-semantica di un quid fattosi presente, per la frazione di un tempo 0 di presente, ri/velandosi come in un ecco/mi,.
La coscienza, quindi, smette di essere confinata in un'accezione di taglio teologalevii, che potrebbe farla apparire come un effetto celestiale di mondi altri, per essere letta quale nucleo centrale intorno a cui si costruisce la spugna mentale dell'osservatore-vivente nel suo essere un io-sé nel mondo.
Per poter vivere, nella nicchia spazio-temporale d'appartenenza, ogni individuo storico, dal più piccolo al più complesso sistema organizzativo, ha bisogno di esperire e acquisire il campo-habitat in cui svolgere la sua funzione di co/agente, per esercitare il suo esserci nella storia, in tal senso ogni cellula si fa antenna, così ogni corpo-organismo di fa antenna e ogni sistema stellare e ogni sistema molecolare, poiché essendo tutto storia, tutto è un sistema a pluri/campo e a pluri/faccia di fatto-spazio-tempi, in una rete-nodi di echi in/formativi, che s'intercettano e s'implementano su quella linea di confine-membrana che si fa il punto-luogo 0 del contatto, in cui il fuori si fa dentro e il dentro si fa fuori.
Su tale linea di perimetro, di vicendevole percezione, si captano le frequenze per leggere le interferenze tra i sistemi che, dapprima sono percepiti come rumori, poi piano piano decifrati e acquisisti come fatti storico-vitali che perturbando gli stati interni, richiedono un'azione di riequilibrio che, a sua volta, darà vita ad un nuovo fatto che si fa risposta storica. In tutto questo andare e tornare di echi-bit, i campi si fanno co-presenti per la frazione di un tempo 0 che mostra come:
”..viaggi la conoscenza su quel filo sottile che rende coesa e snodata la visione tra la parte esterna e interna dell'occhio-mente umano. In tale inquadratura si può parlare di geografia mente/spazio e di topologia dell'occhio-mente a visione sdoppiata a dentro/fuori. Le nuove carte che si stanno iniziando a tessere, sono la visione proiettiva di una realtà a multi-verso con gradi sempre più complessi di spazi ordinati, in tanti confini di universi distinti e paralleli che dialogando tra loro su una “interazione zero” danno le sintropie degli ordini multipli.”viii
Edificando la sua spugna del pensiero, ogni uomo si fa "antenna", in grado di interiorizzare (portare dentro) porzioni discrete di segnali del mondo, decifrarli, filarli, intesserli e memorizzarli per poi riproporli, come compresi-certezze storiche nel mondo che resterà per sempre in/formato di tale passaggio comunicativo che ha reso non inutile una vita.
Importante è guardare alla vita come ad un campo auto-propulsivo di in/formazione che prende spessore e forza dalle medesime dinamiche dei quanto-echi informativi (promotori di vita) che rendono spendibili nei piani dei futuri ogni più piccola rilevazione fattuale.
Ogni eco s'impianta (prende pianta, come il seme) nell'intero utero cosmico (dio-mamma) con un fitto gioco di spazi-tempi-fatti che, come in un effetto domino, danno la veste storica alle relazioni dei molteplici individui-campi.
Nel suo saper essere spugna, che apprende il mondo/sé, ogni singolo lettore-osservatore assume la sua vera funzione storica del saper:
Nel combinarsi di tali sotto-funzioni si costruisce la struttura topologica di realtà a corpo unico dei multi-strato e multi-forma della relazione io/mondo, come un che di percorribile all'infinito sulle linee dei corrispettivi perimetro-bordi di contatto (io/mondo) che non danno le consistenze-corpose delle aree-individui storici che resteranno, per sempre degli oltre sé (distanti per quella stessa membrana che li distingue); ma che le semplici parvenze-sembianze di mondi similari (di io/tu) che si lasciano intra/vedere per in/cantarsi l'un l'altro, in uno spettacolo-scenario nuovo, grazie al gioco di switch-nodo di commutazione, che li rende visibili per il tempo di un battito di ciglia.
Aprendosi e conoscendosi, così, ai mutevoli sentieri-percorsi storici che danno di tale complesso vitale non le dinamiche dei quanti (dimensione buia della storia), ma le topologie elaborate degli spazi, le semantiche dei significati, le sintassi dei processi che come tante pagine di un quaderno l'osservatore sfaglia e memorizza come l'insieme delle possibilità dei giochi, funzionali al semplice vivere. Il vivere è lo stesso campo-mamma che contiene tutti i movimenti e li rende co-presenti, per il tempo di un respiro:
Ogni foglio è un quadro di una consapevolezza, in cui resta per sempre impressa sia il campo di vita dell'inta/visto e sia lo stesso osservatore lettore, con il suo stato emozionale che gli ha fatto isolare, per il tempo di un abbaglio, tale particolarità.
L'azione del vedere si fa “finestra di contatto”, quale chiave della presa di coscienza di un quid, fattosi visibile, per il tempo di un lampo-luce, all'occhio-mente, come un non so che di acquisibile che si presta ad essere confrontato, soppesato con tutto ciò già appreso:
“... Ne deriva che la visione cognitiva di finestra è una stratificazione di tematiche che coesistono nel tempo-spazio: è la mente dell’osservatore storico che costruendo le relazioni di analogia tra i fatti delinea i temi e non la storia ad organizzarsi per temi. La stratificazione della finestra storica è, dunque, una dimensione cognitiva propria dell’organizzazione analogica del cervello umano (Colamonico, 2008). Essendo la finestra storico-cognitiva per natura una stratificazione di dinamiche, si presta ad essere immaginata come tanti fogli trasparenti su ognuno dei quali l’osservatore ne disegna una, ovvero l’organizzazione cognitiva della storia, quindi della realtà, è la proiezione su un piano quadridimensionale (spazio-tempo), non di una porzione di superficie iper-sferica curvata nella quinta dimensione, ma bensì di un volume di tale iper-sfera. Ne consegue una visione cognitiva della realtà come proiezione stereografica di un insieme di iper-sfere pentadimensionali osculanti, ovvero una specie di “iper-cipolla” … che si presta ad essere sfogliata tema per tema. Risulta evidente che tale quinta dimensione è una dimensione di lettura; è esterna all’osservato e riflette il modo di strutturare la realtà dell’osservatore: per questo motivo, tale apertura dimensionale è passata inosservata, in quanto nei ragionamenti, l’osservatore focalizza la sua attenzione su uno strato della cipolla (spazio di eventi in relazione logica), non su tutta la cipolla. ...”ix
La possibilità di poter vedere tutta la cipolla-realtà implica l'assunzione di una posizione di lettura a punto infinito (occhio di dio) che permette, giocando con un “effetto zoom”x, di aprire e chiudere le finestre-sguardi di osservato-osservatore storico. In tale plasticità visiva, immaginativa, posizionale egli stesso "costruisce" lo spazio a pluri/ampiezze e pluri/coordinate della sua visione di realtà.
La costruzione non è la semplice successione lineare di un processo sommativo, come in una pellicola di film in cui si ha una sequenza di fotogrammi che in successione scorrono sullo schermo-mente. Ma bensì, come tante esplosioni pirotecniche di fuochi in fuochi che alternano luce/buioxi, quali salti-guizzi di lettura che danno le lontananze e le vicinanze, con le porosità e le scale di grandezze, le familiarità e le estraneità, tutto in un complesso gioco di proiezioni con amplificazioni e dilatazioni, a più lenti e a più fuochi che rendono la mente a sua volta multi-proiettiva:
Il vedere e il non vedere le molteplici sfumature intorno ai "fatti" e ai con/torni dei fatti sono le conseguenti "possibilità" di visione che tuttavia rendono fragile il confine verità/falsità, per la stessa influenzabilità dell'osservatore che nell'azione del guardare può perdere di vista il “fatto” in sé, lasciandosi sedurre dalle particolarità di insiemi con cui vengono intessuti i fatti stessi, da lui stesso o dagli osservatori che lo hanno preceduto, ad esempio in una lettura-costruzione di pagina storiografica.
Una finestra-documento evento: L'intreccio quantistico tra Ordine e Caos.
In tale gap informativo si impone per lo stesso lettore storico (ogni uomo) una nuova apertura logica che impone il saper imparare ad essere osservatore dello stesso osservatore (se stesso o altro) che ha catturato, interiorizzato e trasmesso un quid informativo, reso oggettivo nella produzione (sia essa una pagina di libro, una fotografia o un vaso o una legge matematica o una teoria scientifica o uno spettacolo teatrale o una tecnologia...) che avrà impressa in sé, anche il privato verso-direzione di realtà:
- Ad esempio in una lettura di una pagina storiografica imparare a non lasciarsi manipolare delle complesse orchestrazioni e argomentazioni con tesi e contro tesi che spingono uno storico-scrittore a far assumere una posizione intorno ai fatti, facendogli scartare-tacere alcune angolature e evidenziarne altre posizioni, con conseguenti elencazioni fattuali vincolate al verso selezionato della cresta storica, secondo privati rapporti di antipatia-simpatia.
La narrazione, in tale caso, contiene sia il punto di vista-scrittore, sia i fatti, sia le empatie intorno ai fatti; tutto tale intreccio si fa fattore di disturbo-rumore nella lettura, per cui necessita, nell'atto di lettura uno sguardo-mente molto affinato a saper scomporre la trama storiografica e a restare indifferente ai giochi scenici abilmente armonizzati, per piegare la curvatura narrativa fattuale al privato punto di vista, di ogni narratore-altro.
Il saper discernere il visto e il non visto e il punto di vista-scrittore si pone come “qualità osservativa” di un occhio eco-biostorico che sapendosi posizionare a punto infinito, rivendica la “libertà di coscienza” di singolo lettore-osservatore che è messo, momento per momento, di fronte alla “scelta” di assunzione della responsabilità storica della sua personale azione-risposta alla dinamica dei fatti.
Ogni passaggio-lettura, nel flusso comunicativo, è una scoperta soggettiva che prende nicchia-topos in un campo-mente uomo collocabile, databile e appellabile che sarà unica per sempre.
Ne consegue che molte delle comprensioni e incomprensioni nascono dalle difformi geografie mentali con relative capacità organizzative ed esplorative che danno veste storica ai fatti, isolati e raccontati. In tale impostazione le comprensioni sono delle confluenze di visioni che si avvolgono come in una bobina che rende “coese” le letture e di contro le conflittualità familiari, sociali, etniche, epocali... sono semplicemente delle forme di "cecità visive" (campi vuoti di lettura) che portano, gli osservatori, a disconoscere il verso storico dell'altro. Se tale disconoscimento è assunto a regola morale, di fatto si nega all'altro il diritto naturale a saper costruire il valore cognitivo dei suoi avvistati e nascono così le censure storiche e le gabbie di umanità:
- Il non vedere se non si fa possibilità di nodo-switch, di apertura mentale, genera gli irrigidimenti immaginativi, che stoppando il flusso informativo in una formalizzazione rigida di realtà, fanno nascere una forma di fissità e dittatura mentale.
La democrazia cognitiva, richiede topos-nicchia casa nella stessa mente osservatore che prende realtà nel momento stesso in cui si accetta la "presenza" delle molteplici geografie di pensiero, con una complessità di mappe-carte di lettura, privatamente elaborate, con un complesso molteplice di giochi organizzativi che fanno affiorare le sempre nuove novità informative.
Ogni carta racchiude il suo "abbaglio" di verità che si fa patrimonio storiografico, spendibile in risposte storiche. Il saper riconoscere nelle molteplici narrazioni quel barlume-bit di quanto-eco, diviene la strategia dell'organizzazione di un pensiero per nodi-reti che sa navigare nelle conoscenze, catturare le informazioni-chiave e far fruttare da esse i nuovi bagliori di consapevolezze (gemmazione del pensiero) che produrranno le ulteriori organizzazioni di significati.
Ogni abbaglio-guizzo è la lacerazione della membrana d'isolamento individuale che si fa “apertura” dello spazio storico-cognitivo che rende visibile il passaggio-bit dell'informazione nella relazione dialogica, individuo-campo, che rende entrambi dei conoscibili.
In tal modo si comprende come in una lettura multi-proiettiva della mente, l'osservatore per poter comprendere il mondo esterno, in cui è inserito (rapporto feto-utero), dovrà imparare a elaborare dentro di sé la carta-mappa (nel senso topologico del termine) in grado di riflettere il mondo, che si mostra così come egli stesso è in grado di elaborare. In un certo senso, per poter rappresentare l'universo esterno, la mente, indipendentemente da cosa si intenda effettivamente per mente e per mondo, deve possedere almeno la stessa complessità topologica che osserva, prescindendo dalla percezione sensoriale di realtà:
Se si ipotizzano, ad esempio, i pluri-mondi e le pluri-forme di universi, allora bisogna automaticamente accettare che la mente-uomo osservatore che compie le azioni d'immaginare e di tracciare, studiandone le possibilità, le consequenzialità e le molteplicità di organizzazioni dei reali, ha in sé un solco informativo pluri-dimensionale e pluri-facciale quale micro-campo di tale macro-campo universo.
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iDa A. Colamonico. Topologicamente. Lo stato attuale della conoscenza. Legame Osservato-Osservatore-Osservazione nel Paradigma Biostorico. © 2011. https://sites.google.com/site/biostoria/biostoricamente/topologicamente
iiA. Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di Alfonso Montuorii. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge. (August 2005) .
iii In Ricerche filosofiche (Einaudi,1953), opera postuma, L. Wittgenstein apre lo sguardo di studioso ai costruendo (giochi linguistici), ossia compie una forma di esperimenti mentali, funzionali a visualizzare, di volta in volta, alcuni aspetti che una teoria manca di sottolineare. In tal modo egli vuole limitare l'incidenza cognitiva delle concezioni “essenzialiste” del linguaggio, che lo riducono ad un’unica definizione, aprendo di fatto la parola ai pluri-sensi o giochi di posizione. In particolare, Wittgenstein critica le dottrine che, a suo giudizio, hanno assolutizzato il punto di vista della logica formale, impedendo di evidenziare le varietà di forme, in cui il linguaggio è adoperato nella vita quotidiana. Sua intenzione era dimostrare la stretta connessione tra linguaggio e vita-azione, liberandolo dalle gabbie concettuali astratte e a-temporali, quindi a-storiche, prive cioè di nicchia-contorno.
ivA. Colamonico. Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma, pp. 129-140. Ed Cacucci – Bari, 2006.
vii Se si inizia ad indagare sul "modo naturale" di acquisire il mondo, cade l'alone di misticismo, un po' fanciullo, che a volte rende poco credibili le affermazioni, legate più ad una visione mitologica che gnoseologica. Lo svecchiamento delle conoscenze è un lavoro di "potatura" che parte da una disposizione mentale e sentimentale del "fare chiarezza", in un “groviglio” di significati storici che nel tempo hanno perso l'appiglio relazionale individuo-campo divenendo "parole vuote". Non sempre l'osservatore storico è disposto a svolgere un'azione di ripensamento semantico e in tale chiusura egli crea le sacche di pre-concetto culturale, in quanto smette di essere antenna del mondo. "Un uomo si propone di disegnare il mondo. Nel corso degli anni popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di vascelli, di isole, di pesci, di case, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto." Jorge Luis Borges, (L'artefice, Alelphi 1999). Se la coscienza è il nucleo informativo intorno a cui si intesse tutta l'organizzazione della consapevolezza di sé/mondo, allora va riletta, in parte, la psicanalisi che più che guardare alle indagini introspettive, si indirizzerà alle azioni di apprendimento, per un riequilibrio semantico della personale coscienza di sé/mondo: nasce così l'importanza delle “palestre della mente”.
xA. Colamonico. Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della Storia. OPPI – Milano 1993.
xiA. Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di Alfonso Montuorii. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge. (August 2005) .
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