(Carta biostorica © 2014 - Topologia di una dialogica multi-proiettiva. )
Umberto Boccioni - La risata -1911
Topologia di una co-abitazione
"... il nuovo campo di studi a cui, personalmente, ho dato il nome di Biostoria, nel lontano 1992 (...) ha presupposto il superamento dell’idea stessa di storia, ma osservando meglio, non è la storia superata, bensì il significato che alla parola è stato dato. Se la storia, in chiave biostorica, è il processo vitale che si concretizza a tempo 0, il tempo presente, in tutti gli spazi cosmici, quello che comunemente si fa passare per storia, è semplicemente la storiografia, cioè la scrittura-interpretazione intorno alla vita, la quale per processo di entropia tende a morire, nello stesso attimo in cui si pone. Ponendo tale dualismo storia/storiografia, già sottolineato da J. Le Goff, nell’indagine si sposta lo sguardo dai fatti-eventi ai processi storici, per cui la lettura non è più una semplice nomenclatura, narrazione e valutazione di avvenimenti e situazioni, ma un’elaborazione di movimenti spaziotemporali che implicano un’organizzazione bio-fisica di eventi, identificati con la vita a livello cosmico. In ciò si delimita e si definisce il nuovo campo di indagine biostoria, intesa questa come la lettura-mappatura della dinamica della vita/morte che fa da sfondo alla costruzione degli eventi. Se l’evento è un quid che ha preso forma nello spazio-tempo, esso segue un ordine evolutivo che si presta ad essere disegnato, proiettato, valutato… tutte queste operazioni fanno di quel quid un quanto storico che si presta ad essere conosciuto. Il passaggio dallo stato di ignoto a quello di noto implica da un lato la trasformazione del quanto in evento e dall’altro la traslazione del passato nel presente che tende al futuro. È in tale incontrarsi di passato-presente-futuro che si può parlare di un lungo oggi, come contemporaneità a tempo continuo. Il processo di costruzione della storia, quindi, si pone come il processo di naturalizzazione dello spaziotempo. Il prendere natura, implica un prendere corpo o forma che si presta ad essere chiamata, segnata, ruotata, pesata… e in tutte queste operazioni si costruisce la conoscenza che non va confusa con la storia. La conoscenza produce le mappe cognitive con i relativi nodi informativi, ma le mappe e i nodi non sono la storia che nella sua complessità si pone come un surplus rispetto alla conoscenza. In tale essere un di più, si presta ad essere riesplorata, riletta, rivisitata, ridefinita. Compito del biostorico, non è tanto il commento sui fatti, quanto la capacità a disegnare le mappe di processo intorno a quei fatti. Non è assumere una posizione da censore intorno al passato, quanto fare di quel passato, selezionato, una cresta di evento che possa permettere di proiettare le dinamiche passate nel futuro, per comprenderne le portate storiche, a breve, medio e lungo termine, che faranno di quel avvenimento un fatto vitale o mortale. Con tale capacità ad anticipare il futuro si potrà imparare a riequilibrare il rapporto tra sistema cognitivo e sistema storico e così allontanare l’implosione della stessa società, già ipotizzata da A. Toffler. ..." A. Colamonico, Metacognizione e multimedialità: dalla storia alla biostoria.in Storia del mondo n. 55, 15 ottobre 2008. Edizioni Drengo, Roma.
- L'uomo sotto l'aspetto vitale non differisce da un insetto o da un seme o da una formazione rocciosa, etc. avendo in sé una traccia-codice organizzativo che indirizza il suo essere nella storia; nel caso specifico uomo, per operare egli abbisogna di apprendere l'habitat e il suo luogo-sé nell'habitat, in tale esercizio di conoscenza e spaziatura, lega a sé l'ambiente che si fa il campo-nicchia vitale del suo stato d'individuo storico, reale e concreto.
- lo storico e il mentale, sotto il profilo di una topologia a corpo unico, sono il dritto e il rovescio di una medesima forma spazio-temporale che se visualizzata e disegnata in un campo di lettura esterno all'osservatore è il fuori (campo delle scienze), se è nella stessa mente dell'osservatore, il dentro (campo delle coscienze).
- L'osservatore non è un soggetto assemblabile in una generalizzazione astratta di genere o di etnia o di ideologia, ma un individuo concreto che vive e opera in una databile e collocabile nicchia storica che si fa campo vitale a tutt'uno con la sua singolarità, unica per sempre.
- il fattuale e il fattibile sono proiezioni di vita e si annodano nel tempo 0 di presente, l'oggi-ora-adesso, aprendo gli sguardi a molteplici scenari immaginativi di una realtà che assume a sua volta forma prospettica nella medesima mente osservante. In tale prendere forma l'osservato e l'osservatore si modellano vicendevolmente, rispecchiandosi.
- una nuda che di fatto resterebbe un'incognita cognitiva se l'uomo osservante non la leggesse, svelandola e circoscrivendola in un confine-carta di lettura, elaborata dalle sue medesime capacità e abilità osservative e ideative che ne condizionano la visione;
- una vestita quindi, che assumerebbe le sembianze che la stessa mente umana è in grado di riprodurre, proiettandola come su uno schermo che si fa rappresentazione storiografica. Tale realtà di carta si presta ad essere superata in virtù di come potrebbero evolversi le capacità esplorative e immaginative dell'intera umanità. Perdere la dimensione di realtà di carta fa perdere nelle mante-uomo il vincolo realtà vestita-realtà nuda, facendo identificare la storia con la storiografia, errore in cui in molti sono caduti, finendo con il voler ridurre la vita ad una semplice rappresentazione esplicativa di essa.
- entra così il vuoto nella stessa organizzazione della storia, come quel non so ché (alea) che dà l'inclinazione al divenire, introducendo una realtà a probabilità, quindi non determinata. Importante è comprendere che se la lettura non è la realtà nuda, allora ogni modello e relativa scienza esplicativa è solo un indirizzo storiografico che ha aperto nella mente osservante un guizzo-possibilità di "costruzione" di verità narrata (la verità di carta).
- la conoscenza è un tutt'uno con la costruzione dell'azione, più saranno i campi di esplorazione e maggiori saranno le possibilità di risposte storiche; la ricchezza di una società si misura sulla maggiore possibilità di diversificare le risposte d'evento, ma il diversificare implica una variegata disponibilità di carte di lettura di quella realtà sempre sfuggente, ma che si fa tuttavia contornare in una nicchia di senso compiuto (spugna del pensiero). Ogni senso isolato stimola la capacità elaborativa del cervello che resta a sua volta modificato dall'azione di apprendimento. La parola apprendimento si svincola, così, dal senso chiuso di limite scolastico-pedagogico e si fa radice-molla della vitalità a 360°.
- In tale stato di realtà raccontata si attua il salto di paradigma che pone, in questo nuovo secolo che apre al nuovo millennio, la biostoria a bacino d'attrazione delle discipline e non più la meccanica, con la fisica, in quanto la lettura meccanica (o classica o quantistica) è solo una delle possibili e ipotizzabili letture di tutta la realtà ignuda. Le letture, di tutti i campi storiografici, sono delle semplici narrazioni disciplinate, con grammatiche e sintassi similari o differenti, di un unico insieme storico che assume tanti abiti e tante forme per quanti sguardi e quante sintassi l'uomo osservante è in grado d'immaginare, elaborare e attuare. La storia quindi è matrice-mamma del campo-bacino osservativo delle discipline tutte che assumono un uguale valore, poiché ognuna dà una inclinazione-sfaccettatura a quel oltre che si lascia ammiccare e racchiudere in una definizione di senso compiuto e umanizzato.
- Ogni carta di lettura non è una verità reale, ma una veridicità (vero-simile) di un quid-appiglio informativo che ha messo in moto le capacità elaborative del medesimo osservatore, per cui se si cambia l'osservatore o se si cambiano le geometrie di lettura, automaticamente si modificano gli aspetti delle veridicità storiche (plasticità).
In tale prendere corpo-immagine, in un tempo 0 di presente, la vita si esprime nei fatti e si lega allo spazio (utero-matrice della vita) e al tempo che rende annodata la presa di realtà di ogni fatto emerso.
- Il "Fatto-Tempo-Spazio", come unità costituente, primordiale e adimensionale della storia, è il contorno-membrana di quel granulo di vita a quanto storico, promotore del divenire che dà il la al processo generativo, letto a multi-scala e a multi-campo, chiamato Vita.
- Il fatto-quanto è il pieno di vita, l'eco il vuoto che si fa informazione storica, come presenza di una scia-traccia del passaggio nella vita, di un "non so che" che l'ha segnata e modificata, lasciando l'impronta-eco nella de-formazione dello spazio.
- Ogni nodo è il segno-eco di un qualcosa che ha preso vita, modificando lo stato dello spazio e in tale prendere una direzione ha forgiato una maglia di realtà a cui l'osservatore, sempre più accorto, ha dato un significato che risente anche del suo modo di spiegazione. La lettura è il modo umano di spiegare la vita nel suo generarsi, accorparsi, intensificarsi, smagliarsi per poi ricompattarsi...ma il limite di ogni spiegazione è nella stessa umanità.
Nel gioco di sguardo/appiglio c'è l'incontro tra un nulla di fatto e un presente di fatto in cui il vuoto prende veste e si fa vita e la vita popola quel vuoto e si fa forma e forma altra.