di Antonia Colamonico (biostorica)
La pioggia con la sua copiosa eccedenza ha inondato le case degli italiani, da nord a sud, rendendo unito lo stivale. Le poche immagini veicolate dai telegiornali, presi da altri discorsi più ammiccanti, hanno mostrato la disperazione di chi o nel Salento o in Toscana o in Veneto o in Sicilia, in Campania… ha visto la propria casa trasformarsi in un torrente in piena:
- Occhi pieni di pianto hanno narrato la paura provata di fronte ad una forza della natura che non distingue e non risparmia.
Un’amarezza ha invaso il cuore di quella gente comune che si è identificata in quelle lacrime e con il pensiero è corsa alla propria abitazione, chiedendosi come trovare la forza interiore per ricominciare.
Questa è l’Italia reale, quella che ogni mattina, sempre alla stessa ora, si alza e va a lavorare, se ha un lavoro; che ogni giorno ripete tutti quei gesti anch’essi comuni che rendono economico il Paese:
- è il lavoro che, sancito come un diritto di emancipazione dalla carta costituzionale, fa dell’individuo l’ossatura della civiltà.
- Mai questa parte silenziosa e laboriosa, questo popolo di formiche, è stata così sola!
Nessuno che parli più dei problemi, della fatica per arrivare a fine mese con un salario o uno stipendio che è fermo ai tempi della lira.
Nessuno che si occupi del dramma dei giovani che, come bastoncini di pesce, vengono congelati nella fascia adolescenziale sino ai 38 anni, poiché non gli è riconosciuto il diritto al lavoro. Eterni bambini che devono fare corsi su corsi per dimostrare che hanno le competenze per un lavoro che non gli verrà mai offerto, imparando a rinunciare al sognare una famiglia, ad essere madri o padri, al costruire un progetto di vita... per, poi, piano, piano cadere in una forma di depressione che attanagliando il sogno, li rende ombre, come quella moltitudine di anime vaganti, incontrate da Dante sulla collinetta del purgatorio.
- Purgatorio che non lascia intravedere una resurrezione che renda cittadini a pieno titolo.
A questa Italia così umiliata, oggi si vuol far interiorizzare da parte dei mass-media una nuova formula di umanità che sappia scindere la vita pubblica della gente di Palazzo dalla vita privata, come se il pubblico e il privato non riguardassero una medesima identità, come se si desse l’autorizzazione, a tutti, di essere doppi:
- fuori casa siate persone perbene, rispettose dei codici, come ad esempio della strada; riguardosi delle gerarchie e delle differenze di ruoli e di funzioni;
- in casa picchiate pure vostra moglie, violentate le vostre figlie, perché siete i padroni della vostra intimità.
Nel Medioevo si parlava della moltiplicazione e della divisione come di due logiche, quella del Cristo, la moltiplicazione dei pani, del vino… e quella che scinde e separa dell’anticristo che Paolo chiama, anche, logica del Mondo, dando al mondo una connotazione di potere e dominio.
La logica della condivisione, dunque è quella attitudine del pensiero che fa nascere nella geografia mentale di un soggetto storico i legami di fratellanza, di generosità, di accoglienza dell’altro… mentre quella che scompone, divide è la logica dell’egoismo che rende indifferenti, cinici di fronte alla sofferenza, al dolore.
In Italia si assiste ad un operato, molto strano a prima vista ma che è una consuetudine che si perde nella notte dei tempi, di diffusa corruzione di una classe dirigente, ingorda come quella lupa dell’inferno dantesco che con tutti si ammoglia e che tutti tradisce.
Esiste probabilmente nel cervello del maschio del governamento italiano, dal gradino più basso a quello più alto, una forma di sofferenza cerebrale che non gli permette di fare un salto logico verso un piano più umano di pensiero. C’è una certa sofferenza evolutiva che rende, chi si avvicina alla gestione del Paese, incapace a farsi garante della giustizia e del diritto di tutti.
Si legge nella classe dirigente italiana, come sottolinearono Dante, Manzoni, in parte lo stesso Machiavelli, una forma di prostituzione mentale che fa del casino politico una virtù di costume, tanto da arrivare a chiedere a quel uomo comune che tutti i giorni si alza per un pane salato, di non giudicarla se, per spendere l’eccedenza di moneta che ha accumulato, si prende la libertà di giocare con ragazzine che hanno scoperto il potere della seduzione:
- Danzatrici che come l’antica Salomè, non esitano a chiedere la testa di Giovanni su un piatto d’argento; la testa di quella massa di uomini e donne comuni che resta in silenzio, aspettando che finiscano i giochi e si inizi a dare mano alle riforme e alle azioni storiche in grado di frenare la discesa nel buio degli inferi e di invertire il processo, in un salto di risalita.
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