(Octavio Ocampo)
La ricerca scientifica si evolve sull’individuazione di un limite cognitivo, per quanto si possa essere rigorosi nell’indagine c’è sempre una maglia che sfugge e rende lacunosa, se non errata, l’interpretazione della realtà, proprio da tale smagliatura dell’intreccio argomentato parte il nuovo verso-direzione della Conoscenza che dà a questa una struttura frattale a spugna con trame, nicchie e chioma (A. Colamonico Le carte biostoriche e la geografia del pensiero complesso. 2007).
Importante è parlare d’interpretazione, poiché la mente umana nell’organizzare la realtà di fatto la delimita e la riduce al modo privato d’osservare, chiamare, giustificare, interpretare l’oggetto che le è di fronte.
Il legame osservato/osservatore è il vincolo che rende le visioni con le relative carte di lettura e linguaggi delle semplici modificazioni di una realtà che trasborda il limite, cioè va oltre i bordi-confini che l’uomo assegna nella sua azione esplorativa.
La conoscenza procede per campi-finestre d’interesse e d’osservazione e come ho più volte sostenuto nei miei scritti, il campo-finestra è uno spazio-lente limitante e deformante, che assegna un perimetro ad una porzione di campo storico che presenta una struttura a uno/tutto:
- L’essere l’uno/tutto della vita fa sì che, quando si vanno a creare dei campi ristretti d’osservazione, si neghino i legami fattuali posti oltre la frontiera cognitiva, per cui si dà origine nella lettura a una dualità di ombra/luce.
La finestra storiografica come lente cognitiva
L’assegnare il confine è come se si accendesse un riflettore su una porzione di realtà che, messa in luce, si svela all’occhio osservatore; ma la linea di confine crea, in simultanea, una zona d’ombra tutto intorno al campo di lettura che cela le altre porzioni di spazio: il celare è la messa in oscurità di realtà che diventa lo spazio dell’indifferenza cognitiva.
L’indifferenza-buio, è bene precisare, non è una proprietà della realtà, ma il limite cognitivo umano, per cui le osservazioni sono sempre circoscritte e soggette ad essere superate.
La realtà isolata e poi letta, resta fortemente vincolata alla ampiezza di lettura. Come sottolineai in Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della storia (1993), se si amplifica o si riduce il diametro della finestra, effetto zoom, automaticamente cambiano le visualizzazioni delle relazioni nodali tra gli osservati e di qui, per effetto di ricaduta, degli stessi significati.
Ogni lettura produce una carta interpretativa o modello che non può considerarsi definitivo, ma soggetto a continue ridefinizione in relazione al variare della lente/finestra cognitiva, utilizzata: plasticità della conoscenza e dello stesso occhio-mente.
Per comprendere tale dipendenza tra l’ampiezza della finestra e la visione delle relazioni vitali, necessita acquisire un occhio sistemico che pone la realtà come un unico universo in sottouniversi tutti eco-interdipendenti, a più livelli e strati organizzativi. Tale megastruttura è fortemente dinamica, poiché una perturbazione in un punto x di un sotto-sistema y, determina un effetto di ricaduta, nel tempo, in tutti quanti i sistemi del sistema allargato: effetto farfalla.
Si può comprendere come l’andamento storico, inteso come il processo vitale a livello cosmico, si evolva non secondo una singola dinamica che mette in atto una singola linea evolutiva, ma una molteplicità di dinamiche che rendono pluridimensionale l’intero sistema universo, come una Rete in reti di entropie/sintropie a livello di tutti i sotto sistemi. La realtà si presenta come un corpo unico, quale grande cuore che pulsa, in tale pulsare consiste la Vita storica.
- Tale premessa serve a comprendere il perché dell’Oltre Edgar Morin.
Nel 2003 ebbi l’opportunità di conoscere Morin, l’epistemologo della Complessità e ne ricordo ancora la grande disponibilità al dialogo e la forte capacità d’ascolto, nonostante l’età. Leggendo i sui libri sul Metodo isolai un limite concettuale, cioè quello di definire la dinamica vitale come un processo duale di entropia/neghentropia (A. Colamonico Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity . 2005).
Nei miei studi, essendo partita dalla teoria del Caos, avevo focalizzato il processo storico come una gemmazione-fioritura di eventi che fanno della vita una megastruttura ramificata a spugna, con nicchie di pieno/vuoti.
La Spugna Storica (M Mastroleo)
Il pieno, dato dagli eventi che hanno preso spazio-tempo, sono le creste storiche; il vuoto, le cavità della spugna storica generate dagli eventi che non hanno preso forma o hanno perso spazio-tempo, si pensi agli effetti di una guerra o di un terremoto, ad esempio il vuoto architettonico creatosi con i crolli aquilani.
Ora essendo la spugna un oggetto reale, fisico, che può essere esaminato, ruotato, sezionato, smembrato… veniva fuori che le letture, variavano in relazione alla lente-operatore-registro di conoscenza, dando origine, così, a carte diversificate: una lettura sul tempo dava una visione a echi storici; una spaziale a gemmazione di vuoti/pieni, come un sistema poroso e lacunoso.
Mappa biostorica di lettura di cresta di evento:
Porosità della Vita (Marcello Mastroleo)
Ogni carta-lettura, indi svelava/velava una parte di verità e questa stessa, a sua volta, assumeva una forma frattale, a spugna.
Da una simile architettura, porosa, veniva fuori che la vita, come il sistema universo è il risultato di un processo entropico/sintropico che, secondo una dinamica a uno/tutto, determina i pieni/vuoti di vita/morte: gli sdoppiamenti dei sistemi, le ramificazioni della vita, la complessità come una unica coabitazione.
La realtà, vista come una megastruttura a uno/tutto, comporta un occupare e un perdere spazio-tempo, in questo gioco di vita e di morte entra sia un processo d’erosione, visto come la perdita di organizzazione, processo entropico; e sia uno d’acquisto di nuova organizzazione, processo sintropico. Per cui la dinamica vitale non si può più porla tra entropia/neghentropia, ma necessariamente tra entropia/sintropia.
Proprio la sintropia svolge la funzione di attrattore nella costruzione della vita, dando l’ordine-indirizzo nuovo, altrimenti non si spiegherebbe come mai tutto il sistema universo, soggetto all’erosione del tempo, si tenga ancora oggi coeso.
- Se la neghentropia non era la seconda fase del processo vitale su quale piano si poneva?
La neghentropia non è relativa alla dinamica vitale in sé, come oggetto tutto, ma come capacità di lettura del soggetto osservatore-attore-abitante storico che leggendo, interpretando la dialogica vitale, può rispondere alla vita, quale secondo giocatore.
Credo che a molti, in questi anni d’abbondante silenzio intorno al mio pensiero, sia sfuggito un particolare molto significativo della mia architettura: non ho definito la Storia-vita come un sistema Tutto, bensì come un sistema Uno/Tutto.
In questo essere l’uno e il tutto di(a)logicamente insieme, si costruisce la relazione individuo/campo come scambio informativo che rende ogni soggetto il coattore del tutto vitale, è qui si pone la neghentropia, poiché interpretando, comprendendo, il soggetto può ridurre o accelerare l’erosione/esplosione storica, rendendo non scontata la dinamica evolutiva.
In cosa consisteva il limite dell’architettura di Morin, in parte derivato da alcune letture dei fisici, nell’aver unificato l’oggetto e il soggetto storico, ponendoli come una realtà lineare, a uni-forma. Egli aveva trascurato di leggere con occhio scisso il dentro/fuori della vita che pone una struttura duale, topologica, di individuo/campo, in cui c'è un gioco vicendevole di scambio emittente/destinatario.
Nella visione di una megastruttura ad uno/tutto, l’uno e il tutto non s’identificano, sono due distinti che interagiscono, essendo in relazione dialogica di nodo/rete che produce gli eventi: tutto è storia!
Ogni evento è causa/effetto di una risposta storica che può assume differenti nomi in relazione alle scienze che l’indagano:
- l’individuo perturba il campo-nicchia; la nicchia perturba l’individuo-uno, da qui la visualizzazione del processo storico non più a linee, ma a cerchi sintropici che nel tempo danno luogo a delle spirali fattuali, per averne un’idea si pensi ai cieli di Van Gogh (A Colamonico, Fatto tempo spazio, 1993).
L’aver letto il dentro/fuori della vita come identità, aveva portato a trascurare la differenza posta già da Maturana e Varela in L’albero della conoscenza (1992) tra rete e mappa. Essi, infatti, distinguono la rete dalla mappa-carta, dicendo che nella conoscenza noi elaboriamo le mappe di lettura intorno ad una dinamica che ha una struttura a rete che resta, nella sua vitalità, fuori dalla mappa che si ferma alla membrana che rende isolato l’oggetto vitale, si riferivano alla cellula.
La rete è il processo vitale, la mappa-carta è la conoscenza come riduzione della vita all’occhio osservatore, alla maniera di un piegare a sé la realtà: se quindi la carta di lettura è legata all’osservatore, la neghentropia, come lettura, non è intrinseca al processo vitale in sé, ma è su un altro piano di realtà.
In biostoria, infatti posi una mappatura del tempo diversificata e definii il tempo entropico come una fuga verso l’esterno, effetto disgregante del sistema e il tempo sintropico come una fuga verso l’interno, effetto aggregante del sistema; tale dualità rende il processo vitale, pulsante, cioè vivo.
Morin, scrive che la dinamica storica procede attraverso un processo di sintropia/neghentropia, come un’alternanza di perdita di energia-informazione e riduzione della perdita di energia-informazione, a seguito di conoscenza. Secondo i fisici la neghentropia permette di rallentare i processi degenerativi, non di bloccarli, infatti, per alcuni, si procede inesorabilmente verso un’entropia totale: di qui il nichilismo storico.
Ora analizzando la dinamica biostorica così come l’avevo interpretata nei miei scritti si evinceva il limite concettuale che andava ad inficiare in parte l’architettura della conoscenza storica posta, poiché le si assegnava un tempo a tempo, mi spiego meglio, un tempo che procedendo verso un’entropia era destinato a morire. La mia architettura a più gradi di dinamiche Entropia/sintropia/neghentropia, aveva introdotto la vita nel sistema storico come processo rigenerativo e riequilibrante delle forze che nel gioco di vuoti/pieni aprivano alle Novelle Sintropie del Caos, gli ordini della diversità, con il relativo passaggio dal pessimismo, all’ottimismo storico:
- la Vita è più forte della morte!
Delle carte biostoriche si evince che non ha importanza quale cresta il processo vitale potrà assumere nel tempo, ma continuerà, per sempre, ad erodere spazio-tempo alla morte.
Dedico questa pagina a tutti quegli accademici incontrati che mi hanno dato il silenzio, vorrei far notare loro che nel silenzio nasce il nuovo:
- Il silenzio non è un vuoto-vuoto, ma un vuoto quantico (I. Licata La logica aperta della mente, 2008) pieno di fremiti, di palpiti, di pulsazioni che una volta decifrati, chiamati, ordinati… danno forma al nuovo verso dei realtà!
_________________________________
Bibliografia:
- Arcidiacono G. e S. Sintropia, entropia, informazione. Una nuova teoria unitaria della fisica, chimica, biologia. Di Renzo Editore. Roma, 2006.
- Colamonico, A. Biostoria. Verso la formazione di una nuova scienza. Campi, metodi, prospettive. Bari: il Filo, 1998.
- Colamonico A. Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma. Ed Cacucci -Bari 2006.
- Colamonico, A. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A. Montuori. Routledge, part of the Taylor & Francis Group. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, August 2005.
- Colamonico, A. Fatto tempo spazio. Premesse per una didattica sistemica della storia. Milano: OPPI, 1993.
- Colamonico A. Le carte biostoriche e la geografia del pensiero complesso in Atti del 50° Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, 2007. http://www.aiig.it/Testi%20.pdf/CONVEGNI/Atti%2050%C2%B0%20AIIG.pdf
- Colamonico, A. Ordini complessi. Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Bari: il Filo, 2002.
- Cleick, J. Caos. La nascita di una nuova scienza. Milano: Rizzoli, 1989.
- Maturana, H. Varela, F. L’albero della conoscenza. Milano: Garzanti, 1992.
- Morin, E. Introduzione al pensiero complesso. Milano: Sperling & Kupfer, 1993.
- Morin, E. La Méthode 5. l’humanité de l’humanité. L’identité humaine. Paris : Seuil, 2001.
- Licata I. La logica aperta della mente. Ed. Codice Edizioni: Torino 2008.
- Licata I. Teoria degli Universi e Sintropia. Luigi Fantappié, ricordo di un matematico. http://www.fantappie.it/licata.htm#1
- Prigogine, I. Le leggi del Caos. Bari: Laterza, 1993.
- Putnam, H. Rappresentazione e realtà. Milano: Garzanti, 1993.
__________________________________
Medico Pratico per vocazione e scelta da 54 anni, in tutta la mia attività di ricercatore ho tentato, e tento, di far emergere l'aspetto pratico, concreto, delle TEORIE: se è vero che la mappa non è il territorio, è pure vero che la mappa deve in-formare sul territorio... altrimenti, non possiamo parlare di conoscenza. Fino alla Biostoria di Antonia, l'osservatore si limitava ad osservare fatti (= i mutamenti della glicemia, ecc.) che nel momento stesso in cui si realizzano, muoiono, nel tempo e nello spazio, secondo una descrizione storiografica. Al contrario, con una lettura "storica" della realtà, il medico, grazie alla Biostoria, può osservare (aprire finestre su) il passato (= reale rischio CONGENITO di diabete, dipendente dalle Costituzioni diabetica "e" dislipidemica), il presente (= modificazioni microvascolari ingravescenti nell'unità microvascolotessutale delle isole di Langherans, che in-formano sul modo di essere e funzionare del locale parenchima, cellule beta, secondo la teoria dell'Angiobiopatia) e proiettare la sua osservazione sul futuro, cogliendo non solo l'evento ma anche la sua proiezione "pirotecnica", l'eventarsi dell'evento diabetico in un dato sotto spazio, contenuto però nel campo unico. Conclusione: lotta al diabete intervenendo prima dell'eventarsi dell'evento (quanto biostorico) sulla base di informazioni ottenute con una visione allargata sulla realtà, e non limitata al solo evento che vive/muore sotto una osservazione ristretta, riduttiva, inefficace ai fini della lotta al diabete.
MarioEsposito
Grazie Antonia!
E' possibile trasporre il tuo linguaggio anche in simboli matematici? ...