di Antonia Colamonico
La lettura precedente “La fuga dei giovani cervelli
: il salto generazionale negato” su
Ezio Tarantelli permette di aprire una
finestra eco-biostorica sul futuro e di ipotizzare le linee evolutive del cambiamento in atto.
Oggi siamo di fronte a quello che gli storici e gli economisti definiscono un salto epocale che si differenzia dal semplice salto generazionale poiché oltre a implicare un ricambio nella leadership di un Paese, comporta anche una frattura storica, come una discontinuità con il passato e la riorganizzazione del modello mentale e sociale.
L’evoluzione del processo storico procede a due fasi che si possono definire di continuità/discontinuità, essendo i processi nel tempo dinamiche ordinate che tendono al disordine, processo di entropia. Il disordine a sua volta muove verso un grado successivo di ordine, processo di sintropia.
Il gioco storico/vitale si presenta
all’occhio dell’osservatore che intraprende l’azione di lettura della realtà,
processo neghentropico, come un’alternanza di
situazioni chiare e situazioni confuse. Le letture sono quindi vincolate alle capacità di lettura o meglio agli
ordini mentali con cui si interpretano gli eventi che possono aprire ai significati storici.
Il disordine è il punto di rottura dell’equilibrio di un processo dinamico, come crisi organizzativa dell’ordine evolutivo. Se si legge la vita come una dialogica io/tu, individuo/campo, ogni risposta di evento, tra i due, è un’informazione. Il ritmo degli scambi informativi incide sul rimodellarsi dell’ordine, che fa trovare un punto d’equilibrio, armonia tra i due soggetti storici. Se il tempo pesa sullo stato d’equilibrio di un processo sistemico, allora l’organizzazione vitale entra in crisi ogni qual volta il ritmo si accelera, per eccesso d’informazione.
Cercando di chiarire con un esempio, si pensi ad un pedone che stia per attraversare una strada: egli è fermo al bordo del marciapiede ad osservare il flusso delle auto, per decidere il momento opportuno per attuare il passaggio. Il soggetto spettatore-attore-abitante della scena storica, mentalmente fa un calcolo di tempi per trovare l’istante idoneo all’attraversare. Questo processo decisionale è estremamente facile se le auto, viste come effetti di evento della nicchia-campo (strada), procedono ad un ritmo lento. Le cose cambiano se si accelera il ritmo del flusso e le auto sfrecciano ad una velocità incalzante: il pedone, in una tale situazione accelerata non potrà calcolare il momento idoneo all’attraversamento. Nelle due situazioni le dinamiche evolutive presentano due differenti possibilità di soluzioni:
- la prima, procede in senso ordinato e lineare verso l’esito finale, l’attraversamento;
- la seconda, si doppia in due possibilità d’evoluzione, o restare fermo o morire sotto un’auto. Tale situazione è disordinata.
Ogni processo è dis-ordinato se ha due o più possibilità di ordine evolutivo, di qui la complessità del sistema, quale crisi di lettura dell’insieme sistemico.
Nel caso dell’attraversamento del pedone, la soluzione diviene una creazione di un terzo elemento dialogico: il semaforo che regola il traffico e permette l’attraversamento.
- Il semaforo è la soluzione che apre ad un grado differente di ordine.
Il Sistema industriale, con tutte le logiche ideativo-economico-sociali che ha prodotto: si pensi alle organizzazioni sindacali, partitiche, economiche, scolastiche, salariali…, è oggi obsoleto. Esso si presenta come un processo di lettura lineare-sequenziale che se è stato valido con una dinamica storica a isola, interna ad un singolo stato o ad una limitata area geografica, non lo è più per un sistema ad arcipelago-rete, in cui gli input d’evento provengono da più sistemi, insieme. Si pensi al flusso delle merci e al cambio dell’asse geo-economico dall’Atlantico al Pacifico.
Il
salto epocale è un
salto di paradigma, come lo
stravolgimento della stessa organizzazione di lettura. È bene precisare che esiste la
lettura e la
posizione di lettura:
- la prima è l’atto che genera le informazioni,
- la seconda è il modo con cui si procedere per generare le informazioni ordinate.
L’atto del leggere e il modo come si concretizza l’atto del leggere, non si pongono sullo stesso livello cognitivo. Nel caso paradigmatico si lavora sui modelli mentali, con cui si attribuiscono i significati ontologici, mentre con la lettura si lavora sui modelli del significato semantico. Cercando di semplificare con un esempio: osservo Giorgio bere un bicchiere di acqua.
La giustificazione o lettura dell’azione del bere si pone per me occhio lettore, su due livelli di significato:
- quello ontologico, l’azione di Giorgio del bere è funzionale alla vita;
- quello semantico, Giorgio beve perché ha sete.
Cercando di essere più chiari, che cosa è cambiato perché si possa parlare di salto epocale?
Sono cambiate le velocità dei sistemi storico-sociali, in quanto nell’era della globalizzazione si parla di un doppia velocità e di una doppia linea evolutiva, quella condizionata dai fattori interni agli stati e quella legata ai fattori esterni ai medesimi.
Nel 1890 con l’affermarsi del sistema industriale si parlava di andamento ciclico, ad esempio dell’economia, con fasi alterne di congiunture positive e negative che si alternavano mediamente ogni 15 anni.
Oggi si parla di stallo. Lo stallo è la crisi di un processo strozzato che non va né avanti né indietro: è quella incapacità decisionale del pedone che resta fermo sul marciapiede, in quanto non sa calcolare il tempo opportuno per l’azione. Nel 2008 siamo sotto il profilo della crescita storica in uno stato di profonda crisi decisionale, poiché la complessità del sistema, con la molteplicità di input informativi che ne consegue, è letta come disordine, Caos.
Il salto epocale consisterà in una riorganizzazione del modo di leggere gli ordini di un sistema ad alta velocità. Necessita dunque superare la linearità e sequenzialità del sistema industriale:
ecco il salto epocale, trovare nuove regole. La gestione della nuova realtà storica, passerà per il mutamento gnoseologico che implicherà il
salto ontologico.
Per essere più chiari, si parla di tre salti epocali che hanno generato il passaggio dal sistema di raccolta dei frutti spontanei e di caccia, a quello agricolo, a quello industriale, a quello digitale. Che cosa è cambiato nei tre momenti del cammino dell’umanità: l’oggetto del desiderio, intorno a cui si andavano ad organizzare i rapporti di potere, di ricchezza/povertà. Se per il cacciatore paleolitico l’uccisione della preda più pregiata determinava la leaderships, in quello agricolo il possesso del latifondo, in quello industriale dei mezzi di produzione, in quello digitale del trattamento delle informazioni. Per cui ad esempio l’azione del rubare se avveniva nel 1° sistema l’oggetto privilegiato era la preda, di qui l’importanza della foresta e del dominio sulle aree di caccia; se era la terra con relativo raccolto, si comprende il perché delle guerre fratricide per un terreno, per una linea di confine; se era la produzione di beni materiali, allora le guerra e le rapine avvenivano per una risorsa energetica, una miniera, una macchina, ecc. se l’oggetto del desiderio è l’informazione e il suo trattamento, la pirateria informatica è la nuova forma di furto. Che cosa è cambiato nelle quattro realtà storiche, semplicemente il significato che si è attribuito alla realtà.
Il salto epocale, oggi, passa dunque per il valore che viene dato alla capacità a saper giocare con le informazioni per implementare le conoscenze.
- Il nuovo valore è la mente umana e di qui l’accaparramento alle intelligenze migliori con la fuga dei cervelli.
Credo profondamente che questa verità sia sconosciuta alla classe dirigente italiana, perché non ha fatto una politica occupazionale significativa oltre ad una scolastica innovativa.
Per la prima volta è lo stesso
uomo l’oggetto privilegiato, si parla infatti di un
nuovo umanesimo, e dell’uomo non la sua forza lavoro, che aveva reso schiavi gli ebrei o gli africani, ma la capacità mentale a
saper produrre informazioni nuove e funzionali al benessere privato e comune. Questa si può definire la rivoluzione più importante, poiché l’intelligenza non è né ricca e né povera, né donna e né uomo, né bianca, né nera… ma per far sì che tale
terreno mentale germogli necessitano degli investimenti enormi sulle scuole, università, istituti di ricerca. Ogni politica che non è indirizzata in tal senso è obsoleta, legata ad un paradigma superato.
La possibilità della sopravivenza nasce dalla stessa capacità di lettura e il bello della storia, che definisco in
Biostoria il
processo di democratizzazione della vita, è che una volta che si è aperta la nuova via, il processo non può essere più fermato, solo rallentato a costi altissimi.