(Campi d'interesse nell'intreccio di esplorazione)
Ogni quanto-fatto che
prende visibilità in un compreso di vita, è il risultato di una
duale composizione che ha in sé l'area del vuoto
(l'elaborazione di risposta) e l'area del pieno (la
realizzazione fattuale).
Allo sguardo-lente
dell'osservatore si mostra solo il pieno della forma e non il
processo silente che l'ha germogliata. Proprio l'area, del
silenzio-vuoto di forma, si fa campo dell'intravedere
come una possibilità di valicare il vuoto per per captare un quid e svelarlo nella
ricostruzione storiografica.
L'azione del ricostruire
crea un mutamento di soggetto agente, non è più
l'individuo che ha attuato il fatto, ma un osservatore altro
che si pone su un 2° livello osservativo:
l'osservatore
dell'osservatore-agente storico; posta l'azione, ad esempio, il divorzio di papa Benedetto XVI dal seggio
pontificio, gli osservatori (2° liv.) stanno
cercando di comprendere il tessuto informativo che ha fatto scaturire la scelta di
Benedetto (1° liv. osservativo).
Essendo loro su un piano differente di lettura, ogni scrittura che si effettuerà avrà una zona di ombra-menzogna per l'aver interpretato un qualcosa che di fatto non si conosce nelle sue aree più private.
Si immagini, allora, tutta una
serie di osservatori derivati
nel tempo e con essi una molteplicità di letture altre, con
altrettante aree di verità/menzogna.
Sono così filati e intessuti
gli echi storici che aprono nella mente le creste d'evento, in cui si
intrecciano verità e falsità.
Ogni ricostruzione storiografica richiede onestà
intellettuale per non veicolarle
le pagine scritte come la verità; quando ciò avviene si è sul
piano della retorica,
della propaganda ideologica:
- un errore che spesso si
compie è quello di leggere nell'altro la lente ideologia, ma non
vederla nella privata lettura-scrittura; da qui nascono gli
irrigidimenti che sono strettoie cognitive.
L'essere l'osservatore altro con una geografia mentale altra, rende limitate
tutte quante le letture. Estendendo ai campi disciplinari complessivi, ogni comprensione è solo un brandello di scaglie-verità (i guizzi-luce), mescolato in un contorno di menzogna, la tessitura in-torno al guizzo di
appreso, per spiegarlo:
- Nell'azione del contornare, entra la particolare piegatura che si vuole evidenziare.
La menzogna, che
perde in tale contesto l'etichetta di negatività, è il lato "opaco" della
stessa ricostruzione dell'osservatore che nel raccontare quello che
ha appreso-intuito, ha vestito il vuoto di
quell'osservato,
nell'esempio Benedetto, con le immaginazioni-giustificazioni della sua stessa
mente, che fanno della lettura
una semplice visualizzazione
a-posteriori,
a-individuale,
a
spazio-temporale;
cioè
un dopo
e in quanto dopo, un fuori-luogo
dal soggetto individuo-nicchia storica (Benedetto) in cui si è compiuta
la scelta del fatto-risposta osservato (la
rinuncia-abdicazione). In tale essere un oltre il campo di evento,
assume grande importanza la propensione ad elaborare una
logica non pregiudizievole che abbia
consapevolezza del suo limite cognitivo,
che non è un mancanza di intelligenza, ma la
contingenza relativa al suo stato di osservatore di 2° livello,
che intravede, ma non vede.
L'aver
svelato il lato ingannevole delle narrazioni, non è la constatazione
dell'inutilità della conoscenza, per cui la si può svendere per
rinunciare ad apprendere, come fanno spesso gli alunni di fronte alle
difficoltà di letture particolarmente impegnative, come la
matematica o la poesia; ma è una semplice limitazione del narcisismo
che investe lo stesso osservatore di 2° livello con i suoi seguaci
altri (correnti di pensiero), quando si fa di un particolare un assoluto storico,
un dictandi di teocrazia culturale, vera gabbia
cognitiva.
Tutte
le perversioni contro la vita nascono da un tale vizio
di forma
che blocca gli osservatori in una idea-pagina
astratta e fumosa (logica di Caino, da cui nascono le barbarie dei
fanatismi) fatta passare per verità assoluta, mentre è solo una lettura
relativa e proiettiva:
se si
accetta che ogni scrittura ha in sé un lato menzognero, si è
mentalmente disposti a riosservare, a rileggere e a saper stracciare
le pagine scritte per rivisitarle
con un nuovo sguardo-lente. Si entra
così, nel lato gentile e materno dell'etica, in un sistema di
neghentropia di-s-in/cantata (a
più ordini
di in/canto),
in cui tutto è
rivisitato/rivisitabile e ammodernato/ ammodernabile in funzione di
una complessa possibilità di alee
informative
che aprono alla
creazione-gestazione, continua, di un universo-matrice dei
fatto-tempo-spazi.
Solo in tal modo si lascia aperta la porta-finestra al
divenire per far nascere le caleidoscopie
storiografiche
a multi-strato e a multi-disciplina che rendono
plastiche e multi-proiettive
le letture, adeguandole continuamente agli
afflati di un mondo che
chiede ossigeno vitale. Sono le nuove sfumature di significato che allargano gli orizzonti
immaginativi e fattuali.
Ogni
scritto, compresa questa medesima tessitura, mostra in realtà la carta-ricamo mentale
del singolare narratore che in tale filatura e tessitura di quanti
informativi (gli abbagli-luce che hanno squarciato il suo spazio
mentale), fissa sia l'informazione
(i bit-quanti) sia il contorno-compreso che si fa membrana dei fatti.
Ogni
nodo informativo si apre a tante possibilità di derive fattibili che possono prendere storia, concatenandosi
all'informazione madre, in tali derive si creano le creste
storiche che danno corpo alle nicchie della spugna storica.
Ogni
nodo-quanto informativo è una
possibilità ideativa, spendibile
(processo di transfert) in una variegata gamma di risposte
che rendono dialoganti
nella coscienza dell'osservatore gli stati immaginativi
(elaborazioni) con gli
stati di azioni (le
risposte):
- Se si azzerassero tutte le conoscenze, automaticamente si
annichilirebbe lo spazio del dialogo nella coscienza, annientando lo
stesso individuo che si ritroverebbe non più equipaggiato a
rispondere alla vita.
La conoscenza,
come compreso già nell'antichità dai profeti e dai maestri del
pensiero, è la chiave che apre la serratura del domani.
Ne consegue che la
vera povertà, non è nel possesso o meno di beni materiali, ma un fattore cognitivo e di contro la vera ricchezza è
una conoscenza multi-proiettiva che può allargare, zoomare e
rendere variegato il gioco di risposte:
- In tale ambito si
pone la democrazia che è inscritta nella vita e che si fa un tutt'uno con le
ampiezze degli orizzonti attuativi e con le condivisioni di
conoscenze.
- In tal senso internet con l'accesso libero
all'informazione è la più grande chiave di democrazia, in
quanto scavalcando le logiche di potere che ad esempio selezionano le informazioni da veicolare, permette a tutti di
divulgare il privato compreso storico che si fa altro seme di trame nuove,
offerto al libero accesso della rete,
si comprende allora come per i paesi poveri l'informatizzazione sia una
grande opportunità cognitiva che si tradurrà in ricchezza economica.
L'accesso all'oltre-sé
(mondo) è possibile tramite le azioni di lettura che
attrezzano l'individuo, a sua volta seme, a rispondere alla dinamica
dei campi. La risposta poi, come fatto-eco che prende visibilità e perde visibilità (nel tempo di un attimo), lasciando l'impronta informativa di sé, veicola 2 piani di dialogiche:
- quella interna alla coscienza e quella esterna tra gli individui (io, tu... noi...
loro) con un effetto di ricaduta, in un'ampiezza più allargata, ai
campi universo tutti.
Certo gli scettici
potrebbero sorridere all'idea di una bimba che
giocando, in una prato, con la palla informi di sé, una stella, ma se si entra in una dimensione
eco-biostorica di campo uno/tutto interagente, anche
quella stella, secondo i suoi tempi che non sono quelli della
bambina e né quelli dell'osservatore scettico, riceverà una lieve
brezza informativa che percepirà secondo il suo linguaggio e
che potrebbe appellarla, carezza vitale.
La conoscenza è
intrinseca, quindi, alla stessa permanenza dell'individuo nel tessuto storico, essendo chiamato, ora per ora, secondo per secondo, a
rispondere alle variazioni di campo che lo delimitano,
lo bloccano, lo feriscono e lo deformano, rendo lui così in-formato
e co-agente di tutto il mega sistema:
Il campo
disorganizza l'individuo, l'individuo scompiglia il campo-habitat,
in tale essere l'uno il perturbatore dell'altro, si vincolano
e si intrecciano come in un abbraccio amorevole che li fa una res
sola.
Nasce così il nuovo
paradigma eco-biostorico con una visione di creazione-gestazione,
continua, in cui ogni attimo presente è un'opportunità
di risposta all'evoluzione storica che vede posti di fronte, come ad uno specchio, il campo-osservatore e il campo-osservato. In tale guardarsi e
ap/prendersi (imparare a prendere) essi sono chiamati a saper
rispondere, comprendendosi, secondo i privati e personali linguaggi e tempi e spazi, in una dinamica
del divenire, aperta al vivere. Rimodellandosi
e ricompattandosi continuamente per riappropriarsi
della privata univocità che è carta
d'identità:
L'albero è albero
per sempre, cosi la corrente di un fiume o la foglia del geranio
che saluta dietro la finestra o la pioggia che si abbatte sul finestrino o
Anna che telefona, per un invito a pranzo o la mano che veloce
percorre la tastiera, in uno spaccato domenicale...
Il
rispondere implica un grado di consapevolezza (sapere
cosa fare, 1° livello della coscienza) che si traduce in un'economia
di tempo, indirizzata alla riuscita. Il riuscire
quale raggiungimento dell'obiettivo è il fine che
rende a sua volta la consapevolezza della consapevolezza (sapere di
sapere come fare, 2° livello della coscienza, come tracciato della logica socratica) di essere
co-protagonisti del divenire.
Sapere di essere un due e non un uno storico, apre al lato positivo della vita che non fa leggere in essa una traccia di caos organizzativo
irrazionale, quasi malefico o dispettoso; ma un gioco misurato, soppesato, immaginato
di probabilità e derive vitali, in cui è richiesta la maestria
ideativa, immaginativa, attuativa. Verità compresa egregiamente,
solo per citarne alcuni, da un Socrate, un Gesù il nazareno, un
Archimede, un Leonardo, un Pascal, un Kant, un Gandhi, una
Montessori, una Levi Montalcini, un Mandela e... tutti quegli uomini e donne che credendo nel domani hanno dato una traiettoria di cambiamento:
- tutti uomini e donne che
hanno aperto le trame di futuro, semplicemente credendo nel valore etico della
conoscenza in sé. Solo ciò permette di aprire la serratura
dell'ignoto, ponendo le singole coscienze di fronte alla verità ignuda che non chiede altro, se non d'essere vestita, dal suo osservatore, a guisa di una innamorata che aspetta lo sguardo dell'innamorato, per intessergli tutta l'ampiezza del suo amore in un battito di ciglia.
La
maestria di conoscenza svolge la funzione di
anticipare nel pensiero gli scenari futuri, in quanto
crea linee di evoluzioni possibili per avvistare le ricadute d'azione prima che queste si attualizzino. Tale capacità ad
anticipare la vita che i grandi studiosi hanno sviluppato,
lasciandone il patrimonio, si è fatta passare dalle
logiche grigie di ragnatele arroccate nei privilegi,
per genialità come una quasi follia di persone
a-tipiche, un po' aliene dal mondo concreto; ma di fatto è
unicamente la naturalezza di un pensiero ben instradato che ha sviluppato appieno le sue
potenzialità.
Il pensiero complesso è il modo naturale dell'evoluzione di ogni mente,
solo i pretenziosi posso
veicolare come improbabile tale evoluzione, forse perché una mente
libera è meno manipolabile, più difficile da abbindolare, più difficile
da incanalare nelle strettoie delle malevolenze storiche.
Le
potenzialità evolutive del pensiero si svincolano dalla stessa
struttura cerebrale che può essere più o meno attrezzata:
personalmente come
insegnate aperta alle dinamiche di apprendimento ho constatato che
anche nei soggetti con problematiche, vi è una naturalezza plastica di
apprendimento che, se ben motivata, dà delle eccellenze
immaginative; quindi se la mente-seme ha in sé l'informazione
del suo divenire, allora il campo-habitat è funzionale alla
fioritura o meno dell'albero-pensiero-individuo che diverrà.
Le
gabbie mentali pregiudiziali nascono solo quando
l'individuo-osservatore è portato a rinunciare al comprendere, in
tale rinuncia c'è una forma di dittatura, imposta o
dalle società oligarchiche che disconoscono il
valore di educare le nuove generazioni con uno sguardo al futuro, o
dall'individuo stesso che preso dagli scoraggiamenti
naturali dell'essere nella vita, si lascia andare alle pigrizie
mentali che fanno smette di guardare e comprendere, in nome di un
nichilismo cognitivo.
L'apertura
logica della mente, isolata nella metafora di Spazioliberina
(1992) che più volte ho indicato nei miei scritti, è lo stato di
normalità dell'organizzazione a spugna del pensiero,
per cui ogni uomo è chiamato a vivere facendosi genio di sé
nel mondo, per saper rispondere nell'oggi al domani, quale
testimone della vita, con uno sguardolente indirizzato al
vivere e non al sopravvivere (visone questa di una lettura darwiniana).
Tutta l'azione dell'uomo
nella storia si sintetizza in una costante appropriazione
di significati/identità che permettono, individuo per individuo, il
saper rispondere alle dinamiche dei campi-habitat a multi-strato
e a multi-forma, in cui egli è, a sua volta, circoscritto
(iscritto dentro) come individuo a multi-strato
e a multi-forma:
in tale topologia
a dentro/fuori si concretizza l'essere l'uno/l'altro co-agenti che
si delimitano e si forgiano, assumendo le sfumature di novità,
che resteranno annotate nei codici genetici (vita) e nelle carte
(storiografia), e sono proprio le carte osservative il luogo dei
compresi del legame tra il fuori-mondo e il dentro-sé,
individuo.
La
ricchezza di una società dunque si misura
dall'ampiezza delle sue carte storiografiche, negare la
scrittura, la conoscenza, l'accesso alle informazioni, come è stato
fatto nei secoli per gli schiavi, per i neri, per le donne, ancora
oggi in tante società a forte tendenza maschilista, diviene una
forma di strozzatura evolutiva, una dittatura
di privilegiati, che si trasforma in asfissia
cognitiva di tutta quanta tale società, nel suo insieme. Che
non essendo più attrezzata a saper scalare le letture con il
contributo di tutte le intelligenze che apprendono ciascuna una
particolarità storica, muore per assenza di visione:
- come se di
colpo lo schermo si abbuiasse e la cecità si impossessasse di tale
economia, un esempio è quello che è accaduto allo stato sovietico
che trasformato in un sistema di polizia in nome del
partito-stato ha impedito la crescita delle economie particolari o
come è accaduto per gli stati assoluti di fine settecento.
Le
economie-intelligenze particolari, non sono semplici proiezioni di
ricchezze private, ma essenzialmente di visualizzazioni multiformi
che introducono nella compagine storica molteplici novità
informative che si fanno possibilità altre di risposta alle
inevitabili strozzature dei sistemi economici:
- In tale prospettiva le
democrazie sono, come formula del governamento, la
migliore garanzia di futuro, poiché sviluppano una maggiore aderenza
storica al naturale manifestarsi della vita che è democratica.
Carta biostorica, 2005.
Il legame
inscindibile individuo/campo è la chiave
di lettura offerta al mondo,
in questi luoghi, dall'epistemologia
eco-biostorica che ha permesso di isolare una specularità, tra la costruzione
delle risposte
storiche e la mappatura
degli scenari storiografici, in senso lato, e
le abilità a selezionare
gli
eventi-risposta al divenire; i quali eventi trovano,
tutti, collocazione nello
stesso pensiero dell'osservatore-agente
storico,
in grado di farsi sguardolente
della sua stessa capacità osservativa e attuativa.
In
tale abilità, si costruisce la privata nicchia-coscienza di libertà
di vivente, nel tutto della storia che conduce a saper
divorziare da quelle
tendenze che la coscienza definisce non idonee alla vita, ribaltando il luogo comune di una società impositiva che chiede la sottomissione, data l'inevitabilità del dolore.
La relatività della
libertà, rende questa non una fumosa e incondizionata velleità del proprio comodo, ma un nodo vitale, essendo calata e iscritta
nei fatti-tempi-spazi di ogni
giorno, ove si esercita il diritto di cittadinanza che fa guardare dritto
negli occhi la vita, senza paura di essere inglobati in una spirale a
leviatano.
Carta biostorica, 1998.
Facendo un passo indietro si comprende la trama evolutiva
di un simile approdo.
Dallo scenario epistemologico
complessivo del '900 emerge una crepa nella visione generale della
Modernità con l'intuizione del mondo
quantistico (1925) che, con i suoi sviluppi, ha notevolmente incrinato
le certezze di un sapere oggettivo e incondizionato, come un luogo svincolato dall'occhio osservatore (sguardo scisso):
“... Sin
dal suo primo affacciarsi sulla scena storica la fisica quantistica
si pose come una pietra d’inciampo, un nodo semantico-cognitivo in
grado di far scricchiolare la grande impalcatura della fisica
classica, avendo introdotto un quid, il
quanto,
che determina il limite di una conoscenza incondizionata. Con la
teoria dei quanti, nel primo ‘900, s’introduce una dimensione a
grana fine
di realtà che apre da un lato all’invisibile, il vuoto
quantistico,
come il campo primordiale di una realtà
virtuale,
fuori dalle categorie spazio-temporali classiche, e dall’altro a
comportamenti
quantistici
che si lasciano osservare, modificandosi nell’atto stesso di
lettura secondo il principio d'indeterminazione:
il
Paradosso
del gatto di Schrödinger
prospetta una natura che prende le due possibilità, vivo o morto,
del gatto nella scatola e le ferma nel tempo fino all'istante
dell’apertura della stessa, quando si mostrerà quella che diverrà
la verità dell’osservatore. In tale stato di attesa, il tempo
perde l’indipendenza nei confronti di tutte le cose, uomo
compreso, e appare influenzato da un atto
soggettivo
che gli attribuisce una veste di realtà.
Interessante,
al di là dello stesso paradosso, è l’idea di una natura
bloccata con molte possibilità di processi, che restano sospesi
sino a quando un occhio osservatore ne elaborerà un percorso,
un’identità. Il paradosso, nato come gioco sulla stessa fisica
quantistica, fa comprendere come di fatto sia lo stesso osservatore
ad indirizzare il manifestarsi della vita, isolando la nicchia
storica o campo di lettura, e nel contempo quella di significato
che ne costituisce il campo semantico. In un sistema di
campi-nicchie si moltiplicano i processi e si svelano ambiti sempre
nuovi del manifestarsi della realtà, che approfondendosi nei
complessi sistemi di lettura, si allontana e si dirada come il luogo
dell’infinito.
Per
la prima volta lo stesso osservatore entra
nel processo esplorativo, per cui s’inizia a parlare di
una realtà che si mostra condizionata da un occhio lettore
che, con la sua azione ne modifica la struttura; il campo
esplorativo, così, si sdoppia tra una realtà
osservata che è il fuori ed una
che osserva, il dentro:
Accettare
il legame inscindibile osservato-osservatore-osservazione
implica mettere il limite
all’assolutezza dell’indagine
che da incondizionata si fa relativa,
cioè condizionata alle scale
di lettura,
alle lenti-mappe
cognitive
dell’osservatore, alle categorie
e alle geometrie
logiche
con cui si valutano e si ordinano le conoscenze.
Il
limite se da un lato ha tolto
spazio alle velleità onniscienti degli scienziati; dall’altro ha
aperto il frattale conoscenza
che si è moltiplicato con una crescita esponenziale, poiché
giocando a variare le scale di lettura, gli occhiali interpretativi,
le categorie logiche, esso ha assunto forme di coerenza sempre nuove
con possibilità di applicazioni sempre più raffinate e più vicine
alla grana fine della vita. In tale possibilità diversificata
e diversificante dei modi di messa a fuoco del campo d’osservazione,
la coscienza è entrata da protagonista nel processo esplorativo
ed organizzativo dell’oggettivarsi della vita che non smette
mai di sorprendere, svelando i lati nuovi si sé.
La
coscienza, perdendo la connotazione esclusivamente religiosa che
l’aveva fatta oscurare nel secolo delle rivoluzioni borghesi, è
vista oggi, biostoricamente parlando, a sua volta come un oggetto
frattale,
dinamico, plastico, aperto a mutazioni continue di scale e di
grandezze che le permettono di attuare i salti logico-disciplinari
nelle letture, in ogni tempo 0 di presente. ...”iii
Il binomio
coscienza/conoscenza, perdendo l'alone
di misticismo con cui in molti ancora lo leggono in virtù di antichi esoterismi, è un unico sistema mentale
incorporato
(impiantato) nella stessa natura
costitutiva del pensiero-seme che, nello scambio
informativo tra una dialogica interna (coscienza) e una dialogica
esterna (conoscenza), si ridefinisce continuamente, topologia a spugna, su due campi informativi che
costituiscono l'io-sé e il mondo,
conservando, sempre, memoria-traccia del suo essere, in un divenire.
La memoria, bagaglio
genetico-informativo, svolge la funzione di condensazione rendendo coese coscienza/conoscenza, nonostante i mutamenti
che perturbano le superfici delle forme fisico/mentali, si pensi, ad esempio,
all'invecchiamento della pelle e ai superamenti delle interpretazioni.
In una lettura
eco-biostorica di dialogica a più campi-livelli e a più
piani organizzativi, sono i fatti, con il loro rompere gli stati di appartenenza-appropriazione, a rendere vitale il legame uomo-mondo-cosmo-infinito:
- Ogni risposta crea disordine (entropia) e rende inadeguato il particolare modo di essere; per recuperare questa inadeguatezza l'osservatore avvia un'azione, neghentropica, di lettura-scrittura-comprensione che riassorbe il grado
di disordine e armonizza lo status rendendolo un volto nuovo di verità (sintropia).
Nella dinamica del
divenire la forma storica è plastica a pluri/faccia e pluri/strato,
che prendere forma in un attimo per poi immediatamente
annichilire nell'approssimarsi dei
fatti nuovi che rivestono la sua sagoma:
In
un sistema a più logiche, sempre in riordino, la coscienza-memoria
storica è, con tutto il patrimonio delle esplorazioni conoscitive,
l'attrattore
intorno a cui si avvolge tutta la visione
della vita privata, sociale e universale.
L'essere nella
storia implica una multi-dimensionalità per l'osservatore-agente:
L'essere immerso
nel movimento dei campi lo porta a percepire, tale immersione, come una
proiezione filmica
(la visione) di movimenti a cui egli
stesso dà una valenza di significato e nel contempo impara a
confrontarsi con le visioni degli altri interlocutori.
Il significato assume
eco-spazio-parola nella sua memoria, e ne deforma la
topologia annidando l'informazione di immagine di
futuro, multi-dimensionale a io-tu-mondo-infinito.
L'aver posto a base della
conoscenza lo sguardo-mente dell'osservatore permette di spiegare l'inanellarsi
degli stati cognitivi con quelli emozionali che danno l'andatura a singhiozzo all'andamento
degli echi fattuali nella coscienza,
con gli stati di benessere/malessere indicatori
delle valenze fattuali.
Ogni
stato cognitivo si sposa con il suo stato emotivo, essendo la
cognizione/emozione un unicum che è scisso solo per
esigenze di lettura:
l'osservatore
rende scissa la realtà isolando una scaglia di vita dal
pluri/strato e pluri/verso, in tale operazione esplorativa egli
scompone e racchiude in uno spazio osservativo (la finestra-maglia),
decidendo a cosa dare e a cosa non dare valore nell'osservazione, in
funzione di una tipologia di risultati che vuole perseguire.
Non
esiste il dualismo mente-cuore del pensiero
per cui la mente è cosa
del filosofo o psichiatra e
il cuore cosa
del poeta o psicologo. Certo, si possono esplorare separatamente,
snidando i vincoli cavillosi che frenano le evoluzioni delle
ideazioni, ma sono i due versi di un solo pensiero-uomo
che lo avvolgono e lo radicano in funzione di una molteplicità
di valenze che aprono agli altri pensieri degli altri individui,
nella storia.
Le teorie che esaltano il
solo razionalismo o quelle che invece
assumono la sola empatia come cardini della conoscenza, operano
una selezione-restrizione, una deformante presa di posizione che
crea i gradi di chiaro/scuro di lettura. In tale messa
in luce o in ombra, alcune parti di osservazione emergeranno e altre parti
scompaiono, come se non esistessero. Inducendo una scissione tra
sfondo e corpo, la lettura si è vincolata e circoscritta,
non alla realtà in sé, ma al taglio-indirizzo che l'osservatore
stesso ha deciso di dare o meno agli esplorati:
Nella manipolazione
conoscitiva, la forma che assumerà la conoscenza è
limitata/limitante, vincolata/vincolante allo sguardo-lente
osservatore che, tra una molteplicità di possibilità, ha impresso
la sua curvatura storiografica nel definire la realtà di
quel pensiero o evento o campo o uomo.
Non esiste conoscenza
senza uno sguardo-osservante e non esiste osservazione-sguardo senza
un quid-fatto che ha creato un movimento che ha reso attento lo
sguardo.
Non esiste una natura
statica, ma una molteplicità di relazioni, in un costante
dinamismo, in grado di saper svolgere, forma per forma, campo per
campo, la funzione di spugna storica che assorbe,
trattene e rilascia... tutti quelle correnti
fattuali/fattibili, a cui di volta in volta l'osservatore-uomo può dare un nome, un luogo, una data
che ne racchiudano l'identità:
Il
mutamento della carta gnoseologica, come si può ben comprendere,
apre scenari nuovi ed, oggi, l'attenzione
degli studiosi si sta soffermando sull'identificazione della coscienza
riconosciuta non solo alla mente umana, ma allargata a tutto il
campo vitale, infatti si stanno finanziando studi su possibili tracciati di
memoria-consapevolezza:
negli animali,
si cerca di catalogare alcune manifestazioni emozionali che
proverebbero degli stati d'animo ad esempio in cani, come pure in
scimmie che esprimono la loro emotività
dipingendo, senza dimenticare la foto che ha
fatto il giro del mondo, di quella tigre che ha riconosciuto dopo
anni di assenza l'uomo che l'aveva allevata, abbracciandolo e
mostrando una forma di affettività, memorizzata.
Oppure, nelle
piante, si inizia a
parlare di linguaggio e di comunicazione tra di loro; senza
tralasciare gli studi sulla memoria nei cristalli di acquaiv
infatti si registrerebbero esempi di risposte consapevoli che
varierebbero l'architettura delle forme, in funzione dei suoni più o
meno armonici emessi dal campo.
Tutte queste indagini
stanno minando le basi gnoseologiche del Sytema Naturae di Carl
von Linnév
del 1735 con la distinzione dei tre
regni delle scienze, metodo di
catalogazione che viene ancora oggi, pur con con
vari rimescolamenti, utilizzato per raggruppare, sistemare e
categorizzare gli enti dalla moderna classificazione scientifica, come pure dei
testi scolastici:
a fondamento del metodo di classificazione c'è la specie
(gerarchicamente il livello più basso della classificazione
tassonomica di organismi viventivi
e fossili) a cui segue, genere,
famiglia,
ordine,
classe
tipo o philum,
regno
e dominio,
con corrispettivi sotto-gruppi.
In
tale mappatura la stessa definizione
di vivente viene applicata ai soli regni
vegetale e animale, escludendo quello minerale, al quale non
si riconosce una possibilità di risposta organizzativa, come invece
appare evidente all'esperienza di un vecchio pescatore che raccoglie
ciottoli levigati lungo una spiaggia.
La categorizzazione in tre
sistemi e conseguenti sottosistemi è stato
un espediente mnemotecnico di
memorizzazione per un'economia di tempo,
sviluppato in modo scientifico a iniziare da Bacone,
il quale in Novum Organum
(Nuovo Strumento) concepì la scienza come
una tecnica in grado di dare all’uomo
gli strumenti
per asservire
e dominare
la natura.
Con l'assunzione
a sé dell'altro, si sviluppa uno
sgardo-mente di tipo uni-direzionale in
cui si esaltano i risultati in funzione degli assoggettamenti, senza
tenere in conto alcuno le naturali potenzialità evolutive della
stessa natura con i suoi tempi e i suoi spazi ed
eventi altri (effetti di ritorno).
Nel tempo tali
impostazioni di lettura hanno oscurat0 la medesima mente-sguardo, divenendo delle gabbie
cognitive che affermano escludendo tutto
ciò che non corrisponda agli enunciati catalogati in carte, divenute
veri ideogrammi di
verità.
In tale chiusura
mentale si dichiara errore
l'imprevisto, mentre è solo una risposta
altra (effetto farfalla di Lorenz) e si pretende di
sviluppare una forma di repressione della
spontaneità dei processi vitali, compresi quelli mentali,
bloccati astrattamente in casistiche di
oggettività, fumose e pretenziose in cui si dichiara incapace la
natura ogni qual volta generi le diversità. Sono nati così i
sistemi storico- repressivi con l'obiettivo di contenere e limitare le
ricchezze evolutive, in nome dell'efficienza
produttiva, funzionale al sistema costituito e consolidato.
Si è dato spazio, così, ai monopoli culturali ed economici che, in nome di una crescita funzionale alla ricchezza, sono approdati ad esempio alle monocolture o, oggi, alle manipolazioni genetiche
in cui lo stesso ricercatore è creatore-selettore
del modo naturale corrispondente alla sua idea-carta. Decidendo, così, in nome dei suoi tornaconti più o meno
finalizzati al benessere, quali specie, ad esempio di semi, salvare e
quali annientare, impedendone la coltura con la creazione delle banche
delle sementi e la messa all'indice dei semi locali, per una
capillare diffusione di semi transgenici.
Identica selezione è stata attuata per gli allevamenti e per le popolazioni, come non ricordare i campi di sterminio o i campi profughi o le riserve indiane, prime aree in cui si è sperimentato l'essere in un cerchio-confine di inutilità.
Si può immaginare il
grosso giro monetario che ruota intorno a tali politiche e le
grandi sacche di povertà per le popolazioni già povere che si
troveranno costrette a dover acquistare, ad esempio, le sementi, mentre prima erano
loro a stiparle dai raccolti, con conseguente
indebitamento e vendita dei terreni (neo-medioevo, neo-oscurantismo).
A tale proposito è bene
ricordare le analisi dello storico economico Emilio Serenivii
che individuò nella creazione delle debito
l'attrattore
economico delle servitù medievali,
poiché le popolazioni erano talmente povere da mangiare le stesse
sementi e, poi, ricorrere ai Signori che avendo accaparrato le derrate
alimentari nei castelli, le offrivano in cambio di servitù e di balzelli.
La risposta della natura,
tuttavia, anche se lentamente sta ridimensionando le pretese
egemoniche di una certa umanità ingorda, rivelandogli come essa sia
non il centro dell'universo (idea cara agli umanisti sin da Bacone),
ma la periferia di una delle periferie più lontane del suo universo.
In tale postazione perimetrale, la natura stessa
potrebbe, con estrema duttilità tipica del suo manifestarsi,
estrometterla per sempre, come è avvenuto per i dinosauri,
conservandone solo una fugace traccia-eco che si presterebbe come segno informativo ad una
civiltà futura, che ne estrapolerebbe chi sa quale verità, altra.
La risposta ecologica che
si suole datare con la nube tossica del disastro
di Černobyl'
(26
aprile 1986) ha rivelato i limiti delle
frontiere geografiche e cognitive umane, mostrando come la natura sia
un sistema aperto, vivo, a pluri/spazio e
pluri/forma, eco-inter-dipendente,
in cui ogni perturbazione anche lieve
ha un effetto domino a feedback, propagandosi in un gioco di
perturbazioni continue. Scavalcando bordi e confini, teorie e
pregiudizi che rendono poco prevedibili le dinamiche, assertive di un
solo punto di vista.
Ha
iniziato così ha prendere sagoma la nuova
carta di lettura eco-biostorica, in cui
tutto è vita, tutto è storia,
localizzabile non nei soli corpi o enti in sé (insieme di uno
stato), ma specialmente nelle dialogiche
comunicative fattuali che fanno da
collante tra i
sistemi e sottosistemi e che danno della vita sia i movimenti
di campi-energie, sia i corpi-oggetti.
In tale nuova carta il vuoto assume il ruolo di tessuto connettivo, matrice-utero del movimento che rende tutto presente a sé come in un groviglio, la vita.
Carta biostorica del uno/tutto della vita, 1993.
Con la scoperta delle ricadute fattuali degli eventi, a partire
dalla fine degli anni '80 si è registrato un afflato
dolente di catastrofe imminente, con una
proliferazione di letture profetizzanti la fine
della specie umana sul pianeta o per
eccesso di popolazione e, conseguente, carenze energetiche, alimentari,
... o per alterazione dei rapporti climatici che minerebbero la
vitalità dell'intero sistema.
Un esempio è il saggio di
P. Kennedy,
Verso il XXI secolo
(1993,
Garzanti), in cui è data per il
2025 la fine della storia umana. In questi ultimi 30 anni la
fine è stata postulata più
volte con date che hanno scomodato i maya, le
profezie di Nostradamus, le rivelazioni di Fatima e tutta una
quantità di allarmismi che hanno solo momentaneamente scalfito le
abitudini e gli stili di vita, restando campi di fantasticherie.
In tale “rumore”
informativo, di fatto si è risvegliato il vecchio appetito, atavico,
che ha partorito le tante lotte per la sopravvivenza delle logiche di Caino.
In una crisi di lettura che per il buonsenso imporrebbe un
maggiore studio e una conoscenza più affinata, in molti
paesi
si è preferito implementare gli accaparramenti e
le lottizzazioni, accrescendo le sacche di povertà e
riducendo le possibilità di interazioni informative, da cui
solo possono nascere le visioni nuove.
La
crisi si è tradotta, più che in una possibilità di rilettura degli
stili di vita, nella convenienza di affari a buon mercato
(signoraggio), ad esempio le case di moda che nella povertà della
classe operaia asiatica hanno visto un accrescimento di utile come le
banche con la politica del debito.
Così facendo si sta alimentando una congiuntura
negativa che altera ulteriormente gli equilibri di distribuzione delle
ricchezze, come in Italia; mentre, in altre nazioni come l'India, la
Cina, il Brasile, puntando sulla conoscenza si sta
avviando una politica migliorativa della distribuzione della
ricchezza.
La diversità di
risposta alla crisi si pone, in parte, come differente
indirizzo dello sguardo che apre
a due orizzonti difformi di lettura, l'Europa,
non tutta, guarda al passato cercando di salvaguardare i privilegi; i paesi,
non tutti, comunemente chiamati terzo mondo,
al futuro,
cercando di ammodernare le economie, aprendosi alla dimensione del sogno.
Tale bi-direzionalità
degli sguardi si spiega anche dallo stato d'animo di pessimismo o
di ottimismo degli stessi esperti nazionali che influenzano, con
le loro tesi e contro-tesi con annesse argomentazioni, le scelte e gli indirizzi
di risposte storiche:
se gli storici
hanno presente la vecchia carta, occhio al passato, stanno
sperimentato la frustrazione del fallimento; se è adottata la nuova,
occhio al futuro, hanno "alzato" lo sguardo al cambiamento con
correlativa spinta ottimistica nel valore dell'azione migliorativa.
- Ogni
spaziatura-orizzonte osservativo nuovo, apre innovativi scenari
immaginativi.
Grazie al concetto di plasticità introdotto nella carta eco-biostorica, incardinato attorno al fattore
aleatorio
nella costruzione dei molteplici domini-individui (occhio al plurale) con il modellarsi di
una molteplicità di probabilità, non necessariamente legate ai
rapporti di forza-potenza (dialogica
a mente-cuore di Spazioliberina), si supera il limite della concezione darwiniana che legando il processo di selezione naturale a una sola logica di forza (rapporti di dominio) ha di fatto imposto un limite alla natura, come sistema.
Il dire che gli individui più adattabili all'ambiente proliferano è, da un punto di vista logico, una affermazione molto più ampia del dire che i migliori proliferano; nella seconda si sta implicitamente assumendo che la natura si organizzi staticamente attorno a una sola variante:
Cercando
di essere più espliciti a tale proposito, il biologo F. Varela ha registrato nelle sue indagini una certa precarietà e
provvisorietà evolutiva, funzionale al mutamento genetico, infatti
introduce con i suoi lavori una venatura evolutiva di logica
debole,
che chiama
al femminile,
nella risposta genetica che giunge a inventare una soluzione,
prescindendo dai rapporti di forza e di potere (darwinismo), come se
vi fosse una forma di magnanimità
evolutiva
che prima di una resa, sperimenti tutti gli indirizzi
possibili e impossibili
per un'alternativa vitale, si pensi alla corrente di fiume che trovato un ostacolo, sperimenta il modo per raggirarlo, tornando indietro:
“... Perché
fra tutte queste possibilità, la possibilità di emergere? È un
effetto di situazione. Sarebbe potuto succedere come non succedere.
Vi è una dimensione molto aleatoria nel mondo, legata alla nozione
di “evoluzione dolce” o di “deriva”. È come se l’ontologia
del mondo fosse molto femminile,
un’ontologia della permissività,
un’ontologia della possibilità.
Finché è possibile, è possibile. Non ho bisogno di cercare una
giustificazione attraverso un ottimalità ideale. Nel mezzo di
tutto questo, la vita tenta il possibile, la vita è bricolage ...”.viii
Se si legge con lo sguardo
eco-biostorico, posizionato a punto-infinito, il legame
osservatore-osservato-osservazione assume una topologia
a sistema unico utero-feto per cui ogni scenario di futuro
esplorativo ha una particolare e differente:
- struttura
di realtà, ordine fattuale, idea di mondo, cartografia di
possibilità e ventaglio di risposte, secondo un codice
della vita che è riconducibile alla relazione stessa di
osservato-osservatore-osservazione, in tale vincolo:
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